La soppressione dell'Antologia

La soppressione dell'Antologia La soppressione dell'Antologia I vecchi governi si- consideravano non a torto in stato attuale, permanente di-guerre co' partiti rivoluzionari: e tra' più efficaci mezzi per fronteggiarli comprendevano in prima linea .quella preventiva «visione di stampa, che il conflitto mondiale obbligò tutti i paesi belligeranti a «stabilire, dove' più, dove meno severa. °Col f pestìo ricordo della rinnovata censura non Etorebbe equo nel parlar dell'antica calcar troppo la mano, esagerando più del dovere le vessazioni intollerabili,- le grottesche pic cinerìe, onde finì col coprirsi d'odiosità, di Ridicolo. Le direttive che la ispiravano erano Le fondo plausibili, in quanto venivano Sconosciute nella stampa e nell'opinione pubblica due delle massime forze moderne, da non abbandonare sregolate a se Bltesse; e si riteneva applicabile anche in Solitica il celebre aforisma medico di Oviio: . Prloctplls obsta, sero medicina paratur, Cum mala per laneas convaluere moras. L'errore stava nell'esecuzione esorbitante, che falliva la mòta per volerla tronno. Per/impedire gli abusi della licenza* si sofijooajvano i minimi moti di onesta libertà: fi rendeva contennendo un utile ufficio di [irevidenza e difesa sociale, convertendolo : n mestiere ignobile di norcino castrapeni (ieri. Come per tutto l'armamentario del sistema dispostico di que' tempi, il la anche per la censura venne dato dall'Austria, sotto l'ispirazione diretta dell'Imperatore Francesco," nel quale l'aridità dell'animo >ra superata dalla grettezza mentale. Si accontava di lui che avesse dato sulla voce il suo medico, perchè si era felicitato della obusta a costituzione » di S. M. — Dite <r complessione », esclamò bru- Jicamente il Sovrano. La costituzione non v'essere mai nominata ne' miei Stati. — ifaoendo il verso al padrone, i censori non Iteravano ohe si invocasse qualsiasi « aurità » letteraria o scientifica. — Non ci ono, in Austria, osservavano, che « autoita civili e militari ». c Ve Lui Austria tutta una fioritura di a^aeddoti, veri o benv inventati, su queste tortezze: ma lo opere fondamentali sull'i. '. censura son sempre quelle del Wiesner, fdell'He-lfert del Glossy. Anche- in Italia non mancano buone monografie in argomento: del Malamani, per il Veneto; del Manno,'ed ora del Corderò di Famparato per il Piemonte ecc. "Uno specialista valentissimo per la censura toscana abbiamo in Achilie De RubertÌ9, a cui si devon, fra l'altro, due attraenti edotti volumi snlle noie inflitte a G-. B. JNiccolini, e sulla soppressione dell'ai litologia del Vieusseux. L'impressione complessiva che se ne ritrae è, a me pare, che il Governo toscano, colto e mite, sarebbe stato felicissimo di lasciar correre, di usa-re doverosi riguardi a scrittori e giornali, che onoravano il paese: ma avendo a far i conti con la sospettosa, invadente, austriaca tutela,- era costretto pur esso ad urlare col lupo in tono minore. A' • ragli d'asino nensavàno i censori : • uno de' quali, il P. Mauro Bernardini, veramente anienissimo. Dalle preziose [ricerche del De Rubertis su costui si polirebbero spigolare molte gustose notizie: i limito ad una. Il buon P. Mauro, che onfessava ingenuamente di non saper pesso che pesci pigliare nelle sue proposte, l'apice della ridicolaggine, quando li capitò di decidere se il Cingile Maggio lei Manzoni (dapprima anonimo) fosse ripabile o no. Se la cavò col divieto in odio a Napoleone, tatto più che quell'ode non gli sembrava a raccomandata da distinti pregi poetici ». Ma apriti cielo! Il