Finanza e guerra

Finanza e guerra Finanza e guerra Minori entrate e maggiori spese - I gravi oneri del Te soro - La consolidazione del debito galleggiante. Due grandi forze alimentano la guerra,ipreparano la vittoria: armi e denaro. A .quali di esse spetterà il successo definitivo?, Mentre in tutti i Ministeri di guerra e ma-j *l_a si lavora febbrilmente a fucinare le j armi, che in nome della civiltà seminano,la barbarie e la morte, tutti i ministri di tesoro e finanza aguzzano l'ingegno per affrontare con emissioni, debiti, prestiti ed imposte le terribili rovino che la grande conflagrazione produce nei bilanci degli Stati e dello nazioni. Il mondo abbraccia in cifre tonde 1 miliardo ed 800 milioni di abitanti: ed al Parlamento inglese si constatò che gli Stati belligeranti, dall'Europa all'India ed al Giappone, rappresentano 900 milioni di anime, la metà del .genere umano ! E' possibile che il primo anno di guerra costi parecchie diecine di miliardi di lire. E basterà un anno, per giungere al termine delle stragi, delle devastazioni, delle spese, delle rovine ? Pochi osano prevederlo. Ma non è soltanto sui popoli belligeranti che la triste catastrofe ripercuote le sue conseguenze economiche e finanziarie. Lo sa l'Italia e con essa lo sanno tutte lo nazioni neutre e principalmente la Svizzera e l'Olanda. II dicembre è dalla nostra legge sulla contabilità generale dello Stato, saviamente consacrato alla resa dei conti: operazione spesso dolorosa, ma doverosa. Conti consuntivi, bilanci preventivi, esposizione finanziaria, chiameranno fra breve Parlamento e Paese a meditare le amare cifre della finanza di guerra. La magnifica ascesa del bilancio italiano, con i suoi stupefacenti incrementi d'entrata che si traducevano in lieti avanzi, parve segnare l'ultima sua tappa colle feste cinquantenarie dell'unità nazionale; dopo d'allora, l'aumento rapido delle spese d'ogni specie — gueira, marina, lavori pubblici, scuola e burocrazia — la Libia & la guerra balcanica, prepararono una situazione difficile. Speravamo rialzarci colla pace: ci Incolse invece la terribile guerra, scoppiata proprio quando il bilancio e l'economia nazionale italiana più avevano bisogno di una forte e paziente opera di consolidazione e di ricostruzione. Se quindi l'Europa intera prevede tempi difficili, la situazione sarà certo non meno delicata e grave per l'Italia. Abbiamo più volte prospettate in queste colonne le ripercussioni monetarie della guerra per il nostro Paese. Quali sa disegnano fin d'ora le sue influenze finanziarie ? Tre effetti dolorosi già si producono, a grandi tratti: diminuzione delle entrate del bilancio; aumento vertiginoso dello spese straor dinarie di guerra, marina e Libia, già decretate per circa un miliardo di lire ; aumento conseguente delle spese ordinane. Miuori entrate e maggiori spese Le entrate effettive dello Stato battevano negli ultimi consuntivi intorno a 2 miliardi e mezzo di lire all'anno. E, malgrado i tempi difficili, l'ascesa continuava Ma la guerra inesorabile falcidia e miete le pazienti e meravigliose energie del contribuente italiano e nei maggiori cespiti dell'entrata traccia solchi profondi. L'anno finanziario comincia in Italia in luglio. Il primo mese, il luglio 1914, segnò una modestissima progressione nelle imposte dirette e negli affari, ma presentò una confortante ripresa nelle tasse di fabbricazione (zucchero, gas, luce, ecc.) e nei taboc chi. Vera a sperare. Ma i tre mesi di guer- ra — agosto, settembre, ottobre — presi in- sìeme, offrano uno spettacolo quasi deso-|'ante. Al 31 ottobre, il complesso delle impo6t6le dei servizi pubblici, escluso il grano, ha fruttato circo 30 milioni (29,4) di meno dei primi quattro mesi dell'anno 6corso. Ogni mese di guerra ha dati in cifra tonda oltre to milioni