"Uscendo da Parigi, attraversiamo i campi di battaglia e incontriamo gli eserciti tedeschi che marciano verso il Nord della Francia,,

"Uscendo da Parigi, attraversiamo i campi di battaglia e incontriamo gli eserciti tedeschi che marciano verso il Nord della Francia,, "Uscendo da Parigi, attraversiamo i campi di battaglia e incontriamo gli eserciti tedeschi che marciano verso il Nord della Francia,, IDa uno del nostri Inviati speciali sul campi della guerra]. Lilla, 2 • Toarnai, 4. La proibizione perentoria emanata dal Comando che vieta la circolazione di qualunque veicolo che inceda sa due ruote o più ulle retrovie del campo francese ci decide, Vitelli ed io, ad andare ad esercitare Ufi poco el nostro abituale brigantaggio sui treni. Esiste ancora una linea che per AbbevUUs, loulogne, Calais e lìazenbroult arriva a Lil- a. E' stabilito. Prendiamo la linea di Lilla. K solo ieri che il Comando ci ha sciolti dalla'prigionìa sulla parola nella quale ci eneva dal giorno in cui tornammo tra dite endarmi da Retina bombardata. Appena lieri, la natura odissaica del giornalista inoderno ci spinge di nuovo verso le linee. In uesta parola magica, irraggiungibile mela del corrispondente di guerra, è racchiusa la rande tragedia bellica che si recita ininterottamente da due mesi da Un capo all'altro dell'Europa. Le linee! Molto è in questa paola. Due razze armate l'ima contro l'aera: due civiltà che si urlano con sforzo dispeato: quattro milioni di uomini: mezzo mi- iane di morti, l'avvenire dei mondo, la foea tenebra dell'indomani, te linee! E' p:r questa paroletta che arrischiamo allegra- nsule la fame, le fatiche, la prigionìa c far- e peggio, in un conflitto che non è il nostro, nel bisogno invincibile di sapere e di far sa- pere, di intravvedere per un minuto c~di esere rapidamente trascinati indietro da atori implacabili che non vogliono spettalo' ri. Risalendo a Lilla, pensiamo, si potrà giungere alle linee. Le posizioni nel Nord sono quasi interamente sconosciate a Parigi, ove non si pub- blicano che i comunicati francesi, i quali non parlano che delle posizioni fino alVAisne d alla Somme, rimaste invariate fl.no ad oggi. Ma il Nord? Che avviene nel Nord? E' anche questo che vogliamo sapere. E' vero elie esiste un esercito francese del Nord, Uranio a tagliare la ritirata alle truppe leéesche? E' molto tempo che questa diceria orre Parigi: e credo di avervene parlalo alvolta: ma la sua azione, tanto desideraa, si fa attendere indefinitamente, ed è tempo che audiamo personalmente a constaarne l'esistenza. E partiamo. Attraverso l'Oise. Il treno attraversa lentamente la vallata delì'Oise. che fu la prima, tra le porte di Pa- igi ad essere liberata dalla presenza dell'in-1valore. Tutti i ponti sono saltati, ed i llu-\iti si attraversano su fragili passerelle in egno. Il grazioso paesaggio è deturpato aa villaggi semidistrutti. E' qui che l'esercito di von Kluck venne disfatto da Gaìlieni e dalla difesa avanzata di Parigi. Si dice cut- 'azione di Gaìlieni fosse indipendente 01» quetta di Joffre, perchè il ferreo generalis- ximo aveva deliberato di abbandonare Pa- rigi e l'Oise, e di concentrare la battaglia nella Champagne. Ma questo è impossibile sapere-, nè la fortunata, azione di Gaìlieni è ormai più da discutere. ; l viaggiatori che sono con noi sembrano ranquillissimi. La calma colla quale le popolazioni delle città francesi seguono il lusso ed il riflusso della guerra è pari solo dla tranquillità colla quale il Governo fran- cese seguita a