A proposito di "Lo stupido secolo XIX,,

A proposito di "Lo stupido secolo XIX,, I*olitioa e> letteratura A proposito di "Lo stupido secolo XIX,, » Vi sono delle nazioni privilegiate che b anno una missione nel mondo. Ho già cerei ito di spiegare quella della Francia, che mi pare lampante come il sole. Nel governo e aturale e nelle idee nazionali del popolo francese y'è non so qual elemento teocratico e religioso che sempre si ritrova ». — «Chiedo mi sia concesso di ripeterlo: la livoluzipne francese non rassomiglia a I.ulla di ciò che si è veduto nel passato. Kssa è satanica nella sua essonza ». — a Tutto ci riconduce alle grandi verità fonie lamentali. Non può esservi società umana senza governo, governo senza sovranità, so. rapita senza infallibilità ». — « Napoleone.^., il moderno Attila ». — Chi parla così? Il conte Joseph De Maistre, il teorico dejla reazione. Quando? Nel '817, in piena •Santa. Alleanza. J «' Il termine ingiustamente schernito, vilipeso, maledetto, di Reazione dev'essere rialzato e corapreiosamente ripreso, se si vo- fliono ricondurre, qui e altrove, la vera ace e le istituzioni di vita, con la rovina ^lellé nozioni ed istituzioni di morte, onorate nel secolo XIX. Non ho scritto questo libro veridico, questo libro di buona fede, 6e non per incuorare la Reazione ». — c Le polemiche ad ■principia hanno la loro autorità e il loro valore, ma non divengono efficaci che incarnandosi, diventando polemiche ad personam ». — Ed ecco il nuovo armigero e pastore — Leon Daudet, chi non lo riconoscerebbe? — all'opera per guidare lo sparso gregge entro gli steccati di centotrent'anni fa. Ma il De Maistre, spirito nobile, altero e schivo combatteva, sia pure con acrimonia, i suoi avversari, Daudet. li ingiuria grossolanamente. * Oh gran bontà de' cavalieri antiqui ! » e degeneraziono dei moderni ! Non che cavaliere, Leon Daudet non è neppur gentiluomo. Le sue. escandescenze brutali, che si rovesciano corno un torrentacoio limaccioso, stanno a dimostrarlo. Infatti egli comincia col difendeFe un tal Syveton che schiaffeggiò un vecchio di sessantacinque anni, il generale André ;. poi getta il secolo XIX ad avvoltolarsi come un asino in un pantano, (riporto fedelmente) e prosegue imperterrito e baldanzoso. Renan — a parer suo — non osò .mài' andar sino al termine del proprio pensiero ; là corrispondenza di Flaubert è burlésca e più scempia delle elucubrazioni di jBouvard e Pecuchefc. il romanticismo è una fogna mascherata da un rosaio: Bonanarte è autore di una sacrilega parodia delle crociate, Rodin un ateniese; la chimica odierna agonizza ; la navigazione a vela, la fabbricazione del pane e del vino sono scienze; il buddismo è la riunione di tutte le fanghiglie della sociologia e della morale rimescolate tra l'Oriente e l'Occidente nel corso dei secoli ; l'onore della Francia nel secolo XIX à dato soltanto dal!» mi&sioni cattoliche ; Bonaoarte è un imbecille nel senso etimologico di debole d'intelletto, infermo di mente, sciocco; Fredéric Masson, il suo storico, ha uno stile da cantoniere raccoglitore di sterco ; Waterloo non fu dovuto né a Wellington, ne a Blucher ; * non encemdDvuto ne a weiungton, wmm > « | ve grand asino-che non sia liberale e tanto j più asino quanto e più liberale e tre volte 1 cretino » ; l'uomo non ha origine animale ; Rousseau è un alienato; il compito di Jof fre al 3 agosto 1914 sarebbe stato quello di •metter dentro Caillaux e Malvy; Michelet jè uno squilibrato e Drumont un genio come Juliette Adam; il romanticismo in letteratura come in politica è la scuola della menzogna e dell'ipocrisia; la Vie de Ranci è uno dei capolavori di Chateaubriand; Veuillot è grande, Sainte-Beuve duro; VAllemagnc della Staél un libro pericoloso; Hugo e Michelet pervertirono le intelligenze ; Taine è da compiangere ; Renan ebbe lo stesso pubblico di Béranger e la sua ironia fu quella di un elefante che faccia della calligrafia con la sua proboscide; la fràBe di Flaubert è la frase pemum; Zola risveglia' il porco umano; Flaubert ha abbrutito Maupassant ; Leconte de Lisle è un frigido cretino; Maupassant ha tll a parte nel porcile zollano ed e uno stallo a parte nel porcile zollano ed e un disgraziato giovanotto, di corto ìngeguo; Bergson, un « juif tarabiscoté » ; un tale Henri Dutrait Crozon, discepolo di Daudet