Fine degli interrogatori degli imputati al processi per la "settimana rossa"

Fine degli interrogatori degli imputati al processi per la "settimana rossa" Fine degli interrogatori degli imputati al processi per la "settimana rossa" Ciò ohe <li«e il 'vioe-IVJa.latesta, — Una. lettera in cui «ii incita. 11 proletariato a «'liberarsi della Monarchia»,. (Por telefono alla STAMPA) l i lt he e avesAil 2 tppc poè sidchzaspsaljlasidatoinfatonanavprtesupodiunolis| mi; riI zlveAquila, 21, sera. n pubblico è anche meno numeroso degli altri giorni. Effetto della neve che il precoce inverno et prodiga, o dell'assoluta mancanza, nuora, nel dibattimento, di queg'.l elementi di orammaticità che interessano la fola treqtiematr:ce delle aule giudiziari.;? t • S-ala grigia, ambiente grigio, tono grigio al dibattimento. E coM, colla massima calma, per non dire apatia, e con notevole ritardo sull'ora fissata. ^1 apre l'udienza. Manca l'imr-utato a piede libero Strappa. — Ebbene, lo terremo sempre presento — dica il presidènte Al banco del difensori viene a sedere anche l'ori. Pacetti. Ai ventotto testimoni citati per oggi, e che naturalmente, poiché non sono ancora esauriti gli Interrogatóri non saranno sentiti che martedì vontui-o, fi presidènte fa il rltuai-: fervorino. "Mancavano la armi...,, Si riprendono eh interrogatori II P. M. vuole ancora sapere dai» Levi, che. 'già ieri fu interrogato, se non ricorda che il capo dogli spazzini comunali, il giorno 13, ?i era reca o a emederc orulni alla commissione esecutiva della Camera del lavoro, per la pulizia dell'istradi.-. — Io non ero alla Camera del lavoro — risponde il Levi, che. ad altra domanda del P. M., conferma che 11 Malaiesta diceva che là rivoluzione non si poteva far-c- perchè mancavano le armi. P. M. : —- Faceva lai. parte dflla Commissione esecutiva della Camer." del lavoro noi pnjno 1913? Imputato; — La Comniìs>ionc esecutiva era già scaduta nel giugno. L'imputati» Pelizza il presidente si rivolge a u.'t altro Imputato, Pietru Sg.lfredo Pel.zza. — Avete mentito le accuse che vi fi fanno? Che cosa avete da dire jn vostra difesa? Il Peiizza con arteggiamenito dignitoso e grave risponde: '— lo ìru .ruvo in una situazione strana. Dopo cìiktuo. mesi di carcere preventivo, non riesco ancora a comprenuere le ragioni della mia detenzione. Non vi nascondo la mia meraviglia. Io non sono oratore, e voi. signori giurati abbiate pazienza pe. diro qualche frase un po' vivace. Presidente: — Vedete di non dirla. Snira meglio: E l'imputato, che vuoto pronunciare un di-] nscorsetto, continua con temperato linguaggio coe tono alquanto «n fa ti co, a descrivi:* lo Nstato doloroso del suo animo, è lo sdegno per | dslnlal'a a - o a - davLqule false accuse di complotto e di cospirazione, dall? quali, celi dice, ripudiano gli stessi nostri sentimenti. — La Camera del lavoro di Ancona non è un covo di malfattori, corno si è voluto far credere. E l'imputato illustra, le benemerenze della Camera del lavoro nei riguardi dell'educazione del popolo. Presidente; - Non mettiamo in dubbio queste benemerenze, ma vorremmo sapere solo se alla Camera del lavoro si faceva, della politica, e. por attenerci a quanto dice l'accusa, se si complotto e si cospirò. L'impu'ato nega con risolutezza, insistendo con lungo parlare sUl-'affermazlone che la Camera del lavoro era assolutamente apolitica. Presidente: — Però la frequentava