Della politica in arte

Della politica in arte Della politica in arte — Quando penso signora intellettuale disse dolcemente la che fra le t tinte dis¬ grazie di questa guerra, per poco non ci mancava quest'anno il nostro Wagner! Mi dicono che in alcuno città italiane ci fu un tentativo di protesta contro la rappresentazione di opere wagneriane- Si può essere più scemi? Che c'entra, l'arte con la poli- Dpzrgrsmtica? E'che cosa ne può il povero Wagner ese i suoi connazionali hanno scatenato quo sto orribile macello? Che ne dice, lei, musieofilo'? L'interrogato, seduto nell'angolo del salotto, nella penombra de) paralume, depose con cura sul tavolino Pi scarabeo egizio che osservava per la centesima volta, e rispose con dolcezza: — Penso che questa agitazione, se ci fu, non possa in verità esser considerata, come un episodio della. icrr3bilc guerra che divide l'Europa: non fu, se mal che un episodio di un'altra guerra, molto più antica, ifucila che esiste da. che. mondo è mondo, fra il genio e coloro che non lo amano. Il genio ha. infiniti nemici: non lo sappiamo perchè in tempi normali sono obbligati, a. mordere il freno in silenzio, a mostrarsi anzii pieni di ammirazione per il signore. Perchè se il semplice ingegno è un agevole ed utile amico, il genio è un du.ro padrone: è insolente, prepotente, tirannico, schiacciante, scoraggiante, sterilizzante. Si capisce che non possa essere amato, sopratutto dai suoi.colleghi in arte. Mi ricordo d'aver udito uria, volta da un colto letterato italiano questa esclamazione rivelatrice: «il genio, io " lo. detesto ». Ne fui colpito come dai uno luce improvvisa. Credetemi: il genio è incomodo: c'è sempre chi ha con "lui qua.lche vecchia ruggine personale. Pensate che bazza, poterlo condannare all'osili'acismo in nome di un solenne principio di integrità etnica. ! Il giovinetto nazionalista che sedeva a fianco della signora, si torse sul divano con qualche disagio: poi compose la bocca ad un sorriso deferente. — Siamo d'accordo — disse. — Sarebbe ridicolo in tempi normali fare del nazionalismo in arte, o per lo meno abbandonarsi agli] errori di un ostracismo intra usi geni e; ma. quando l'equilibrio mondia.le è rotto, come in questi giorni, quanto tutte lo nazioni sono in lotta, quando il cunflitto politico diventa guerra etnica, mi pare abbastanza legittimo che ogni razza stringa a Be quel patrimonio intelletUiale che è testimonianza del suo genio e'dello sue idealità storiche, e si allontani da quello che incarna un genio ed idealità straniere. Perciò, Oo confesso, giudico con qualche, indulgenza, anche questo tentativo di intransigenza artistica: è uno deì tanti indici confortanti del rinvigorimento dello spirilo nazionale nel popolo italiano. L'uomo in penombra riprese fra le dita ]o scarabeo, e continuò nella, snia contemplazione: — E' strano — disse, — credo di •esser un buon italiano. Ebbene, vi assicuro che non mi è passato pel capo di mancare ai miei' doveri di buon cittadino continuando a leggere con ammirazione Flaubert ed ascoltando con piacere Debussy anche nei giorni del «Manonba» e del uCarthage»; come non ho smesso di deliziarmi di Aristofane quando la Grecia, ci ha. rioccupato l'Epiro. Farò una confessioni' opposta e più prive. L'indilla, distruzione del Belgio ron è riuscita a persuadermi' che il valore filosofico di »La Sagesso'et la destine*» non sia. molto tenue, nò fi rendermi meno noiosa la lirica del. Vèriiaieren. Non so quindi perché dovrei diminuire Io. mia nanmirazionc e precludermi il godimento della nnisiia wagneriana perchè respingo ogni solidarietà, ideale con la. odiierna aggressione tedesca. Sarchi*- come se mi inibissi la lettura di Shakespeare, il giorno in cui la Inghilterra bombardasse le nostre coste. — aia., i Tedéschi l'hanno fatto — esclamò vittoriosamente ii giovanotto nazionalista. -■ T Tedeschi si sono chiesti se potevano ancora legjttattamente rappresentare Shakespeare, essendo in guerra con l'Inghilterra. Ed hanno concluso che era tedesco: Re non. l'avrebbero boicottato. — Lo so — rispose