Parla l'on. Labriola

Parla l'on. Labriola Parla l'on. Labriola L'on. Labriola, in mezzo al silenzio religioso] udella Camera incomincia dicendo: Q— Il mio atto potrà sembrarvi audace. Pren- rdere la parola in quest'era e in questo mo-[ dmento.... . _ . dMarcora, ironicamente, rivolto ali on. La- vbriola: — Veramente l'ora sarebbe propizia,Usono appena le 14,40... „,„„.„ ' Questa uscita del Presidente della Camera su-- i.scita una ilarità omerica su quasi tutti i bau- ]'^ffità1 T^J^tV&ua bm,s,ra« dovo ai rimbrotta al presidente. lNon è il mameul^drcn^ £U«M ^di spinto o non si trattano 1nè 11 moni Non si fanno motti così i deputati! ' -Marcora crolla le spalle o scampanella. L'on. Labriola proseguo ripetendo: — Prendere la parola ih quest'ora ed in questo momento' può sembrare un atto di temerarietà, ma io lo faccioi poiché sento di compiere, un preciso dovere. Io intendo che il dovere del parlamento sia in queste momento di organizzare delle correnti di opinione onde diri-i'ngore l'opinione pubblica nelle questioni che ri Vecoguardario il conflitto europeo e l'atteggiamento sdell'Italia rispetto a questo conflitto.'In tal gmodo si potranno impedire i deplorati sban-j damenti dell'opinione pubblica nel nostro pai-- ise. Non v: farò un discorso. Lo mie saranno! piuttosto dello dichiarazioni. (Voci 01 destra : --1 pPiuttosto diffuse! (ilarità). Debbo incominciare icon una protesta circa il costarne invalso in'vItalia di occultare in Parlamento ed alla opi-l rnione pubblica tutto ciò che può riflettere li politica estera del nostro paese. Si direbbe che rsi sono adottate le massime dell'on. Luzzatti. lcirca la pudicizia nei rispetti della nostra PO „litica estera. Cosi, dai successivi Ministeri si | favolute nascondere sotto il paravento di una-.foglia di fico. Ilarità generale, protèste a destra. Voci: — Non è questo un linguaggio'adatto al momento attuale! Siamo in Parlamento! Basta! Basta! Labriola: — Si, si è voluto nascondere so.to lil paravento di una." fogÌia"dTfirn tutto' eìnl"che riguarda la politica estera italiana. ControUquesto costume le proteste non saranno niai:0abbasianza vivaci! pI rumori a questo punto crescono. La Destra' ed il Centro cominciano una campagna contri: l'on. Labriola tendente a fargli troncare o al meno abbreviare 11 suo discorso.- ma l'on. La briola non si smonta e, spalleggiate dall'Estroma Sinistra, proseguo mentre il Presiden;.j scampanella, raccomandando il silenzio a colora die rumoreggiano. L'on. Labriola, incoraggiato dai socialisti i quali gli gridano c parla, parla », proseguo dicendo: Due tesi 1 — lo intendo darà nel uno breve discorso la - dimostrazione di queste due tesi: 1.0 la responsabilità dell'attuale conflitto europeo ri.sale al blocco austro-germanico. (Rumori, protesta approvazioni dall'Estrema); 2.0 il posto dell'Italia nel conflitto europeo è oggi diverso " da quello occupato tino allo scoppio del eon' ditto, vale tt diro accanto alle sue antiche alleate. Austria e permania.*(Rumori, proteste a • Destra ed. al Centro). ' Voci: Non siamo qui per fare il processo alla Triplice Alleanza! Parleremo a suo tempo delle responsabilità del Governo ! I rumori crescono sempre più. la, doniiuandp il chiasso, dice: carL*on. Labrio-j Nb. non temete! lo non voglio »n questo | momento portare ih Parlamento la questione delle responsabilità. Non è ancora venuto il momento, non è ancora il tempo ! sul capo-dell'Europa pende pur troppo ancora una mi-: vola rossa pregna di sangue. Finora si è svol- te soltanto la prima parie dell'immane con-'flitto europeo e molti mesi passeranno prima che sia il caso di parlare di responsabilità. In ogni modo, io non voglio in questo ino- mento portare innanzi alla Camera italiana '1 problema delle responsabilità di qualsiasi gc- nero, neppure di quelle ministeriali por «tua- lunq'ue pirte dell'operato del Gabinetto. Non e questo il momento in cui un deputate po.