Avventure e imbrogli

Avventure e imbrogli Avventure e imbrogli che condussero Bolo pascià in carcere (Servizio speciale della Stampa) à a o è o e e . e l l e i . o a i a ai i el ri a e e ci- mrao ie Parigi, 30, sera. Con l'arresto di Bolo- pascià lo scandalo di cui egli appariva uno degli attori principali, assume proporzioni formidabili. Tutto il meccanismo della corruzione tedesca in Francia scatta fuori. Ricordiamo: In principio di quest'anno l'attenzione dei funzionari addetti al controspionaggio venne attirata da viaggi frequenti che Bolo effettuava in Isvizzera, in Itala, in Spagna. Literiormentc si scopri che Bolo aveva impiegati in imprese diverse parecchi milióni. Le sue prodigalità apparivano strane pel fatto che la situazione della fortuna di Bolo al momento della dichiarazione di uerra rappresentava un reddito di soli settantamila franchi. I sospetti sull'origine delle somme così liberalmente distribuite si aggravarono. Una istruitoria per intelligenza col nemico venne contro di lui avviata. Tenace nel difendersi, Bolo dichiarava in sostanza che prima della guerra aveva collocati capitali in America. I collocamenti fruttuosi gli avevano permesso di guadagnare parecchi milioni depositati presso banche, americane. Giurava di mai avere riscosso, come lo accusavano, somme in Italia od in Svizzera. Commissioni rogatorie vennero mandate in Italia, in Isvizzera, agli Stati Uniti. Quelle inviate in Italia riuscirono tutte negative. Restava al magistrato la speranza di trarre dagli Stati Uniti qualche luce. Ieri mattina gli sforzi fatti furono coronati. L'ambasciatore di Francia trasmetteva al Qual d'Orsay un cablogramma il .quale in sostanza diceva: Dall'inchiesta fatta dalla polizia americana nelle banche di New York e di altre città degli Stati 'Uniti, risulta che oltre dieci milioni furono versati nel 1910 al nome di Paolo Bolo, dimorante a Parigi, dalla « Deutsche Bank » di Berlino. Gran parte delle somme furono rimosse a Bolo con giri della Banca francese. ■Seguono i; documenti dimostrativi n. Il denaro destinato a Bolo era passato per nove Banche prima di giungere in Francia. All'origine, assicura il « Petit Parisien », vi era non già l'ex-kedivè Abbas Hilmi, come si ' era creduto -al primo momento, nia la sola « Deutsche Bank ». Sullo scopo per il quala la Gei-mania in piena guerra, nell'anno dil grazia 1010, dava denari a Bolo non era più permesso equivocare. La. polizia america.ria ha nello sue mani la lista completa dei beneficiari, diretti degli chèques pagati in Francia. N'orni di agenti! segreti (Iella, Germania sono tra essi. Una lettera di Bolo a Painlevè L'arresto di Bolo, quindi, si imponeva. Il suo avvocato, 'Bonzon, si era presentato ieri mattina al Gabinetto del presidente del 'Consiglio, Painlevè, per rimettergli questa lettiera: « 'Signor ministro, vi domando che la si finifc'J*' 'Da otto mesi 'sono torturato; da otto mesi nulla si è scoperto di reprensibile contro di me. Al contrario ho anche accettato tutte le investigazioni sulla mia fortuna sino dagli anni più remoti. Ho facilitato l'opera della giustizia. Le mie iforze sono all'estremo. Datemi o la. libertà o dei giudici innanzi ai quali io possa spiegarmi pubblicamente: ma fate presto. — Bolo ». L'avvocato non venne ricevuto e poco dopo un coraimissarto militare, accompagnato 'da ispettori di pubblica, sicurezza" era spedito al Grand Hotel. Colà si ero •recato anello un medico disila, polizia fon to. mlssionékli esaminare se lo stato di Bolo, infermo di una uremia, che gli ha prodotto un vero avvelenamento del sangue, ribelle a. tutti •i. rimedi, 'permettesse la sua traduzione in carcere. 