Dove è passata la guerra

Dove è passata la guerra Dove è passata la guerra Per villaggi e castelli... e i O i e o o o l a i I i e Parigi, ]4, notte Fra gli accampamenti, lungo le strade di campagna, nei villaggi, che a poco a poco si ripopolano, si rianimano, si continua a. raccogliere episodi, impressioni intorno agli uljimi avvenimenti, visioni di ferro, di sangue, di distruzione, ma sovratutlo risioni di eroismo. Andrea Pesant nella Liberté si trovaca venerdì sera a Nauteuil le Haudoin, e di qui. ha. fatto un lungo giro sul luoghi d'i combattimenti. Egli scrive: ni fili telegrafici, telefonici sonoislaU strappati, le case sono deserte ed aprono le. loro porte sfondate, sulle strade. Le finestre hanno tutti i vetri rotti. Valla stazione aita città, nella natte scura, nella strada fiancheggiata di alberi, un odore insopportabile di carogna ci stringe, alla gola. In ogni senso, vanno e vengono delle automobili. Gettano addosso ai passanti le luci accecanti dei loro fanali e poi scompaiono nel buio rombando. La piazza è piena di truppe, di cassoni, di vetture ; dopa il paese ogni luce cessa. Avanziamo come possiamo, le poche case della campagna sono vuote. Non si vedono per le strade che soldati ; nessun abitante è ancora nella campagna. In una casa troviamo tutto sottosopra. I cassetti sono rovesciati, i mobili sono aperti, rovinati, i letti scomposti, e gettati qua e là sono oggetti di biancheria, lenzuola tagliate, intrise di sangue. Ovunque è segnalo il pas saggio delle orde tedesche-, saccheggio, orgia, distruzione. "Saccheggiarono ogni cosa...,, « Trovo il sindaco del paese che mi è impossibile, per impegno preso, di designare. Il sindaco mi dice; «Erano qui ancora ieri'presero lutto, saccheggiarono lutto, portarono via tutte le provvigioni, tutte le scarpe, che hanno potuto trovare ». « Alle "vigne del mattino — et racconta un altro testimone — le truppe partirono e... di tedeschi non. ne abbiamo più visti! ». « A singolare contrasto con questo paese entriamo in un grazioso villaggio, che è rimasto intatto. Ci sono, è. vero, dei cavalli morti, ma le vacche pascolano attorno ad essi indifferenti e le galline razzolano per l'aia. a Più, lontano c'e una stazione, quella di Poissy le Vignai. Non. restano che quattro mura in rovina. In cerchio ci sono cinque, cadaveri di ulani, rigidi, coi. petti nudi, le piaghe sanguinolente. Sono stali abbandonali li come si trovavano. A due passi c'è una tettoia sfondata, ed anche qui troviamo dei cadaveri. Uno di. essi è appoggiato al muro, gli occhi aperti, il pugno ancora teso, è una visione tragica. Un guardia-barriere _ che noi interroghiamo — può raccontarci il fatto d'armi fino agli ultimi colpi di cannone. Gli chiediamo se ha da darci da mangiare. Ci offre il pane lasciato dai soldati tedeschi: un pane nero, duro. I pozzi sono avvelenati. In un giardino civico vi sono molti cadaveri di cavalli con Vi zampe all'aria. II " castello dei feriti Michele Almeregda ha visitato il castello di. Cui à Tresmes, dove era una ambulanza tedesca. L'Almere-yda racconta: uUna signora dal peristilio del castello ci viene incontro. La signora è la proprietaria del castello, giunta pochi momenti prima, ed ha trovato la. sua casa piena di feriti e morti tedeschi abbandonali dall'esercito in ritirala. Entriamo. Subilo, sull'entrata inciampo in un cadavere, che non avevo scorto perche coperto con un lenzuolo, da cui solo i piedi calzalida grossi stivali escono fuori. A destra so-i i ; 2 noi