in meno. E la discesa continue-rè. Sono fortemente diminuite le tasse sa- gli affari (milioni 8,2), doloroso indice del ristagno economico del Paese: la tassa di fabbricazione dello zucchero (—10,3), le dogane (—20,3', che attestano la compressione dei commerci internazionali e persino le te l'imposta sui fabbricati (milioni + 1.5 e Urini non la c«de nennure alla inferra ! iKiftW milioni d'i lire riscosse m mono al 31 ottobre. Se contìnua*^^^^for^ZSei prodotto dille maggiori entrate. Ma gio-va tener conto delle nuove e provvide tassoFacta-Rava, testé applicate, mentre i primisintomi di ripresa, che già si vanno mani-festando in Paeso, ci danno argomento asperare meglio. Dopo tutto - lo ha detto ilprincipe di Biilow - un po' di ottimismo,in politica e nella vita, non fa mai male ! E qui vengono le note doppiamente do-lenti del grano, come reddito finanziario eceme alimentazione. Nel luglio-ottobre 1913entrarono in Italia 3 milioni di quintali digrano, che a lire 7,50 di dazio per quintaleoagaróno milioni :'L\7. Ouest'anno siamotesi come quantità a milioni 1,7 di quii.-tali- a milioni 13,1 di lire di riscossioni. Sulgrano l'erario perde già 10 milioni di liree l'approvvigionamento manca. Qui osmiprevisione diventa difficile, anche per l'incertezza degli arrivi — che già si annunciano - e della aliquota del dazio, ribussatoda L 7.50 a lire 3 al quintale. Quanta parte possiamo sperare di riscuotere del reddi1 i - to del dazio sul grano dolio scorso anno, che fu di 83 milioni, se in quattro mesi non abbiamo incassati che 13 milioni? Ultima e forse più dolorosa di tutte, la depressione dei prodotti ferroviari, perchè dinota la mancanza dei forestieri e la coni¬ pressione del movimento economico interno e di transito. Al 30 ottobre, le nostre ferrovie dello Stato presentano circa 30 milioni di minori incassi, verificatisi dall'agosto in poi. Metà nll'incirca sul traffico dei viaggiatori e della grande velocità: meta salii altre merci. Il novembre si è .discretamente rialzato, ma paro sarà pwr sèmpre passive du 5 a 6 milioni. E' un sintomo confortante di ripresa c auguriamo si accentui. Ma quali previsioni si possono fare por l'anno intero? Un "forte diffalco lo si avrà certamente, non compensato dallo economie di treni e di spese, perchè assorbito dal giusto aumento delle paghe minori dei ferro viari. Avremo per ultim,o le maggiori spese ordinarie: lavori pubblici, anche contro lu disoccupazione: interni, per i rimpatriati ed altri servizi: interessi di debito del tesoro o simili. Tiriamo le somme ! Fra minori entrato e maggiori spese il carico sul bilancio di quest'anno si limiterà a 200 milioni, se In guerra continuerà fino a giugno e noi resteremo neutrali ? Speriamo anche meno ! Il mondo già si adatta alla guerra, si rinfranca e tenta accostarsi alle condizioni di vita normali. E' ancora il meglio che ci resti a fare! De) resto, il Lloyd George, nella sua recente esposizione finanziaria ha calcolato il minor reddito delle entrate causato dalla guerra, in 285 milioni di lire, per un bilancio di 5 miliardi. I gravi oneri del Tesoro Prendiamo adunque le mosse da una pre visione di 200 milioni di disavanzo nell'e sercizio in corso, che per ora ricade sul tesoro. E' probabile che il consuntivo dell'ami' passato siasi chiuso in avanzo ; ma che ci abbia lasciato per le spese di Libia il con sueto disavanzo di cui presto conosceremo l'entità. Esso costituisce un secondo onere per il Tesoro. Ma più grave assai è il peso dello nuove spese straordinarie, c^p il Ministero hn stanziate per decreto reale, per circa un r. Marcio fra guerra, marina e Libia. Ed è questo un terzo e non lieve onere. E basteranni fino al 30 giugno? Per ultimo, pesano ancora sul tesoro somme ingenti lasciate in eredità dalhi guerra di Libia. All'ultima situazione