Ogni accusa di responsabilità della guerra respinta dalla Camera francese con 532 voti cotro 65

Ogni accusa di responsabilità della guerra respinta dalla Camera francese con 532 voti cotro 65 Ogni accusa di responsabilità della guerrairspinta dalla Camera francese con 532 voti contro 65 L'autodifesa (.Servizio speciale di Poincaré Beta stampai (.Srvizio spcie Parigi, C, notte. La Camera ha ripreso oggi la discussione delle interpellanze sulle responsabilità della, guerra. Mai, come questa volta, l'affluenza del pubblico è stata imponente. Le tribune erano gremite. In quella del Corpo diplomatico erano presenti tutti gli Ambasciatori ed i Ministri accreditati a Parigi. » Non appena aperta la seduta, il Presidente annuncia che sono state presentate quattro do mande di affissione del discorso pronunciato ieri dal signor Viviani. In conformità al Regolamento, si procede ad uno scrutinio pubblico: e con 445 voti contro .29 l'affissione e ordinata. Marcello Cachili Dopo di che il Presidente da la paiola a Marcello. Cachin, secondo interpellante, il quale non fa che ripetere press'a poco quello che ieri disse il deputato Vaillant Couturier. L'oratore comunista insorge contro il rimprovero latto ai suoi amici, di cercare di discolpare la Germania imperiale ed il .pangermanesìroo, le cui responsabilità nell'aggressione del 1914 sono state confessato dai socialisti maggioritari tedeschi. Ma egli ritiene che, accanto a questo responsabilità immediate ed a queste .cause occasionali, sono altre causet più remote, che sono state messe in luce da do cumehti pubblicati di recente. L'oratore si fonda anche lui, come ieri Couturier Vaillant, sul Libro fiero pubblicato dai Soviet!, — libro che contiene i telegrammi scambiati fra l'Ambasciatore di Russia a iParigi,- Iswolsky, e il suo Governo, — per incriminare Poincaré; e cita in particolar-modo una lettera dell' IswolsUy, in cui è segnalato, nel decembre 1912, lo stupore provocato nel 'iGoverno e nei circoli militari francesi dall'atteggiamento indifferente della Russia in confronto delle misure prese dall'Austria. .,« Cosi — dice l'oratore comunista — nel mo•* meato in cui la Russia dichiara che non farebbe la guerra, è la Francia che ne accetta ■l'eventualità, ed è il Governo del signor Poincaré che si meraviglia della moderazione della Russia 1 ». Ed egli legge vari telegrammi, e sostiene che l'allora Ambasciatore a Pietroburgo, Giorgio Louis, venne richiamato e sostituto da Delcassé. « perchè non aveva lo spigrito bellicoso ». Passando poi al periodo di guerra Marcello Cachin rimprovero, a Poincaré di non aver adeguatamente risposto- ai passi fatti dall'imperatore d'Austria per una pace seiparata, mentre il principe Sisto di Borbone era stato simpaticamente accolto da Lloyd George. « Cosi — egli dice — la guerra è durata 20 mesi di più!... ». Siccome i comunisti applaudono, un deputato grida dal cen» tro che questo « non li ha disturbati molto!». ; "Vattene! Vattene!... E chiedi perdono agli dei ! „ Cachin termina il suo discorso, in mezzo a clamori ostili, citando una froste di Jaurès: |« Vattene 1 Vattene!... E chiedi perdono agli ilei!». . Senza aspettare che il terzo interpellante, $1 comunista Lafont, svolga la sua interpellanza, Poincaré sale con passo nervoso alla attribuirà, accolto dà entusiastici applausi dal ia maggioranza della Camera. « Basta che i comunisti mi dicano Vattene ! '[Vattene.', perchè io risponda invece. Eccomi nut! ». Cosi esordisce, fra nuovi applausi, Poincaré, il quale soggiunge subito che, Jàapo.. aver udito le interpellanze