Il progetto di Poincaré virtualmente respinto dalla Commissione interalleata dei periti

Il progetto di Poincaré virtualmente respinto dalla Commissione interalleata dei periti La Conferenza di Londra Il progetto di Poincaré virtualmente respinto dalla Commissione interalleata dei periti Belgio © Oicìr>|3one aderiscono alla, tesai italo-irngflese (Servizio speciale della STAMPA) LONDRA, 8, notte. . ' Le difficoltà, di. un accordo sulle condizioni in buse alle quali la moratoria può essere concessa alla Germania, si sono accentuate nella giornata di oggi. Le proposte presentate da Poincaré sono risultate più che «mai Inaccettabili per l'Inghilterra e per l'Italia dopo 24 ore di digestione. Era del resto palese sin dal primo istante la loro assoluta impraticabilità. Ku soltanto per guadagnare tempo che Lloyd George suggerì ieri di deferir.! il progetto francese ad una Commissione di periti. Se il primo ministro avesse seguito i dettami della sua coscienza c della sua visione politica, avrebbe messo fuori concorso seduta stante il piano francese. Esso coinvolgeva infatti il più esoso garrottamento a cui uno Stato vittorioso abbia mai sognato di .sottoporre uno Stato sconfitto, per estorcergli delle indennità. « Tabula rasa » 11 rapporto della Commissione dei periti, b meglio della maggioranza della Commissione, non poteva essere dubbio. I delegati inglesi ed italiani fecero infatti oggi tabula rasa delle proposte di Poincaré; ed essi furono appoggiati qua e là dal Belgio, e> pressoché sopra ogni punto dal Giappone. I delegati francesi naturalmente opposero, una resistenza accanita. La seduta mattutina a momenti si animò ancor più del necessario: tanto eh;; il ministro delle finanze francesi, De Lasteyrie si astenne dal partecipare alla r-pdula pomeridiana. La relazione della Commissione dei periti non è ancora estesa: sarà compilata domani; dimodoché i capi di Governo potranno prenderne esame nel pomeriggio ' di domani e cercare di accordarsi in proposito. 11 documento si ridurrà, forse ad una specie di verbale delle discussioni avvenute fra i periti. Accanto al punto di vista anglo-italiano, verrà esposto punto per punto l'atteggiamento adottalo dai francesi. La Conferenza si troverà così di fronte non a raccomandazioni unanimi, bensì a semplici resoconti di un dibattimento. In altri termini, il tempo ciie farà domani, quando Lloyd George, Schanzer. Poincaré e Theunys si riuniranno, sarà esattamente quello che faceva ieri sera... Neanche sulla durata della moratoria in prospettiva, la Commissione dei periti ha credulo bene pronunciare un parere. A fissare il termine dovrà provvedere, senz'aliri lumi all'infuori dei suoi, il direttorio conferenziale. Rottura o compromesso? Senza estenderci in oziose congetture constatiamo la situazione che si delinea: delle due, l'una: o Lloyd George e Schanzer si trincerano dietro il parere dei loro periti, oppure suggeriscono un compromesso, che si accordi in certo modo col punto di vista francese. Nel primo caso, Poincaré dovrà andare a Canossa, oppure precipitarsi in quella rottura che molti tra i giornali parigini lasciavano travedere da qualche tempo, consigliando il Governo a ricorrere virilmente ad un'azione isolata contro la Germania. Se invece Lloyd George e Schanzer suggeriranno un compromesso, Poincaré dovrà studiare se ne sarà soddisfatta l'opinione francese, da lui incoraggiata ad attendersi moltissimo. Il compromesso è possibile; ma più probabile è che, se il garbuglio si dimostrerà ancora 'una volta insolubile, la Conferenza si sciolga con una formula qualsiasi, destinata a lasciare in sospeso tutto quanto, e con il tentativo di mistificare per l'ennesima volta il pubblico europeo. A questo punto stanno le cose stasera. L'eventualità di un buon accordo, sia pure provvisorio, ma capace di recare qualche sollievo alla depressione che pesa sui popoli, può dirsi ormai sfumata del tutto, in verità pochi confidavano che essa potesse verificarsi. Nondimeno rimaneva qualche, barlume di speranza in una subitanea resipiscenza dogli star in realtà siano responsabili del suo esito,*cioè quelli che rappresentano l'Inghilterra e la Francia, gli arbitri assoluti della situazione europea. L'ispirazione è mancata, ed