de! 31 ottobre, esse ammontavano ad 835 milio ni di lire. In linguaggio povero — per servirci di una frase abituale all'illustre Saracco — In nuda ma eloquente parola delle cifre ci conduce a queste malinconiche constatazioni, circa gli oneri del tesoro: Disavanzo prevedibile L. 200,000,001' Spese militari eccezionali » l,000,000,00f Spese di Libia da sistemare » 835,000,000 Totale L. 2,035,000,001 Sono in cifra tonda 2 miliardi di oneri fluttuanti. La guerru oramai più non consente il proposito di pagare le spese con sunte di Libia con gli avanzi dei bilanci futuri Dispone il Tesoro di mezzi adeguati per sorreggere questo peso di circa 2 miliardi V La risposta non può che essere negativa. Dedotti gli 835 milioni di crediti figurativi _j Libia, che oramai più non dovrebbero es Bervi inscritti, il Tesoro si chiude al 31 ottot,,.e coa Uù disavanzo di 521 milioni. Ed è con un simile disavanzo di mezzo miliardo, cne- [,j Tesoro italiano può affrontare 2 ini ]jar(ii di oneri, di cui appena qualche cen tinaio di milioni tu pagato.' Nè esso può sperare sollievo alcuno dalla gestione dei residui, che all'ultimo consuntivo presentavano q_afii mezzo miliardo di passività: e CÌOq residui attivi milioni 238; residui piu SjVj Tà2; disavanzo 494 milioni, . . . .. Provvedimenti necessari ed ìniaieaiau Il tesoro deve dunque affrontare nel presente esercizio un onere di circa 2 miliardi 11 M?.rJf* K linnn'i ,n= «Mone flnazlarta. Ciò forma pei esso un dovere morale, anche se non glie, ne» fitte» obbligo preciso la legge sulla contabilita gè- n Ad u^Só co* grave di tesoro non si può provvedere che per tre vie, prese se paratamente od insieme co ninaie: Emissioni a vuoto di bigketti di Banca o ai Stato, „„c4i,;. Creazione di debiti o prestiti; Economie ed imposte, E qui soccorrono la dottrina e 1 esperienza pratica della finanza inglese, la più organi C* e la più solido del mondo. E più che tutto ci illumina la poderosa esposizione taanzia ria che Lloyd George il grande Cancelliere dello scacchieri), ha testé pronunciata alla Camera dei Comuni, martedì 17 nonno. dandosi alle gloriose tradizioni ed ai det lami inconcussi della finanza di guerra di Pitt contro Napoleone I c Gladstone dopo la campagna di Crimea. L'idea di stampare biglietti d Banca pei le spese di guerra, non fu enunc ata alla Ca> mera incese che da un deputato la.ionsta, Mr. Hodge, che nella seduta del giorno 10 chiese perchè invece di omettere un prestito oneroso di parecchi miliardi il Governo non creava altrettanti biglietti senza interesse. Ma le risa generali e ripetute dell'assembleo soffocarono la malcauta proposta, che in In. ghìlterra non può passare per la mente di qualsiasi finanziere serio e responsabile. L'aumento di circolazione per ùpèrashn di commercio e indispensabile in tempi d> crisi e di guerra, per vincere la restrizione del credito. I recenti decreti reali, per nuove omissioui, provano tutta la bontà della nostra tesi, più volte affermata in queste co lonne. Ma tranne che per brevi e passeggere emergenze, i prestiti di Stato in biglietti corso forzoso, per spese di bilancio, creano immobilizzazioni pericoloso e costituiscono la forma la nlù onerosa o la niù dannosa d debito nuhblico. Sono un'insidia larvata processo nazionale c sopratutto al benesse re delle classi lavoratrici. Se non che. Llovd George andò oltre e con 'dia fierezza di parole e di atti, dichiari fra gli applausi, che secondo le tradizion del iesoro inglese, coprire soltanto con depili1 le spese dì surra e il disavanzo dn essn prodotto nel bilancio « sarebbe finanza alle, gra (profliiiafc) -. sarebbe anzi finanza estre mamente vile {cowardlv)! R senza esitanze adottò la sola viti che sii parve ■< saggia p eóra«"*ìosa »: abbinare l'imposta al prestito di guerra. Le nuove tasse, ricchezza