"La felicità in gabbia,,

"La felicità in gabbia,, "La felicità in gabbia,, Se j'vfè un ingegno narrativo — in qussti itempidi letterari, di conversioni spi¬ rituali più o meno sincere, di barattieri idei' valori estetici — che abbia serenamente |e sicuramente seguito la via richiesta dal proprio temperamento artistico, senza lasciarsi fuorviare dai facili tentativi di no,vifài e senza cedere alla tentazione del colpd di mano contro la coscienza letteraria dei pubblico, questo è certo l'ingegno di (Carola Prosperi. ' -pai giorno in cui, circa una quindicina d'anni fa, uno smilzo volume che aveva per titolo La profezìa ed altre novelle richiamava l'attenzione dei lettori sopra l'allora sconosciuta giovanissima scrittrice, ed i buoni intenditori — e fra questi uno vecchio e glorioso già prossimo alla fine : Edmondo De Amicis — s'accorgevano che una natura felicissima di novelliere aveva detto la sua prima, forte parola; da quel giorno ad oggi, a quest'ultima Felicità in gabbia, l'arte di Carola Prosperi, fedele a sé stessa, pure evolvendosi variamente e perfezionandosi, non ha mutato le sue tendenze ne i suoi caratteri decisi e nitidi. JCosì che se oggi, a più di tre lustri di distanza, che videro, fra l'altro, lo Sturm ufid Drang del futurismo e l'avvicendarsi dpi grotteschi, la rettorica ed il verbosismo di guerra e il trionfo del pirandellismo, 1 [frutti del dannunzianesimo ed il marciunie della letteratura d'armistizio; se oggi, dico,! noi abbracciamo con uno sguardo dfinsieme l'opera finora compiuta dalla scrittrice, notiamo subito,'attraverso i suoi molti romanzi e lo sue moltissime novelle, tipa compattezza nell'organismo creativo, up ripeterei di uno stesso patos artistica eyolyentesi in un ambiente poco mutevole •[Wreoscritto, onde quest'opera può consider irsi in un sol blocco.tomogeneo dai cont >rni ben definiti e. dalle tendenze psicologiche ben determinate. Segnalare ora — e specialmente ai lefehm<della Stampa — le doti di spontaneità dell'arte prosperiana sarebbe incorrere in un(, luogo oomune. Certo però, per farsi li n'idea esatta di ciò che sia nella sua inima essenza la produzione della scrittrice, conviene tener conto di un fattore, direi, duasi fisiologico della sua natura: Carola Prosperi è nata per raccontare, precisamente come v'ò chi nasce musicista o cantante. Si direbbe ch'ella, fin dalla nascita, aia stata dotata da un genio benefico di Una meravigliosa limpidezza d'anima attraverso la quale i fatti della vita pervengono, nella loro integrità semplice ed umile, ad una soave e piana disposizione di voce che li ridirà quietamente agli ascoltatori raccolti in cerchio. Nessuna meraviglia quindi ch'essa sia .una scrittrice essenzialmente d'impulso, che non avvenga nella sua pagina di prosa il lento travaglio di concezione e di elaborazione del pensiero che forma, e deve formare, la fatica di tanti altri riproduttori di realtà umana — fatica abilmente dissimulata nei più capaci, purtroppo avvertita nei ■più deboli. E nessuna meraviglia, ancora, che, appunto per tale felicissima disposinone di natura, sia possibile a lei ciò che jè negato a molti altri: un tono di sinoeità dimessa, una noncuranza assoluta di letto, una spontaneità di linguaggio, uua mmediatezza di sensazioni rese placidaente come seguendo un'armonia interna canti, una facilità di aderire col penjaiero alla cosa da rappresentare, che fanno pensare, fuse tutte insieme, ad una fonte yiva che fluisca blanda ed immutabile. Tanto che,' a volte, si direbbe che la narratrice agisca per intuito più che per concentrata meditazione : quasi senza sapere, quasi senza rendersi conto essa stessa della sua efficacia. Ed è così che può anche avvenire che, talora, la commozione, che è essenzialmente abbandono,' prenda in lei il sopravven!to sull'arte, che è essenzialmente sorveglianza, e venga, a mancare in alcuni momenti quel senso di autocritica, specialmente nello stile, che fa indugiare a lungo sul periodo o che fa sacrificare la pagina, e che è tanta parte della fatica artistica. Ma, non dimentichiamolo, senza questa armoniosa serenità scevra di preoccupazioni, forse noi non troveremmo più nella prosa di Carola Prosperi quel candore d'immagini, quella naturalezza nel dirci quietamente le grandi e piccole cose tristi del mondo, che noi ascoltiamo col cuore un po' gonfio di malinconia, come in una bella notte estiva si porge l'orecchio a un canto lontano d'usignuolo. Le cose tristi del mondo: ecco il leit'tnotiv dell'arte prosperiana. Vi sono delle creature che nascono avendo sortito da natura degli occhi limpidi attraverso i quali i mutabili aspetti della vita pervengono all'anima sfrondati di quel lustro, di quei contentevoli inganni che fanno dire agli spiriti facilmente appagabili: « la vita, in fondo, è una gran bella cosa ». Per tali creature quegli aspetti si presentano, per modo di dire, in uua uniformità scarna di visiotìi il cui fondamento è sempre un'intima^ rassegnata ma inconsolabile malinconia, anche quando per gli altri brillano di gioia. Chi sa perchè questo? Forse è dovuto ad una fanciullezza