il Mala'esta. Imputato: — I locali della Camera del lavoro erano frequentati dai rappresentanti di tutti i partiti. Il precidente vorrebbe che l'imputato. Il quale non è cerio taciturno, si fermasse a disco parsi delle specifiche accuse, ma il Pelizzn dice che deve fermarsi a narrare particolareceiatamente j fatti de'.la settimana rossa, per po'er far risaltare la correttezza delle sue azioni. E l'imputato narra il comizio... " Raccomandai la calma „ L'imputato narra il comizio, dopo il quale avvenne l'eccidio ; con commoventi parole i.cscrivo 1 funerali delle vtuime, si commuove sino alle lacrime e con lui si mettono a piangere a calde lacrime Bousquet c Adorni. Il Presiueute raccomanda all'imputato di no:» diffondersi intorno particolari estranei alle accuse che gli sono mosse. L'on. Pacetti prega u Presidente di lasciar parlare l'imputato, el il Peiizza riprende: Ci hanno aeuo ana.citici — egl. dee — men. riliSdsccdtipdm , -ltre nessuno di noi e anarchico. Mi si e accusato e!^ aver fatto propaganda.repubblicana e to i o i o ! i n n ) ■ l - - r- d ! nao a ae- n lt- iovi a ii¬ si i- ral to eria a arae riia so. si non sono repubblicana, Mi si è accusato di complottare contro le istituzioni, ma io. che so cosa erano le congiure colle quali si e fallo U nostro Risorgimento, non posso comprendere come ci si sia creduti cosi stolti da sovvertire il potete al punto di creare la repubblica. Riguardo al,'accusa specifica che si fa al Pehzza di essersi 1 ecaio Li automobile a Foligno' e altrove per fare propaganda rivoluzionaria, egli, sempre c:.n minuz.ose dimostrazioni e citazioni di fatti, di episodi,, anche di poco conto, narra che, dovendo recarsi con alcuni compagni a Roma in automobile, si fermò a Foligno per fare colazione. — In una piccola città — egli dice — basta un'automobile per radunare una folla. Co;i, mentre si faceva colazione al ristorante della Stazione, intorno alla nostra automobile si terinarono parecchie persone. Quando poi fui riconosciuto, fui invitato a fare un discorso. Dissi poche parole, ma raccomandai la cilma. Mi si accusa di aver fatto a Roma propaganda di organizzazione rivoluzionaria. Posso date conto minuto per minuto di quanto feci alla Capitale. . L'imputato continua a discolparsi dfllo varie Imputazioni mossegli. Nega di avere fatto requisizioni di grano. Spiega che non fu affatto la Commissione esecutiva dalla. Camera del Lavoro che diede ordine agli spazzini municipali per la ripulitura delle strade, ma fu osi! che, per esortazione del Melloni, si Interessò perchè gli spazzini riprendessero 11 lavoro, e ciò nell'interesse dell'igiene. Conclude la sua lunga discolpa' negando In modo recito e caloroso di avere preso parte a qualunque congiura 0 complotto rer cambiare forma di Governo. Un piccolo incidente Si leggono gli interrogatori sfitti del Peiizza, che s.>no conformi alle dich.arazioni che e gli ha fatto oggi all'uuienza. La lettura è interrotta solo da un piccolo incidente. L'avvocato Gtaru.ni fa notare con vivace protesti che in una domanda rivolta al Peiizza dal giudice istruttore, il mag.strato, 0 con imperdonaoile ignoranza di scienza sociale e di economia politica, o con maliziosa tendenziosità, fece confusione fra sciopero politico e rivoluzionario. Ma il presidente con tono bonario esclama: — Lasci anuare, avvocato. L'imputato ha saputo evitare il temuto inganno, ed ha risposto