di ieri e di Oggi, non sa bene a che cosa debba rispondere. Egli ritorna prima sul fatto della fotografia, che diede origine all'incidente dell'altro ieri, quello da cui segui l'attuale dibattito. « Fotografìa abbominevole 1 — egli jdice: — che sarà diffusa a profusione nel mondo! ». Egli afferma che questa fotografia |è la riproduzione di un clichè del Monde illustre, sul -quale si vedeva chiaramente che gli occhi suoi e quelli dell'ambasciatore degli Stati Uniti erano colpiti in pieno dal sole : :2a «io l'espressione ambigua del volto, che ipermise ai comunisti di affermare che egli sorrideva in mezzo a un cimitero di caduti tin guerra. Poincaré aggiunge : « Trascurerei queste infamie, se esse non arrischiassero di colpire la Francia ». E continua: a Cachin ^ (dichiara che egli non iscusa la Germania. |Mà non vede egli che, tentando di colpire la Trancia, egli rischia di scusare la Gertaania?... ». La Camera applaude, mentre il deputato -Uaron opportunamente esclama: «Ma il signor Poincaré non è la Francia! » — ciò che (però gli Wale due richiami all'ordine del giorno, di cui uno con iscrizione al processo .verbale. Poincaré, proseguendo, rammenta che le •responsabilità della guerra sono iscritte nel trattato di Versailles, che costituisce la base ideile riparazioni. Egli dimostra lo scopo che 14 Germania si propone: declinare le responsabilità, per sfuggire al pagamento delle riparazioni. « Da ciò — dice — è venuta la - campagna attuale... ». «E'«cosi vero — interrompe Brjand — che tale fu la tesi sostenuta a Londra dal cancelliere tedesco Von Simons, e che gli Alleati dovettero riprodurre in testa del loro ulti (matura questo principio della responsabilità tedesca che il Parlamento tedesco dovette u . tua volta riconoscere formalmente ». . f La volontà della Francia per la pace Poincaré riprende il suo discorso rammentando che, essendo nel 3912 presidente del v Consiglio, non cessò mai di tenere i suoi colleglli al cori-ente dei negoziati diplomatici &n corso. Ricorda d'altra parte le parole che •(egli pronunciò nel 1912, durante un Consi- ;glio dei ministri, parola di cui si ricordò til deputato Steeg che le riprodusse più tardi in un suo articolo : « Quand'anche avessi la certezza che una guerra ci condurrebbe alla Littoria, io non mi assumerei la responsabiMtà di provocarla». E Continua esponendo Ila grandi.tratti la politica che egli segui nel '•1912, politica di intesa europea, politica pacificatrice, alla quale anche Jaurès rese oiinaggio. Ricorda quanto fossero cordiali le [relazioni della Francia con il Governo austriaco e coi suoi rappresentanti ; e per quel'ilo che concerne l'allora ambasciatore di Rus- Sjfcia a Parigi, Iswolsky, attenua che questi lion esercitò mai la menoma influenza sulla lolitica estera della Francia. In quanto al'ambasciatore di Francia a Pietroburgo, ìCiorgio Louis, se non rimase a Pietroburgo, j!Tu unicamente a causa della sua salute. « Il '-Governo russo*— dice Poincaré — ne chie•deva il richiamo ; ma n Governo francese vi si oppose». E' per questa ragione anzi che egli, Poincaré, fece un viaggio a Pietro1 burgo nel corso del quale ebbe occasione di dire al signor Sazonoff, sincero amico 'della Francia, come lo era lo Zar, che il popolo francese non permetterebbe un appello 'alle armi per affari balcanici, a meno che la Germania non intervenisse con una prpvo«azione diretta. « Quella era la volontà della Francia — prosegue con forza Poincaré; — ciò piova che Iswolsky ha tradito il mio pensiero quando ha detto che la Francia sarebbe a lato della Russia se questa facesse la guerra Io avevo invece detto che la Fraiit eia rispetterebbe i suoi impegni, nel caso di.