-t>ai «iedere iti quest'aula conio un pacato giudiceI di pretura urbana a giudicare delle manche-1 Kolezze ài qwsto o dì. quel Ministero! Ma, è' un'altra questiona che io intendo portare 'in Quest'aula; « un'altra funzione che io intendo rivendicare a favore dei deputati- noi liberi deputati dì un libero Parlamento, abbiamo M dovere di discutere qui la via elio l'Italia de- ve scegliere nei momento attuale. [Rumóri, UHierruzi<Mi alla Destrak.ed al Centro). loci : Non siamo norcini dobbiamo soeglier- ia! E. u Governo che la sceglie; in Governo ]-ha gia sCeita, non svalutiamo l'Italia.. Scoppiano rumori e proteste vivissime all'Estrema ^inifitra drive *\ mdrta rikVnlti a ^^J^^*^% &°viU 1Km amat(? volete il silenzio perchè non sapete parlare ! (Rumori, vrotcslc a nieia Vcstra). 1! Presidente scampanella 0 crolla il capo, esclamando: — Incominciamo bene! (ilarità). Ristabilita un po' di calma, l'on. Labriola continua dicendo: — lo credo, e perdonatemi, onorevoli colleghi dell'altra parte delia Cala mia sincerità che ij nostro dovere quello che pcn- siamo ni questo momento riguardo all'alteegià mento tenuto anche da ajtre Potenze, Voci: Occupiamoci dei fatti nostri, tifiamo in casa nostra e basta! LABRIOLA^ — Portiamo in Parlamento una parola fincSra. tentiamo di guardare le cose in faccia e diamo al Paese una bandiera, una voce che possano coordinare te diverse correnti dell'opinione. y0,-.i a' Destra : Il paese sa già ciò che vuole, r,on nn bisogno d»i suoi consigli' (Rumori vi l.jS.«/m/ aV'Éstrema Sinistra, dove si arida: „ Qnes,0 k Url a,t0 di teppa! Ricominceremo fa oiseussione. Nessun accordo è possibile ... ,.lVt „\ lì PRESIDENTE scampanella o raccomanda la calma. • Nessuna parola amara... " Finalménte l'on. LABRIOLA può riprei U, s;„-, discorso e dice- — Non rumoreggiate, 0 colleglli di Destra. Io non mi propongo di portare qui alcuna parola amara, nessuna p'i- ,.0l., offensiva per gli autori delia vasta tra che msangulna oggi l'Europa. Nessuna parola offensiva io avrò per coloro che hanno lancialo l'Europa in una orribile carneficina mutile. La. verità però io debbo dirla ed è che sarebbe puerile puro senza alludere ad aliuna persona, non guardare in faccia alla realtà. (Rumori, interruzioni; voci a Destra: « E' la terza volta che lo dice! <•) Vori: Non l'avrà mai dotto abbastanza! PRESIDENTE: - Non facciano dialoghi! LABRIOLA: — E' nostro dovere formarci un concetto delle origini del conflitto europeo. (Rumori vivissimi). ' Voci ni Centrò al alla Destra: Clio cosa ci venite raccontando? l'ori all'Estrema: Lasciatelo parlare: rispettate la tribuna parlamentare ! LABRIOLA: — Se noi ci troviamo in questo scompiglio, ciò è dovuto alla Germania. (/»Icrruzitnn. rumori). Voci a Destra: — Noi non vogliamo fare il processo alla Germania! LABRIOLA: — Se vi è una cosa die può fare impressione, essa consisìc nello sfòrzo di dis simulazióne ohe la stampa ed il Governo germanico stanno compiendo per dissimulare le vivis- responsabilità del loro paese (rumori simi). LABRIOLA : — Sì, per dissimulare la loro responsabilità (nuovi rumori). Orbene, noi rmn dobbiamo essere vittime di questi artifici. La Germania deve sopportare la responsabilità di ciò che è accaduto (rumori a Destra; appro vazioni all'Estrema). Noi non abbiamo-per convincerci di ciò che richiamare alla nostra memoria i documenti pubblicati liei Libro bianco tedesco (rumori al- fissimi a Destra ed al Centro). Voci: - Nmi facciamo discussioni diploma- licho anzitempo.! i PRESIDENTE: — Lascino parlare. I Voci. all'Estrema: — Sì, lasciatolo parlare. 