La tesi d'Italia

La tesi d'Italia La tesi d'Italia Di fronte alla campagna guerresca, che infieriva, in numerosi giornali italiani, ai continui eccitamenti che da essi venivano al Governo per indurlo ad uscire dalla neutralità, ed a scendere in campo in favore d'una delle due coalizioni contendenti, abbiamo, giorni sono, creduto dover nostro di giornalisti e di italiani levare un gridìi d'allarme. Credevamo di aver dimostrato con qualche ragionamento, molto semplice, ma. non senza peso, che l'atteggiamento di molta, parte della stampa italiana, non. era precisamente il più cauto, il più ponderato ed il più abile ehe si potesse desiderare in queste smurine «mtingenze. Ci era. parso non inutile avvertire che dopo avere svalutalo la, nostra, neutralità andavamo incontro al pericolo di svalutare l'ultima carta che in questo formidabile giuoco ci restasse nelle mani : la guerra. Contro quelle intemperanze, contro quelle imprudenze, contro quelle inabilità, contarvi quei pericoli avevamo indicato quello ohe a parer nostro era l'unico mezzo di salute e l'unica guida: un punto di vieta non influenzato da simpatie per nazioni straniere, per le loro forme di reggimento interno, da tendenze e da ideologie di par tìto o di dottrina, un pumto di vista asso latamente positivo, schiettamente ed escluisivamente italiano, punto di vista che ci sembrava alquanto ottenebrato nei ragionamenti e negli eccitamenti di molta pai-te della stampa italiana. TI nostro mònito non è. giunto gradito a quella parte del giornalismo italiano che èra, a parer nostro, incorsa nell'errore. Era .turale. Poiché invocavamo un. punto di puramente italiano e non «nftnrr»<■,«■■*■) /tendenze ed a. dottrine che con gli iuteì dell'Italia nella, sua azione oltre i conni non hanno nulla a che fare, il nostr-o dolo è stato dichiarato senz'altro « reaionario ». Poiché dicevamo che essendo oùiro l'esito della terribile contesa che in/ngnina mezza Europa era prudente non ne ola re la nostra azione futura con dediimmature a destra, o a sinistra, la noprosa è stata senz'altro definita « triplicista ». Non rileviamo queste accuse se •non. per mostrare che esse danno un nuovo nto alla nostra tosi: ragionando in modo una, parte della stampa italiana viene precisamente n confermare quanto avevamo asserito: che, cioè, la causa che la induce ad invocare ogni giorno la guerra non e più la sollecitudine dei veri interessi della nazione, ma la simpatia per altre nasiere! o le tendenze ideologiche de! partito. Poiché la Francia è (fino ad oggiì retta ila rai regime repubblicano e massonico, j giornali repubblicaneggianti e massonici impongono che l'Italia scenda in suo aiuto. E' ulna nobile solidarietà di principii; ma. è una solidarietà che coi veri interessi dell'Italia nel momento presente non ha. proprio che vedere, come non ha che vedere con gli interessi italiani la tenerezza con cui i nostri giornali cattolici difendono la causa della Germania e dell'Austria, nel fatto clie Germania od Austria sono (fino ad oggi) conservatrici e antimassoniche. Noi ammettiamo perfettamente che i repubblicani, i demoeratici^ed i massoni itaHami abbiano mi programma di politica interna rispondente alle loro idee od alle loro ideologie: ma neghiamo che sia legittimi» e benefico estendere queste tendenze e questo programma alla politica estera dell'Italia ed all'azione dell'Italia nel presente conflitto. Dinanzi ai supremi interessi dell'Italia nella lotta odierna a noi poco importa che la Francia aia retta da un regime radico-massouico, l'Inghilterra da una monarchia liberale, la Germania e l'Austria da una costituzione conservatrice e la Russia da un semiasse lutiamo. Non è su questi criteri che le mi rioni possono fondare la loro politica este- va. La Francia repubblicana e democratica non è caduta in questo errore, e con un (rat.t" di genio si è alleata tanti anni sono con la Russia assolutista: quell'alleanza, contro lii quale i socialisti francesi levarono cosi alte grida, si