successo fulmineo del Cinque Maggio e il nome palese dell'autore .fecero presto accorto il P. Mauro d'averla detta troppo grossa : e allora riparò con un piccolo falso, ili cui l'inesorabile De Rubertis ci presenta II- facsimile. Nel copialettere della Censura, il P. Mauro tentò cioè di attenuar lo sproposito da'cavallo, correggendo: « raccomandata da grandissimi e distinti pregi».W ■ *** - i ' > : W . - i- > : . Impigliato in continue, snervanti discussioni su' propri lavori, il Niccoli* i sacramentava contro là mala bestia della censura toscana: ma questa al tirar dello somme — come dimostra con abbondanza esauriente di documentazione il De Rubertis — non era poi tanto brutta, quanto l'autore dell'Arnaldo se la foggiava, nelle sue legittime esasperazioni d'autore* Si può anzi dire che fosse tollerato in Toscana quanto nessuni Governo reazionario avrebbe allora permesso in Europa. Il Nabucco metteva trasparentemente in iscena il gran dramma napoleonico, quando del prigioniero di S. Elena era vietata ogni glorificazione. Il Governo granducale impedì la pubblica rappresentazione della tragedia, la tollerò in casa privata: permise la circolazione del libro e la ristampa nella raccolta Le Mounier delle opere del Niccolini, vietando solo una tiratura a parte ! Il Giovanni da l'rocida urtò le suscettibilità della Legazióne di Francia, e di taluni francesi, che avrebbero volentieri punito a suon di pugni il poeta, per la sua audacia di risoN levare l'increscioso ricordo de' Vespri Sicilia7t,i. Ebbene il Governo difese l'autore con una bella memoria, che provaci l'irreprensibilità storica della tragedia, istituiva maliziosi confronti con les Yépres SicUie.nnes di C. Delavigne, dove il gallico ehauvinisme aveva alterato a' suo libito i fatti. Bene o male la diplomazia francese dovette riconoscer la gaffe del suo rappresentante a Firenze: tanto meno scusabile, dacché il Bombelles, austriaco, gli avevo, con molto spiriW, aperto gli occhi, esclamando: « Soyez tranquille, mon ami, l'a'dresse est à vous, mais la lettre est pour moi ». Autore e pubblico plaudente miravano all'Austria contemporanea, non ai francesi del 1283. Non si potrebbe poi pretendere maggior bonarietà di quanta ne spiegò la censura toscana verso Y Arnaldo dà Brescia, che fu realmente una delle più belle battaglie letterarie per la libertà e l'indipendenza : e scalzava (come dice a ragione il De Rubertis) i cardini stessi de' governi assoluti — trono ed altare Con un'allegra commedia architettata dal Le Monnier, dai Barbèra e dal compositore-tipografo Serafu::. l'opera incendiaria fu stampata a Marsiglia, e a fogli scio-ti — ingannando destraUtente i dogauierj — introdotta in Toscana*, ; i per smerciarla sotto il naso della polizia. Il IgGoverno sembra minacciar il finimondo ad | zautore, editore; sfodera i ferravecchi di leggi cadute in disuso; sguinzaglia agenti per sequestrare esemplari... ma si rassegna infine a chiuder gli occhi, ostentando il trofeo di poche dozzine di copie confiscate per. caso. «'"'* Contrasta con' questa tolleranza delle autorità fiorentine, la soppressione dell'Antologia nel marzo 1833 : clamoroso episodio tra cui -possedevamo già un elegante, mirabile volume del Prunas, ora completato, in taluni particolari rettificato dall'acuta, diligentissima memoria del De Rubertis. Quella catastrofe <r non fu improvvisa, ma lenta, preparata dai lunghi ripetuti conflitti fra le tendenze dell'Antologìa alla politica e al liberalismo, e la necessità in cui era il Governo di non poter sempre tollerare- o mitemente rimproverare ». Conflitti che condussero • alla morte violenta della Rivista, appena gli attacchi della Voce della verità di Modena, i reclami austriaci e russi misero in mora il gabinetto granducale. Ci fu —■ oltre il reclamò — da parte del Governo di Vienna, vera e formale .richiesta di strozzare l'odiato periodico, a cui, come a faro luminoso,-metteva capo il fior fioro de' liberali d'Italia? Lo nega il De Rubertis, pel silenzio degli atti dell'Archivio fiorentino: mi rendono incline alla tesi opposta i dispacci della Legazione sarda. Tra le corti sabauda e lorenese regnavano notoriamente i più cordiali rapporti, sia per gli stretti legami di parentela, sia per l'indirizzo .politico battuto da Carlo Alberto, con le repressioni della Giovane Italia. L'incaricato d'affari a Firenze conte Broglia di Mombello era dunque in condizione d'essere informato esattamente, perchè lo onoravano di frequenti colloqui il Fossombroni e il Granduca. Ne' suoi dispacci confidenziali narrava alla buona quanto vedeva ed udiva a Palazzo Pitti: riferendo magari i pettegolezzi d'altre corti vicine e lontane. P. e. il 21 febbraio 1833 era desolato d'aver appreso « che in ur.' ballo mentre S. M. laRegina di Napoli era in afcto di sedersi il Re gli tolse di sotto la sedia; la Regina cadde e per mostrarsene offesa si ritirò dal ballo. Parlasi di un altro scherzo in un ballo con una inglese'di 14 anni che il Re di Napoli prese a far saltare 'in un- modo fuori dell'ordinario ». ' Orbene dal suo rapporto 30 marzo non par dubbio che il Governo granducale cedette a una intimazione austriaca. Dopo aver riassunto, gonfiandone la gravità, innocue allusioni anti-russe, anti-austriache (tirate co' denti) conclude: « queste invetr tive hanno fatto qui credere che siasi ad istanza iella Legazione di Russia devenuto a tale proibizione, ma io so positi vomente che ciò ebbe luogo per una soddisfazione j domandata dalla Legazione austriaca », col titolare della quale si vanta continuamente il.Broglia d'essere affiatato alla perfezione. Trasmise poi subito copia del Bollettino con cui i liberali fieramente protestarono contro la soppressione dell'Antologia; bollettino ch'egli diceva più tardi (13 agosto) attribuito all'ab. Contrucci di Pistoia; e in complesso lo si vede ben al corrente di tutti i grossi e piccoli avvenimenti, che oommovevano la placida gora di Firenze granducale. Da' suoi dispacci balza manifesto che lo stringimento de' freni, di cui l'Antologia fu.vittima, venne anche determinato dalla situazione personale un pV scossa del Fossombroni. La vertenza col Vieusseux si acuiva proprio quando da Modena capitava a Firenze un opuscolo del famigerato Canosa « Sulla corruzione del secolo ». Era, scrive il Broglia, 2-13, aprile « una censura amarissima », anzi una « satira sanguinosa » contro S. E. il signor conte Fossombroni ; « senza che vi sia nominato è descritto in modo da non potersene dubitare. Varie copie furono qui mandate per essere messe in vendita, ma là polizia.le ha tutte ritirate ». • ò it lzrCAsttpgseetci«bvfg1fseitVmttsntlbatplzmucldasbbGlpgtc Il colpo era stato però sentito egualmente, in un momento iiv cui -la penisola co- deminciavà ad esser gravemente turbata dalla, G. Itali" /«..Le trame mazziniano eran seguite : ncon preoccupazione dal Governo toscano, | ecome rilevasi dallo scambio assiduo d in formazioni cor. l'incaricato sardo. Autografi sequestrati del Mazzini, comunicati a Carlo Alberto, provenivano da Firenze : nel carteggio del Broglia, trovasi acclusa la copia d'un curioso dispaccio (12 febbraio) su Giuditta