trasportarli dovunque come n tempo ordinario ed a far giungere i uoi treni a pochi chilometri dalle linee edesche. Un giorno dopo la ritirata dell'in- vusore giunge il primo treno carico del primi profughi che tornano tranquillamen- te alle loro case, salvo a fuggire di nuovo n caso di ritirata, francese. Questi Gaggia- \ ori sono tutH profughi di Lilla, di Tour- noi, di Tourcoing, di Courtrai. Tranquilla- nfinta valutano fra loro la probabilità di ri- rovare' le loro case incendiate o intatte, OueW che ranno al nord di Lilla ignorano, se il toro paese è nelle mani dei francesi o del tedeschi. Eppure vanno, senza timore: ji.eri.7te l'amore al tetto di cui si conosce Va- viicp turno s più forte di ogni altro senti-ì vt-cnto. {Giungiamo a Lilla, dopo una giornata fallica ed allegra, nell'esallaziolfo. della foga. Troviamo la. vecchia città industriale, la'-negra Londra del Nord, invasa dai ca- miws inglesi. Dece esserci almeno una. bri- gala, ma non è tempo per indagini. Certo però' non vediamo tracce, .dell'esercito del N&d. Scendiamo all'Hotel d'Angleterre, che a Quest'ora probabilmente è stalo bombar, datò: era troppo vicino alla stazione. E an-{diamo a ietto, con un progetto magnifico: tmiàre a Tournai a vedere gli ulani. A Tournai. 3 ottobre. A. quanto leggianio nei giornali, gli'làanCsì fanno vedere da qualche giorno a Tournai, dòpo che lé truppe belghe e fran- cesi l'hanno succetsivaipent* occupata ed evacuata Per noi, corrispondenti al campo francese, è facile 'vedere un dragone -, maì l'ulano è sialo finora un ideale lontano. Qualche giorno fa, l'arrivo degli ulani avanii alla cattedrale causò un panico generale, che fece fuggire la popolazione di Tournai fino a Lilla. I giornali locali, sem-. pre ottimisti come Pangloss, a venti chilo- metri dal nemico, stigmatizzano severamente questa fuga, senza preoccuparsi di man- llare un reporter in bicicletta a investigare Quanto sia giustificata. B* evidente che non ci rìm-ane che andare a Tournai. Muniti di un leggero sacco da viaggio, decisi a vedere gli ulani; il nostro progetto è il,seguente: acquistare un mezzo di trasporlo a Tournai, e tornare in Francia lungo quello che crediamo le linee tedesche, cioè, lungo Donai, Arras'e Noyon. Ignoriamo completamente quello-di cui ci accorgeremo più tardi: che andiamo invece incontro alla grande avanzata tedesca nel Nord, e clic non abbiamo forze sufficienti per arrestarla, infatti, furono i Tedeschi che arrestarono noi, come vedrete. E' vero che probabilmente anche lo Stato Maggiore francese ignorava l'avanzata tedesca... Su un temerario, piccolo treno, carico di profughi, che vanno a Tournai, passiamo quella che era una volta la frontiera francobelga, a Baisicux. Ma frontiere non esistono più da queste parli. La guerra, le ha cancellale. Esiste il territorio occupato dagli invasori e quello occupato dagli Alleati. Un'ora dopo siamo a Tournai. La città presenta l'aspètto abituale delle città belghe; tranquilla attesa, odio non dissimulato degli invasori, nessuna traccia di sgomento. Le botteghe sono tutte aperte, i cittadini circolano pacatamente: i loro abili borghesi, i loro pacifici ombrelli smentiscono ogni sospetto di guerra e di minaccia. Se ci fossimo sbagliati? Ecco una pasticceria, ecco una biondina. — Mademoiselle, estree vrai qu'il eet venu des uhlans dans la ville? — Ils étaient devant la cathédrale ce m'alin, monsieur. Belga, pacifico borghese belga, tu sei il degno crede di quegli eroici bourgeois de Gand, che spezzarono in difesa