mobile successioni, birra, the, ecc. dovranno fnit tare all'erario 4M milioni di tir* dal dicem_ bre al marzo prossimo ed 1 miliardo e 625 milioni di lire all'anno negli esercizi succf sivi. cen-s■.lJms" E già sappiamo che la Camera inglese non solo accolse unanime in massima questo miliardo e mezzo di nuove imposte, ma fece per bocca del Chamberiain al Governo un solo appunto; quello di aver tardato troppo a proporre il prestito di oltre 8 miliardi e le tasse per sorreggerlo. Ecco, dunque, un forte e nobile esempio, che giova presentare al popolo italiano, anche se da principio gli parrà meno seducente. Ma non scriviamo per senso di popolarità. Nessuno vorrà suggerire al nostro Paese una finanza cosi eroica, come l'inglese:^ ma nessuno vorrà tacere che non v ha Stato deIJ'Europa civile, — nè grande, ne piccolo, nè belligerante, nè neutro, — che anche in questi tempi di guerra assida il credito pubblico sulle basi fallaci e sulle sabbie mobili della emissione di biglietti a vuoto o di debiti galleggianti e larvati di tesoro. Proprio in questi momenti si discute negli Stati Generali dell'Olanda — un piccolo Stato neutro — la proposta di un prestito di 580 milioni di lire, presentato dal Governo, per sostenere le speso della neutralità, La guerra ha posto ogni Paese ai più duri cimenti per l'onore e per l'esistenza stessa della Nazione. La salda finanza è inseparabile dalle buone armi. Chi più desidera ed auspica crediti destinati alla Patria, più • «1nUre che sa,rebbe debolezza e peggio affilare le armi senza apprestare i mezzi- Anche l'Italia deve risalire alle belle e torti tradizioni di Cavour, di' Sella, di M'ingneui, nel periodo del risorgimento patrio. I nostri maggiori nomini parlamentari, che In wmpi difficili cosi nobilmente lavorarono axta ricostituzione economica e finanziaria creila.nuova Italia, cooperino ora con patriottica concordia a porre In salvo la eo- idità ed il credito dello Stato e della Nazione Il Ministero solo possiede tutti gli elomen ti del problema Da un vecchio patriota come lon. Carcano, il Paese deve attendere ui più presto una parola precisa e sincera senza debolezze e senza artifici. Abbiamo icrma fiducia che anche nel periodo dell; neutralità 1 economia nazionale e il gettit Jello entrate si avviino a quella graduali ripresa, che solo la pace potrà assicurare sia nessun Paese può risorgere con un de aito galleggiante sproporzionato alle sue risorse o con un disavanzo permanente di bi ■ anelo. L'azienda dello Stato in Italia, è senzi aubbio suscettiva di larghe economie, qua lora se ne sfrondasse la macchina faragg. nosa e burocratica Ma è opera lunga eteri ta. Giova confidare di più nella forza di ricupero di un popolo giovane ed operoso t sperare che il miliardo di spose straordinarie di guerra e marina di quest'anno, diminuisca il peso delle spese militari nei bilan ci successivi. Ma se una onesta e larga previsione de: ricuperi di entrata, che la neutralità e 1" pace possono darci, non ci rassicura del pareggio nei prossimi esercizi, allora si im porranno provvedimenti dolorosi, ma non meno inesorabili. II disavanzo è come la febbre: più presto la si combatte, più faci! nente la si vince e lascia il corpo meno in- lebolito. Nella finanza dei popoli non vi sono nt ìebiti nè imposto gradevoli: non vi sonr tn.ai momenti opportuni o favorevoli per ricorrere agli uni od alle altre. Quando i! credito del Paese e la salute del bilancio lo impongono, bisogna agire ed assumere le responsabilità necessarie. Fu Gladstone. ! grande, che luminosamente insegno a tutti i Governi liberali, il nesso indissolubile fra democrazia e finanza forte e sincera: fra la solidità del credito, della circolazione e del bilancio e la difesa del lavoro, del salario e del benessere popolare. MAGGIORINO FERRARIS