Il tarlo nel tronco

Il tarlo nel tronco La lotta politica nell'Emilia Il tarlo nel tronco r a e te i a a . a r o . i i e . , e La libertà di organizzarsi e ili scioperare, poi il suffragio universale, poi la. guerra di Libia, e più di tutto il diffuso benessere, il progressivo alzarsi e lievitare economico dei ceti minori,, dai rurale al cittadino, furono anche pel socialismo emiliano, più utilitario che rivoluzionario, numeroso e facce ri diero, tanti balzi in avanti. La coscienza, politica delle, masse, ancora, tutf'altro che autonoma, è come al principio di un più largo risveglio. Le. elezioni oolitiche. dell'ottobre. 1913 segnano nel Bolognese una grossa vittoria numerica per le campagne laboriose, die si piovano con entusiasmo al più largo esercizio tlel voto, buttando nelle urne, di borgo in borgo, con innocui clamori oratori la protesta collettiva contro la piccola guerra coloniale, che si era. fatta, senza opposizione e discussione, quasi per vecchi impegni diplomatici, e con somma cura e perfetta conoscenza dell'interno. I ceti cittadini minori, una parte non piccola di professionisti fianchoggfano simpatizzando la marcia delle colonne di campagna, questo mondo nuovo, ordinato, organizzato, die viene avanti, e, ha l'aria di andare lontano. L'ultijmo liberalismo giace per le terre acciaccato e mortificato. La provincia di Bologna contava nel 1913 otto collegi: tre di città, cinque tli campagna; i primi formati non solo dal comune di Bologna, ma dall'aggregazione di alcuni comuni rurali. In città la-lotta, più viva era sempre stata al 2.0 collegio, di vecchie tradizioni socialiste, che nel 1904. avevi, mandato alla Camera Andrea Costa. Nel '13 il riformismo conquistò iil Lo e il 2.0 collegio, eleggendo l'aw. <-alda e l'on. Tre., ves. Treves, riformista; era stato scelto come, candidalo forte, anche per fare impressione sui ceti intellettuali di città, contro l'on. Bacchelli deputato liberale uscente, e il dottor Luigi Silvagni della democrazia radicale. Treves rimorchiò in ballottaggio, i voti del candidato massonico e ontò per Bologna. Dell'on. prof. avv. Alberto" Calda, figura prestante di parlamentare, avremo occasione di parlare in seguito. Al 3.o collegio furono candidati il conte Francesco Cavazza, conservatore, sostenuto dai clericali, l'aw. Germano Mastellari, liberale, il socialista Lionello Grossi. Prevalse in ballottaggio il Gavazza, con debole maggioranza sul social usta, dopo loti aspra e danarosa. T clericali furono di grande appoggio e i socialisti non ancora penetrati nei comunelli ili montagna aggregati al collegio, ebbero la. maggioranza' solo in città. . . Nelle seguenti elezioni amministrative il riformismo conquista. Bologna e molta Pro. vincia. e si mette a sedere largamente negli sfalli comunali e provinciali. K' eletto sin- -, t- rw j* • f\aco ll Francesco Zanardt, riformi- aila ili sette cotte, uomo placido e popola-, a oi l paoti r'gae e a, j materialmente nelle loro lotte per i salari. roseo E- al potere l'oli. Salandra, e scoppia là guerra europea. ' : ; |- \*.*" ', • . ;. : i;ì , Oui comincia la vera) tragedia dei -partiti: in Italia, e. quella crisi delle opinioni che. da allora, non ha. più finito di rammuiinarci e sbatterci gli uni contro gli altri, quasi più come nemici di fatto che come avversari di principii o di idee. Comincia il cozzo fra loro delle disparate correnti, l'urto delle molte Italie diverse e non fuse, sorprese nella universale immaturità politica, a mezzo il travaglio economico e l'assestamento ideale. Allora si. vide quanto poco valgano ie più vaste organizzazioni economiche e te maggioranze, pletoriche rese ottimiste dai successi elettorali, pacificatesi nelle piccole conquiste dei poteri locali, di fronte alle supreme decisioni storiche di una nazione, che vengono da governi risoluti, e da rnihoranze minime, sparse, ma intraprendenti, rivoltose, audaci. Chi non s'è accorto ohe il fascismo iir Italia è nato durante la neutralità e si è rivelato in pieno nel maggio del "15, intende poco della vita politica italiana. E fu anche allora crisi del socialismo, il quale riuscita strapotente nelle elezioni doveva subito rivelarsi ugualmente imbelle nel Paese e nel Parlamento. Le sue enormi masse votanti cofMaVòno, nella decisione ultima, meno che niente; organizzati e