\ terminato in cui entrasse in scena un casu.v foederis ». Con rapido riassunto dotili antecedenti, Poincaré arriva al periolo che precedette immediatamente la guerra: «Che cosa potrei aggiungere — agli esclama, — all'ammirevole improvvisazione del mie amico Viviani, al <iuale tengo a dichiarare pubblicamente tinta la mia gratitudine ! Si attese per lanciare l'ulttmatura ella Serbia il nostro ritorno dalla .«ussia, allo scopo di evitare qualsiasi intesa Ita i due governi e metterci dinanzi al fatto rj&a*»to. Ancora al momento in cui io e •laij lasciarnnio^jloccolma, credevamo alla B possibilità della pace ; e non fu che nel mar Baltico che i radiogrammi ci dimostrarono la gravita della situazione. Ecco come noi volevamo la guerra!... A Parigi fummo accolti da una popolazione entusiasta, che essa pure non voleva la guerra!.... Poco dopo il signor Viviani prendeva l'iniziativa di far ritirare le nostre truppe a dieci chilometri dalla frontiera. Egli è stato per questo criticato, ma io ritengo che ebbe ragione di fare cosi ; anzi io feci aggiungere ai suoi ordini una frase relativa, alla cavalleria, della quale frase assumo; piena responsabilità. L'indomani scrissi una lettera al Re d'Inghilterra, lettera nella quale dicevo che se la Germania avesse la: certezza che l'Intesa si affermerebbe anche sui campi di battaglia, sarebbero maggiori le probabilità che non avrebbe scatenato il conflitto ». Poincaré soggiunge: «Se i pacifisti inglesi no/n avessero ritardato la- dichiarazione deli ìr.ghilterra, l'imperatore di Germania avrebDe senza dubbio riflettuto ed esitato!». L'ultimatum tedesco al Belgio redatto fin dal 26 luglio Poi Poincaré continua: «La Francia ha dunque fatto tutto quello che era in suoi potere per evitare al mondo questa spaventosa catastrofe. Si rammenterà del resto l'atteggiamento della Germania di fronte al passa compiuto dall'ambasciatore tedesco Von Schoen, nel parlare a Viviani di aeroplani francesi che sorvolavano; su Norimberga ; del telegramma letto parzialmente dal signor Von Schoen ai signor Viviani, e che segnalava, quelle pretese incursioni di pattuglie francesi sul terri*?,^tede!co'' mentre da due giorni le nostre truppe si trovavano a dieci chilometri dentro dalla frontiera. Nel frattempo si designava X!L T^,?- a Jomcheray prima che la guerra rosse dichiarata » putato'St6 P6^eotU - interrompe il de- nrnvÌnC,iai?„ Prose«ue ricordando la nuova rtnii^f/V^, Premeditazione tedesca, costituiUnùM4»UUJmlu™ di Be,rlino al Belgio, « uli^^Ii^l QU,nle re Alberto diede rimmor238 ^*D(>sta che tutti conoscono ». a questa pVSM 5ua^ tutti 1 deputati si alzano. Lr,rÌver50,lt tribuna diplomatica accla^.i°J7arae"te al Bel&io- «**à truello che rutti non sanno — prosegue Poincaré — si è ReHin^lf0^",'^"7'1 era s,ato redatto a «£»S0 ,U S6'"»110 »• L'oratore ricorda le c£Q« che il Governo tedesco aveva fatto tra. al Belgi0 ed >' vantaggi che gli si promettevano a spese della Francia, se avesPoin^,Cv!t0 ffeV."In ^anto a noi - dice aoìT a German>a ci chiedeva come r*«mo della nostra neutralità di lasciar oc- ^r^L^ÌVne truPpe Toul ■ Verdun. Tale Sntpb^«ftta1/? ~ esclama con forza il Prestrlm^ra 1 uP^fHS' *u ^Plausi della S i»l.m»nostra ricompensa se avessimo leanzaU abbandonare la nostra al- rnmrJL£!