trionfalmente. P. M. all'imputato: — Prima di essere segretario della Cooperaliva dei muratoli, non e ra ferroviere? — SI, ero uno dei membri più influenti del Sindacato ferrovieri. Per questa mia. carica, naturalmente, tacevo della propaganda a favore della classe. Questa mia attitudine mi pi*curò una lunga serie di traslochi: l'ultimo, ao^Isernia. Avevo la moglie ammalata e una bimba colpita da difterite. Domandai una uroioga, che non mi fu concessa. Dovetti andare ad h.ernia. Qui mi trovai senza mezzi, perchè l'amministrazione non mi pagò quanto mi era dovuto per indennità di trasloco. Qjel capostazione si interessò cortesemente a mio favore, aweitenuo l'amministrazione che se io non ricevevo il denaro, sarei ritornato ad Ancona. Così avvenne Infatti, e allora l'amministrazione mi considerò esonerato dal servizio per assenza arbitrarla dalla residenza. Faccio notaiv dir non avevo mai ricevuto iti tanti anni di servizio una sola punizione. Solo mi sj cùlpi per 'ni .1,1.1 qualità di propagandi t : ~ Insonni — dice lì'P. M.. •• vate, piràtijniitrtJ 'a'i'aiiim'iuslrazìùnc lei :-.vtaiiu. pcddvq1cdentvupQdmtgcetfrrrvagpsmcrp«"dsdslfa Anche l'interrogatorio del Polizza ì> Imito, e poiché dovrebbe seguire ffneJlo nel Nonni, ''he è la tignivi, principale del dibattimonio. ti presidente rinvia l'udienza al pomeriggio, ufllncho il N'enni possa parlare senza interruzione. L'imputato Nenui Quando il Prefeidenie. appena aperta .l'udienza pomeridiana, chiama . Pietro N'enni a rispondere aJTtnteiTogatorló, il giovane accusato si alza vivacemente: e .sorridente e sotto lj grondi lenti gli occhietti chiari gli sfavillano. Tra il )>ubbUco vi è la sua signora, ansiosa e trepidante. Il Nenni, a cui l'accusa ha noseremgiMcol'elibInoii ne. chdato il ruolo di vlce-Malatesta del dU>att4men- c}to. ini fa previsione di dover parlare a lungo, intoni';', ripete a voce alta le sue gencral'.tà: — Pietro Nenni, fu Giuseppe, di anni 23, nato a F'aenza, domiciliato ad Ancona, giornalista. Presidente: - Voi conoscete le accuse cbs v' si muovono? Discolpatevi quanto volete. Vi prego, pero, di non divagare, è nel vostro interesse. "Sono repubblicano rivoluzionario,, Con voce un po' rauca. Nenmi imprende lì suo discorso, premettendo una dichiarazione politica : — Solio repnbljjcano rivoluzionario — egli dice. — Se voleti upubblicancsimo no, perche anche in questi tempi di materia lismo tengo fe4e alla fiamma dell'ideale maz| miniano, se volete sapere che cosa sia il mio ; rivòluzionarismo, vi confesso che esso è d'aI zlone, senza però concezioni, catastrofiche. Ej vengo ai fatti della « settimana rossa ] nino state tirate dai comizianti -- si risponda o con delle fucilate, oratore focoso e colorito, il Iso Nonni fa ima melodrammatica rievocazione I cr | del, dolore della cittadinanza anconetana o la Mospontaneità di tale manifestazione di protesto. I N:?n occorse — dice — mostrare al popolo | smlo elio in rjuells settimana di seiopeiyj genTBle non vi fi.