e autore di un libercolo contro Gambetta è uguale a Swift ed è grande come il mondo... ; il primo villano incontrato in campagna vai più di Paul-Louis •Courier; Bonaparte è un tanghero; Zola, ùn escremento; Darwin un romanziere «cientifico; Pasteur un pover'uomo che non ha capito niente... — A un certo punto il disgusto di queste oscenità di pensiero ( !) e di forma ci toglie il coraggio di trascrivere ancora. Vediamo un istante i geni contrapposti dal Daudet a quelli tradizionali: Mistral, che è il Goethe della Francia e l'Altissimo del secolo XIX; Barbey d'Aurevilly che guata quel poveraccio di Flaubert dal suo trono di signore del romanzo; Alfonso Daudet, Moréas, un Balzac compreso a rovescio come autore di un'irraggiungibile profondità ritmica (!?), un Sainte-Beuve snaturato e spulciato ad usum delphini, e — mi pare — nessun altro. E' poco, per noi: un buon poeta provenzale, un romanziere mediocrissimo e stravagante, un narratore di second'ordine, .un poeta garbato, non grande. Gli altri due hanno la loro equa e integrale valutazione fra i liberali meglio che tra i reazionari. E' tutto qui? — No. « Viva la scolastica, San Tommaso, Sant'Ignazio, e abbasso Kant e la filosofia moderna ». — E ancora ? — i Viva Leon Daudet, che con Yderido ha sbaragliato tutti i progressi della scienza di un secolo e con i romanzi pornografici o noiosamente ideologici e i libelli furibondi $:: è imposto ! ». « Non guastare, non distruggere era la sua divisa. Detestava singolarmente il disprezzo come una delle forine dell'ignoranza. Bonaparte era il suo dio ». Chi ha scritto ciò? — Leon Daudet, nel 1898, parlando di suo padre, mentre per conto proprio proclamava Michelet < il sublime autore della Storia di Francia » e annotavi « Si può discuter fin che si vuole i! romantacismo e il naturalismo... Fu una bell'ora letteraria quella che riunì in uguali «ntusiasini Flaubert, Zola, Maupassant, ecc. ». In verità quel «giovanotto violento acciecato sovente dal partito, preso » (parole autobiografiche) ha percorso un curioso cammino! » ♦ Il libro non ci tratterrà molto. Non cadremo nell'ingenuità di prender sul serio il critico Daudet, e non ci metteremo a dimostrare con esempi pratici la grandezza di Flaubert, di Maupassant, di Zola. Tanto meno lo storico merita una refutazione: egli non porta fatti, ma laide parole che non necessitano l'onore di una controrenlica. Ugualmente i soffietti per i propri libri e per quelli della sua tribù, le apologie domestiche, le contraddizioni tra il Daudet del 1898 e quello del 1922 non valgono la pena di rilevate. Non si liquida la filosofia di Comte in mezza paginetta e non si stroncano fame letterarie e scientifiche universali con uno sconcio aggettivo. Il Daudet non discute mai, non ragiona mai, non prova mai: svillaneggia e aggredisce. Egli ignora, oltre che l'urbanità richiesta ad ogni scrittore, qualunque abitudine di analisi seria, di pacata ricerca, di metodica argomentazione, di scrupoloso e onesto dibattito. Se negli articoli dell'Action Francaise la sua insufficienza generale è attenuata dall'irruente brevità dell'assalto, qui sfolgora. Nella scala dei libellisti è all'ultimo posto, quale teorico è assolutamente negativo, destinato a compromettere e a intralciare i sapienti e meditati piani di Maurras con le sue velenose diatribe. — Volete sapere perchè Napoleone è uno stupido? — Perchè non previde e imprigionò (per qual motivo poi all'infuori di quello di far piacere a Leon Daudet?) il movimento liberale del secolo XIX. Con tali argomenti Luigi XIV è, analogamente, uno stupido per non aver impedito la Rivoluzione francese. — In virtù di quale.constatazione si deve abolire l'idea di progresso? — Perchè l'agricoltura vuole la pace e lo Stato industriale la guerra, e la prima fa la nobiltà del paesaggio mentre il secondo lo distrugge e lo insozza! (p. 243). E basta ! — No, un'altra prova convincente (p. 245) : perchè negli alberghi le comodità moderne non valgono l'antica cucina! Testuale ! Sono cose ohe — se il culto dell'intelligenza fosse più diffuso, e non sonnresso dalla passione politica e dall'ira artigiana e settaria — basterebbero per screditare definitivamente un autore. Intanto ci evitano nuove citazioni di stravaganze colossali e' di spropositi innumerevoli. Che resta dunque della laboriosa