è mancato quindi anche tutto il resto. I cosiddetti lavori conferenziali di ieri e di oggi non sono riusciti che a suscitare il senso di un anacronismo indicibile: si ragiona tuttora di esazioni fantastiche, di sanzioni rabbiniche, come al tempo della Conferenza di Spa, quando il marco oscillava ancora ad un livello sopportabile, e tutto il mondo alleato restava pieno di illusioni. Sono trascorsi più di due anni: una doccia fredda di delusioni è piovuta sui popoli. Il marco è quotato SfiOO punti sulla sterlina; e stasera un osservatore acuto, reduce da innumerevoli convegni interalleati, poteva in perfetta giustizia constatare che in questa nuovissima Conferenza di Londra si respira l'identica atmosfera che si respirava a Spa. L'incalzante, ineluttabile questione dei debiti di guerra domina ora tutta la situazione finanziaria: e, non esiste uomo di buon senso il quale-non veda l'assurdità di discutere a questi chiari di luna il problema delle riparazioni come a sé stante» Pure 6 esattamente questo che la Conferenza attuale sta facendo. ii fisti più potenti di questa partita, i soli cmsL L'evidenza della contraddizione in termini Furono due le sedute che la Commissione dei periti tenne oggi in una sala del Minisiero del tesoro. L'Inghilterra vi era rappresentata dal cancelliere dello scacchiere, sir Robert Homo, e da sir Basilio Blackett; la Francia dal ministro (Ielle finanze De LaSleyrie e dal signor Peretti della Bocca; per l'Italia c'erano il oomm. D'Ameglio ed il colimi. Conti Rossini. 11 nostro ministro delle finanze, on. Paiatore la cui partenza era siala segnalata da Roma, non ha potuto giungere in tempo. Era annunciato anche che il corniti. Giannini avrebbe fatto parie della Commissione odierna, ma l'annunzio era errato, giacchi.' egli funge da perito particolare a. lato dell'on. Schanzer. Il ministro Jaspar eq un assistente rappresentavano il Belgio. Ed il Giappone aveva inviato due segretari di Ambasciata. L'esame <*elle proposte francesi fu piuttosto generico nella seduta mattutina, facendosi particolareggiato in quella pomeridiana, che durò complessivamente quasi sette ore. Aperta la discussione, i delegati italiani sostennero l'evidenza di una contraciilizione in termini, che Schanzer aveva già fatto constatare ieri ai suoi colleg-hi del direttorio, contraddizione cioè fra la domanda di moratoria avanzata dai tedeschi e le proposte francesi che coinvolgerebbero cosi vasta presa di possesso e cosi profonde ingerenze da indebolire dei tutto la posizione economica della Germania. La lunga discussione si svolse su questo punto. I nostri delegati ,senza scendere per il momento al calcolo del rendimento economico dell'applicazione delle proposte francesi, insistettero sulle conseguenze sociali e politiche di un espediente simile; e avvertirono che l'adozione del piano di Poinc 1 sarebbe riusciio disastroso sotto ogni aspeno per la Germania. Essi fecero pure notare che le nuove misure, così draconiane, potrebbero essere surrogate benissimo dalle salvaguardie che la Commissione delle garanzie ha già concertato col Governo di Berlino. Tali salvaguardie prevedevano che il 25 % dell? esportazioni di valuta estera sia versata alla BeiclisbanK, insieme con tutto l'introito deiic dogane germàniche; per costituire un fondo, a garanzia dei versarne irti rateali tedeschi I nostri delegati proposero che I rap; dei Governi decidano domani se I fondi suddetti, di cui la Commissione delle garanzie ha potuto ottenere l'istituzione, quando fu concessa la prima moratoria nel maggio scorso, debba essere lasciato a disposi¬ zione della Germania, oppure debba venire esatto in tutto o in parte per essere impiegato nella nuova moratoria. Comunque, il principio sostenuto dai rappresentanti dell'Italia fu che i pegni fissati dalla Commissione delle garanzie dovrebbero essere sufficienti per la nuova moratoria. Il ministro francese delle finanze abbandona la discussione Tale proposta era già stata avanzata ieri dall'oli. Schanzer; ma aveva suscitato le proteste di Poincaré. Essa invece è stata acceir tata oggi, oltreché dai rappresentanti inglesi, da quelli giapponesi, ed in parte, a quanto sembra, pure dai delegati belgi. Ciò ha messo fuori discussione la milsura piti