Violento assalto nemico sull'altopiano di Asiago

Violento assalto nemico sull'altopiano di Asiago Violento assalto nemico sull'altopiano di Asiago rande battaglia sui monti (Da uno dei nostri inviati speciali al fronte) oerosconratacchidei nostri COMANDO SUPREMO, 24. Dopo accurata ed intensa preparazione di artiglieria, cominciata la sera del 22, il nemico nella mattina di ieri ha attaccato a fondo il settore orientale dell'altopiano di Asiago, concentrando più specialmente l'azione sul tratto Buso-Monte di Val Bella. in corrispondenza di quest'ultima località l'avversario riuscì a superare le nostre difese sconvolte dall'artiglieria, ma la sua irruzione dovette arrestarsi contro le posizioni retrostanti, dalle quali le nostre truppe hanno iniziato poderosi contrattacchi che sono in corso con esito soddisfacente. Nella scorsa notte sulla Piave Vecchia, a sud di Gradenigo, reparti del 17° reggimento bersaglieri, completando con riuscito attacco di sorpresa l'azione valorosamente condotta nei giorni precedenti, ricacciarono sulla sinistra del fiume forti nuclei nemici, che riusciti a passare sulla destra, tentavano disperatamente di sostenervisi. DIAZ. QUARTIER GENERALE, dicembre. Ripiegando il nostro fronte orientale, il Friuli, purtroppo, tornava ad aprirsi al nemico come ai lontani tempi delle invasioni degli Urini e dei Longobardi. Le Divisioni 'di Krauss e di Stein avevano di fatto, come obbiettivo immediato nell'ottobre 1917, quello stesso Monte Maggiore su cui è tradizione salisse nella primavera del 5G8 Alboino, in una tappa della sua rapida calala su Cividale. La storia dei popoli ha di queste, ripetizioni enormi. Narrando la venuta in Italia dei suoi antenati, Paolo Diacono nata clic j Longobardi, rinforzali di schiere di Sassoni, di Sarmati e di Bulgari, (come oggi austro-ungarici e germanici) si erano scelto quel fronte più largo e spazioso, non potendo invadere in primavera l'Italia attraverso le Alpi impraticabili. Ma nell'autunno nostro la situazione appariva anche più oscura. Per l'appunto nell'alta e non più impervia zona montana aveva ripresa e sviluppo'la seconda fase delle operazioni. Sotto i comandi di Conrad, di Krobatiu e di Below i reggimenti imperiali dovevano sfondare dall'alto il nostro fronte di ripiegamento, rinnovando, con mezzi e d'uomini e di artiglierie non più veduti, le memorie ben più recenti delle spedizioni militari per gli altipiani verso la pianura di Vicenza, Bassano e Padova. Non una ma due fatalità storiche confluivano a rendere critico il compito dei difensori del nostro paese. La fase del ripiegamento montano La prima fase di questa nuova guerra di montagna fu del nostro ripiegamento dalla Gamia, dal Cadore, e dalla Valsugana. La IV armata, che guardava a nord, sistemata su posizioni frontalmente imprendibili, minacciata al fianco destro, dovette mutare schieramento. Le furono assegnate posizioni a sud della conca di Fcltre, sul plesso montano del Grappa. Feltre c la conca furono occupate dal nemico, il quale, trovato aperto il cammino ancora verso ovest, raggiunse Primolano, e quivi Krobatin si collegò alle forze di Conrad, discese per la Valsugana. Così la nostra quarta armata e la prima si trovarono nuovamente schierate con fronte a nord, e il canale di Brenta che separava i loro due settori. Il ripiegamento fu compiuto «ella prima quindicina di novembre, e cóme si constatò poi, lasciò intatta la forza morale degli uomini. Il nemico avanzando non trovò occasione di dare battaglia. Dallo Slelvio alla Valsugana l'attività combattiva pòtè in un primo tempo definirsi normale; Ira Valsugana e Val di Piave si svolgevano azioni di avanguardie. Quand'ecco, un primo focolaio di lotta s'accese il 10 novembre nella conca di Asiago e ai Posti avanzali di Gallio; Vii l'attacco si estendeva verso Monte Longara c i" Meletta di Gallio, e falliva; le fanterie di Pecari Giraldi resistevano valide e contrattaccavano con accanimento, dando prova di esemplare solidità. Sull'altipiano cominciavano i primi intensi movimenti nemici, mentre sui basso Piave alcuni battaglioni del gruppo Boroevic riuscivano a passare il fiume, a aelgnlgnprZenson, per una irruzione