11 medico opinò •negativamente; ma due altri medici mandati a. veri-ltcare il giudizio stimarono che nessun 'pericolo vi fosse nel trasportare l'accusato. Il mandato di cattura, venne cosi reso esecutorio. Sulla porta della camera di Bolo l'avvocato Bonzon impediva di accostare il cliente e protestava rumorosamente. Poco prima Bolo aveva ricevuto la visita di suo fratello monsignore, in dissidio da lunghi anni con lui e la -moglie, venuta, da Biarritz. Il prelato aveva visto il capitano istruttore e gli aveva detto: « Ignoro se mio fratello sia ■ .le. pi,, e gli uomini lo giudicheranno ». Ma egli stesso aveva poi recato al fratello la notizia della scoperta fatta in America. Bolo, •he aveva tenuto testa sin allora alla tempesta, mutò subito. Pallido, silenzioso, sembrava non ascoltare nemmeno più le parole che gli agenti ed i medici gli rivolgevano. Sotto i suoi guanciali aveva una rivoltella. L'ispettore se ne impadronì. Giù nella via la folla schiamazzava. Avvolto in coperte, disteso nella, barella, venne disceso con l'ascensore. La folla che aveva invaso il cortile dell'albergo, al vederlo cominciò ad urlare: « Morte! Morte! Alla Senna il traditore! » Gli agenti riuscirono ad aprirsi un varco. Una vettura di ambulanza lo trasportò alla prigione della « Sante », donde più tardi Bolo venne trasferito all'infermeria penitenziaria di Fresnes, la stessa ove Almereyda mori. Il Petit Parisien narra che Bolo trovò ancora la forza di protestare : •< Sono .innocente! E' falso! Mai ebbi denaro da Berlino. 'Domando grazia per due giorni di tempo per rimettermi I dalla crisi grave da cui sono colpito... Gli ' agenti potevano restare a sorvegliarmi. Ora non rispondo più della mia vita ed in conse guenza si rischia di impedire la manifestazione di quello che si cerca della verità!... ». Come Bolo conobbe il Kedivè d'Egitto Il Malia narra la storia dei rapporti di Bolo pascià con l'ex-lvedivé d'iSgitto. Nell'aprile 131-i Bolo era, malgrado la dote vistosa di sua ino glie, un semplice spiantato, per affari andatigli male. Nel corso di un viaggio che il ministro della Lista, Civile del Kedivé. .lussuf Sadik pascià, faceva dall'Egitto in Francia, incontrò l'attrice del teatro dell'» Opera » Maria Laffargue, a cui, conversando, Sadik espose, il desiderio di trovare a Parigi un finanziere che lo assistesse nella elaborazione di certe sue combinazioni. La Laffargue gli presentò Bolo. Malgrado le informazioni poco favorevoli rac colte, Bolo divenne intimo di Sadik. Lo abbagliò, gli fece credere che poteva esercitare una grande influenza in Inghilterra per trasformare completamente il Corpo diplomatico al Cairo. Gli presentò alti personaggi ed ot tenne per il primo presidente Monier una de corazione egiziana. Sadik fu lo strumento adatto- a cattivargli il Kedivé, la cui fiducia raggiunse un tale grado che,, partendo per Co starltinopoli, affidò a Bolo persino il cifrario che serviva alla corrispondenza della Corte egiziana. Quantunque la pace regnasse ancora in Europa, il Kedivé aveva oscuri timori; prevedeva una guerra turca, prevedeva ostilità inglesi per lui, e pensava a proteggere i suoi milioni contro una confisca 0 un sequestro possibile. Nella sua sostanza figurava unii larga partecipazione all'impresa del Canale di Suez. Bolo gli propose di tradurla in moneta sonante ed introdusse nei negoziati Monier, allora soltanto presidente del Tribunale civile di Parigi. Una mediazione importante doveva essere pagata ti Bolo e ad altre persone gravitanti intorno a lui. La guerra scoppiò senza interrompere il corso dogli affari. Bolo aveva per curate la faccenda un emissarip, il Cavallini. Bolo non potè più, a causa della guerra, recarsi in Turchia per incontrare il Kedivé. Vi andò il Cavallini, recando due lettere: una dol Kedivè, il quale si riconosceva debitore di SO milioni verso Bolo; un'altra di Bolo, che si impegnava a restituire questa somma, al legittimo proprietario. Sadik trovò la seconda lettera, quantunque redatta dal magistrato Monier, non abbastanza precisa. Le cose restarono a quésto punto Nel dicembre 1915, Bolo, tornato a Biarritz, vi ricevette personaggi del Vaticano e un fratello del Papa, che portava,, assicurò Bolo, un autografo del Pontefice. I giornanti locali, invitati alla villa, rr.tijtin in¬ tebSeg! Il i K1Ìalndcoè e innspmprsspBBusrrliàBpsl'dealamsdvaaelrtdgbmcpdddmDcsfrtdfNsmumfl ' a a a . o l i o o o a . i a e , o to. n i n a e a i