1 Voci a Destra: — Non è jj momento di duo auestei cQ&ej % Voci. all'Estrema: — Abbiamo compreso, voi vorreste che si gridasse: « Viva la Triplice Alleanza » (ilarità; rumori). Voci all'Estrema: — La Triplice è finita, è finita per sempre, è seppellita! Ricordatelo he. ne (rumori, proteste a Destra). Voci: — Ma queste non sono cose da dire in Parlamento. Il trattato non ù stato denunciato!. La confusione ò enorme: il presidente scampanella lungamente e cerca di ricondurre la calma. L'impressione per la piega che questa discussione prende è dolorosa. L'on. LABRIOLA, profittando di un momento di tregua dei rumori, si accinge a leggere qualche documento del Libro bianco tedesco, ma ricomincian0 i rumori d'i Destra e del Centro. I depuiati di questi duo settori sono decisi ad interrompere continuamente l'oratore socialista, il quale però, sebbene non sia completamente in voce, j cerca di tenere testa alla bufera e dice: In uno dei documenti del Libro bianco il Gover- I no germanico dice: «Noi eravamo consapevoli die l'intervento dell'Austria contro la Serbia 1 avrebbe scatenato il conflitto europeo». «Lo vedete ■- esclama l'on. LABRIOLA, prendendo il « libro bianco » — eccovi la confessione della Germania della sua responsabilità. Ad essa la colpa, se colpa esiste. (Rumori vivacissimi). Voci a Destra: Occupiamoci dei fatti nostri. Al Reichstag germanico non si soni occupati di noi. Impariamo dagli stranieri! Voci a Sinistra : Voi non volete discutere, volete mettere il bavaglio al Parlamento. Tenetelo chiuso, allora! Una scena penosa Lo scambio di apostrofi fra la Destra e l'Estrema Sinistra si fa vivacissimo. I deputati di Estrema intervengono a favore dell'on. Labriola. 11 deputato socialista di Genova, onorevole CA.VEPA, è indignato; sbatte le carte elio ha innanzi sul banco e grida: «Non si agisco così in un Parlamento!». BERTESI: — SI, è una vera inciviltà. ALTOBELL1 : — Lasciatelo parlare, per Dio ! Rispettate le libere coscienze. Da Destra 0 dal Centro si oppongono nuove proteste e nuovi rumori altissimi. Allora dall'Estrema.! defiutati repubblicani, con alla testa Eugenio Cflìésa e Comandini, gridano: — Ecco gli austro-ungarici che fanno rumore! Sono austriaci! Li conosciamo bene.... « ' Da .Destra e dal Centro si protesta, gridando; — Siamo italiani, siamo italiani più di voi! MARANGONI insorgo contro lo interruzioni della Destra ed .alzandosi in piedi, rivolto al Presidente, grida: — Il Parlamento italiano non è ancora abolito, per Dio! DE FELICE fa eco a Marangoni e, rivolto alla Destra, grida: — Eccoli coloro che dicono di volere la concordia. Bel modo di raggiungerla ! MARCORA: — Se cominciassero loro a fare silenzio, sarebbe meglio. Voci all'Estrema : — Noi non possiamo sopportare le difese dell'Austria. MARCORA. — Qui non si deve difendere, nò attaccare. RAIMONDO, rivolto a Marcora: — Lei faccia il suo dovere di Presidente e non si ingerisca; nella discussione. MARCORA : — Pensino che il Paese ci guarda! Una minaccia dei socialisti RAIMONDO, rivolto a Marcora: — E' lei che KdmrnlptmcplvptdtossdottzrIslGpcicessptncptt—PrteiMnzmG|tGebtqtcLatalesdà uno spettacolo che è poco degno del Paese! bIl 'PRESIDENTE proiesia vivamente. A De-1 il presidente, I rumori "sono segni, n a e - - o stra ed al Centro si approva mentre l'Estrema rumoreggia, altissimi, Labriola, impassibile, attendo incrociate che il chiasso fluisca; ma il chiasso continua, allora l'on. ALTOBELLI, deputate socialista di .Napoli, che siede accanto all'on. Labriola, si alza e, dando un