l'uomo dello scarabeo, — io so perfettamente; ma non credo che abbiano con ciò dato la prova più luminosa di quella « superiorità di coltura » in base alla quaìe vorrebbero assoggettare il mondo. Perciò arno credette che l'equilibrata intelligènza latina possa dar loro una piccola lezione di serenità superiore. — Ma. il caso è diverso — ©obiettò con foga il giovane- contraddittore. — Shakespeare è un uomo lontano da noi: un uomo di altri tempi: non ve in lui ombra, di nazionalismo britannico: Wagner no; Wagner è vicino: Wagner ha. assistito od ha. inneggiato alle vittorie del settanta.; ha. scritto un «pamphlet » poco spiritoso contro Parigi assediata ; dalla soglia di Bayrenth non ha detto: «Ora. avete un'arte tedesca; sappiatela conservare»? E1 un genio, ma. è un genio che incarna il nazionalismo germanico. E' la sua forza: ma. non lo si può negare. L'uomo in penombra, ascoltò in silenzio. — Lo credete proprio? — disse. — Lo so; tali sono le apparenze: ma non bisogna dai' troppo valore alle apparenze. Wagner incarna il nazionalismo germanico nella sue. attuale consacrazione prussiana? Si, lo so, ha scritto la. « Kaisermarsch •> dedicandola pel''Ti a Guglielmo I, ma voi sapete che ciò fu con la sola speranza di guadagnare quel duro prussiano, niente affatto amicò delle Muse, ,-. il non meno duro Bisrnarck. alla causa del suo futuro teatro; e. fu imàfio'. Non era .agli l'uomo che ave va preso pai te alla, rivoluzione di Dresda liei '49.' rivoluzione non liberale, ma anarchica addiriiiura. di un- anarchismo di cui nella Germania d'oggi non c'è più traccia? In tondo egli non ebbe nella sua vita che uno scopo solo: il trionfo delia sua musica e della sua idea- Tutto il r;sto è opportunismo, duttile e infaticabile. Non tento di conquistar Parigi? Non scrisse M « Tristano» per il teatro di Rio Janeiro, e per cantanti italiani? In verità, io non eredo affatto di mancare^ di reverenza alla sua grandezza dicendovi che avrebbe scritto anche l'inno dell'Islam, se il Sultano invece di Luis-i II gli avesse dato modo di attuare la sua. idea. Dei Tedeschi e della Germania non fu mai troppo tenero. No» scriveva a Liszt nel '61 : « In Germania tutto è meschino e vile..! Che nmmnssrdz«vpi6mrredfa«deGlptetgsdppslaqdprcdssgsv,liGlmmèèdfsniLdspiWmicdmccs Dio tuo Io perdoni! Ma ivi non veggo che piccinerie e miserie; apparenza e prestiti dtzione di sapere, senza alcun fondamento 6reale; mediocritù, in ogni cosa ed in o gnuno... Debbo anche cimfessarti che nel riporre piede sul suolo germanico non ho sentito la. minima impressione; tuffai più mi sono meravigliato del linguaggio insulso ded ed incolto che udivo attorno. Credimi: noi r e o o ; a ? e a i » i i a o I . i : e non abbiamo patria. Io sono bensì tedesco, ma la. mia Germania la porto dentro di me, e questa è una. fortuna perchè la guarnigione di Magonza non mi ha punto entusiasmato». Confessate che i vostri' italianissimi scegliendo il Wagner a capro espiatorio del loro antigerinanisnio non hanno dato prova di soverchia acutezza... Può darsi — esclamò ridendo il nazionalista — elio Wagner sia un tedesco « malgrc lui»; ma confesserete a vostra volta che tedesco lo è. e bene. - Senza, dubbio -- ripresi: la voce dalla ■nlmdlndtdrctcdvh.spenombra, — senza dubbio, non possiamo pimmaginare Wagner non tedesco, più che eamo concepire Dante non italiano!.6 Shakespeare non inglese; malo ò forse l'^meno che non immaginate: Voi sapete che' frassomigliava al padngno Geyer come si|grassomigliano due goccio d'acqua, e Geyer,faera tutto ciò che si può essere di meno te-!gdesco come razza: era un semita. Ma anche.t- ciò bastava analizzare quella sva^for.nidabiie tempra mista di idealismo e;d! •!?!