hi . e a . a o, ea li oi e za, e o nd o e a ea E' o mi li a e ne o 1-i o li ro arò f il he ue o. c bre aco ot e to a o io te ra età oi ro ardi ta r, le va viza e a er eale so a roa, er, a ar e rò nain¬ tervistare il fratello di Benedetto XV e pub' blicare la sua intenzione di fondare a San Sebastiano una grande Banca cattolica. L'Inghilterra intanto deponeva il Kedivè. Mentre! ! Il suo braccio destro. Sadik, è a Roma, il i Kedivè giunge a Vienna, munito soltanto di 1Ì5-000 franchi e di alcuni contratti- Scende all'Hotel Imperiale, ove sarà costretto a menare una vita di angustie. Allora Bolo pensa di servirsi di lui per entrare in relazioni con la Germania. Pel tramite del Cavallini, è preparato un convegno a Roma tra Bolo e Sadik. Al primo giorno di febbraio Sadik incontra aWIlótel E.xcelsior Bolo, con il finanziere egiziano 'Mohammed Yeghen. Bolo spiega a Sadik che la guerra è durata troppo. Solo l'exHKedivò può servire di intermediario tra la Francia e la Germania per preparare la pace. Ma per giungere a tale risultato occorre, molto denaro. Fa valere le sue relazioni altissime in Francia, capaci di: sostenere imprese pacifiste d'ogni genere. 11 progetto del marchese Della Chiesa, di una Banca cattolica in Ispagna, era naufragato. Bolo propone a Sadik di fondare in Isvizzera. una grande Banca cattolica, i cui fondi, distribuiti sotto il pretesto della, propaganda religiosa, dovevano servire ad accomanditare parecchi giornali francesi. Chiese 50 milioni- Il seguito della storia a domani. La posizione del Presidente Monier Intanto il caso del primo presidente Monier à aggravato evidentemenite dall'arresto dì Bolo e dalle scoperte americane, ma sembra però che il principale documento scoperto a suo carico sia quello a cui accenna il Matin-, l'originale definitivo di un contratto filmato . dal direttore del Journal, senatore Humbert, e che attribuiva, al primo presidente, quandP avesse voluto abbandonare la magistratura, la funzione di presidente del Consiglio di amministrazione del Journal. Il documento fu sequestrato al domicilio di Bolo e 'Monier dichiarò che il guardasigilli del tempo, Viviiiint, ne conosceva l'esistenza e aggiunse: a Quando Bolo pascià firmò il contratto di accomandita con l'Humbert, venne a vedermi e mi lesse il contratto. Il documento mi parve leonino per Bolo. Questi alle mie osservazioni rispose: « Ho cercato nell'affare non già l'interesse personale ma un collocamento sicuro dei miei capitali. Non ho però dimenticato . gli amici ed ho chiesto ad Humbert, in cambio del mio contributo di cinque milioni e mezzo, di pensare a quelli che amo- ed in conseguenza a voi ». E spiegò la faccenda presentandomi la lettera, impegnativa flrmaita . dall'Humbert ». Monier restituì tutto a Bolo, dichiarando di non essere stato consultato e di non interessarsi alla faccenda in nessun modo. Bolo mise il documento tra le sue carte. D. R. Dichiarazioni del sen. Annaratone sai suoi rapporti con Bolo Roma, 50, notte. Negli scorsi giorni a proposito della faccenda di Bolo pascià è stato fatto con insL stemza il nome del senatore Annaratone, ex prefetto di Roma. Il « Giornale d'Italia » ha interrogato il senatore Annaratone, il quale ha fafe to.le seguenti notevoli dichiarazioni: «Circa due anni fa — ha detto l'on. Annaratoue — fui richiesto pai- telefono di un favore dall'aw. Nuccio, che avevo conosciuto tempo addietro. « Ho qui nel mio studio, mi disse, iil rappresentante dalla casa Perier, che da più di un mese ha. fatto al nostro Governo un'offerta per un grosso acquisto di buoi. Si tratta di trentamila, buoi americani, che potrebbero essere fomiti all'Italia a, buone condizioni. Il rappresentante delia casa Perier è a Roma per sollecitare una risposta che stenta ad arrivale. Potrebbe aiutarmi, senatore, ad ottenere che almeno si risponda se l'offerta è accettabile 0 meno? ». Risposi dando all'avvocato .Nuccio un ippnntaimento in casa mia. Egli venne -in compagnia del rappresentante suddetto e fu cosi che mi toccò fare la conoscenza di Bolo pascià. Devo