- nessuna denuncia di at'entnti alla libertà del lavoro perche non vi fu bisogno affatto che i farcenti, si .recassero a sollecitare l'adesione degli operai e elei protetarinto. è un buon parlatore. Polche le più gravi, ril'Utazioui Clelia causa sono a lui fatte, egli | re' nopimsolocisi Esulecu...fesapere' «he" cosa! sia il mio Cavi di"ó che sono mazzihia-. algnginenParlando del comizio contro Io Compagnie1 Stadi disciplina il Nenni dice che quel comizio :0 aveva scopo e intenti morali je non illegali.! Lo stesso Governo hu dovuto riconofcere che ' Pquelle compagnie di disciplina devono essere (ir e o i e e r E e e e r riforniate. Nei comizio non yi fu violenza di linguaggio. Tutto era proceduto con calma. Sciolto il comizio, la fella si trovò chiusa dalla forza pubblica in una specie di fondo di sacco, sicché, per necessità, dovette cozzare contro i carabinieri. Descrivendo la tragedia che segui, il Nonni, che si e andato accalorando con parole vivaci, dice che nessuno che tibbia cuore e sentimento di umanità può approvare che alle sassate —- sassate che non e- d' Ancona la toga insanguinata di Cesare, 00m'e fece Antonio! Unanime fu la protesta, tan- dilndfeo to i e . l ò a , a i i ao o el ii! ò e a anoze nohe ce le a ce oaa oee el a, ami o, a ore hè ra oaio nio o ti sj e, u. gdpilpiniI"In ogni occasione feci opera di pacificazione,, — E ora — dice i! Nenni — narrerò qualche particolare ku tjuci famoso sciopero po-iucò, che 1 magi strati 'Itila Sezione di accusa, che dovevano essere rimasti ul 1814 in mattr-a di economia politica, hanno confuso colla nvcluz.one. Pa-fident? : — Via; via, lasciamo andare quea>e paroie grosse. Vi ho daia la più amp.a 1-bertà di parola ma non abusatene. Ve lo coniglio, per d vosu-c meglio. .Mora, U Nonni, con maggiore temperanza di Unguagc-io. prende a discolparsi dalle Roteo!- accusv. Dice che- le parole che ha pronuncialo nei comizi sono itane riportate mutilali» e maliziosamente eambiate dall'accusa. — Pu che da noi — dice l'immutato — le irò. vocazioni vennero dalla polizia. Ricordo che un iitiiciale aveva osato dire che era stato un peccato che i morti fossero staiti soltanto fra. Quest'ufficiale aveva, poi avuto Sa «frontatezza di attraversare il corteo il giorno dopo m mezzo a. quelle porsene che io avevano sputilo oumido esclamava quelle criminose parole. l*ir l'epi-odlo dello svaligiamento del negozio d'armi, il Nenni mette in evidenza U suo contegno u; pacer-j fra -a folla adirata, che egl: esortò a. non dare nuova occasione ad <1tri eccidi. Del resto, in ogni occasione egli few- opera d\ pacificazione. Cosi quando, durontc 1 funerali imponenti, la folla, esasperata per la provocazione da .parte di un dottore, voleva prendere d'assalto la sua casa. « A proposito dei funerali, il Nenni fa osservare eh* il Malntesta. animo buono e' genti'.e, aveva esortati gli operai a condurti le mogli ed i tigli. — E' possibile immaginare — «clama l'imputato — che il Malntesta ed lo, che sono, secondo l'accusa, il suo luogotenente, potessimo covare il turpe ? infame proposito di dai", con quella dimostrazione, una nuova ^.m al a rivoluzione c-d esporre cosi al piombo delia, pubblica forza le nostro donne ed : nostri «eli? "incriminiamo i fatti, non il pensiero,, E il Nonni protesta contro le esagerazioni, le deviazioni e le deformazioni delle accuse. Cosi si ''sagerò il significato dello sventolamento delle bandierine ro.