dei loro privilegi la forza di Luigi XI, dopo che il terribile vecchio ebbe (laccato il leone borgognone e l'alterigia della nobiltà francese. Non ho altro da dire in tuo onore. Ma quan- (e altre cose dovrò vedere, che mi commuo1veranno, pacifico belga, sempre che io pensi \aua iua indipendenza, alla tua fierezza, al (Uo tranquillo coraggio dinanzi all'invasore! y0> ja iua Nazione non morrà. Sarebbe una vergogna per l'Europa se, anche tutta schiacciata sotto il tallone tedesco, assentis se aj sacrificio del tuo eroismo davanti alla forza brutale. Nessuna Nazione potrà ac consentire a firmare l'atto dell'annessione di un popolo di croi; od altrimenti il diritto al insistenza cesserebbe di aver valore in Eu rova. Ci nono gli titani ! Andiamo su questo pensiero a pranzo, a"'Hòtel d* Impératrice. Ancora due bion dine> f™eh*> leggiadre, coraggiose. - Les AUèmands? Nous n'en avons pas peur. Vengono tutti i giorni. Ma la tablo d'hòte dell'Impératrice resiste all'invasione. E' ca ratteristico del paese belga che la guerra non t^cca il suo spirito d'iniziativa, e. che "s° »'ma"« Provvisto di lutto, mentre in Francia, sul teatro della guerra, regna im- parzialmente la Fame. \ Usciamo a vedere la cattedrale, nella te nl* che venga bombardata prossimamente * uujgioiello di gotico chiesastico fìarn mingo, sopratutto la facciala a nord, ornata di un avamporlico di delicata fattura e di squisita leggerezza. Tutta la città si stende quelamente attorno a questo colossale mo numento c ad un caro, piccolo Hotel de Ville. ì Sui muri sono affissi i soliti ordini dei {Tedeschi, colle minacce ordinarie: ma sono a metà coperti da avvisi del Governatore Generale della Provincia di Hahtaut, il quale avverte serenamente la popolazione che le disposizioni dei Tedeschi sono da te nersi come « nulles et non avérées ». Lo abbraccerei volentieri. Seguo cosi le strane vicende di questa calma cittaduzza. Occu pala.dai Tedeschi ed enacuala, venne occu- patti ed evacuata dai Belgi, poi, qualche {giorno fa, occupata ed evacuata dai Fran-cesi e dalle truppe algerini? quentata dagli ulani. Adesso è frc-. Seguendo il nostro progetto ci mettiamoin cerca di un negozio di biciclette. Non esi stono che tre biciclette in città, e sono nai'scoste in una cantina per paura delle requia sizioni dei tedeschi che le prendono dovunA- que: ma quello che costa ore a un uomo or- d dinario costa pochi minuti a un giornalista, o Dobbiamo rassicurare il venditore, il quale aìci prende, come tutte, la eittù, per SX& t& desche. Ci spieghiamo cosi gli sguardi di odio mal celato che ci perseguitano da sta- mane. Ma mentre in un profondo mistero fornianw le macchine del necessario per un .lungo viaggio, un collega che è sulla porta ci chiama: — Venite: ci sono gli ulani, lisciamo. Gli ulani ci sono. Sono quattro, colle lande per traverso sulla sella, vestili di belle unifórmi grigie, e con i caschi ric. perii di tela. Passano tranquillamente per la città, senza guardare la popolazione clic non li qnarda, e affetta dì non guardarli, La scena è di una bizzarra tragicità. Si sen [le che dalle due parli gli attori cercano di a i tenere un contegno indifferente. Non si odi i r un rumore. Alla svolta, il primo sì ferma ed eslrae la rivoltella. L'arma in pugno, chiede ad una donna la strada di Lilla. La donna accenna una direzione, gli ulani >i allontanano al passo. I passanti bisbigliano sommessamente fra loro. Passa Vesercito dell'invasore lasciato i francesi e gli inglesi. E' materialmente impossibile che