costruzione del Daudet, cementata col fiele? Nulla che si regga: trecentodieci pagine di insolenze volgari, una presunzione personale tronno orgogliosamente imperiosa per non costituire indizio di malafede, non un fatto, non una prova, ma bensì una monotona e tetra accozzaglia di frasi pesanti, gonfie, involute, opache, senza brio, senza spirito, senza slancio, vuote di dottrina, prive di sostanza. Fango. # # « Politique d'abord » il motto di Maurras determina l'orientazione letteraria. Stabilito il presupposto: rovesciare i valori del liberalismo, assumere al cielo i santi della reazione (Mistral regionalista, Balzac difensore della monarchia assoluta, Barbey d'Aurevilly cattolico militante, ecc.) il libro è nato, sospinto con grandi squilli di tromba verso i fedeli del Monarca, a preco- aizzare l'avvento del salvatore. Contempo- raneament U pmfeta Daudefc annuncia la nuova apocalissi, e a cavalcioni del vecchio ronzino antidreyfusiano marcia sul ventre della repubblica protestante, israelita, laica e liberale. Tra le incongruenze palesi di queste attitudini è l'adozione di mi sistema nettamente romantico e rivoluzionario: mentre si rimprovera agli scrittori nemici di tagliare in duo la storia facendo l'ombra prima del 1789 e la luce al di qua, si fa la luce sino al 1789 e l'ombra da quell'epoca in poi. La debolezza intellettuale e morale che simili metodi e atteggiamenti rivelano è veramente triste, in particolare nel campo della cultura. Nè si dica che buona parte del pubblico colto di Francia non prende sul serio Leon Daudet e che la finezza francese trova modo di criticarlo aspramente con appunti intessuti di sfumature, comprese assai bene dagli iniziati. L'inchiesta dei Marr/es sul secolo XIX e alcune linee di Henri B;dou chc c;torò ci con9i?iia.no a- s0 a o a to spendere questo sbrigativo apprezzamento e a indugiare sulle conclusioni. Per quanto il motivo politico del barbarico massacro del Daudet fosse limpido, molti scrittori si abbassarono a sentenziare sul problema, a battagliare per la meschinità o grandezza del secolo XIX, indizio questo che testimonia dolorosamente lo sconvolgimento di ogni ponderata facoltà di riflessione, perchè se esiste il diritto per ciascuna generazione di rinnegare le precedenti per ragioni estetiche, manca quello di essere iconoclasti per fredda convenienza politica. E ancora, Joseph; De Maistre, ■ dotto, ordinato, classico di stile, dialettico impetuoso e severo ; Paul - Louis Courier, veramente attico, squisito cesellatore, ironista, aguzzo, possente e malizioso si differenziano inesorabilmente dal pulcinellesco spregio di un Leon Daudet, prodotto di senile decadenza che si eccita con gli afrodisiaci della violenza personale. L'articolo di Henri Bidou, critico tra i più reputati, termina : « Il compito di Daudet è di distogliere la nuova generazione dagli errori ch'egli condanna. E' indubbio che nelle sue critiche appassionate vi siano molte verità. Regna nel libro uno strar no tumulto. E' un combattimento coperto di fumo, ma illuminato da lampi ». — Abbiamo visto qual conto si debba fare del Daudet e considerando che queste linee provengono da uno scrittore che fa professione di giudice letterario non resta che interpretare la simpatia mediante l'idea di reazione, ciò che corrisponde alla tendenza dominante nella Francia contemporanea, personalmente constatata. Per chi crede fermamente nel liberalismo come a" quello atteggiamento dello spirito che, sorretto da un acuto senso storico e da una cultura ampia e disinteressata, esamina e distingue, e, prima di affermarsi sulla dottrina più umana, equa ed aperta su, di un progresso indefinito, comprende e conosce; che basandosi sulla tolleranza, l'ordine e la giustizia è sinonimo di intelligenza, il movimento reazionario attuale che deforma la storia, riporta la filosofia e l'indagine scientifica alla scolastica medioevale, proclama l'assolutismo, annulla l'espansione dell'uomo soffocandola in rigido costrizioni, ritiene che il richiamo di un individuo e il ritorno a principi feudali siano capaci di deviare il corso della civiltà contemporanea (specie nuando la metamorfosi avvenga in un campo aperto come l'Europa) è. deplorevole e pericoloso. La Francia è la nazione che ha sempre tentato di esercitare una influenza mondiale, ed è bene