grande pugno sul bancu, grida : — E' inutile che facciate chiasso. So voi non ci lasciale pai-lare, non si vota, non si vota! I socialisti fanno eco all'on. Altobelli: -■ Non si vota! Non si vota! Altri deputali di Estrema, rivolti al banco del Governo, esclamano: — E' il Governo clic non vuol© che si discuta. L'ou. SALANDRA risponde, con dei come dicesse : » Chi ve lo impedisce? » RAIMONDO : — Se non vuole che si discuta, è il Governo assoluto! SALANDRA sorride e crolla le spalle. Chiama alcuni sottosegretari di Staio, fra cui gli onorevoli Cliiinienti e Visocchi. e li prega di recarsi presso i deputali di Destra e del Centro, che rumoreggiano, onde ouenere che facciano silenzio. Si ottengono alcuni minuti di calma, e l'onorevole LABRIOLA può continuare, dicendo: — Fino dalle prime parole del Libro Bianco tedesco risulta evidente avere la Germania votelo la guerra... MOLINA : — Clic ce ne importa a noi! Altri deputati di Sinistra approvano, esclamando: -- Sicuro! Glie ce no importa? Ma dall'Estrema si replica, gridando: — Se non ve ne importa, allora andate ad imparare! LABRIOLA, rivolto agli interruttori: — Mi meraviglio che possiate dire che non vi importa di conoscere chi ha scatenato la guerra* Senza stabilire chi ha provocato il conflitto, è impossibile giudicare quali siano le. condizioni del nostro Paese rispelte al conflitto stesso. Da «sinistra si interrompe, esclamando: —Diamolo còme concesso ciò elio voi volete pròvare! •LABRIOLA si accende, e. dice ohe non è il momento di fare dell'ironia. Rivendica il diritto del deputato di portare le questioni, da cui dipende l'avvenire del suo Paese, alla tribuna parlamentare. li' vanto ed nuore di questa tribuna aver detto al Paese ciò elio si ritiene essere la verità (Applausi all'Estrema). — Il Libro Bianco ha stabilito ohe qualunque intervento armato della Russia avrebbe lasciato l'Austria completamente libera, nella sua azio ne.' Io ini domando se esiste un precèdente di una simile menzogna diplomatica Stabilito questo, tornando al documento che attribuisco alla Russia la responsabilità di essere entrata 111 guerra, l'on. LABRIOLA continua: — » — Dunque. Bethmann Hòlwegg dice ohe l'intervento della Russia avrebbe predisposto la Germania alla sua volta all'intervento. Ma in quale momento la Russia è intervenuta? La tesi del cancelliere Bethmann Hòlwegg pog già tutta sull'intervento della Russia; nja t pure cerio che fino al --'ó luglio l'addetto militare tedesco in Russia poteva assicurare, il suo Governo cho nessuna mobilitazione era stata ordinata. La Camera segue disattenta^ rumoreggiando, l'esposizione dell'on. Labriola. MARANGONI, rivolgendosi al presidente: — Ma. presidente, faccia il suo dovere! MAUOORA: — La compatisco. On. Labriola prosegua. Esaminando il "Libro Bianco,, LABRIOLA continua, spiegando te oondiziu ni del conflitto diplomatico russo-tedesco, ed .con le braccia'accenaando ai d^pacci fra lo Czar ed il Kaiser. In data 30 luglio, l'attaché militerò teesco in. Russia assicura non esservi alcuna mobilitazione. Ora, se il rappresentante militae dèlia Germania presso la Russia testimonia non esservi qui mobilitazione 'fino al 30 uglio, è da escludersi ogni provocazione da parte delia Russia. • . — Ma del reste — continua i'oo. Labriola — utta la storia di questi ultimi anni della Germania sta a dimostrare i suoi propositi bellicosi. Ne] 1909. nefl!M3 e nel 1913 la Germania, portando il suo bilancio di guerra da (.75 miioni ad un miliardo e più. ha dimostrato di voler minacciare in ogni modo la pace eurotea. Tutte le volte che la Germania ha apprestato un apparecchio militare, ha fatto senire parole di minaccia, c tutti questi