• C,'^ ^«ulazmnc astratta c di jnabi ita utilitaria, di pensiero disinteressato d«•di azione interessatissimi! per compren-' dere clic non era un puro tedesco. E se ne erano accorti anche in Germania. Ci fu in sC,nGermania (prima della guerra) tutta una tletteratura intesa a dimostrai* che era im- dpossibile di «porlo a puro degli eroi autentici del gonnanismo, di nature robuste e sane corno Lutero e Goethe, Bach e Beethoven». Voi sorridete poiché, dopo che i giornalisti francesi e quelli italiani «à laiasui.e» hanno fatto la freschissima ecoperta fdeM origine fiamminga di Beethoven, vi ^paria strano che l'autore dulie sinfonie dpossa esser considerato un puro genio tede- tma questa e una prova di più della roccupazione del Belgio. E j vlTT',d.erC fmch'10 npl'cl,è ttupcnda. serenità „doslasco legittimità d avrei ' voglia, di quando penso a quella di niente di un Goethe, a. ■ queir equilibri o j cpe rtetto e costante, a quella, continua aspi- nraziono all'euritmia, mi vien da. credere <che non avesse torto quell'amico, colto,idi coso tedesche, il quale mi assicurava cs-| ser probabile che Goethe avesse nelile vene ' sangue di colonie romane. E non sarei lungi dal crederlo, perchè penso che a. costruire tali uomini colossali, tali geni uni- esversali una razza .ola non basti- occorre^, '' .'* , , , oicoiil cla miscela di parecchie le quuh ci portino il meglio di ciascuna. Un Beethoven, un Goethe, un Wagner hanno certo avuto dal-jla formidabile robustezza della, razza ger- manica la sanità del.tronco, ma la deter- cminazione particolaredellc foglie e dei fiorii iè data da un qua.lche innesto straniero. Non è Heine il più gran lirico della gente tedesca? Ma quanto deve della sua mobilità fantastica al sangue semitico! Non è Nietzsche il 7>iù originale dei suoi filosofi? Ma non è chi non veda nella, sua foga, irruente il caldo sangue polacco. La conclusione? La conclusione è questa : Quando Volete fare de! nazionalismo, lasciai:? in disparte questo supreme nature : esorbitano dal suo campo, non per sedo diritto di ingegno, ma. per insofferenza etnica. Ricordati.' le parole del Wagner al Liszt: » Credimi: noi non abbiamo patria ». Se volete far del nazionalismo in arte prendetevela, con le nature artistiche che ne hanno una sola: ce n'e tante... — Concedo naturalmente l'universalità tei genio — obhieftò il brillanto campione del nazionalismo integrale — ma lei mi ammetterà che anche un genio parla necessariamente una lingua più aperta ai suoi connazionali che agli stranieri... Quale errore! — rispose l'uomo in penombra. — C'è gente che confonde il poco piacere che prova, ad un'opera di Wagner con una. ripugnanza etnica. E' un'illusione. C'è infinita gente in Germania che vi si nnoàa ugualmente e forse di più: è questione di temperamento e di categorie Intelttuali : la razza non c'entra. Conosco dei genuini tedeschi che trovano Wagner molto iiidi.gv'Sto. Tanto è vaio che i più frenetici adovi tori delia «Cavalleria rusticana», della ii Bohème » e dei » Pagliacci » non sono in Italia, ma. in Germania, in Austria, in Inghilterra, in America. Domandale i Puccini, e nvglio a Bicordi, quaJi pubblici abbiano risollevato quello sue opere che avevano fatto fiasco in Italia 1 Quale entusiasmo nei teatri 'tedeschi quando si rappresenta il « Baj rizzo »! Nonlio mai visto in Italia nulla di simile. Non c'è più, per fortuna, su! globo terracqueo, che Pietro Mascagni, il quale creda che la musica italiana sia il trionfo dell'Ispirazione, e quella tedesca del meccanismo... Sono corto che c'è in Germania, chi preferisce la «Vedova aiegra» al « Parsifal », cerne in Italia ci sono di sicuro molte egregie persone alle quali «Le avventure del Barone di Mùnchausen » riescono più piacevoli delia « Divina Commedia... » Poiché la stenoia aveva versato il thè, il giovane prese la tazza, o rimestando Io zucchero disse con qualche ironia : — Se la sentissero difendere cosi a spada tra Ha il g.enio tedesco! Quale stupore in quelli che giubilarono dal suo antigermanismo! — Atuico mio — risposo dolcemente l'uomo mirato, — io non vedo alcuna incom-l patibilità fra la mia aurica e incrollabilej ammirazione per alcuni massimi ingegni tedeschi del passato c la mìa nessuna ani-; niiiazioni: per la santa gesta ili Guglie!