che rimase poi sempre senza sviluppo, ed è tuttora contenuta solidissimamente. A nord volgevasi la più vigile attenzione ed attesa del nostro Comando-, alle intenzioni e alle azioni di Conrad, che il 13 riusciva ad avanzare sul Monte Longara e saggiava le forti difese del Sisemol, stendendo l'altre truppe sulla linea piana dì Marcesina-Mpnte della Forcellona-Monte Lisser ; mentre Krobatiu, fra Brenta e Piave, occupava la linea Tvzze-Lamon-Fonzaso-Arten-Feltre. Il fronte montano d'attacco era ormai, costituito : l'abbandono del Lisser e degli ex/orti di Cima Campo e Cima Lana prometteva innegabili vantaggi al nemico : l'ala destra della prima armata veniva a mancare di solidi appoggi-. H campo trincerato di Castelgomberto o delle Mclette non offriva più la solidità di un. sistema chiuso e perfetto. Sulla sinistra del Brenta l'abbandono della linea Boncon-Tom.atico-Cesen riduceva d'assai la difesa del Grappa, ne assottigliava la zona di profondità, offriva speranza al nemico di poterla aggirare alla destra, salendo dalla conca di Que-ro. Furono giornale tremende, di supreme incertezze. Per quel che riguardava l'efficienza reale del fronte in paese poco si sapeva ; si parlava della linea del Piave senza riflettere che tutto il Piave allo era stato lasciato, che la chiave montana della linea non era. più in mano nostra, che sul medio e basso fiume non avevamo la piùpiccola testa di ponte, che arivi il. nemico accennava a costituirne lui alcune, e fra Piave vecchio e nuovo già infiltrava suoi elementi e sulle grave di Papadopoti s'in- sediava con nuclei di mitraglieri, cercando di mantenere stretto il contatto con la 3. aArmata, il cui schieramento correva il rischio di essere aggirato nientemeno che dall'alto, dove, specie fra Brenta e Piave non avevamo difese, ma truppe che s'eranofermate allora dopo una ritirata pesantissima, e corredo scarsissimo di artiglierie, di così -modesta portata che non, riuscivano. o a o e e l a , o a l e a e ; o e i o e i o a a molestare le lunghe colonne nemiche adanzanti da ogni parte lungo le valli, con molti carriaggi e cannoni. La Val di Sercn era piena di movimento, colma d'armi c di armati, che procedevano in ordine serrato, in ordine di marcia, mentre avanti a loro interi reggimenti proceduti da battaglioni d'assalto attaccavano su, tutta la li nea, dallo sbarramento di S. Martino in fondo valle, al Prassolan, c a nord di Onero, a Bocca Cisa, a Monte Cornelia. Contro la quarta armala la pressione aumentava da tre lati e di ora in ora. Grandi battaglie erano imminenti. Le ultime pause apparivano più gravi ancora di quei primi attacchi; facevano pensare a una preparazione ordinala, vasta, complessa che facilmente dovesse travolgere tutto, senza nemmeno lasciare ai rincalzi, eh e dalla pianura cominciavano a salire sul Grappa il tempo e il modo di entrare in azione. In pianura non erano difese sufficienti a fermare una irruzione di intere Divisioni, inebriate da venti giorni di successi. Quel 10 della difesa del terreno era nulla a pa ragone del compilo che la quarta armata doveva assolvere, di protezione della terza di salvezza dell'intero esercito italiano che un nuovo ripiegamento avrebbe forse compromesso in modo fatale. Le forze alleate erano ancora poche e lontane. E così sugli estremi margini di monti strapiombanti al piano quasi senza strade, sull'ultime strisele della, cortina montana, in vista alle città sottostanti 0 vicine, si può dire che vennero affidate a poche truppe le sorti e l'onore d'Italia. Sulla de bolezza del fronte strategico si costituì un fronte nuovo, improvviso ; il fronte morale E con una fiera risoluzione di fede si entrò nella seconda fase delle operazioni. La seconda fase Dapprima il nemico credette di poter continuare una impresa facile. Conrad < Krobotili speravano di sfasciare rapida mente ambedue i settori, con una serie di colpi menati a un tempo su più punti 11 primo, dallo Zomo a Castelgomberto ro leva aprirsi il corridoio di Val Frcnzela per scendere al Brenta ; ributtato, provava di rompere fra Tonderecar e Badenecche Il secondo s'appigliava alle posizioni del Monfenera e del Tomba, per aggirare il Grappa