^se. — La repubblica. — egli esclama — non si fa solo eolie bandiere! Si esagerò quando 6i parlò dell'abbattimento dei pali telegrafici e telefonici, si esagerò sulle fermate imposte alle automobili in viaggio. Erano i nostri buoni vii liei, che fermavano queile vetture solo i>er sapere no;izl-»r:igli avvenimenti per la congerie delle tiabe che in Quel giorni si propalavano intorno ullc condizioni di Ancona e allo °ciopero generale, E anche di queste fals« notizie si è detto essere stata, propalatrice la Camera, del Lavoro. Ed anche a noi. capi partito, si fa questa imputazione Invece, fui proprio io — dieft l'imputato — che sparsi la diffidenza con.10 le notizie sbalorditive, che venivano ripetute, in Ancona e da molti credute, perfino da. certi L'Omini dell'ordine. Fui io che assolutamente non volli che tali notizie si spargessero e trovassero credito e invitai l'on. Comandici ad accompagnarmi nel giro nelle Romagne, dove appunto mi recavo a smentire quelle false notizie. Il Nenni continua la sua vivace difesa. Dico che «i onora dell'amicizia di Malatesta, come si onora di quella di un prete 0 di Un. monarchico, purché persone oneste. Ma. del resto, egli fu più volte contraddittore del Malatesta e nessuna falsità maggiore fu detta di quella che avesse organizzaci un complotto con Molatela «esso. Ha sempre usato temperanza di linguaggio nei comizi, anche quando domandava che le autorità comprendessero finalmente che sacra è la vita umana, sia quella di un Re. sia quella d'un umile lavoratore. Dice che dai suoi articoli non e qui la sede di giudizio, ma che in essi nulla vi fu mai diocriminabtfe. a meno che i magistrati nou credano incriminabili le teorie repubblicane e U pensiero di Mazzini. p. M.. scattando: — Ma noi non Incriminiamo il pensiero, incriminiamo i fatti. Finiamola con quesio tono tribi*.'izio. Non siamo qu' in piazza J A queste parole l'imputato replica accenden- dosi o gridando che eglj è accusato anche per ! suol articoli e quindi si è perseguitato II suo pen siero. P. iM. : Noi guardiamo e colpiamo i fat'i. Avvocati in coro: — I fatti li abbiamo dlmostrati InsiiRslsienti. \vv Di Framo : — Ma insomma, ehi dirige g^f-Imputato: — Mi sono difeso. Ho usato un mio sacrosanto diritto. presidente : - Torse ne avete persino abusai 1 Vi •!',<••. concludete un po'. V , concludi dicendo che non t affatto ttub.■■• iit-U'a-ìi-nio. p*rc'.v ha la.cosc'.eitea d. ^i non avere latto male a nessuno; che, se avesse da rimproverarsi qualche colpa, invooherebbo pietà, poiche''puo chiedere pietà un uomo che e atteso dalla vecchia madre, dalla giovano sposa e da due figliuolette piangenti Ma egli è orgog-ioso di poter dire che no-; commise reato alcuno e i giurati, sacerdoti di l'enti, sopranno unire in un sacro abbraccio liberta e giustizia, abbraccio tanto n.U utero In quest'ora in cui l'Italia ha bisogno dj pa oifìcazione per avviarsi trionfalmente là dove i nuovi suoi grandi destini la chiamano. M giovano imputato con onesta perorazione nella quale ha' anche profuso citazioni clasel che e spunti Urici, termina la sua discolpa, c}w jn quaiC}lc punto assume il t«io di un'ar Isolo i comizi, andavo alla .Camera ttei lavotv. I corno tutti gli altri cittadini. Il popolo era al Mora il vero padrone della Camera del lavoro. I Presidente: — Avete visto dei buoni di reqm | sizione di grano, dei lasciti-passare p-er a-tlo mobili, dei ■«^sni di posto? — No, non vidi nuTTa di" tutto miesto. ringa e in qualche altro quello di una confe renza d^tta calore e vivacità vibrante. L'o- notevole Cappa gli tende la mano e si com piaco vivamente con lui. La moglie, che lacri monte e commossa pendeva dal suo labbro, gli sorride affettuosamente. I compagni di gabbia lo complimentano, mentre Bousqùct, che è facile a intenerirsi, piange come un