organizzatori, che pareva dovessero rappresentare da soli l'avvenire del paese e segnare i suoi nuovi orientamenti interni e internazionali, furono insaccati dall'interventismo con una agevolezza che sarebbe stata addirittura irrisoria se non fosse apparsa una qualche opposizione alla guerra nel campo stesso liberale e borghese. L'Emilia, socialiste tla Imola a. Piacenza si lasciò trascinare nella più grande guerra della storia quasi senza resistenza. Fin da allora i più alienti osservatori del socialismo dovettero concepire per la sua organizzazione un pessimismo profondo. Il fatto è che le masse bolognesi di campagna, il cui stato intellettuale e sociale abbiamo cercato di descrivere, occupate ndi liaul lsae , re ti io ti o aiao è oeMe da Bologna disegnava una i ' sul Paese,non gli rese mente, per i patti ili lavoro, pervenute ai culmini tlelle leghe e delle cooperative, e alle sudisfaziorii dèlie cariche e delle prebende amministrative e parlamentari non erano andate oltre l'organizzazione e l'elezionismo. Lu lóro mancanza tli storicismo era assoluta. Continuavano a sapere ben poco dell'Italia e non sapevano nulla dell'Europa, non potevano capir nulla tlel conflitto, il (piale non essendo per loro un problema politico era come il Destino, che trova disarmati inoperosi acquiescenti gli uomini. Cinquant'aiini di esperienze civili separavano la psicologia dei socialisti del Kaiser da quella degli organizzati di Giuseppe Massarenti, immersi ancora in certo quieto fatalismo, poco men che alla russa. L'Italia andava ancora, una voita al rimorchio dell'Europa, Il socialismo ne seguiva le sorti, fermo sulle sue posizioni locali. Coinè una mosca sul timone. La débàcle è specificamente osservabile se si volge l'occhio a quelli che erano allora nel Bolognese i capi del riformismo, le teste direttive, i tenori da cartello che affascinavano le moltitudini in piazza nei pomeriggi o nelle sere dèi comizi. Lo stesso .Massarenti non risulta abbia miai-dato òlla guerra con una mentalità diversa ila quella tli un buon curato. Era un avvenimento troppo grosso, e troppo lontano, che da principio dove interessarlo solo lino a un certo punto, con la curiosità generica di come sarebbe andata a fliiire. Ma quel suo borghigiano amore ed orgoglio, clic puntava anche su Bologna, nava una punta anche non si con¬ ci eto ni atti e in un piano qualunque; all'ora decisiva, del muoversi o stare dell'Italia, e del volgersi in un senso o noi-, l'altro. Il suo socialismo, insomma, ricco di preoccupazioni locali e provinciali, fu novero svestito inerme nella più amputi lotta politica che si accennava. Altri, fra i socialisti bolognesi più no-, minati e autorevoli, venuti dalla borghesia con origini democratiche e anche con compromessi massonici, furono fin dal prin-> cipio simpatizzanti con la Francia; dando a questa simpatia significato non di intervento, ma di neutralismo ostile agli Imperi Centrali; francofili in sostanza a auttte.deschj. 'Fra questi possiamo nomi, nare Fon. Bent.ini, presidente del Consi-< glio provinciale, bolognese d'elezione e di affetti: uno dei tanti in cui il socialismo; non era riuscito a spegnere le ultime pretese della tradizione democratica e rivoluzionaria francese, e a cancellare gli impa^ raticci di scuola, le impressioni politiche delle letture viltorluighiane, e altre simiu storie. Francesco Zanardi, già sindaco, nii'J dava ad ossequiare e a stringere la mano a PeDPi.no Garibaldi che stava per recarsi in Francia. Contro j tedeschi erano nei' loro discorsi d'ogni giorno Lionello Grossi' il farmacista, die fu poi deputato socialista nel IDI!), e. il futuro on. Tonello, allora vice-ispettore scolastico; il giovane avv. Demos Altobelli figlio dell'Argentina; il nrof. avv. Lucantonio Tosi Bellucci, libero docente all'Università e assessore comunale, poi volontario e morto valorosamente in guerra, il dottore Umberto Brunelli. massone; il prof. Enrico MussinL' chirurgo. Avversi fieramente alla guerra, neutralisti in senso.assoluto non erano fra i riformisti altri aliinfuori di Lionello Giommi. professore di storia, del prof. Ettore Bidone, docente universitario di ostetricia, arrestato pei fatti; del novembre 1921 e tuttora in carcere in attesa del processo. Uomini di studio e di cultura, questi non erano francofili, ma contavano' troppo