da est. Bombardamenti lunghi schiaccianti, assalti accaniti e ripetuti, re sistenza durissima, necessità delle prime soste, assaggi ed attacchi in altri tratti de saliente del Grappa, occupazione nemica sul Monte Pertica all'estremo nord-oves della nostra lìnea, poi di alcuni elementi della linea avanzata di Fontana Secca ma i tentativi di [orzare lo sbarramento di Sun Marino falliscono. Quanto alle Me lette non solo esse impediscono a Coltrai ogni operazione verso sud, ma coi loro fuo chi troncano sul nascere i tentativi nemic di attaccare il massiccio del Grappa dall'ovest. L'assalto di una intera Division contro Col della Berretta non riesce. Un vasto tentativo di far cadere quel campo trincerato fallisce anch'esso nelle mani d Conrad Allora il feldmaresciallo prepara una ben più poderosa azione, e l'aUeuzio i ne si sposta tutta alla destra del Brenta a o i l e a , e : i a risa le isi e a a ul ùo a oi n- sull'altipiano di Asiago, le cui strade for micolano di truppe austro-ungariche che vengono all'investimento della poderosa cortina Sisemol-Forno-Melette-CastelgOm bcrlo-Tonderccar-Badenecclic. Dopo una settimana di intensa preparazione) jji àue giorni dì lotta sanguinosissima i rcgqimen ti di Conrad riescono a irrompere per la fiaccatura troppo recente del campo trincerato, rimasto senza l'appoggio del Lisse ,t senza la linea Primolano-Cima di Cam po, e ad avvolgere difese contro le quali s'erano fl.no allora spuntali tutti gli assalti frontali. E' il primo e solo successo di Con rad, ma pagato a cos'i caro prezzo che mol ti comandanti vengono destituiti per le per dite subite dalle proprie unità. Si pensò allora che questa potesse essere la prima fase dì più vaste operazioni in quel setto re ; si attendeva il possibile prolungarsi del fronte d'attacco verso sud e verso ovest dal Sisemol a Magnaboschi, verso la direi trice di Vicenza, o dal Cintone al Pasubio dove uno spessore di poche centinaia di me tri separa l'avversario dalla sottostante valle e dalle strade che scendono a Schio. Ma lassù la sistemazione difensiva in ro eia è ciclopica e Conrad non prova neanche a intaccarla. Preso il Sisemol, le sue trup pc non si muovono più; j| feldmaresciallo sì limila a guernire di artiglierie medi e leggere il campo trincerato delle Mclette e lascia Krobatin a trarre profitto dal su successo locale. Difattot nella seconda de cade di dicembre, si pronuncia più vigoro sa e derisa l'offensiva contro i baluardi oc cidentali del Grappa-, contro Caprii Va o priie e Col della Berretta. E mentre gli al a. tacchi da est e da nord contro il massicci ihe e centrale del Grappa incutono ogni giorno meno Umore, i nuovi appaiono pieni di in cognite p rendono più delicata la situazio noìne. Da quelle due vette il nemico domin se, no. la testata di Valle San Lorenzo, che scende precipitosa a Romano da Ezzelino a quattro chilometri da Bassa-m.; e, dal Col della Ber fdAmcccmnnfmp a a e a e a i i ò a i e . e o retta comincia l'alto gradone che per l'Asolonc procede fino al Grappa, con un dislivello non grande. Di fatto, in un successivo sforzo l'avversario ten-de ad ampliare i vantaggi della duplice occupazione, spingendosi verso sud e verso sud-est, in direzione dei colli alti e del Grappa stesso. Riesce soltanto ad affermarsi nella regione dell'Asolone, dove i combattimenti possono da un'ora all'altra riprender''. Nel settore nord del saliente del Grappa elementi germanici si affermano sullo Spioncia e alla testata di Val. Calcino. Sul Monfenera e sul Tomba la. situazione resta, avariala. Da quella parte il gradino è. troppo basso per poter proseguire le operazioni con probabilità di successo. Rilievi generali Possiamo ora trarre dagli avvenimenti alcune osservazioni generali, che gioveranno meglio dei falli stessi a rendere la fisionomia della lotta grandiosa: della più dura battaglia che si sia impegnata sul nòIrò fronte in due anni e mezzo di guerra. Anzitutto la condotta delle operazioni nemiche rivela una metodicità cosi ostinati, che pare molto più germanica che austriaca. Gli austriaci da soli non hanno mai combattuto così. Il settore di Below è vera mente il più movimentato e il più sanguinoso. Non