fanciullo. L'impntato Bonsqnet A Bousquet tocot poi difendersi, dopo che si è fatta uno. breve sospensione dell'udienza. Egli è molto conciso. Vorrebbe rimettersi ai suoi interrogatori scritti, ma il Pres;defilé vuole che dica qualche cosa sulle specifiche accuse, che gli sono mosse. Egli afferma che fece paa>te della Commissione esecutiva della Camera del Lavoro, ma che non assistette ad alcuna riunione se non a quella del 13 giu- gno, nella quale Nenni presentò l'ord ne del giorno per la sospensione dello sciopero generale. Presidente: — Ma la Commissiono esecutiva non emanava ordini nei giorni dei tumulti? Imputato: — Nossignore. Del resto, in quei 1 Starni la Commissione esecutiva era scaduta :0 non era stola ancora sostituita, ! f V*r ora Ugo Bousquet che e impiega to ' Privato e padre di cinque figli, non ha altro da (ijrf! sc non invocare la correttezza e l'onestà nitoditipomsolcsamledgppGseildomanda della sua vita privata * — Di che colore politico siete? il P. M. — Sono repubbbeano.' L'impntato Adorni Nò più loquace di Bousquet è Domenico Adorni, muratore, d'anni 32. — Mi trovo — egli dice — nelle stesse condizioni di Bousquet; io nulla so di che cova fece la Commissione esecutiva, lo frequentavo P. iM. : — Quando fu deciso, la sera, nel 7 giù* gno, lo sciopero generale, eravate alla Camera del lavoro? — Si, vi ero; ma non vi fu una decisione da parto dei dirigenti la Camera del lavoro. Fu il popolo che spontanc.1 mente proclamò lo scio pero, abbandonando ctmpletamcnle il lavoro in segno di protesta p\r l'eccidio. E gli interrogatori soVo cosi finiti dvnsSbspppsSDtvcsmgcsfrnlfrG( a ; i o o e e la, r eo- m i li a ae si primo teste d'accusa li presidente chiama il primo testimonio -li accusa., cioè il capitano dei carabinieri Ernesto Angelini, che fu qualche anno addietro comandante della Compagnia di Aquila. Il capiUno, appena prestato giuramento, dice: — Ero a Montemarciano, dove era stata proclamata la Repubblica... L'avv. Giardini interrompe dicendo: — Se non fu mai proclamata la Repubblica a Montemarciano! Ed infatti gli imputati di quei paesi furono tutti assolti dal Tribunale. Il presidente interviene e dice: — Ebbene, sarà stata l'impressione del teste che la Repubblica, fosse stata proclamata. Aw. Cliiariggia: — Era una Repubblica pachi.-al Infatti, hanno lasciato entrare lei, capitano, in paese. — Sfido, ero aliti testa di dodici ca\'alleggeri 1 Il teste depone sulla circostanze del rinvenimento, che egli fece sotto i cuscini di un'automobile giunta a Montemnrclano con bandiera rossa, di questa lettera, che portava il timbro della Camera del lavoro di Ancona: » Ancona, 11 giugno 1914. — Curi amici — 11 popolo lavoratore di Ancona, in solenne comizio. Invia al lavoratori di Cesena 11 saluto solidale, con l'augurio che. questa volta. Il prò' lctnrioto tutto, al tflsoprfl di qualsiasi tendenza, sappia liberarsi della Monarchia. - Per la Camera del lavoro, firmato: .1. l'edrlfii ». E' noto elio l'Accusa dà inolio peso a questa lettera, di cui però la Commissione esecutiva della Camera del lavoro di Ancona ha rinnegato la paternità, dicendola opera esclusiva, e personale del Pedrini. L'udienza, lunga" e pesante, e troncata improvvisamente perché la luce si •>. spenta, e li Giustizio, osservano tutti In coro, dove essera sempre ei in ogni momento illuminata. Cosi il presidente rinvia a. martedì la ripresa del dibattimento. CINI.