locali rustici. Sentiamo dei rantoli. E'i-triamo. Un odore spaventoso ini costringead indietreggiare. Mi armo di coraggio, entro. Per terra, stesi su materassi, sul suolo fra biancheria insanguinata, sono coricatiuna dozzina di tedeschi. Alla mia vistaelevano dei lamenti. Comprendo che chic-dono da bere. Un dragone, che è giunto inquel momento, mi passa una brocca e ui-slribuisco da bere. Tutti bevono avidamcii-te. Un contadino ci dice che li, nel castello,c'era una ambulanza tedesca. C'era anchelo Stato Maggiore, ma i medici e gli ufficialise ne sono andati e non hanno lasciato nem-meno un medico, e sì che di feriti ce ne so-no e molti. Continuiamo la risita. In tutte le canteresono dei feriti e tutti sono stati curali allameglio. Due hanno le gambe prese in appo-recchi ortopedici, ma da cinque giorni, valea dire dal momento della grande battaglia,nessun ferito ha più potuto essere curalo.E la cancrena morde le, ferite ed uccide gliuomini. Le membra colpite dalla cancrenasono gonfie enormemente ; la pelle è nera tesa, come pronta a scoppiare. Nel cortile, nel giardino vi sono dei ci doveri, tutti sono equipaggiati ■ il. che indi-ca che sono stati sorpresi dalla morte "rimadi aver ricevuto la minima cura ; vcrosimi!-mente quando gli ufficiali ed i medici era-;to già partiti. Entriamo nella sala da pran so. C'è una tavola immensa con sopra i residui di un pasto, delle bottiglie di liquore, qua e là guotofte fiore. ''Min S&ìfó Maggiore doveva fare un banchetto quando le truppe francesi hanno costretto il nemico alla ritirata. Tragica morte Intendo un grido. E' uh mio compagno il quale è entralo in una camera vicina. In una grande sala, steso sopra un enorme sofà rosso, c'è un uomo sventrato, che rantola: il ferito è completamente nudo; il suo corpo è scosso da. spasimi violenti, lesile mani si aggrappano alla stoffa del. sofà. Non ho il coraggio di avvicinarmi. Capisco che, il povero ragazzo deve, essere atrocenicntc ferito. — Lasciatelo morire in pace. — dico. — Corichiamolo e facciamo che egli viva i suoi ultimi minuti il meno peggio possibile — dice, il min compagno. Strano! Ito l'idea che, a toccare quell'uomo, gli debbano uscire gli intestini. Più coraggioso eli me, il mio compagno lo prende sotto le ascelle. Egli dà un urlo. Non. mi ero ingannato. Il soldato tedesco ha il. ventre orrendamente spaccato ed un. flusso di sangue si sparge sul suolo. L'uomo cade estenuato, la sua. bocca, si apre e si chiude senza sospiro, la vita a poco a poco gli sfi'OQe. E' morto! Un'altra visione del campo di battaglia è questa data dalla Guerre Sociale: l'ti gruppo di uomini e donne si e fermato sull'orlo di un fosso. Le donne un po' indietro. Tutti, ci mettiamo il fazzoletto al naso: il fetore e insopportabile. Nel fossato c'è un cadavere. Quanti cadaveri abbiamo incontrato da. stamane in qua! E' un soldato dei granatieri di Pomerania: indossa il cappotto verde, grigio con alamari rossi. Seduto, il dorso appoggiato al pendio del fosso, ha la gamba destra strappata, la lesta volta aU'indietro, il volto è cereo. Nel cranio è un buco enorme. Sulle, tiic labbra tumefatte già uno sciame immondo di mosche svolazza. Una danna sviene. La si porta via. Ma più in là urliamo in un altro cadavere. E' di un sottufficiale, dei t.urcos. I contadini, che sono presso di noi, hanno un pensiero gentile. Uno di essi inette sul suo volto un grande fazzoletto. - ERNESTO RAGAZZONI.

Persone citate: Andrea Pesant, Michele Almeregda

Luoghi citati: Parigi