Ì aPPlausi della Camera. Poincaré rammenta pure come il 4 agosto 1014 il parava *2i,aIlsta-S1 sia- associato unanimemente A* PrCDhc^,onI # vìviani ed al messaggio £L£™2deilte delI5 Repubblica in cui si affermava che la Francia non aveva nessuna responsabilità della guerra, «e sei set l £?ev,à?x>0- due ministri socialisti. Guesde verno » entravano a rar Parte del Go- Le proposte del principe Sisto ™£i!?sln,tl0 P01.* Parlare del tentativo compiuto dal principe Sisto di Borbone per una pace separata coll'Austria, Poincaré afferma che egli non ha mai dubitato della sincerità del principe Sisto e delle intenzioni dell'Imperatore d'Austria. « Ma l'imperatore Carlo non poteva realizzare tali intenzioni. Le sue proposte tendevano ad imporre condizioni alla Serbia ed all'Italia. Il principe Sisto voleva che fosse mantenuto il segreto, per evitare l'intervento tedesco; ma in quel momento tutta l'Austria era occupata e dominata dalla Germania. Che cosa avremmo fat}o accettando tutti questi negoziati se non \ln,a ,?ace separata all'insaputa dèi nostri Alleati?» il Presidente del Consiglio fa osservare che vi fu a San Giovanni di Moriana un intervista tra Ribot, allora presidente del Consiglio. Lloyd George ed il barone Sonnino e che tutti si trovarono d'accordo nel decidere che si dovessero respingere le conversazioni proposte dal principe Sisto. A questo punto, il deputato Painlevé che era Ministro della Guerra al momento in cui avvenne il tentativo del principe Sisto interviene per dire che quando Ribot tornò da San Giovanni di Moriana, riunì il Consiglio dei Ministri. „ Il signor Ribot - egli dichiara ci fece una relazione completa del colloquioe ci disse che il barone Sonnino aveva considerato le proposte di Sisto di Borbone come intollerabili, e aveva affermato che la loro accettazione avrebbe prodotto in Italia una crisi taterna formidabile. Il signor Ribot e Lloyd George erano giunti a questa conclusione: elle il tentativo non avrebbe potuto riuscire altrimenti che se l'Austria avesse accettato ì fini di guerra dell'Italia, Ma l'Austria non aveva voluto cambiare alcunché delle sue proposte relative all'Italia, malgrado gli sforzi dei Governi alleali. Così essa intendeva limitare il suo intervento al compito di intermediaria eventuale relativamente all'Alsazia e Lorena, questione sulla quale la Germania rimaneva intrattabile. In tale guisa la pace non avrebbe potuto essere conclusa e l'Italia avrebbe creduto ad un tradimento da parte della Francia. E' facile dire oggi che si poteva concludere la pace nel 1917!; ma l'austria sarebbe rimasta accanto alla Germaniae noi saremmo entrati in conflitto coi nostri Alleali. Sarebbe stato un tradimento. Ed io non capisco come qualcuno possa qui parlare di questo, soprattutto dopo la dimostrazione che la Camera fece nel 1919 al testo firmato dal deputati Cachin, Constant e Bossard che affermava lo stretto attaccamento della Francia all'Italia ». Poincaré riprendendo il suo discorso così conclude: «Le ingiurie che mi sono rivolte sarebbero trascurabili se non toccassero che me solo. Ma sedici potenze sono venute ad affermare, lottando sul nostro territorio, la colpevolezza della Gei-mania La Serbia, il Belgio, l'Inghilterra, il Giappone la Cina, il Portogallo, la Bomania è tante repubbliche americane crederebbero che esse sono state mistificato, se la, campagna condotta dalla Germania avesse qualche probabilità di successo. Come mai alcuni francesi sviati possono, associandosi a questa vergognosa campagna, rischiare di essere accusati di commettere un oltraggio alla verità ed ima ingiuria alla patria? ». " Poincaré è il pericolo di domani, come quello di ieri,, Applausi scoppiano su quasi tutti i banchi, mentre il presidente del' Consiglio abbandona la