è rivelata oggi quello che erarealmente: una risoluzione non solo legit-tin.a, non solo benefica, ma necessaria allastessa esistenza della Francia. Meditino que- sto esempio i repubblicani, i massoni: chissà che venendo da una parte a loro singolarmente cara non possa chiarir ai loro oc- chi questa semplice verità: che la politica estera di una nazione si deve fare con la visione positiva degli interessi nazionali c non in base a simpatie sentimentali; a dot- tiinarismi ed a tendenze di partilo o di setta. Questo in Quanto ai caratiate « i-«ti-iioua< rio»; in quanto a quello «triplicista» l'accusa è anche più amena. Era tanto triplicata che in esso dicevamo che l'Italia, doveva fissare con la maggior chiarezza o con Io niiiteiuati t precisione j! suo scopo, e so quello scopo ora Tronto e Trieste, ar¬ daci ad una parte pinti ma non avendo la profonda v ci dei nostri critici, siamo lun i'ip. la certezza. E non avendo questa cor te/za, coninuiamo a credere cho l'indivi ir tu profeti- . , ,„ Ci dallave.r-, iduare ogni giorno la nostra azione sia un>comprometterla ed uno svalutarla: cri un eomproroetterla ed uno svalutarla nel più ingenuo, incauto ed inabile dei modi. E che l'acermazione dello scopo no,! implichi ne- cessai'ianiente la definizione del messa per ottenerlo, ci è confermato da un non volga- re esempio storico, da. un esempio tratto dalla stessa storia, del nostro risorgimento. Qnando il Parlamento subalpino affermar va solennemente la. volontà dell'Italia di fare di Roma la sua capitale, affermava u- no scupo, un supremo scopo, ma taceva dei mezzo; ne taceva perche nessuno polc- va dire allora per quali vie l'Italia sarebbe giunta a conseguirlo. iL'Italia attese, e quando i tempi si dimo- igirarono maturi conquistò la sua capitale fermarlo ampiamente. Ma, fissato ed aflor-'maio lo scopo, era ingenuo e pericoloso de-iterminarne prematuramente, incautamen-'te il mezzo: la guerra a liane, della Tripli- co Intesa- I nostri contraddittori, affermano he fissato e dichiaralo lo scopo, il mezzo ni implicitamente delti ilio. K* un'illazione tcineraria. Noi possiamo ammettere clic la. realizzazione- delle nostre aspirazioni possa, avvenire più probabilmente appoggiali- . ,., ., lo che ali altra, certo porche la nostra visione »tbbì:i questa » 1 chiama:», perchè la. nostra azimie ubbia questa prudenza, occorre cho i austri occhi siano sgombri dagli occhiali del dottrina,.isni0 Hl, ,„ nortra mcnte non sia „ne. u(.brftiit dn preconcetti, che il nostro seofi m,,n1o Kappta rm,are j mo\ impulsi «.c'ori ,,.„.;; „W1 |.IM.ial. sfogo ,.|„. a ^lcHo principale: il bene della, nostra patria, Xon aappiamo r(ueil0 che ej riserva il Mmo. qu^to solo 5appiarno fermamente: cnr nta|la r„„.r.-, mano H„H 8pada non miaild(1 ,.;n 5avà voJuto 0 deciso nelle scio poraUssiIW ,oggIo massoniche, ma quando i sutìi supremi interessi lo richiederanno. Ed è per questo clic ciaravamo permessi di dire clie l'Italia dovrebbe essere a tutti gli Ita Unni più cava dell'idea repubblicana, del l'idea massonica, dell'idea radicale, dett'idea rriussoliniiana, dell'idea religiosa: do- vrebbe esserlo sempre: ma oggi sarebbe necessario cho lo fosse più che mai. slorica. Ci paro che la situazione, pdieri a I dell'Italia non sia senza qualche ausi Logia con (lucila d'allora. Chi può asserire ".>u j sicura coscienza clic l'ora dell'interventoj sia fcoccnta? Chi può prevedere quale - irà j lo sviluppo di questa colossale tragedia?| Chi può essere cerio (in d'ora che la no-;stra azione non deliba tener conto di olementi ancora oscuri od ignoti? Chi si pon-j Sa diL questo punto di vista esclusivamente Italiano non può non sentire tutta la gra-j vi,«- u,Hri 1» complessila del problemi; non' 'ammettere che l'ullinwi carta dell'Ita ~1"P'H '' matura, non .può non desiderar " sei baia intatta pel momento decisivo. Ala li», sia gettata a cuor leggero sul giuoco, non piiii consigliare clic la l'orza, nazionale; sia in un'azione probabilmente Ini- •he sia tmrcs