piccole pj^luglie si avanzino da quella parte. Impressionali, facciamo chiudere di nuovo le biciclette nella sicura cantina, e usciamo per una rio gnizione. Sulla piazza della Cattedrale, alla polizia, stazionano venti ciclisti tedeschi. La popò- La strada di Lilla? Ma. è a Lilla che van- no! A Lilla, a ventidue chilometri, abbiamo lazione li guarda, senza mostrarsi, dagli an-\goli delle vie. La via che porta alla casa del borgomastro è occupata da due scntt-inelle che ci spianano contro il fucile. Tor-Vniamo indietro e ci avviamo per una curio-\sita alla stazione. La curiosità è presto ri-'solta. La stazione è occupata militarmente, e ad un restaurant della piazza mangiano avidamente tre ufficiali tedeschi. L'ultimo treno per Lilla è partito a mezzogiorno. So- no le tre. Ogni comunicazione colla Francia e col campo dal quale veniamo, è tagliata. L'orda grigia. Torniamo in città lungo il canale che la divide. Poi che siamo nelle linee tedesche, vogliamo vedere tutto quello che è possibile vedere, prima di essere arrestati e processati, strada facendo troviamo gli stessi profughi che erano tornati nel nostro treno, Uue ripartono tranquillamente a piedi, dopo mezora di soggiorno nelle loro case. Una tranquilla rassegnazione si legge nei loro volti. Torneranno quando l'invasore sarà partilo. Ed ecco altri ulani fermi sul ponte girevole del canale. Piantate le lande in terra sorvegliano il passo, che è guardato da una sentinella a piedi. Assieme ad abitanti della città ci mescoliamo tranquillamente a loro e guardiamo, guardiamo. La cavalleria pas sa prima. Sono squadroni di ulani, montati su pesanti cavalli: tutti giovani di forme massiccie, di alta statura, di aspetto profondamente guerriero. Veramente questa razza ha vestito il suo abito naturale indossando l'uniforme deflgrigio. Nulla esiste dell'abituale goffaggine del tedesco in costumiborghesi; tutti i movimenti di questi contadini richiamati da pochi giorni sono sciolti e naturali come se avessero sempre vestito la casacca. Sono serii e gravi in. volto, portano le lande con fierezza, non guardano la popolazione che sentono ostile. Quasi tutti mordono un sigaro, tra le bionde barbe incolte. Il passo dei cavalli sul ponte è come una pioggia continua accompagnata da un rombo continuo. Quanti sono; E' un'ora che siamo fermi sul ponte e gli squadroni passano sempre. Sembra un. sogno di un'altra epoca, di antiche epoche primigenie: la memoria di razza che è nel fondo della coscienza dell'uomo si sveglia e riporta a galla scen-j consimili, dimenticate da secoli molti, e pure presenti nelle fibre che non. scordavo i tradizionali terrori: scene di invasioni barbariche, le marcie pesanti degli uomini d:lla Noria cinti di ferro attraverso le grasse pianare europee, i torrenti d'uomini che la Barbarie rovesciava sulle nostre civiltà. Mi sembra di sognare tristemente, a lungo; il fondo della scena si allontana, indefinitamente dal mio cervello ; la pacifica cittadina belga scompare, il tempo non deve finir mai: c gli squadroni passano tuttavia. Dove sono:' In quale epoca? Sono sul ponte di Tournai, nel 1911 ; ed i grigi squadroni dei barbari passano come passavano duemila anni or sono. Gli ussari della morte Dopo gli ulani, ecco venire innanzi a ii'à aUri squadroni di altra, cavalleria. Sono gli USsari della morte, montali piti alla legge ra. ,-xin cavalli più. piccoli e. più agili, senza la lancia che r. la caratteristica d'ell'ulanoA'c portano in luogo del casco, un colbac riscoperto di una fodera