Dall'Isonzo al Tagliamento

Dall'Isonzo al Tagliamento La Marina a terra nei giorni della ritirata Dall'Isonzo al Tagliamento (Dal nostro inviato speciale) In un primo capitolo di queste sue note, il nostro inviato speciale al fronte della Marina a terra descriveva la ritirata dei marinai da Monfalcone: la lettera, che pubblicammo nei giorni scorsi, s'intitolava appunto « L'abbandono dì Monfalcone». Il racconto, oggi, continua con la descrizione1della ritirata dall'Isonzo, dall'lsonzato, da |Grado, fino al Tagliamento : fino a quei brevi giorni della resistenza di poche retro guardie su la linea del Tagliamento, donde poi, ripiegando ancora, venimmo a quella, così energicamente oggi difesa, del Piave. Su questa linea, il settore della Marina a terra costituisca, come già prima deliri ritiTata, l'estremo appoggio dell'ala destra dell'Esercito. VENEZIA, dicembre. II. E il cielo diluviava; e il mare si avventava in buitasca, sollevato da una formidabile sciroccata ; e correnti e gorghi e vortici infuriavano limacciosi c turbinosi nei fiumi e nei canali gonfi, nelle lagune somrnossc. E in tutta la regione del Basso Isonzo, svi fiume, su Vis ornato, per i canali traversi, per i canali che scendono nella, laguna di Grado e in quella di Marano, sotto la pioggia, ne'la belletta e nell'acqua, contro le correnti e tra ì gorghi, e poi ancora sul mare aperto, contro il. vento e tra le onde tempestose, urgeva l'opera, di salvataggio dei pontoni delle chiatte armate, di tutte le varie batterie galleggianti: da quelle dei minori calibri, chiamate comicamente con i nomi degli animali del pantano, gitasi personaggi di una nuova, ahi! non comica batracomiomachia, le Rane, i Rospi, i Topi, le Raganelle, le Talpe, a quelle dei calibri maggiori, chiamate con nomi d'orgoglio, Robusto, Valente, 0 con i nomi degli eroi santificati di una giornata sciagurata, Faà di Bruno, Cappellini, 0 con i nomi, che pafona essi stessi cruenti, delle vittorie di questi anni, Carso, Monfalcone, Cucco, Vòrtice... Urgeva l'opera aspra fatica-la perigliosa più che una battaglia : e la battaglia, intanto, tutt'intorno fulminava, tra l'artiglieria nemica, che tentava con il suo fuoco d'impedirci i lavori di sgombero del materiale, bellico, e preparava l'avanzata delle fanterie, e la nostra, che la controbatteva, e contrastava e conteneva- l'irruzione di qualche più ardito reparto d'assalto avversario. Chi saprà rievocare non tutti, ma, pur solo gli episodi più,'significativi di esasperala volontà di valore di- sacrificio dei marinai a terra, in. quei giorni angosciali della ritirata dall'Isonzo e dall'lsonzato?... Alcuni pontoni, nei canali, furono rimorchiati unicamente a forza d'uomo ; dagli argini i marinai, camminando, li traevano a braccia, con funi di rimorchio, contro corrente, per chilometri e chilometri. Ed erano fatiche, ed erano stenti e difficoltà inenarrabili, tra i. canneti folti come le macchie 4r.Ua giungla, nella intima molliccia, viscida, ove gli uomini a fiondavamo pio alle coscie, fino al ventre. Qualche pontone, con pezzi dì grosso calibro, incagliò su i bassifondi-, ogni sforzo di uomini pareva assolutamente insufficiente al disincaglio ; e si stava deliberandone la distruzione, in queste contingenze già preveduta e prescritta negli ordini; ma i marinai si buttarono in acqua, a lavorare sott'acqua per il ricupero, ed escogitarono i più geniali mezzi di manovra, e suscitarono nei propri muscoli potenza di macchine ; e. il pontone fu liberato e salvo. Altrove, altre batterie natanti, .caricate su galleggianti di troppo profondo pescaggio, non