per nulla il comando tedesco Io ha fatto suo, lasciando a Boroevic gnare il passo, e fermando Conrad dopo a presa delle Mclette. Fra Brenta e Pìar.e 'assalitore rinnova la tattica di Verdun. Il ricordo è opportuno se sì riferisce al nemico e il paragone adeguato ; ma tra il Grappa e Verdun corrono, in quanto « difesa, differenze enormi-. Verdun era sistemata in profondila, era munilìssima di uomini, di forti, di. artiglierie, possedeva ben altre retrovie per alimento delle prime e seconde linee. I nostri debbono dibattersi fra difficoltà logistiche enoi'mi, che nei primi giorni non si capisce come si siano potute superare. Ciononostante i tedeschi non hanno ottenuto fra Brenta e Piave un solo successo strategico. Il terreno che hanno occupato è bagnato metro per metro del loro sangue e sparso di cadaveri. Benché a lotta da parte degli attaccanti sia condotta con perfetta conoscenza del terreno e con grandiosità di mezzi, la difesa eutimia meravigliosa. Il fatto è tanto più notevole quanto maggiore è la superiorità di mezzi di cui dispone l'attaccante. Le sue artiglierie e le sue Divisioni sembra non abbiano limite. Migliaia dì cannoni ci stanno di fronte, ai lati e poco meno che alle spalle, tanto che il carattere precipuo di questa battaglia è di essere lotta di artiglierie. Ho già detto altra volta che sovrabbondano al nemico i calibri medi e leggeri, coi quali esegue un fuoco fìtto e celere, che il pùì delle volte giunge da tre Unzioni, e sempre da almeno due. La eofia del fuoco fìancheggìante è messa in pratica sul Grappa da un avversario che condensa in questa lotta tutte le passale blfobanodrepgisiind3teG•cgzi©ribqGdu■odentnoLdbcAradflnbpdvramnnntavcTNdeLldnesperienze e una poderosilà di mezzi non\^mai raggiunta contro di noi. \nQuanlo alle fanterie l attaccante ha «t|„di noi altri vantaggi: vaste e tranquille, PInizone di acquartieramento, in paesi e in città occupate ; bellissime strade e una ferrovia come quella della Valsugana ; poi sentieri d'approccio in numerosi fondo calle, one di adunata in vaste boscaglie. Per prepararsi ad azioni, molte delle quali sono in campo aperto, il nemico approfitta delle innumerevoli spaccature del massiccio, valli e vallette, come se fossero immani trincee ramificate attorno ai capisaldi -maggiori. Chilometri e chilometri di trinceroni rSfcfn, e di camminamenti veri e propri offrono,'\pcr citarne alcune, la Val Cesilla, la Valle \ ai San Lorenzo sboccante nel Brenta, la Valle di Seren, la Val Calcino e le altre] minori, lungo le quali gli assalitori si adunano in colonne e si preparano agli attacchi. Sei boschi i pattuglioni d'assalto si infiltrano e si serrano sotto. In compenso la nostra tenace resistenza permette alle spalle dei combattenti la prògressiva sistemazione del terreno, sì che l'offensiva deve urlare di giorno in giorno in ostacoli più. numerosi e più duri. Nel saliente nostro più. settentrionale appare chiara, dalle stesse fasi della lotta, una sistemazione a scompartimenti stagni, nei quali l'assalitore entra con difficoltà estrema e senza riuscire ad allargare il proprio successo iniziale. Lassù le manovre di avvolgimento non sono riuscite. E il nemico si trova in condizioni assai penose per quanto riguarda il presidio delle posizioni e ì rifornimenti. Tanto che lo urge la necessità di migliorare il proprio schieramento locale, indipendentemente dai prò positi del Comando di operazioni generali più vaste e di più ambiziosi successi. Tali proposili poi, — quali che siano, — debbono fare i conti con la nostra resistenza, e prima o poi anche col tempo. A ogni mo- do, dati i precedenti assai gravi, la batta-1 glia sulla cosidetta linea montana del Piave, si svolge da parte vostra con un andamento che può renderci orgogliosi. Le. truppe hanno dato quanto di meglio poteva loro essere chiesto. Che se, come crediamo, la battaglia non è finita, neanche le energie dei difensori sono esaunte. E se la lot'a permane piena di ansie, questa sia una ragione di più per non distogliere gli sguardi e gli animi da un fronte, a cui un nemico implacabile continuerà a chiedere quei successi che non spera più dal Paese. LUIGI AMBROSINI.