di tela. A parte questi dettagli, l'uniforme è identica a quella degli ulani; ma tutte le uniformi sono cattali Ayer tutti i corpi tedeschi, che non si distin guono se non da qualche dettaglio e dalle or mi che portano. Dopo gli usseri della mc-r te. che nascondono sotto la fodera di Ma il ìttschio, che è la loro sinistra insegna, ceco L uno squadrone di cavalieri che a prima vista li prendiamo per austriaci. Portano infatti un alto kepi inclinato in avanti, mollo somigliante al caratteristico copricapo delle truppe imperiali e reali: ma in seguilo veniamo a sapere che non si tratta di austriaci, ma bensì di bavaresi. Sono gli Jaeger della Baviera, i più violenti nella battaglia i ed i più impetuosi nell'attacco, sebbene non siano i migliori soldati dell'esercito '•erma-1nico, dal quale li distinguono qualità che\ hanno molto più del latino che del tedesco. \Quanta cavalleria abbiamo veduto passare ?\ VNon meno di tre o quattro reggimenti Se-\guono i carriaggi, poderose carrette requisì- le nel Belgio che portano ancora il nome della fabbrica a cui appartenevano, le stesse sono guidate dal proprietario, uno sventura to che è stato requisito ed obbligato a pr: stare il suo aiuto all'invasore assieme al suo veicolo. Ci stupisce la semplicità e la scar- sezza dei carriaggi, che per un corpo cosi importante sono in quantità minime, per quanto siano forniti dell'indisi..nsabile. Nr-n passa nessuna automobile. Del resto i tedeschi, eccettuato per i loro Stati Magniori, si servono poco di questo mezzo di trasporto che pure è largamente impiegato dagli escrciti francese ed inglese, che preferiscono invece il cavallo per gli ufficiali il carro per i loro convogli. Ma l'invasione non è finita. I fantaccini cantano Dopo la cavalleria, ecco la fanteria. Al suo arrivo un canto solenne si alza .lell'oscura profondità della via ed empie le strade. JS1 la Wachl am Rhein, la Guardia sul Reno, la canzone di guerra più cara ai tedeschi, che il fantaccino intuona nell'entrare nella città conquistata. Involontariamente ricordiamo la pesante marna dei bulgari., quando giunsero cantando dai confini sulla via di Costantinopoli, e le note delta Maritza ci ritornano nell'orecchio. Del resto, la sominlianza del. fantaccino bulgaro col fantaccino tedesco è singolare. Il toro pusso quasi eguale di ritmo e di misura si urmonizza sul metro del pesante stivale, che rinluona alla stessa maniera sul selciato-, coma il bulgaro, il fantaccino tedesco è quadrato di spalle, massiccio nei movimenti e nella persona, semplice nel volto, disciplinato ed obbediente come un fanciullo. Anche l'uniforme non è mollo dissimile : e ad aumentare la somiglianza, molti, anzi quid tutti ì soldati di fanteria hanno lasciato i raschi nei carnaggi e. portano il loro piccolo . , .' nerrefin rotolino stevìv.n i\isivm "Ointtltiante ' berretto rotondo senza visiera a quello bulgaro. Anche la fanteria non è tutta prussiana: passano di tanto in tanto compagnie di Jaeger a piedi mescolati indifferentemente alle compagnie prussiane, da cui si distinguono solamente dal copricapo. Sono anche questi in numero che ci sorprende. Ci troviamo evidenlemenle davanti ad un movimento di grande importanza, tale quale ; comunicati francesi sulla situazione non permettevano dì prevedere. E' evidente ormai che siamo in presenza di una Divisione o di un Corpo d'armata più probabilmente, che si spinge nel. nord, venendo da Mona e da Bruxelles, e. si dirige verso Lilla, la ogni caso sia mo anche noi presi