potevano più procedere per i canali interni; il dilemma si presentava inevitabile e preciso: o abbandonarle — e gli uomini dell'armamento avrebbero potuto scampare per via di terra — 0 rimorchiarle nel mare cperto, e tentarne il salvataggio sfldam-d^i in burrasca con- quei galleggianti massicci sopraccarichi (li peni enormi — e se l'impresa non riusciva, gii uomini sarebbero affondali senza soccorso insieme con i cannoni —: non fu chi esitò; ■fu tentata Vavventura dui mare aperto, del mare in furia. E anche queste batterie, così, furono salve. Altrove, gli armamenti di gualche cannone che, giudicato intrasportabile, doveva essere [aito scoppiare, anch'essi escogitarono manovre e utilizzo zioni impensate ; costruirono galleggianti, sopperirono con disperata forza di braccia ai mezzi che mancavano per scavalcare i pezzi, per imbarcarli sul galleggiante improvvisato ; e poi, con questo si avventurarono sul mare, su quel mare che in quei .giorni èra periglioso a tentarsi anche con le imbarcazioni fatte per la navigazione. lì altri cannoni, così, ancora furono salvi. Dovunque non volontà d'uomini, ma t'esaspera■ xion-: della volontà d-'gìi uomini poteva sostituire i mezzi soliti di manovre, e di trasporti, quell'esasperazione fu ottenuta e superata-, dovunque l'iniziativa personale e il più accanito e il più d.sperata sforzo di individui poti vano edere a un tentativo di salvataggio ili materiale da guerra, quel tentativo fu compiuto : e con late deciso animo fu compiuto, e con tale irresistibile energia, che quasi sempre riuscì allo scopo-, dovunqui- fu richiesto il sacrificio <!< un uomo, tutti gli astanti risposero 0 una voce-, « Presente.'». lo sono convinto di dichiarare la più semplice c la più certa verità affermando che i( meno aleute ri ■ ugli uomini della Marina a terra, ai giornidella ritirata colie e riesci ad esseri di Uni-to superiore ai campito suo da meritare riconosceir.t: e' ammirazione particolari: ciascuno avrebbe diritto ad essere singolarmente ri.Q.ordaio per ita suo episodio, che ciascuno ebbe, di tenacia di Ordimento di sacrificio. E tra gli innumerevoli, che non posso o non so rievocare, ecco questo, rappresentativo di tanti altri, degli artiglieri del Cane, fi Cane è un pezzo da m. c., ch'era postato all'ultima, estremità di punta Sdnbba, davanti, cioi-, olla foce dell'Isonzo, e proprio su la spiaggia del mare. Si giudicò impossibile rimuoverlo e trasportarlo ; e fu dato ordine agli artiglieri che lo facessero saltare: essi, quindi, si sarebbero dritirati a Grado. 1 pochi uomini dell' arma- \ dmento — una dozzina - si raccolsero in- j ctorno al loro cannone. Vecchio Cane! su laalinea dei medi calibri, l'estremo pezzo didestra, di tutto il fronte, di tutto il fronte dell'Adriatico allo Stelvio-. l'ultimo, ugual: 77?ente, 0 il primo! certo il più accosto al mare di tutte le artiglierie porgale dalla Marina a terra, in terra appena di tanto da essere fuori dal mare ; ma le onde, se si sollevavano alla e si frangevano veementi, giungevano ancora a spruzzarlo di spume, proprio come quando, tempo avanti, esso protendeva la tonda bocca e la volata da un portello di batteria della nave. ; e sua romba, quando sparava, era ancora quella lunga, ma senza, echi delle cannonale sul mare. E quanto aveva abbaiato, fiero Cane che non abbaiava senza mordere, laggiù, contro Duino, contro le prime quote combattute oltre la piana del Lisert, contro Vilcrmada!... Ora, bisogna ucciderlo... — Bisogna salvarlo! — giurò unanime l'armamento. E senz'aiuti, senza macchine, senza mezzi, senz'altro, niente che le proprie braccia, quegli