La «terribile gaffe» di Paola di Liegi divulgata nei particolari dai giornali belgi di Sandro Doglio

La «terribile gaffe» di Paola di Liegi divulgata nei particolari dai giornali belgi Costernazione alta Corte di Bruxelles per lo scandalo ormai politico La «terribile gaffe» di Paola di Liegi divulgata nei particolari dai giornali belgi Al fastoso ballo nel palazzo dei conli Bismarck tutti erano in costume - Il visconte Davignon (che fu zittito stizzosamente da Paola perché commentava la morte di Kennedy) era travestito da coniglio: egli è vicecapo di gabinetto del ministro degli Esteri Spaak - Le danze, stimolate da un'orchestra afrocubana, cessarono solo alle quattro del mattino Nostro servìzio particolare Bruxelles, lunedì mattina. La « terribile gaffe » di Paola di Liegi la sera della morte di Kennedy continua ad essere al centro dell'interesse e dei pettegolezzi di Bruxelles. Risulta che le proteste dell'ambasciatore americano in Belgio, Douglas McArthur jr., per il comportamento della cognata del re sono state espresse pubblicamente venerdì sera, nel corso di un ricevimento al quale partecipavano quasi tutti i diplomatici accreditati alla Corte di Baldovino. E non solo — in seguito a tale protesta — vi è stata una « tempestosa spiegazione > tra re Baldovino e Alberto di Liegi. Anche la regina Fabiola, la vecchia regina Elisabetta e la seconda moglie di Leopoldo, Liliana de Réthy, avrebbero fatto conoscere a Paola c il loro disappunto e il loro biasimo per il suo comportamento ». La bella principessa italiana, causa di tanto scandalo, è tuttora chiusa al Palazzo del Belvedere, da dove non è più uscita, quasi fosse in punizione. Frattanto,, attraverso indiscrezioni di buona fonte, riprese prontamente dai giornali belgi, vengono rivelati ulteriori particolari sulla festa svoltasi la sera dell'assassinio di Kennedy, il 22 novembre. I primi invitati cominciarono a giungere verso le 19 nel palazzo dei conti Bismarck, in rue Spa, nel quartiere del Cinquantenario, a Bruxelles. C'erano quasi tutti i più bei nomi della nobiltà belga. I Bismarck, padroni di casa, travestiti da grandi di Spagna, accoglievano gli ospiti che erano annunciati dal maggiordomo in polpe. Il nobiluomo Robert Declercq era travestito da mandarino; il barone Descamps Indossava gli abiti di Lawrence d'Arabia, mentre sua mo¬ glie, semplicissima in un velo bianco, era una schiava araba. I Von Schoonheydt indossavano i costumi dei maragià indiani. La signora Orban — traducendo con le possibilità di una miliardaria le usanze eschimesi — portava un corpetto di pelle bianca guarnito di visone bianco come il copricapo. Suo marito, invece, era vestito da texano: cappello a larghe falde, rivoltelle a tamburo, « lazo », un grosso sigaro in bocca. Sembra che sia stato l'ospite più in imbarazzo quando si è appreso che Kennedy era stato ucciso appunto nel Texas. L'industriale Bernard Carmi, infaticabile compagno di divertimenti dei prìncipi di Liegi (era sulla loro stessa barca quando i principi Paola e Alberto hanno rischiato di affondare, in agosto, al largo di St-Tropez), portava il costume di Robin Hood; mentre il visconte Ste vie Davignon, vicecapo di gabinetto del ministro degli Esteri belga Spaak, era travestito da coniglio. Alla festa c'erano in tutto una cinquantina di persone. Paola e Alberto, ospiti d'onore, come vuole la tradizione arrivarono per ultimi: non portavano costume, ma semplicemente una mascherina nera sugli occhi. La notizia dell'attentato a Kennedy (non si sapeva ancora che il presidente era morto) giunse mentre gli invitati erano a tavola. Un cameriere, servendo spumoni di salmone < à la reine », sussurrò qualcosa all'orecchio del conte di Bismarck, alla cui destra era seduta Paola. Dopo un attimo di incertezza il conte annunciò il fatto ad Alberto e agli altri ospiti. A nessuno venne in mente che era il caso di sospendere i divertimenti. Mentre in tutte le case del mondo la gente si guardava attonita e molti avevano le lacrime agli occhi: mentre lo stesso Baldovino e la regina Fabiola, nella vasta camera da letto del Palazzo di Laeken, pregavano per il Presidente scomparso sull'inginocchiatoio che stava davanti ad un Crocifisso proveniente dalla Terra Santa, Paola e i suoi amici continuarono il lieto convito. Un'orchestra afro-cubana (di cui faceva eccezionalmente parte il cantante negro Ciango, conosciuto in Italia per avere cantato alla Rupe Tarpea di Roma, all'Astoria di Milano, alla Tavernetta di Cortina d'Ampezzo, al Pipistrello di Capri e in altri locali alla moda) suonava nel vasto salone, illuminato soltanto da giganteschi candelabri. Dopo il pranzo, Paola aprì le danze fra le braccia del conte Bismarck. L'allegria era al culmine. A questo punto il visconte Davignon, incautamente, ritornò sull'argomento. Benché travestito per l'occasione da coniglio, non dimenticò di essere uno dei più importanti collaboratori del ministro degli Affari Esteri belga Spaak (in questi giorni Spaak e Davignon si trovano, anzi, in viaggio ufficiale a Varsavia). Egli in sostanza si lasciò sfuggire alcune frasi di commento sulla morte del presidente Kennedy (della quale nel frattempo la radio aveva dato notizia, riportata in sala dal solito cameriere zelante). Si formò un capannello di curiosi. E Paola, seccata che fosse compromesso il buon esito della festa, intervenne con la frase ormai celebre, riportata dal settimanale Pan: « Ha finito di parlarci di questa storiaf Lei sta rovinandoci la serata. Crede che sia di buon gusto? Avevo per domani sera una divertente serata in programma e lunedì avrei dovuto andare a cena da Jackie Descamps. Stai a vedere che ne approfitteranno per impedirmi ancora di uscire ». Quella festa era infatti la prima cui la principessa prendeva parte dopo la nascita del principino Laurent, suo terzogenito. *Bah — avrebbe soggiunto Paola, secondo la versione, non smentita, di Pan —, ne approfitteremo per divertirci un po' fra noi, al Belvedere ». La festa prosegui. E soltanto alle i del mattino le luci si spensero al palazzo dei Bismarck. Tutto sarebbe andato liscio, non sarebbero successi scandali, né si sarebbero avute complicazioni internazionali se il conte de Monceau de Burgendael, ex sostituto procuratore del re a Bruxelles, ex frequentatore dei salotti mondani della nobiltà belga e attualmente direttore del settimanale scandalistico Pan, non fosse venuto a conoscenza della storia e non ne avesse dato notizia, in quarantatre righe appena, sul suo giornaletto. Sandro Doglio