nell'invasione. Dopo la fanteria passano sei batterie di artiglieria da campagna che riconosco subito. Sono Krupp 77, da campagna, che hanno il vantaggio di smontarsi in due pezzi fpilnmma che per quanta hahstichr e per agilità " iertninatv il passaggio di questa prima si sano dimostrati inferiori al cannone eran cese. Nell'albergo del generale. parie dell'esercito invasore, e soddisfatta la nostra curiosità, che dovevamo in seguito \ avere occasione di nutrire ampiamente dei\ dettagli più minuti, in condizioni quali for-\ se nessun corrispondente di guerra ha go- 'uto per studiare l'organizzazione interna mdell'e'sercito tedesco, ci avviamo tra la diffi- denza sempre crescente della popolazione al nostro albergo, ove h due biondine per nul- la spanniate ci comunicano die il generale della il.a brigata ha preso alloggio precisamente nel nostro rifugio, e che vi pranzerà la sera col suo Stato Maggiore. La intizia non è rassicurante, ma in un altro albergo ci avverrebbe probabilmente lo stesso: cero perchè prendiamo senza esitare le due camere che sono rimaste, decisi a passare la notte accanto al leone, dal avi mento che la fuga sembra impossibile. Del resto non incontriamo alcuna difficoltà a circolare tranquillamente per il paese. Le truppe tedesche non ri si fermano, ma continuano a. passare sempre in direzione di Lilla, e gli abitanti continuano la loro fila ordinaria e le loro occupazioni abituali. Solo la casa del Borgomastro è occupala, il posto di polizia è circondalo e la stazione arrestata nel suo movimento. Continuiamo per tutta la serata a sorvegliare i movimenti di questo esercito, di cui si è detto tanto male e tanto bene. Debbo alla mia missione di riconoscere che almeno nella città, i soldati si comportano in questo momento in maniera cor- i reHissima' A Tournai> davanti ai nostri oc1chi essi hanno l>aoalo lutto quello che han\no comprato nelle botteghe. 1 soli ufficiali \si servor>o di buoni di requisizione per i \ vagamenti, e,solo nei casi in cui si tratti \di somme vn vo' forti. Non so poi quale gr(ldo di solvibilità possano avere •«#«•« buoni< ma Parie di essi sono esigibili suite tasse di guerra imposte ai municìpi. La sera pranziamo all'Impératrice, dove è pronta una grande tavola per il generale della -il.a brigata, ma questi non viene, vengono altri ufficiali i quali pranzano in silenzio, pagano e vanno via in fretta. Quando saliamo nelle nostre camere il generale non è ancora giunto. Ronzio di battaglia. 4 ototbre. Credevo di'aver fatto cattivi sogni questa notte. Le ore notturne, nel silenzio della piccola città fiamminga sono stale segnate continuamente, incessantemente dall'acciottolìo dei ferri dei cavalli sul selcialo. Quando scendiamo giù le truppe sfilano ancora. Volevamo vedere degli ulani, abbiamo veduto passare tutto un Corpo d'armata, che ci ha oltrepassati senza accorgersi che aveva tra le sue file tre corrispondenti dal campo nemico. Ma non è solo il pesante passo della fanteria e lo scalpitio dei cavalli che ci ha disturbati talvolta e talvolta cullati. Era anche venuto da lontano sulla pianura,, come un ronzìo armonioso, lo stridìo delle mitragliatrici, e la minata, pioggia della fucileria. Evidentemente le. pattuglie di questo Corpo d'armata, si sono battute questa notte cogli avamposti francesi ed inglesi sulla pianura tra Tournai e Lilla. Ma a giudicare da quanto ho veduto in Lilla, non credo che gli alleati abbiano forze sufficienti per difendere la città. Intanto l'esercito invasore continua a passare, portando