grave contemplata, dalla Delegazione francese, come il ristabilimento della linea doganale ad est del territorio occupato e l'incameramento del 60 per. cento do]le azioni di tutte le fabbriche di prodotti chimici che esistono sulla sinistra del Reno, e che costituiscono 11 95 per cento delle industrie chimiche che la Germania ppssiede. Fu durante questo dibattito che il ministro delle Finanze De Lasteyrie iniziò una polemica estremamente accalorata, in seguito a questa, egli' si assentò dalla seduta pomeridiana* nella quale le ragioni francesi furono sostenute da Peretti della Rocca. La seduta pomeridiana fu dedicata allo studio specifico della porzione ancora esistente nelle 15 clausole di controllo e di garanzia! formulate da Poincaré. Egli proponeva la presa di possesso delle foreste demaniali tedesche ed un controllo rigidissimo delle miniere della Rhur, colla collegazione di tasse speciali per queste ultime, e l'autorizzazione a grandi tagli di legname nei riguardi delle prime. I tecnici francesi calcolarono che si sarebbe potuto levare sulle miniere de'.la Ruhr un tributo annuo di garanzia pari a 65 milioni di marchi oro, e sulle foreste demaniali .un altro tributo annuo di 120 milioni di marchi oro. (Nella discussione seguita su queste clausole, il punito, di vista italiano fu espresso chiaramente in opposizione ai sequestri ed a^ gli sfruttamenti coinvolti. Esso venne adottato dall'Inghilterra e dal Giappone, e per le miniere e per le foreste demaniali anche dal Belgio. Le due clausole vennero quindi escluse, coli'intesa che si potrà surrogarle mediante un più sensato sistema di garanzie per la fornitura del legname e del carbone. La stessa sorte fu subita dalle proposte francesi per un'imposta del 2fi per cento sulle esportazioni tedesche e per l'esattone dei diritti sulle dogane, duo misuTe che. secondo i Francesi, produrrebbero la prima un miliardo e 500 milioni dt marchi oro all'anno', e la seconda 250 milioni. La redazione della relazione dei periti Al termine della seduta si è stabilita nettaniente una. maggioranza in favore del rigetto di quasi tutto il plano francese. Allora i delegati si aggiornarono a domattina, per discutere la. loro relazioi:*? tinaie, che sarà redatta dall'esperto belga. Essi confidano che potrà essere completata per le prime ore del meriggio. C dunque precisamente certo die il direttorio della Conferenza si riunirà per prendeire le sue decisioni entro/ il pomeriggio di domani. In conclusione il programma di garanzie formulato dalla Francia, e cne la Germania dovrebbe accettare in compenso della moratoria» è ^dubbiamente caduto, per ciò che riguarda la maggioranza! dei periti.. La decisione tinaie intorno all'opportunità ed alla convenienza di applicarle rimane naturalmente ai primi ministri ed ai ministri degli Esteri, clie cercheranno di pamunziare domani una parola concorde. Ciò lascia a Poincaré una perfetta libertà di azione: Se egli vorrà dare battaglia, il responso dei pea-iti non potrà certo legarlo in alcun modo. iNumarosi indizi fanno pensare che il presidente del Consiglio francese rimanga irremovibile sulla posizione assunta in anticipazione del convegno, e riaffermata ancora iersera: e cioè di rifiutare per conto suo LogiiL nuova moratoria alla Germania, sa non vangano accolte dagli Alleati le sue clausole di garanzia e di controllo. D'altra parte'sta di fatto che lo stesso Poincaré, dopo aver minacciato ad esempio rappresaglie formidabili sulla questione dei crediti privati, sta ora mettendo molta acqua nel suo vino, ed ha ridotto a sei le quindici espulsioni, da lui preordinate in Alsazia-Lorena; e di ciucate soi, ne ha giti revocate tre. Tuttavia, la stampa inglese rimane tutt'nltro che ottimista. Essa si barcamena per salvare capra e cavoli, cercando di attenuare alquanto gli angoli e conservare l'unità degli Alleati: ma insiste nel tempo stesso sui capir saldi della politica inglese e sull'urgenza dell'ora. I capi delle Delegazioni in giornata, berv cho procedessero le discussioni dei pariti, hanno avuto colloqui particolari. Lloyd George ha passato qualche ora con Poincaré all'ambasciata di Francia, che offerse un (lunch ai due statisti. Poi, a pomeriggio inoltrato, il Premier si è intrattenuto