aggiungere che quest'ultimo allora mi fece buona impressione. -Mi parlò delle cose di Francia con parole ispirate al più caldo patriottismo. Ricordo che, in quella conversazione, egli ebbe a descrivermi in modo commovente tutte le infamie commesse dai tedeschi nel Belgio ed in Francia, narrandomi alcuni episodi strazianti che destarono in tutti noi uno sdegno profondo. Certo allora non avrel -neanche lontanamente potuto immaginare che quest'uomo si sarebbe poi trovato coinvolto in un simile scandalo. In quell'incontro. Bolo mi disse di essere venuto a Roma anche per offipire al nostro Governo, sempre per incarico della ditta Perier, l'acquisto- di. cinquecento milioni di buoni italiani del Tesoro e mi chiese se avevo modo di metterlo perciò in relazione col relativo ministero. In quell'e-' poca mi parve che l'offerta fosse molto utile al nostro paese e perciò non esitai ad accettare •Vincarico di presentarlo al direttore generale del tesoro. Per l'affare dei- buoi mi recai al ministero della Guerra, dove parlai con un colonnello del commissariato. Col generale Tettoni non parlai affatto. Al colonnello chiesi semplicemente se gli era pervenuta l'offerta accennatami daE'aw. Nuccio ed egli mi rispose affermativamente, osservando che però i buoi, americani avevano alcuni difetti particolari e che questi difetti creavano delle difficoltà ad accettare la proposta di acquisto. Replicai osservando che, ad ogni modo, era, doveroso rispondere all'agente che aveva fatto quell'offerta, visto che la casa Perire aveva mandato a Roma un proprio rappresentante. Dell'affare non mi oocupai più e non misi più piede al commissariato del ministero della Guerra. L'è. sito di questa mia conversazione riferii- all'avvocato Nuccio. « Q uesta è la storia del mio incontro con Bolo pascià. Dopo d'allora non lo vidi più e non seppi più nulla di lui. Ho la coscienzad'a.vere fatto il mio dovere di cittadino, comportandomi così in questi due affari proposti al nostro Governo e che dovevano sembrarmi utilissimi., in quel momento, al nostro paese. Confesso che se oggi mi si -presentasse l'occasione, non saprei agire diversamente, lo sono un vecchio garibaldino. Ho 3a coscienza di avere reso alla mia patria tutti i servigi elie le mie forze mi consentivano di renderle. Sono stato per 23 anni prefetto del Regno e della, mia .devozione alla patria credo di avere dato an."lie durante questa, mia attività prove sufficienti.»M1 sì accusa di essere giolittiann. Nella mia. lunga carriera io sono stato crispino, zanardelliano e giolitfc:ano, ma sopratutto, sono stato sempre devoto al mio Re. Per darvi un saggio dei miei sentimenti prete, sancente tedescofili, dirò che al principio dolila guerra sono stato io ad intromettermi pei itro-m-uovere l'avvicinamento del Re a Peppino Garibaldi, che alcuni avrebbero preferito di fare un esponente delle idee repubblicane Sono certamente un amico devoto dell'on. Ginlitti. ma ciò non signilca che si debbano approvare tutti i suoi attegeriamenti di fronte alla guerra ed assumerne la solidarietà, e la mia opera durante la guerra — concluse il se. natore Annaratone — non è stata e non- è certa mente quella di- un neutralista». I Veneziani e i danni di gnerra Venezia, U0. mattino. Nella sala del Consiglio provinciale si tenne ieri -un'importante riunione, indetta dal sindaco, dal presidente della Deputazione provinciale, dal presidente della Camera di Commercio, per trattare la questione • del risarcimento dei danni di guerra. Dopo lunga ed elevata discussione venne approvato il seguente ordine del giorno: « I cittadini di Venezia .oggi riuniti in assemblea assieme ai rappresentanti politici, amministrativi e commerciali, associandosi ai principi unanimemente approvati nei convegni di Roma del 21 gennaio, e di Vicenza dell'I! aprile 1917 riaffermando, anche in omaggio alla resistenza' civile della Nazione, l'urgente necessità di provvedimenti legislativi pel risarcimento del danni materiali e diretti alle persone ed alle cose cne diana 4«aa*fiuenz.a. della guerra,