uomini compirono ciò che era stato ragionevolmente giudicato ■impossibile: impossibile pur con qualche sussidio di. mezzi meccanici adatti. Cercarono, trovarono, chissà dove, chissà come, Un sandalo, un semplice sandalo, che paginata faceva acqua. Lo riattarono, e Io calafatarono, poi, scavalcarono il pezzo dall'affusto — dicci 0 dodici uomini, a forza di braccia, valendosi di qualche trave come leva e di qualche fune in tensione come sddcrmpircnwpgfffréno ; — poi lo fecero rotolare, "su. la riva A--> »- -—•< - »- -■ ....i I ti lo caricarono e lo ormeggiarono sul sandalo. Il sandalo, con quel carico spro-\porzionato, era affondato nell'acqua fino mezza spanna dal bordo ; ed essi, con gMCl-jl'imbarcazione c con quel carico, affronta-1rono il mare in furia. E contro tulio che era presumibile, riuscirono a giung in salvo, cannonet imbarcazione, ed stessi, tutti. Come a Manfalconc, come su Vlsonzo e.\ su. Vlsonzato, si lavorava a Grado, trava- gitati dal. maltempo c dal cajinoneggia-l mento nemico, a Grado sì era detcrminato,] come negli altri luoghi, fino dal primo mo-\ mento die era giunto l'ordine di ritirata, il materiale, che sì sarebbe potuto salvare] c quello che doveva essere distrutto. Mentre, j i cannoni destinali al sacrificio eru-llavan fuoco ininterrottamente e affannosamente contro le posizioni e. contro l'avanzata del nemico, procedeva ugualmente ininterrotta e. ugualmente affannosa l'opera di sgombro di tutte le. altre bocche da fuoco, di tutto j l'altro materiale. E qua affluivano uomini e materiali moltissimi■ da Monfalcone e noti ammettevano si parlasse che di fede e di speranza, pareva che la sventura, nella sua vastità e nella sua fulmineità, fosse quuiciic cosa di irresistibile, di fatale e che l'irruzione nemica non si sarebbe più potuta arrestare che da un nuovo esercito, parto-rito improvvisamente dalla, sanguinosa disperazione della Patria. 0, forse, quando l'ungaro c il germanico e. l'ottomano fossero giunti od abbeverarsi a!. Po, si sarebbe rinnovato il miracolo vaticinato nell'inno garibaldino, e si sarebbero scoperte le tombe, c si sarebbero levati i morti... Ma chi di noi avrebbe accettato dì vivere fino a quel giornea... Ma contro lutto, tutto che fosso avverso, contro la disperazione e contro la morte, a Grado si lavorava infaticabilmente per sai-I -•are fino all'ultimo il-salvabile-. incròllabil-1iuita la linea del lìaiw Isonzo- auap tutto ^' ^vi^ tr/^ Va • T,r . ■ e*.' cheta sta,o la salvato si riversava « | brado, e doveva essere limandolo per via di mare a Venezia, o, per i canali, interni, su la nuova linea di resistenza. La nuova lìnea di resistenza sarebbe stabilita, crentualmente, al Tagliamento, al Licenza, aiPiave... Più, in là ancora?... Chissà?!.., 0 più in là ancora... in quei terribili giorni pareva veramente, anche ai meno pessimisti tra noi, anche a quelli che per rianimare e per rianimarsi non parlavano e;...ente si lavorava. Scarseggiavano i mezzi]di ti-asporto; c ogni galleggiante, sul morfeini i canali fu utilizzalo, iu si ruttato a-^sai oltre la sua portata normale, n malgrado \ehe il mare fosse in. burrasca, ti malgrado ' che i canali fossero in piena, con un'imprudenza che solo le circostanze più eccezionali — quelle, cioè, che incombevano — potevano giustificare. Imbarcazioni d'ogni sorta .partivano sovraccariche così che l'acqua ne lambiva il borilo; rimorchiatori ctmotoscafi, lande c pontoni, pente e zattere, '■e burchi e burchielli, caorline •• chiatte, e bettoline e sandali, e topi... Taluna imbarcazi'ùue, più rapida, anche tornava-, per sovraccaricarsi nuovamente