Sidoli e il suo formidabile amante. Voci paurose si diffondevano dapertùtto: viaggiava in Italia il gen. Sebastiani, quello dell'» ordine regna a Varsavia » ; e il Broglia sa dirci che si temeva d'una congiura ordita por assassinarlo. Scritte sovversive, in ispecic contro i Gesuiti, fiorivano per le muraglie fiorentine. La scolaresca di Pisa ne faceva di grosse: non solo molti studenti portavan in pubblico la « crovata tricolore », ma, per la beneficiata d'una prima donna, che s'era distinta nella rivoluzione di Bologna del '31, le si era gettato un serto tricolore, con versi allusivi alle sue gesta felsinee. Il Broglia si dà la pena di trascrivere la poesia, non bella, ma eloquentissimà (disp. 26 febbraio). Per comporre un serto, djce il verseggiatore, il giglio vi metti I.a iosa e l'àUor Qiir' fior son diletti A ogn'italo cor tanto più tista, che s'addicono quindi per un'ar- A Felslna in seno Un carme intuonò Nei 31 che un baleno \ Di luce ptiUò. I . In quello stesso dispaccio, narra il Broglia incidenti anche più gravi, occorsi a Firenze ed a Siena. Morto il Montani, collaboratore dell'Antologia (« un certo Montani, uomo di qualche erudizione, egli scrive, ma di pessima condotta politica e morale ») aveva chiesto il Vieusseux il consenso jer un funerale solenne, a cui partecipasse « buon numero di giovani colle torcine ». Si oppose il Governo, ma la dimostrazione avvenne lo stesso : « un certo Lambruschiui genovese, conosciuto per la sua immoralità e per massimo libéralissime recitò una orazione funebre al Montani. Si assicura che il Vieusseux fu rimproverato dal Governo ». I senesi commisero addirittura "uno sfre- dnledrl gi„ personale contro il Granduca: il Marzucchi « destituito dalla cattedra d'isfcitu- zioni oivili per le sue màssime affatto liberali e rivoluzionarie, fu teste eletto dal Consiglio di quella città a bibliotecario ». Annullata la nomina, si reagì con manifestazioni, che offendevano il Sovrano direttamente. Sommate tutti questi incidenti: e si comprenderà meglio come il ' toscano Morfeo, già seccato dal ripetersi delle turbolenze, si sentisse disarmato dinanzi a pressioni estere, che reclamavano maggior severità e gli apponevano a biasimo la soverchia mitezza. Lo stesso Fossombroni non solo si dichiarava col Broglia deciso a « comprimere i male intenzionati », ma gli annunciava un «colpetto » che meditava. Chi sa, probabilmente lo sfratto del Vieusseux, ginevrino, naturalizzato toscano per sovrano favore, revocabile sempre (disp. 25 maggio). Il Broglia, reazionario della più bel1 acqua lo incoraggiava a cacciare " questi forestieri molesti, ma il Fossombroni, non so cou quanta sincerità, protestava che non era più cosi influente coinè un tempo presso il Granduca. Questi singolari colloqui attestano comunque che la soppressione delV A litologia fu il men grave de* provvedimenti che gli ultra-cadmi invocavano contro il Vieusseux o il suo Gabinetto « antro liberale », centro di moderna coltura. In tutta la crisi che lo colpì, il Vieusseux si contenne con sangue freddo, fierezza e nobiltà d'atteggiamento stupendi. Si pretendeva che'svelasse segréti di redazione: l'interrogatorio, in cui persiste . irremovibile, checché accada, nel rifiutare ciò che a il suo onore, la sua delicatezza » gli vietano di palesare a chicchessia, è uno de' più gloriosi documenti del giornalismo italiano (doc. X del De Rubertis): Quella sua renitenza accrebbe l'irritazione del Governo, già deciso a colpire; ma anche cadendo, il Vieusseux seppe, con un tiro da niaestro, documentare pubblicamente