sintomi della direttiva egemonica, della Germania, tut tdsqto questo, chiunque senta vibrare in cuore il venso della propria nazione, deve tener pre:'hente come finalità diretta contro gli interessi. idi tutte le altro nazionalità., quando si giudi-j liera il conflitto europeo dalla larga letterauia esistente, -si vedrà come i tedeschi, atraverso all'accoglimento di tutto lo esageraioni e di tutti* i paradossi, non avessero di nira altro che l'egemonia tedesca nel mondo. o mi auguro che non si debba ripetere la cena tragica del 1175. quando i vessilli d Itaia si abbassarono innanzi all'Imperatore. Esaurita così la storia della prevalenza della Germania nella politica mondiale allo scoppio del conflitto europeo, l'on. LABRIOLA ri; chiama l'attenzione della Camera sugli alti nteressi italiani che si debbono opporre al rionoscimento della razza tedesca quale razza egemonica. « Io mi domando quale sarà la trada'che si dovrà percorrere e gli argini che si dovranno elevare in questo dilagare del pangermanesirrP Nei riguardi della nostra siuazione economica, noi siamo gli ultimi venuti e noi, esportatori ancora di dolorosa carne umana, noi,- nella nostra condizione di popolo mediterraneo. • dobbiamo essere medierranei, concentrare qui la nostra unica atenzione. Noi ci troviamo ora — dice Labriola — nella condizione di Roma-contro Cartagine Permettete che io vi faccia presente quale sarebbe la condizione nostra, ove noi tradissimo te nostre tradizioni latine di razza. Il giorno n cui fi tubercolo tedesco fosse penetralo nel Mediterraneo, noi avremmo tradito tutta la nostra storia, tutte le nostre aspirazioni nazionali. E io mi appello perciò ai più alti sentimenti nazionali. La vittoria dell'Austria e della Germania sarebbe la rovina del nostro Paese. |ten restiamo perplessi innanzi a questo aspeto della storia. La vittoria dell'Austria e della Germania vorrebbe dire, per noi, il intorno ad essere una espressione geografica. « Le nostre aspirazioni nazionali non debbono essere messe da parie per un solo istane. L'Italia non devo avere il suo confine al di qua dell'Isonzo. Chi lo crede, esprime solanto negativamente le idealità nazionali. Io concludo dicendo questo, esclama l'onorevole Labriola: come socialista, mi auguro che si ahbia a concludere contro la prevalenza etnica tedesca; come italiano, mi auguro che intomo a Roma italiana non si debba formare una egemonia tedesca. {Applausi fragorosi dal'Estrema Sinistra e dalla Sinistra. Al Centro ed alla Destra silenzio). Bissolati rinuncia alla parola BISSOLATI dice: — Rinuncio alla parola, in omaggio alle parole di integrazione del nostro pensiero dette dal nostro Labriola. L'on. CAVAGNARI non rinunzia njla parola e incomincia, imperterrito, contro ogni forma perentoria di •< basta », che viene dalle tri- edEvdusmndesczhdvldacbune e da gran parte dei settori della Camera una sua laboriosa, quanto inutile, spiegazione dei diritti e dei doveri da parte del Governo di dichiarare la neutralità. Infine conclude dicendo cho non può negare la sua approvaziùne ai Governo, cui augura di poter far sempre il bene dell'Italia. Il" 1» filili A nome del gruppo repubblicano prende la parola l'on. CHIESA .che comincia a parlare con tono di voce assai elevato : — La Camera permetterà — egli dice — una dichiarazione perchè il pensiero repubblicano... (rumori) ha empre avuto la sua parte nello svolgimento dei destini nazionali; e' le varie facce di que sto pensiero, che fu sempre di oristallo, una immagine sola rifletterono sempre: quella della patria. Noi non possiamo dare voto fa vorevole al Ministero per massima poiché u:; altro Governo è nei nostri ideali. Noi inten