poco a Bologna nel partito socia-' lista. ! Solo nel secondo periodo della neutralità le" masse cominciano a orientarsi istintivamente contro la guerra,. contro la guerra in genei'e, come ammazzamento, Der la neutralità assoluta: sono esse che' obbligano i dirigenti a riprendersi e a faro un passo indietro. Ma, nel loro intimo, costoro rimasero incèrti e dubbioci, e azione politica apèrta è scoperta, in un, senso o in un altro, decisa ed efflcienf» non fecero mai, limitandosi, più che altro, a considerare l'intervento e la neutraliut' come questioni della borghesia, da'sbri» garsele fra loro Salandra e Giolitti. Là condòtta di questi riformisti; non f»§ essenzialmente diversa dal. contegno dif clericali bolognesi che stavano in silenzio* non si movevano, nutrendo, per l'Au. stria le nascoste simpatie che gli altri celavano ner la Francia democratica e repubblicana. Erano, come si vede, apporti europei ■più che discutibili, tutto fuori che attuali, di vecchia formazione, di antica data, mai più rimessi al. corrente, si può dire, da, quando s'erano oscuramente "formati. Del resto la borghesia nel suo complesso fu all'inizio altrettanto indecisa," fin che non la mosse e soverchiò una minoranza esigua, uscita specialmente dal ceto medio dei professionisti, dal seno della democrazia radicale; élite che dapprima prende posizione per la neutralità ih favore della Francia e,poi per l'intervento. Le Logge agiscono. Il prof. Luigi Silvagni, dignitario autorevole, il prof. Rodolfo Viti, insegnante di scuole secondarie, Ugo Gre< gorini, radicale e massone e uomo di sport, l'aw. Ugo Lenzi leader dei riformisti bissolatiani. L'Università, ridotta ormai aj una solitudine, scaduta, sul finire d'uni prestigio europeo durato otto secoli, dona al nazionalismo e alla proriaganda intera ventista la generosa anima triestina dS Giacomo Venezian. Gli studenti si muovono.. Guido Bergamo, che dopo la guerra! sarà deputato, è il loro leader, e capeggiatore di dimostrazioni contro i socialisti. La democrazia ha l'aw. Oviglio, allora uomo di sinistra oggi uno dei capi del fascismo. Il Resto del Carlino, coir Mario Missiroli. è per la neutralità. Ma ■ da Milano ha ordini precisi per la preparazione dell'intervento il Giornale del Mau tino, diretto da Pietro Nenni, allora de* raooratico guerriero, oggi scrittore di fondo dell'Avariti! Non c'è niente di male. Si! fa ner ricordare. L'Italia è fatta così. E Mussolini? Benito Mussolini, di Predappio in quei di Forlì, non hu nulla a che fare col ca* rattero bolognese, è un romagnolo stampato, di zecca. Si nomina come indica della crisi riformista di allora, e si puoi tratteggiarlo ner cavarne un effetto dif contrasto tra il moto e l'azione interventiste, l'insurrezionismo di allora, gii antistatale in potenza, il pragmatismo po. litico di piazza, e l'opaca e tarda opposi zione e resistenza riformista alia guerra* la sua scuola pesante d'organizzazione sindacale, la sua psicologia chiusa di classe, il suo leghismo e cooperativismo, campagnolo e locale, serrato, potente, ma pacifico e tardo, e sordo ai rumori lontani, tli fuori. Mussolini era un blanquista, più che un socialista, un agitatore più che unj organizzatore. Uòmo d'azione il suo istrumento vero era semino stata la parola, ei più ancora della parola, la volontà personale, autonoma, prepotente, l'ambizione, l'orgoglio non certo di uomo solitario. Poteva sembrare, fin da allora, una specie di Orianv riuscito, un piccolo pensatore! con subitanea ed enorme presa sul pubblico. I suoi romanzi dovevano essere i momenti vari della sua vita, liti guardiamolo quale appariva allora fra il 'U e il '15. Era figlio di un vecchio internazionalista, piccolo borghese, che fu sindaco del suo paese. Aveva studialo a Faenza, nell'istituto dei Salesiani, poi a Forlimponoli. alla Scuola Normale. S'era apiiassionato alla politica ancora studente. Aveva abbracciato la fede socialista er militato' nella frazione rivoluzionaria più estremista. Divenuto maestro aveva insegnato qua e là, sofferinnnilosi nel P.eggiauo, di là si era recato in lsvizzera, dove, sprovvisto di mezzi, aveva fatto il manovale e nitri mestieri. Fibra dura nella lotta peliti, vila, aveva preso parte all'attività del partilo rivoluzionario, scrivendo su giornali rivoluzionari di lingua italiuna, uno;