persuadersi che il fenomeno che là agita non è confinato nel suo territorio e che interessa anche altri popoli. E' insufficiente sostenere che il richiamo non alle tradizioni, ma a certe ; tradizioni per sempre sorpassate è prova di stanchezza di una razza, che quando una filosofia ha bisogno di ripiombare nel meccanismo della scolastica, una letteratura di consacrarsi alle verità del trono e dell'altare, una scienza di abbrutirsi a sottomissioni teocratico-dinastiohe, una vita politica di concentrarsi in un despota attorniato da quattro intellettuali, l'esaurimento è alle porte: le decadenze contengono dei germi che è necessario sorvegliare. Il libro del Daudet, per sè nullo, ha valore come indice della' situazione francese, tanto più che le sue dottrine non sono state finora in patria combattute con energica costanza, ma accarezzate o a metà respinte. E a chi trovasse queste osservazioni troppo incisive non si può rispondere altro che il gruppo monarchico dell'Action francaise resta politicamente il più vivo della Francia attuale (nonostante la persona del Daudet e l'insistente mentalità astratta del Maurras che non tiene mai conto dell'elemento essenziale uomo), l'unico tentativo di organizzare un Governo, di creare un regime, tra l'indifferenza scettica e indolente della maggioranza repubblicana (galvanizzata a tratti dal patriottismo esclusivo; e intensivo utilizzato da qualche uomo di polso, ma in fondo inerte) e la vuota declamazione social-comunista. Biasimevole dal punto di vista politico, la reazione è ugualmente da respingersi da tutti coloro che nelle letteratura vedono un travaglio estetico che ha per fine l'arte, la bellezza serena. L'indignazione colla quale ogni individuo di gusto accoglie le insinuazioni del Daudet e le disgraziate pagine del suo degno ' confratello Louis Latzarus contro Anatole France porta naturalmente a una distinzione anche nel dominio letterario. Si parla infatti, in Italia come in Francia, di neo-classicismo, e quindi di anti-romanticismo e di anti-naturalismo, e sebbene i conati • del movimento non abbiano per ora condotto a ilessun risultato notevole, è necessario fare una severissima separazione tra il lavoro di revisione compiuto per scopi di cultura e quello effettuato in vista di denigrazione colitica. Il taglio non è agevole, ed è urgente anche tra noi (dove la confusione è favorita dall'acquiescenza alle dottrine che ci vengono d'oltralpe, dagli assorbimenti colitici, dal movimento idealistico che ha diminuito ingiustamente i grandi scrittori' della seconda metà del secolo XIX, colpevoli di realismo e di naturalismo) e prova ne sia il lungo saggio con cui Ardengo Soffici, nell'ultimo numero della Ronda cercava di corrodere i grandi scrittori russi del secolo scorso. Il concetto di classicismo da adottare supera i limiti tradizionali e in luogo di fermarsi all'agonia settecentesca e di rinnegare romantici e realisti, li. comprende. Anzi, gli scrittori dell'Ottocento, per noi eh" non apparteniamo alle generazioni ad essi legate per azione e reazione, sono i classici più vicini spiritualmente, sorti in un'epoca come la nostra convulsa, nel tormento di una società che si organizza. Lasciamo a chi tramonta l'ingratitudine dei figli e l'irriverenza dei nipoti. Nell'ombra che sale sulla cultura umanistica e antica come materia formativa,.il nutrimento classioo è nelle letterature moderne, e non si parte più da Racinè o da Virgilio, ma da Manzoni e Leopardi. Mentre la letteratura in formazione cerca di chiarire le ->ror>rie origini, di prender coscienza delle proprie basi onde perfezionarsi, ecco intervenire i mestieranti e gli schiamazzatori della reazione con i loro veti che preterì'ìpn^ -y- far scaturire la vita moderna dall'ignoranza medievale o dalla schiavitù cortigianesca. Il soffio della reazione è dunque contrario all'assestamento europeo culturale e politico. Riaffermare e difendere l'idea liberale significa tendere a una realtà ordinata secondo i dati del momento verso l'intima legge di progresso, volere che l'ingegno abbia tutti i mezzi per fiorire e per manifestarsi intero. A. CAJUMI LEON DAUDET . « Le Stupide XIX Sièri* » (Expo5* dos insanltés mnirtireres fluì se font ^battine* sin- la Pranre Aprimi* 1?0 airs. - 1780-1019). Paris, Nouvelle LVbrairle Natrtonale, t9->2.