troppo pensosa, all'aver visto la realtà da vicino quando non si devono guardare che i sogni della vita ; forse ad una sensibilità maggiore ai dolori che ai piaceri ; ma forse, e più facilmente, ad una grande intelligenza di affetti e a una riflessione profonda. Carola Prosperi è una di queste creature. v v. 3 questo souo — e mi pare che siano — le caratteristiche più evidenti dell'arte prosperiana fino ad oggi, La felicità in gabbia lo conferma e ribadisce. Anche in queste novelle notiamo come la sofferenza degli ©sseri sia, in certo modo, il filo conduttore ohe continua a guidare l'attività letteraria della nostra scrittrice; vi ritroviamo noti motivi a lei cari, acutamente svolti con sottile indagine psicologica: la famiglia, studiata dal punto di vista delle relazioni sentimentali fra i suoi membri; il senso della paternità e della maternità nobilmente analizzato per giungere alla conclusione di un «stinto irrefrenabile; e il rimpianto, tema che ritorna con intensità disperante, monocorde, ossessiva, motivo che si snoda sicuro nitido, come una strada bianca e diritta in mezzo ad una campagna solitaria, un poco triste; rimpianto della giovinezza sfiorita aspettando fino a quando subentra la rassegnazione desolata, pensiero di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato e non sarà mai più. Ed anche Ite questa Felidi, jj» gabbia, il cui titolo, -ira tanto dolore, suona tristemente ironico, i sentimenti dominanti della Prosperi sono resi mediante una successione lenta di stati d'animo acutamente interpretati, con una sapienza istintiva di tocchi che in> poche righe ci fanno sentire tutto un passato di anni, con una perenne commozione intima che trema contenuta, come la dolcezza di una notte lunare serena e malinconica. Pure, a chi abbia seguito attentamente la Prosperi nella sua ascesa artistica, non sfuggirà il delinearsi di una tendenza rappresentativa, nuova in quest'ultimo volume, e che, appunto per la sua novità, sembra cercare inquieta un 6Uo assestamento. Si direbbe che il dolóre di cui la scrittrice ama impregnare l'opera sua, si sia fatto più acre e torbido. Il suo temperamento artistico appassionato di realtà la porta ancora irresistibilmente verso quel mondo che più e oscuramente soffre; è sempre il mondo delle povere creature umane, delle povere cose che queste circondano, umili e grige anch'esse perchè il, destino ingiusto tende a far sempre più luminosa l'atmosfera dei fortunati e sempre più soffocante quella dei dolenti ; il mondo in cui si agitano in una lotta continua che non ha tregua e nou ha sorrisi tutti coloro per i quali la spaventosa strettezza economica impone silenzio anche ai più santi e leciti moti del cuore ; il mondo dell'umile realtà d'ogni giorno, quello dei modesti e dolorosi drammi intimi, del tragico quotidiano che si risolve senza strapoi e senza rumore in una straziante abitudine persino a soffrire... , Tuttavia questo grigiore consuetudinario di visione dell'esistenza appare, nelle novelle della Felicità in gabbia, solcato qua e là da bagliori, che non sembrano già luci di più serene immagini, bensì crudi lampi fendenti una tenebra. Si avverte uno stridore che prelude forse a una lotta di ribellione sentimentale. Alcune figure, perden¬ do forse della delicatezza e della soave malinconia abituali, hanno acquistato più forza e più rilievo; i loro contorni si sono fatti più rudi, più decisi e netti, meno sfumati; il dramma spirituale riveste spesso carattere di violenza. Così Patentata, Bufera, L'oscura passione, La madre di Loia, novella, quest'ultima, le cui prime pagine sono uno studio di nuda realtà degne, per la loro bellissima efficacia, delle migliori della Jore de vivre. Vorremmo con questo preconizzare un nuovo atteggiamento di Carola Prosperi di fronte al suo mondo di creature immaginate alle quali si mantiene costantemente fedele? Sarebbe una profezia azzardata. I dolci, soavi e tristi elementi dell'arte prosperiana, tanto cari a chi orede ancora — in questi tempi di fantasie idealistiche, di smarrimenti cerebrali, di vaneggiamenti verbosi — alla grandezza dell'arte di un Maupassant o di un Daudet, prodominano anche in quest'ultimo volume. Sorvolate su poche novelle che ci permetteremo di chiamare novelle di tutti i giorni; sorvolate su I parenti la cui chiusa umoristica è una stonatura che suona falso nell'ambiente prosperiano; e leggete II fidanzato immaginario, che fa ricordare il Bolcs di Gorki; leggete Mancanza di serietà, Tutto per l'avvenire, L'oscura passione, e la '(novella che dà il titolo al libro. Respirerete ancora una volta l'aria di malinconia che avvolge uomini e cose por chi sa aprire gli occhi alla realtà della vita; ritroverete quelle creature dolorose e rassegnate, quei sorrisi di bontà, di compatimento e pur anche di lietezza, quella sopportazione' vasta e generosa delle miserie dell'esistenza, e insieme quella spontaneità di sentimenti, quella perizia d'arte ed efficacia di rappresentazione di cui solo sono capaci un'anima buona ed un ingegno fervido. MARZIANO BERNARDI. qfeicwddsgrllisrprnBvmdadp