-] ino II d'oggi. Vi assicuro clic non ho mai j riletto con maggior gusto, come in questi tragici giorni Goethe. Heine e Nietzsche: non trovo fra Goethe e ii Kaiser la menoma affinità mentale', e il discorso di BethmannHolweg non in', pare, nonostante ;!a suaviolenza, affatto degno di prender posto ira i capitoli di Zarathustra. Non parlo di Heine: voi sapete che era un grande poeta, ma un ben cattivo tedesco. E leggendoli, sorrido perchè penso che se i francesi e gli inglesi avessero una maggiore coltura straniera potrebbero comporre cou le pagine *di quei grandi un'antologia che sarebbe la più terribile requisitoria contro lo attuali preteso germàniche di egemonia. Ma non è di questo che voglio parlare. In quelle mie letture ho fatto una scoperta cho credo non senza interesso. Aljplume dogi! avvenimenti odierni ho scorto! nelle ultime pagine de! massimo poema te-! desco una profetica allegoria, e se perinei-' tote ve no dò li nrimi/H Voi sartie rome' S„ pnlU1'! _ °! Sa?fte ^ f 6j clriu,Je il «Fatisi» di Goethe. Il vecchio vdottore nella sua insaziabile sete di sapere e di godimento ha cercato l'aiuto de! pdiavolo; ma nulla è riuscito a dissetarlo: ■nò l'amore ingenuo di Margherita, ne quello sapiente di Elena antica; riè la. saggezza medievale, ne quella, classica, ne i filtri dello streghe, nò i responsi delle sfingi: e l'uomo che anelava, scoprire il segreto della natura grida improvvisamente : «Voglio il' dominio! voglio il possesso: l'azione è tutto, la gloria, e un nulla!» E con l'aiuto nldlfncrsmvdi Mefìstofeie prosciuga, paludi e fonda un regno: capaci navi giungono recando dai {dconlìni del mondo le ricchezze dei paesi Km-1ptani: su terre e mari si stende il suo brac- dcio. Ma non è sazio e non è felice. Ora gli fda noia, una piccola capannetta dove duo dvecchi, Filemunc e Bauci, vivono all nm- uhra dei fiali; quel minuscolo .lembo non g.suo gli avvelena il possesso del mondo. E s poiché i duo vecchi non vogliono andarsene, d egH ,m.dim, a MenStofelè di sfrattarli a for- B!.,., „ \tpiutnt'oio «or tnv nifi nn*ta dà i' n l'^o m ^ eL^-i 'ardT ' & «£\Z' for€sUevo por gluu,a. Ma la 8-ioia nM1 ffhmJt|gC. anzj( quell'errore gli avvelena la vita: ,fa Pcnuria e la Colpa, l'Angoscia e la Mi!geria in ft>nna di Hvi „ svoiazzano atr .torao c gli seonvolgono ,0 Spiri,0: e so gU ^ QOa posSon0i i-Affanno riesce a lat.ro;dTlrsi pei buco della serratura, a mordergli jn cuorc c ad ottenebrargli la mente: or dina di scavai.0 ull immm6o canale e non ' si accorgo che i Lemuri gli scavano la fossa. Confesso che queste pagine non mi aveva,no .mai persuaso: non mi pareva cho una tak impresa terrena potesse concliiudere il drnimau di un'aspirazione spirituale. Ma iastpatta i; fecondatolasua maturità con Io spirito clas ^ è prcsa mMli). ^ insaziabile attività, daHa sfrenata ebbrezza della dominazione territoriale e dell'egemonia commerciale ? E rumile caranneHta ove Filemone e Baiwtvi j vcvallo la loro placida vita non è per awen tura il piccolo, idillico, innocuo Belgio? E „ prau Sorge », Madonna Cura., non è per ,. ■ dramma d. un aspi razione spirituale. Ma; ora tutto mi par chiaro. Faust non c 'a ; stessa anima tedesca che, dopo aver vissuto la sua romantica gioventù medievale, dopo ! aver cercato di violare con la speculazione! j caao entrata pel buco della serratura nell'a niina tedesca, fino a ieri cosi ebbra, della, <,ua fwza da smarriro ,ia'-misura'* delVuniariità | ' 3 alquanto il senso del- nità? rotazione profonda -, Ma. è un'interpretazione profonda , , . '..„.. esclamo la signora intellettuale. i — Non so se sia. profonda — rispose l'e- segeta- - Credo modestamente che.sia. sol- . . j ™_ ■ , „ ^" <Opp0rtuUa; iPu° 7**™ }Tù la'T corrcnte: ve ne furono che non ebbero vita ju lunga. m duoie chB ja g-uerra mi im- disca d, sottoporla alla dotta analisi dei jmiei ami,f. tedeschi; sarebbe una prova clw> non ostante la dissensione bellica, non cesso dallo sforzarmi di snreinérè il segreto i cucco dei toro pq noi avori F nsn -o isucco aei 1010 capoiavoii. b oso sperare che l'ombra del gran Goethe voglia nei Campi Elisi considerarla con benigna in- dulgenzu: certo ne ha udito di più stv^^ganti... SIMPLICISSIMUS. I