per un'ora ooll'on. Schanzer. Per domani i principali delegati sono invitati a colazione dal visconte Farquhar, un'alta personalità di Corte. . MARCELLO PRATI Il costo della guerra Il "Temps,, confuta le affermazioni di Lloyd George (Servizio speciale della « Stampa ») Parigi, 8, notte. Se in linea generale si può dire che l'opinione pubblica si disinteressa completamente, o quasi, della Conferenza di Londra, per contro la stampa parig.ina vi annette la massima importanza. La maggioranza dei giornali approva quasi incondizionatamente 10 parole 'li Poincaré, il cui programma, lungi dal costituire un ultimatum all'Inghilterra, è considerato come un minimo irriducibile. Molti giornali contrappongono, con evidente intenzione, le dichiarazioni di Poincaré a quelle di Lloyd George, sovrattutto ove 11 primo ministro britannico si è studiato di dimostrare che la Gran Bretagna .ha maggiormente sofferto dalla guerra che non la Franata. Il Temps interviene poi stasera, per contestare l'esattezza delle affermazioni di Lloyd George concernenti le cifre da questi citate su quello che la guerra è costata ai due paesi, basandosi su di una opera pubblicata di recente da una grande banca americana, la Bankers Trust. Il Temps che si è procurato una copia di questa opera, scrive che alla pagina 11 si trova un quadro dal quale Lloyd George ha tratto le cifre esposte nella riuniono di ieri. Secondo queste cifre, la guerra sarebbe costata alla Francia 12.430 milioni di dollari, oppure, se non si riducono i prezzi al livello del 1913. 37.588 milioni di dollari: ciò che costituirebbe il 21 1/2 % del patrimonio nazionale francese ; mentre sarebbe costata al Regno Unito 20 030 milioni f! dollari, o, secondo l'altro procedimento di c. ! ùlo, 48.944 milioni di dollari; ciò che corrisnonde al 28.4 % del patrimonio nazionale i ritannico, e Senza discutere oggi ques' ? cifre — soggiunge il Temps — notiamo soltanto che Lloyd George, o la persona che lo ha documentato, non ha potuto giungere alla pagina 11 del libro senza scorgere le pagine 9 e 10. Ed ecco quello che si logge alla fine della pagina 9 e al principio della 10 a : « Tuttavia, oltre queste spese di guerra, la Francia, in seguito al fatto che gli aspri combattimenti hanno avuto luogo sul suo terri- tono, ha sofferto danni ai beni, che sono stati uffioialmente stimati nel 1920 a 140.60? milioni di franchi : e che noi possiamo con- slderare rappresentanti approssimativamente 5 miliardi di dollari aro, poiché i prezzi del 1920 erano pressoché sei volte quelli del 1913. Perciò il costo della guerra, calcolato in oro. è aumentato dei danni al beni, sarebbe per la Francia di 17 miliardi e mezzo di dollari, tutto compreso, il che corrisponderebbe al 30 1/4 % del suo patrimonio nazionale dell'ante-guerra. Le spese dell'Inghilterra, calcolate in oro, hanno raggiuntò circa il 28 172 %; quelle dell'Italia il 15 e 3/4 %; e quelle della Russia circa il 13 % dei patrimoni rispettivi, che si attribuivano a quei paesi prima della guerra». Non vediamo però •- conclude il Temps — nei resoconti di Londra, che Lloyd George abbia dato lettura di questo passaggio capitale. Ci si scuserà dunque d.i aver cosi completato la documentazione del primo ministro britannico... ». Veisfl la f ottiriTTsir Intesa ? (Servizio speciale della « Stampa •) Parigi, 8, notte. L'inviato speciale a Londra di un giornale parigino telegrafa: « Credo sapere che, in seguito alle conversazioni d'oggi, ed in particolar modo dopo le dichiarazioni che • Poincaré ha fatto durante la colazione all'Ambasciata, nella quale il presidente del Consiglio francese ha riparlato di riprendere eventualmente la sua libertà d'azione, Lloyd George ha espresso abbastanza liberamente sfaserà l'opinione che una rottura dell'Intesa era, secondo la sua opinione, probabile, se non addirittura inevitabile. Il primo ministro britannico avrebbe soggiunto che una rottura sarebbe pure deplorevole, tanto dal punto di vista inglese quanto dal punto di vista francese; ma che, data la posizione assunta da Poincaré, non gli sembrava possibile altra soluzione che la rottura. Questa impressione è stata d'altra parte comunicata stasera ad un certo numero di rappresentanti della stampa britannica ».