per sfidare nuovamente tutti i. pericoli del viaggio. E tulle erano affida'e. all'ardiménto c alla perizia degli uomini che le conducevano non. ?ncno che alla loro buona snrlc o alVassi: ienza. dei Santi : il naufragio sì prospettava a rolla a rolla come l'eventualità Più probabile. Su! mare tempestoso, vigila-!l'ino squadriglie di siluranti, accorse da Venezia: gli equipaggi, senza cibo, e/uasi, « senza sonno, vigilavano In notte e il]ti ioni 11 A terra ,- per hi laguna, il bombarda-}mento e il vento e ht pieno are, uno roti.: 1ti guaste tulle le linee telegrafiche e tele-1]foniche. La centrale telefonica, nell'abitato|' ; di Grado, era allagata da un metro d'acqua. E tutta la zona era rimasta senza comunicazioni, isolata essa stessa dall'esterni,, isolati ti a loro : suoi 'cori centri, i suoi organismi interni. Accadde, che le. batterie 'testinole a contenere, a rallentare l'avanzata nemica, furono ridnUe, poi ch'erano venuti irrimediabilmente, a mancare i mezzi primi ver qualunque trasmissione, rn ordini, di determinazione dì bersagli, ili doli di Uro. furono ridotte a sparare per iniziativa propria, ciascuna su la base di proprie osservazioni E ciascuna, perseverò nell'azione fino n che. f,i utile il pfrvrr. ran-. Desolanti condizioni, spaventose con, dizioni in cui ogni uomo meno che ener gico, meno che tetragono a ogni colpo di sventura, si sarebbe sentito di tanto ^inferiore all'immensità del disastro, che'^si espandeva, d'ora in ora, e cresceva, da non desiderare altro più che di abbandonarsi esso stesso al disastro, e di esserne iruvuliu e sommerso. Eppure, fu gente — nell'animo] del marinaio, evidentemente, come in quello \ dell'alpigiano, e maturala l'esperienza del j ciclone - fu gente che superò V angoscia e:a'accasdam.enlo. E, anche a Grado, tutto il salvabile fu salvato-, delle artiglicite come, del materiale, elettrico, della stazione d'idrovolanti dell'isola di Gorgo, di cui non andò perduto nemmeno un apparecchio, il resto, tutto ciò ch'era impossibilevere o irasnarinrr fi, ravinntn dn , il..Ln . 1 • ?°'".w!0, "diincendiato. In auci aiorni era un come delle riserve di munizioni e di viveri Tutto rimuovere molito. incendiato. In quei giorni era unIrampare e un fumare di colossali, incendiaper tutta la regione che la Terza. Armata iibban.donava, da Gorizia al mare E tra II rombo delle, cannonate che scandivano cupo il rilnut all'infrenabile avan-ata del nemim nllL „ -.2 Vt %ìIh« ? i wmico, a ora a ora si distinguevano mul- prolungate, forti l'esplosioni delle\polveriere ch'erano fatte saltare. Una notte giunse a Grado l'ultimo sca¬ glione di marina l c/m ?i ritiravano da Mori. falcone, con il loro comandante-, tutta la linea dell'Isonzo era .sgombrata, e vuota, fino dal giorno avanti. Quella mattina il Tempo mostrò, finalmente, di volersi rimet tere al bello-, il cielo schiariva, il vento]cadeva, il mare st andava calmando \l.\cannoneggiamento, con cui il nemico pre-\,-,>.•>-,.,.„ /„ -„„,. uhi ... i -. ■ • - lorreva la marcia nelle sue fainenc jgiunse per Grado il bombardamento degli ^nerei. Tutta la giornata, mentre procede-\vano gli estremi febbrili lavori di sgombro, 'e .si caricavano ancora e salpavano con-\vogW d'imbarcazioni, e si avviavano sca- nUar,; /j; iv„-n^n ji~„t>; „ t „ii,„„. „ „ n„_ 7liom di Uuppa diretti a hatisana e a Por-^AtOgruaro, squadriglie di velivoli austriaci I attaccarono e percossero i partenti con \['omf"' e con fuoco di mitragliatrici. /« j^' 1' \ fc Porle orientali cVlia'iia erano al Ta giumento. MARIO BASSI. l

Persone citate: Cane, Cappellini, Cucco, Duino, Gorgo, Mori