tribuna. Si chiede l'affissione del suo discorso; ma a questo riguardo la Camera si pronuncerà domani. Il deputato comunista Ernesto Laffont sale a sua volta alla tribuna, per dire che le spiegazioni del presideute del Consiglio non lo soddisfano ; e dichiara che nessuno pretende che Poincaré abbia un certo giorno scatenato una guerra qualsiasi; ma «Poincaré è il pericolo di domani, come quello di ieri!». Si ha l'impressione che l'estrema sinistra voglia fare durare interminabilmente il dibattito. Ma per due volte la Camera, prima con 4Ì2 voti contro 13:1. poi 455 conto 147, manifesta la sua volontà di finirla, e di rinviare il dibattito. Alle 9 di sera essa sospende la seduta, decidendo però di riprenderla più tardi. ,,.;AUa ripresa della seduta, verso lt1 23, il deputato Lafont continua il suo discorso leggendo estratti di articoli di Poincaré, in base ^aV)duali egli stabilisce come l'attuale presidente del Consiglio esprima veramente le tendenze francesi di uno sciovinismo bellicoso. Leone Blum, deputato socialista della Sen-1 na, fa una dichiarazione relativa alla fotografìa che ha dato origine al dibatti*:- at^ tuale. « E' certo — egli dice — che Poincaré non ha voluto sorridere in mezzo ai morti e al lutto dei vivi ; ma è spiegabile che certi partiti di opposizione popolare siano indotti ad ingiuste rappresaglie, in seguito a ingiuste persecuzioni ». E rammenta la cartolina postale che ha rappresentato Jaurès col casco a punta tedesco. Per l'oratore, i socialisti considerano che il debito tedesco non può essere discusso e messo in causa per il fatto delle responsabiità di guerra. In quanto alle responsabilità di guerra esse possono colpire alcune persone per il fatto di non essere andate fino in fondo allo sforzo umano per impedire la guerra, o semplicementei per averne accettata l'idea. E parla lungamente, citando articoli dt Jaurès, di cui rammenta la volontà pacifica. Parlano poi Bracke e Heriot in nome del partito radicale e radicale socialista proclamando che nessuna responsabilità nella guerra è imputabile alla Francia. Andrea Tardieu, associandosi a questa dichiarazione, soggiunge che si trovano le responsabilità della guerra in 44 anni di storia della vita politica tedesca. Cinque ordini del giorno Due votazioni Una ventina di deputati chiedono ancora la parola: avvengono scambi vivaci di frasi mordaci, e qualche lieve incidente. Finalmente la Camera si pronunzia definitivamente per la chiusura della discussione. 11 presidente Arago dà lettura di cinque ordini del giorno presentati, il Presidente del Consiglio Poincaré dichiara dt accettare l'ordine del giorno presentato dal deputato Siegfried e dal gemale Castelnau, cosi concepito : La Camera, respingendo e stigmatizzando con tutta la forza del suo disprezzo la campagna di calunnie organizzata e sviluppata a profitta della Germania, per imputare alla politica della Francia la responsabilità della guerra, malgrado l'evidenza del folti e delle confessioni categoriche comprese nel trattato di. Versailles, e confermate dal Tleichstag nella stia seduta dei 10 maggio 1921 ; respingendo unni aggiunta, passa all'ordine del giorno. Si passa al voto. Un ordine del giorno del socialista Blum, che chiede la nomina di una Commissione di 33 membri per esaminare la documentazione della guerra, è respinto con 487 voti contro 65. L'ordine del giorno Siegfried è poi messo ai voti, e approvato con 532 voti contro 65. Il risultato della votazione è accolto da grida di «viva la Francia! viva la Repubblica!». La seduta è tolta alle due del mattino. I