Gli uomini d'oggi temono la solitudine di Remo Cantoni

Gli uomini d'oggi temono la solitudine ANCHE L'ERESIA E' UN FATTO COLLETTIVO Gli uomini d'oggi temono la solitudine Le figure solitarie e patetiche odcl ribelle, dell'eretico,- dell'ari- ticonformista vanno quasi scom- parendo dalla società moderna. Il declino del romanticismo, l'avvento di una società di massa, l'eclissi dell'individualismo, hanno messo in crisi gli croi intellettuali del dissenso e della protesta trasformandoli rapidamente in personaggi démodés e letterari. Sarebbe errato e prematuro concluderne che siano scomparsi o vadano scomparendo dal mondo i fermenti benefici 'Iella critica o la capacità di assumere atteggiamenti non conformistici. Ma la critica compiuta dall'intellettuale isolato risuona oggi nel vuoto. Il gesto ribelle del > singolo, l'accorata protesta individuale sono voci che chiamano ne) deserto. Chi non si organizza, chi non fa parte di un gruppo o di una istituzione dotati di autorità e di potere, chi non è inserito nel sistema delle grandi comunicazioni di massa è quasi certamente condannato alla sterilità e all'impotenza. Gli atteggiamenti di protesta e ribellione assumono nella società moderna un carattere collettivo e corale. Lo stesso anticonformismo, che fu per tradizione un fenomeno di élite, diviene sempre più un fenomeno di gruppo, legato a espressioni tipiche e convenzionali. Lo si vede chiaramente in certi gruppi giovanili. Ancora si sente parlare, per ima specie di ricorso storico, di « generazioni perdute », di « gioventù bruciate », ma le nuove leve che incarnano la anarchia e la rivolta, la negazione e l'anticonformismo, ben poco hanno in comune con i raffinati discepoli di Oscar Wilde, di Stefan George, di André Gidc, di Hugo von Hofmannstahl, di Gabriele d'Annunzio. I nuovi eretici sono eretici collettivi, ribelli corali, strettamente solidali con un gruppo che ne condivide tutti gli atteggiamenti. L'anticonformismo si è disindividualizzato e ha assunto i caratteri generici del prodotto di massa, dell'articolo in serie. C'è « da chiedersi se non siamo dì fronte a un grande fenomeno di « manierismo » sociale o, per dirla in altre parole, se non siamo di fronte a un anticonformismo di maniera che assorbe in se, capovolgendoli, molti dei caratteri del conformismo. * * Se diamo credito ad alcune recenti e autorevoli analisi dell'uomo contemporaneo, compiute da studiosi di scienze sociali che vivono oggi in America, il pericolo che maggiormente incombe sull'individuo d'oggi è quello costituito da un dilagante, irrefrenabile e, per molti aspetti almeno, invisibile conformismo. E' questa, ad esempio, la tesi di Eric Fromm. Nei suoi numerosi libri, parecchi dei quali sono stati recentemente tradotti in italiano— notevoli tra gli altri Psicanalisi della società contemporanea, tr. it., 1060 (Comunità), e Fuga dalla libertà, tr. it., 1963 (Comunità) — Fromm compie una diagnosi piuttosto amara della condizione umana nella nostra epoca. L'uomo contemporaneo teme la solitudine e si pone al riparo di un nuovo tipo di autorità invisibile e anonima. In apparenza non c'è nessuno che impartisca ordini, né una persona, né una. idea, né una legge morale. In realtà tutti sembrano conformarsi a « qualcosa », a una autorità impersonale e latente ma non per questo meno dispotica e onnipresente. Questo « qualcosa », cui l'uomo piega la propria libertà, è il guadagno, la necessità economica, il mercato, il senso comune, l'opinione pubblica, quel che si fa, quel che si pensa, quel che si sente, un'autorità collettiva che punisce i trasgressori condannandoli alla solitudine e all'insuccesso. Il meccanismo attraverso cui l'autorità anonima e invisibile agisce è appunto il conformismo. Ognuno deve fare quello che tutti fanno. Ognuno deve conformarsi, adeguarsi, non essere diverso dagli altri, non sporgere dalla fila. Ognuno deve esser pronto e disposto a mutarsi interiormente per adattarsi alle richieste di un modello collettivo. Poco importa avere ragione o aver torto. L'essenziale è l'approvazione del gruppo. Cose non diverse da Fromm ci dicono scienziati come I alcoli Parsons, Robert K. Merton o David Ricsman. Atterrito dal la prospettiva di rimanere iso Iato, timoroso dei rischi e della responsabilità inerenti al difficile esercizio della libertà personale, l'individuo fugge dalla libertà e diviene, più o meno consapevolmente, un filisteo, un conformista. L'adattamento integrale alle richieste dei gruppo sembra costituire per lui un appoggio e una garanzia. * * Gran parte della letteratura psicologica e sociologica di questi ultimi venti anni propone come terapia per : mali della vita sociale e personale, per quei disagi collcttivi che i sociologi definiscono anovrìa o disordine sociale, e quei disagi dell'equilibrio personale che gli psicologi chiamano nei-rosi, l'adattamento della persona alle norme c ai valori, alle istituzioni e ai costumi del proprio gruppo sociale. Nelle società eterogenee, dove esiste una pluralità di gruppi in conflitto, entrano in conflitto diverse ortodossie, diversi conformismi di gruppo. Nelle società omogenee, ove i conflitti di classe o di gruppo sono scomparsi o repressi, un unico grande conformismo domina tutte le menti. Una nobile tradizione intellettuale e morale del passato disprczzava il conformismo, ,lo riteneva nemico della scienza e dell'arte, della morale e della religione. Esiste oggi una pericolosa . tendenza a idealizzare gli atteggiamenti conformistici, a rinvenire in essi la garanzia dell'ordine sociale e una fonte perenne di lealtà e di civismo. Gli argomenti per difendere il filisteo di destra o di sinistra non mancano mai. Si tratta sempre di difendere' la civiltà contro i suoi eversori. Basta identificare la civiltà con le leggi e i costumi del proprio paese, della propria classe sociale, del proprio gruppo di potere. L'eversore, l'uomo da mettere al bando o da ridurre al silenzio, il barbaro sarà, molto semplicisti camentc, il proprio avversario politico j, .. ... v Il conformista di ogni colore pensa sempre in termini di statica sociale e non si rende conto che la statica sociale 'spiega tutt'al più l'ordine e il perdurare delle cose attuali, ma non spiega certo la vita, la dinamica, la trasformazione delle co¬ iiiiiiHHiiiiiiiiiiiiiHiinHiiimiiiumiiiiimiiiiH se umane. Noi viviamo in un mondo mobile e continuamente rivedibile, non in un mondo statico e cristallizzato. I conformisti, che non mancano mai in tutte le società, interpretano il mutamento e la variazione nelle vicende del mondo come un processo patologico. Quando il mondo non coincide con l'immagine che essi se ne sono fermata, ogni mobilità, ogni metamorfosi, ogni rinnovamento divengono attentati contro l'ordine e la sicurezza. La verità è molto diversa. Chi ha in odio il mutamento c la novità idealizza una società chiusa e stazionaria. L'apologia del conformismo è l'elogio di una società che non è mai quella viva e reale. Remo Cantoni

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