diamo anche l'abnegazione che certe situa, zioni incalzanti impongono, ma non crediamo di aver ancora inteso che tali situazioni saranno risolte da questi uomini. La nostra on posizione non può cancellarsi di un tratto come per un incanto dopo un semplice, sia pure dignitoso discorso. Trent'anni di poh tlea internazionale, nei quali foste più pensosi degli interessi dinastici che di que'l della Nazione, non possono essere dimenticati da noi nel momento in cui si avvera il crollo di tutto quell'edificio dove voi e i vostri uomini passati teste attori, dove la politica triplicista fu sostenuta, accarezzata, ilifesa, de cantata, ammirata contro di -noi che ne era vaino i principali denigratori. Fino in quest banchi erano i difensori della Triplice alleati Za (proteste da parte di alcuni riformisti). E noi passavamo come antiquati irredentisti che andavano scemando di numero e di valore. Gli Stati Uniti... d'Europa! 11): un tratto si sono rivelati in tutta la brutalità chi fossero questi alleati; si è manifestato in tutta la più sfrenala rapidità, quale tosse il loro intendimento. L'Austria a la Germa nia hanno voluto rivaleggiare coi barbari an tichi. con la violenza orrenda spiegata. Un'alta personalità, che voi conoscete, on. S'alandra — continua l'on. Chiesa rivolgendosi al Pro Bidente del Consiglio — diceva allo scoppio della guerra: «E' impossibile olio ci siano ancora delle costituzioni sociali nelle quali la volontà di tre 0 quattro .uomini possa, inondare di sangue un Continente». Ebbene, se noi chiodiamo che l'Italia intervenga, e non troppo tardi, in questo conflitto, si è perchè noi auguriamo che quesio costituzioni scompaiano. Nessuno di noi può sembrare desideroso della guerra immediata ad ogni costo, con tutte le sue terribili responsabilità e tutti i suoi errori, soltanto per semplice utilità, per calcolo meschino. Bene voi avete detto di voler sostenere le giuste aspirazioni nostre e la Camera ha dato ad esse il plauso e l'interpretazione dovuti. Nò si può tornare indietro. Non si può battere altra vìa. Questo ormai lo avete inteso. La Nazione non ha permesso e non permetterebbe altrimenti. Merito del Paese, non del Governo. Ma l'Italia non deve uscire da questa conflagrazione rimpicciolita da una politica che possa sembrare egoista e pitocca. Noi dobbiamo elevarci all'altissima missione della tutela del diritto dello nazionalità, noi dobbiamo volgere il pensiero agli Stati Uniti di Europa di domani, al pensiero di Carlo Cattaneo, dove il diritto e non la forza rhGt'deve essere premmentej .Bisogna assolutameli' te porsi — continua l'on. Chiesa — dalla parte di quelle Nazioni, che in questo momento rappresentano il diritto, la civiltà europea contro quelle che dall'imperialismo, dal militarismo, dai principi di barbare egemonie sono state tratte a suscitare il feroce conflitto. E' questa l'affermazione che manca nelle dichiarazioni dal Governo, dove nemmeno un pregio letterario ha segnato questo concetto di ' un diverso indirizzo della nostra politica internazionale futura. E lo affermi la Camera. Non c'è dubbio da qua! parto debba trovarsi l'Italia. Il (ioverno ha parlato degli eventuali possibili ingrandjmenti degli altri Stati. Bisogna dire che questo non potrà avvenire mai calpestando il diritta delle nazionalità, perchè 6 questo diritto, violalo, della Serbia che ha prò- vocato il conflitto, che, confiscato nel Belgio, ha suscitato le protesto mondiali. Per la Po ionia, perla Bucovina, per l'Usa.zia e Lorena, rif,,. |a Bosnia-Erzegovina» che hanno eguali legittime aspirazioni, come quello per Tremo e Trieste, il nuovo Congresso delle Potenze dovrà consacrare il rispetto dello