quanto immeritata ed iniqua fosse la misura'a suo danuo. Ce ne informa il dispaccio 11 maggio 1833 del Broglia. Egli annunzia esser giunto da Tarino un opuscolo, uscito dalla stamperia Mina, sull'abolizione della tassa annonaria, ov'era pubblicata fra l'altro... una lettera del Barone Giuseppe Manno, tutta piena di elogi per l'Antologia. « La quale siccome ò stata soppressa per ardine del Governo toscano, così 1 apparizione di simili lodi ha fatto qua l'effètto, dirò così, di un anacronismo e l'oggetto di qualche osservazione. Siffatta lettera nell'opuscolo è annunziata come già stata inserta nel fascicolo dell'Antologia di gennaio... pare che il direttore abbia gradito procurarsi l'onorevole cenno del detto cav. Manno per contrapporlo in certo modo come documento officiale allo sfregio che ricevette dalla soppressione del suo giornale... » e naturalmente a Firenze si masticava un po' amaro per ^questa inattesa pubblicazione su di un atto governativo, che aveva destato a del chiasso ». Ter attutirlo, il Governo toscano decise di risarcire il Vieusseux almeno dell'importo de' due ultimi fascicoli, già pronti- è ,non divulgati : veniva con ciò a confessare implicitamente la violenza compiuta, e patita al tempo stesso, piegandosi a deviare dal suo moderato contegno, su imposizione di un Governo straniero. Nulla mai potè compensare il danno che il Granduca con la soppressione dell'Antologia s'era volontariamente arrecato. Fu un colpo esiziale per la sua popolarità l'aver spento una delle poche faci di libertà . che splendevano in Italia; la dinastia lorenese mostratasi mancipio dell'Austria si condannò già allora a sparire con essa. Una Rivista come l'Antologia in cui Una Rivista come lAntologia, in cui^ tutti i collaboratori si distinguevano, oltreché per ingegno e dottrina, per quell'intemerata coscienza, per quell'alto senso di responsabilità morale, che rattiene la penna da inconsideratezze ed eccessi, poteva dirsi decoro e fortuna della Toscana. Il direttore Vieusseux era poi della rara tempra d'uomini, che incarnano l'ideale della rettitudine, cantato da Orazio nell'ode « Justum et tenacem propositi vir,urn ». Un'ode sem d'attualità, poiché il mondo varia più neua forma cue UOn nella sostanza degli ern>rj. Uardor civium prava jubentium è prava jubeiutum e di tutti i tempi, di tutti i paesi : le tirannidi sorgono tanto dal basso quanto dall'alto. A prevenire le convulsioni sociali, efficacissima può riuscir l'wpera_di scrittori di « solida mente », di fermo e pacato coraggio, che s'impongano come il Vieusseux la missione di sradicare gli impulsi biechi alla violenza, all'arbitrio, educare gli animi alla lotta feconda e serena delle idee. Soppressa VAntologia, e respinte sempre caparbiamente le preghiere di ridarle vita sotto altro nome (la Nuova Antologia fondata dal Protonotari è del 'GG) non si disanimò per questo il Vieusseux. Creò nel '41 con YArchivio storico italiano (decano de' tanti che sorsero poi) una più alta palestra di studi e di serie discussioni scientifiche: attese con imperturbata alacrità a rendere più prosperoso il suo Gabinetto. Il movimento liberale-moderato, raggruppatosi là, celebrò il suo splendido trionfo nel '59, con la pacifica rivoluzione, compiuta il 27 apritej senza versare una stilla di sangue: quando il popolo fiorentino eaiutava sardonico la dinastia spodestata con un « buon viaggio' senza ritorno ». ALESSANDRO LUZIO. A. De Rt'DEims. — G. B. Niccolini e la censura toscana: Torino. Chiantore, 1021, L. 20. — VAntologia il G. P. Vieusseux: Foligno, Campiteli! L 18.