sempre nuova artiglieria che non eccede però il calibro del 77, evidentemente sufficiente per la presa di una città aperta come Lilla. Ma quello che mi stupisce è che non ho visto alcuna mitragliatrice. La verità 6 quella di cui ci accorgemmo in seguito-, che i movimenti del nord che . ... hanno raddoppiato di lunghezza il fronte della grande battaglia, sono fatti da truppe di seconda linea, che non giungono fino alla Landsturni, ma che sono lungi dall'essere forniti dei mezzi logistici e militari di cui godeva e gode il primo esercito di invìi ione. Multi dei soldati che passano oggi, per esempio, hanno la casacca azzurra dell'antica uniforme, e tulli sono d'un'età superiore ai trenta anni, ma sembrano dì una solidità quasi rocciosa, che impressiona pio fondamente Una sorpresa ci ha disturbati, che può dipingere la semplice fierezza dei Belgi di fronte ai loro invasori. Le nostre graziose biondine ci raccontano che il generale è venuto questa notte tardi a chiedere non più nove, ma dodici camere-. >rr dargliele il padrone dell'albergo avrebbe dovuto espellerci. In quella vece il buon belga, che pure non sa chi siamo, ha risposto tranquilla¬ mente che aveva tre ioreslieri e che non a , . , , , , crebbe ceduto le loro camere a nessun patto. Il generale, senza troppo incollerirsi, è andato a dormire ad un altro albergo con i suoi ufficiali. Abbiamo così il piacere di sloggiare tutto uno Stato Maggiore tedesco senza combattere. •* Ne avete incontrati ? \ \ \ Ma è tempo che sloggianj-o aiiche noi! Il passaggio delle truppe diminuisce lenta mente e noi siamo decisi, poi che siamo ca phati tra le linee tedesche, a restarvi il massimo tempo possibile e a vedere tutto quello che è possibile di vedere. Non ab biamo un itinerario preciso e persistiamo. nssDsAtmscdrircmptsmmcupsnegmMfncmllcLadsrcvucvnstdlrrisdlcdgsdmeccqlczèvcndDcummglcspciercsdQmmdmvblst nell'idea di muoverci verso Arras, 'ctovH speriamo di trovare i. Francesi: abbiamo' scartato Donai, perchè apprendiamo che Donai è in mano dei Tedeschi. Potremo! sfuggire all'avanzata generale? Proveremo. Appena si [orma un. intervallo fra due bau taglioni, scivoliamo per i vicoli, tenendo « mano le biciclette, che avevamo nascosti sotto il ponte della Cattedrale. Soppianta . clic, provvisiicome siamo di carte francesi, di lascia-passarc francesi, e di passaporti rilasciali per la Francia, possiamo andare incontro a qualunque, rischio; ma non et rimane che far questo, o consegnarci : 4. consegnarci significa essere rimpatriati ini* mediatamente, senza aver visto altro che M pacifica occupazione di una. città. Sulla via di Donai non vi sono più sentinelle. ' Camminiamo in. fila indiana, stillai stretto marciapiede che corre, lungo l'infame selciato delle strade belghe, e ci avvia* mo verso la frontiera francese. Sulla strada,! che speravamo non occupata dai Tedeschi* una vista improvvisa ci fa sobbalzare, do* po pochi chilometri: è una pattuglia ietti sca. Ce ne è dunque in lutto il paese? Se wf{ ne sono sulla strado, di Donai, che si inero* eia con quella di Valenciennes, questo è segno che il movimento su Lilla non è isolalo,' ma che si tratta di una avanzala oeneralfj Ma ormai non vi è da scegliere. I ciclisti ci fanno segno di fermare, e ci domandano le nostre carte : esibiamo i nostri passaporti,' che essi hanno la. bontà di trovare perfetti* mente validi, e ci lasciano andare tranquil* lamente. Respiriamo. Continuiamo a pedo* lare,1 senza che le pattuglie di ulani che ini contriamo si