nazionalità. Ecco quanto non può non affermare il Governo. La politica interna del Governo « L'invocazione alla concordia, noi la intendiamo nei supremi momenti della Patria come una disciplina cui non si deve mancare, ma perchè tale invocazione sia profondamente sentita dalle opposizioni, bisogna che essa muova da uno slancio generoso. Ora, vi sono nel Paese tutti i residui dolorósi di conflitti e di repressioni, le cui asprezze bisogna togliere e cancellare. Non una parola ha detto il Presidente del Consiglio che affidi su tale pacificazione; anzi vi è una torbida minaccia reazionaria, di cui le nostre, folle di popolo non hanno bisogno, perchè esse conoscono il loro dovere quando il momento del sacrificio sia venuto. Volete dirla questa parola? — continua l'on. Chiesa rivolte al Governo. — Perchè l'Assemblea, votando per e con>ro il Governo, deve preoccuparsi di quello che sarà l'indirizzo di politica interna, base di una vigorosa azione internazionale. Ora la eomjjusiziono mi- concetto di maggiore libertà; piuttosto ò quella di un passo a ritroso verso i conservatori e non verso i liberali; onde dubbiezze e riserve dobbiamo necessariamente fare ed a quelle informare i nostri voti. Ma non è nostrrTdo-. nisterlnle non può dirsi rispondente" ad un iaci u» I ver? deprimere an questo momento. Vi è una dichiarazione firmata a Londra il ii8 febbraio 1S59 da Aurelio Saffi, da Federico Campanella, da Alberto Mario, da* Francesco Crispi, da Rcsolino Pilo, da Giuseppe Mazzini, dove sta scritto: « Riservandosi diritto e di voto e di apostolato essi, pronti oggi come sempre furono, a sacrificare i trionfi immediati della loro fede individuale al bene, all'opinione dei più, seguirebbero nell'arena la Monarchia piemontese e promuoverebbero con tutti j loro sforzi il buon esito della guerra, purché tendente In modo esplicito alla unità della Nazione itaiiana ». Era la completa unità nostra. Un episodio del '47 » Voi riaffermaste ieri, per la forma diplomatica, la vostra neutralità, ina essa non può più rimanere quella che era' la. neutralità bienvieillaiUe permessavi dai trattati, per la volontà del Paese e por la forza degli apretementi. Se cosi, noi ricordiamo: La sera del } novembre 1847. Carlo Alberto, a Genova.'veniva a cavallo tra la l'olla, ohe lo attorniava a bandiere spiegate 0 a fiaccole accese. Genova non aveva mai amato troppo il Re di Sardegna, ina in quel momento le mani dei carbonari e dei mazziniani toccavano frementi quello del Monarca. Alla porta del Palazzi, mentre egli cercava di aprirsi un varco- fra i! popolo, un giovano gagliardo. Nino Disio, si avventò' risolutamente, afferrando le redini dei cavallo del Re, e con voc> squillante èsrlamò: 'Sire, passale il Ticino, e sarerai tutti con voi ». La fine del breve discorso del primo oratoro del gruppo repubblicano è accolta da approvazioni all'Estrema Sinistra e alla Sinistra. Dichiarazioni di voto "L'on. VACCARO fa brevi dichiarazioni, con le quali afferma piena fiducia alla politica del Governo, augurando che questi sappri provvedere per la prosperità e la grandezza della Patria (Vivi applausi). ALFREDO BACCELLI, a nome della Sinistra, liberale, fa anch'egli una semplice dichiarazione di voto; approva la condotta del Governo e la neutralità, che era la via più logica e popolo. più rispondente agli interessi del 0,ia:nk) all'avvenire, se lo svolgerei degli' av- vemmenti determineranno situazioni nuove, che esigano una più attiva tutela dei nostri interessi. l'Italia compirà I'ùttìcio suo. Intanto occorre dare al Governo, senza distinzione, di, parte, la forza e l'autorità di affrontare gli! avvenimenti o difendere la salute della Patria-