degnino di accorgersi di. noi.. La campagna è tranquilla. I casolari sono abitati. Gli abitanti che interroghiamo ci dicono che i Tedeschi non si fermano e non si occupano di loro. Ma uno strano terrore regna sulle campagne. Nei villaggetti, i contadini ci fermano e ci chiedono, a fiassd voce, come se i Tedeschi fossero lì pet udirti:* '•' ' ' 't :-rt*v > -, Est-ce quils sont la? Vous en avez r<ui* contrés? . Nessuno li nomina. Da mollo tempo nel Belgio ed in Francia sì parla così, a.bassu voce nelle campagne ove prima la voce umana era libera e serena. Giungiamo così ad Orchies. Avevamo già sentito che questo villaggio piuttosto imporr tante era stato completamente abbrucialo dai tedeschi. Infatti riconosco da lontano l'odore caratteristico dell'incendio, che mi i rimasto nelle narici da Reirns e dalle pianure delta Champagni! e della Marna. TuVoi il villaggio è completamente distrutto. Pas* siamo con precauzione le strade ingombre dì macerie, mentre ai due lati le case crollate continuano a bruciare lentamente. L'incendio è stato completo. Davanti alle soglia distrutte si vedono ancora i bidoni del li-, guido incendiario, che ha servito per la di-, struzione. Non è rimasto in piedi che il campanile della chiesa, che i tedeschi non distrugnono mai perchè se ne servono per segnalazioni, e tre o quattro case di conladini attorno al campanile. Passiamo sulla piazza centrala che è sbarrala dalle macerie a tre dei suoi quattro sbocchi, e vediamo il. curato del viilaggio parlare animatamente con tre uffl* ciali che ci lasciano passare senza obbie* zione. Prigionieri . Usciamo rapidamente dalla sola via chef è rimasta aperta e attraversiamo il resto del villaggio che non è abitato se non da qualche gatto nostalgico che attraversa rapidaniente la strada nel silenzio mortale. Usciti dall'abitato, continuiamo sulla strada di Donai: ma non abbiamo fatto trecento me*rì, che un gruppo di ufficiali, fermi davanti ad' una casa ci fa segno di arrestarci. Scendine mo ed esibiamo ì nostri. passaporti, after-', mando che siamo turisti che si dilettano di giornalismo di tanto in tanto e che abbiamo l'intenzione di tornare in Francia: Il nostro candori' non disarma gli ufficiali, ed i nostri passaporti li allarmano singolarmente.. 1 bolli di diverse nazioni orientali che li coprono, sembrano loro, con un ragionamento che non manca di base, segni evidenti di una lunga carriera di spionaggio. Raccon-, linnio loro in die maniera siamo giunti aé Orchies ed i loro sospetti raddoppiano, E<>i. ignorano che esista o per meglio che è esistila fir; all'altro ieri una linea ferroviaria tra Parigi u> Lilla, e. rifiutano di crederei. Certamente la cosa e sorprendente se si vensi che i tedeschi sono dal principiodelta guerra a pochi chilometri da Lilla.. Questa ultima circostanza sembra compromettere molto la nostra situazione e leggiamo negli occhi degli ufficiali un evidente desiderio di fucilazione. Del resto la cosa mi sembra adesso giuslificatissima. Noi eravamo nella posizione più, irregolare, e prò-, babilmente al loro posto io avrei dato subito l'ordine del picchetto armato. Fortunata mente, e sono lieto di poterlo scrivere, esiste una disciplina nell'esercito tedesco. Prima di fucilare tre spie anche colte in flagrante è necessaria qualche formalità: è così che fra otto soldati a baionetta in canna veniamo condotti in un lu -h-c corteo alla piazza principale di Orchies. CARLO SCARiTOGrMO

Persone citate: Arras, Ayer, Belgi, Jaeger, Krupp, Luigi Xi, Noyon, Vitelli