Il matrimonio non è un gioco di Nicola Adelfi

Il matrimonio non è un gioco LA SPAAK, SIMBOLO DEI GIOVANI CHE VOGLIONO VIVERE IN FRETTA / Il matrimonio non è un gioco Spose-bambine, con nozze premature e rapidi fallimenti, non se ne incontrano soltanto nel cinema; ce ne sono in tutte le classi ed in tutte le regioni • La colpa non è soltanto dei ragazzi, ma dell'educazione familiare e della società - Con un mondo tutto teso ai piaceri, e madri che sorridono alla precocità delle figlie, i giovani scapestrati hanno delle attenuanti Roma, dicembre. Verso la fine del febbraio scorso Catherine Spaak, attrice adolescente, era sposata da meno di un mese e aspettava un bambino tra breve: di lei si diceva che guadagnava da ottanta a cento milioni per film. Andò a trovarla la giornalista Oriana Fallaci e tra l'altro le domandò: c Catherine, cosa le fa più paura nella vita? Le fa paura Vamore ?Le fa paura la sua professionet E dover partorire questo figlio, le fa paura? ». «No, rispose l'attrice giovinetta, l'amore io l'ho sempre preso come una cosa normale: senza entusiasmo e senza freddezza. Anche prima: se trovavo un ragazzo e andava, bene. Se non andava, lo piantavo. Neppure la professione mi fa paura. Il Aglio meno ancora. Dicono che si senta male a partorire, ma io non ci penso ». Né paure né pensieri, dunque. Alcune'settimane prima l'attrice si era convertita in quattro e quattr"otto al Cattolicesimo, battezzata, cresimata e comunicata. Fa tutto alla svelta, questa figlia del nostro tempo. Anche in quattro e quattr'otto ha ora spezzato i vincoli del matrimonio. Nelle confessioni rese dal marito abbandonato a un rotocalco, si legge che nella sua casa di sposa Catherine cantava sempre la canzone Tourbillion e mi diceva che si possono avere due uomini ». La vita vissuta come un turbine, senza paure né pensieri: e, pensate, appena diciassette anni, aveva allora Catherine. Diciassette anni e di già dietro di sé un corteo di uomini incontrati, amati, lasciati. Ci diciamo queste cose e tuttavia non riusciamo a scandalizzarci. Ragazzine appena uscite dalla pubertà e che si sposano, hanno figli, presto si stufano del marito e corrono a unirsi con altri uomini è or¬ mai cronaca di ogni giorno. Se sfogliamo le cronache mondane, specialmente quelle che si interessano ai oasi privati di attrici, di cantanti e di signorine blasonate, eccoci venire incontro una folla di adolescenti, tutte spose e madri in miniatura. Diamo ora un'occhiata ai giornali di questi giorni. Ecco qui un'altra Caterina. Di casa nostra, però, e plebea: Caterina Locaselo, nata e domiciliata a Partanna in provincia di Palermo. E' crollata su un marciapiede di Milano, in pieno centro, stremata dal freddo e dalla fame: ha sedici anni, si sposò a dodici, ha una figlia di venti mesi. Anche lei ha abbandonato il marito, per motivi infantili, e vagava per Milano in cerca di lavoro. Ancora un caso di questi giorni: la studentessa milanese ch'è scappata di casa col professore che le dava lezioni di francese, un uomo di 61 anni, padre di cinqui figli, di già nonno. Come si vede, non si salva nessuna categona: a sposarsi o a scappare di casa sono ragazzine della più antica nobiltà, della borghesia e del popolino; cittadine e campagnole, settentrionali e meridionali. Il fenomeno è generale. Oggi non suscitano quasi più stupore gli sposi bambini, i matrimoni celebrati e consumati per mera curiosità o capriccio o impazienza, come se il matrimonio fosse un giocattolo: e molti — conseguenti, inevitabili, direi — sono i fallimenti matrimoniali. Poi fra le molle rotte, le stoppie e i cenci sdruciti di quei,, matrimoni-giocattolo, vediamo spuntare i volti di carne vera delle creature nate nel corso di quelle unioni precoci, improvvisate. E che senso di pena, allora! Se i genitori sono famosi, quei bambini vengono spupazzati di qua e di là sotto i lampi dei fotoreporters, si direbbero giocattoli anche loro: e le contese fra i genitori divisi, più che ispirate da amore paterno o materno, ci appaiono dispute dove prevalgono puntigli, bizzarrie, vanità. Ragazzate, insomma. La verità è che essi, questi ragazzi di già genitori, non sono diventati adulti per il solo fatto che si unirono in matrimonio e generarono nuove vite. La natura non ammette salti, matura i suol frutti lentamente, per gradi, vuole che ogni cosa sia fatta al tempo giusto. Se ci guardiamo intorno, e per un momento fissiamo 10 sguardo negli occhi, sulla fronte, nei lineamenti di un nostro figlio o figlia sui dodici, tredici anni, o che ne abbia anche quindici, sedici: ebbene, per guanti sforzi faccia la fantasia, non ci riesce proprio immaginarli padri o madri. Non ne hanno la maturità. Magari sono più alti di noi genitori, ma il loro cuore, i loro pensieri, le loro attese, non rassomigliano neppure di lontano a quelli dell'età adulta. Ma allora, si dirà, come avviene che tanti e poi tanti adolescenti oggi si sposano, mettono al mondo figli? La prima risposta che viene in mente è che i ragazzi di oggi sono impazienti, hanno fretta. Catherine Spaak è il loro aureo simbolo: il successo subitOj molti quattrini, divertirsi dove e con chi capita, senza paure né pensieri. La vita come vn "tourbillion. Tuttavia, è una risposta facile, troppo facile. Guardiamo le cose un po' più a fondo. Anzitutto, domandiamoci: in quale ambiente crescono Questi nostri ragazzi? E' forse lo stesso di quello in cui noi diventammo adulti? Non mi sembra. Fino a pochi decenni fa la famiglia era un luogo caldo e chiuso, continuo e premuroso era 11 dialogo fra genitori e figli. Specialmente le madri sapevano molte cose, altre ne indovinavano, sui pensieri intimi, i primi pudori, le improvvise malinconie delle figlie nell'età dello sviluppo. Le proteggevano dalle influenze troppo violente e nello stesso tempo le assistevano a rivelarsi a se stesse: giorno per giorno. E così, con l'esempio e con la parola, all'occorrenza con qualche scapaccione, le aiutavano a superare le insidie e i turbamenti che stanno fra l'infanzia e l'età successiva. Se una ragazza si sviluppava troppo in fretta la madre allora raddoppiava le sue precauzioni: e se la vedeva impaziente di imitare le amiche più grandicelle, la mortificava dicendole: « Sentitela un po'... ma se ti puzza ancora il flato di latte! ». Oggi quelle parole non si odono più in girò. Specialmente nelle famiglie dove abbonda il denaro, molte sono le madri che ambiscono vedere le loro figlie dodicenni e tredicenni fare lunghe se¬ dute dal parrucchiere, mettersi un po' di rossetto, portare calze lunghe e tacchi alti, infilarsi il primo abito da mezza sera, e sorridono fra divertite e compiaciute se vedono qualche ragazzo mettersi a ronzare i?i(orno a quelle laro creature col flato ancora di latte. Tutavia, le ambizioni e i teneri compiacimenti materni non sono i soli responsabili di ciò che accade. Va anche detto che i nostri ragazzi sono indifesi in un tipo di civiltà, dove è preminente la ricerca del piacere. Lo sono anche fra le pareti domestiche. Cinema, fotoromanzi, fumetti offrono donne procaci, situazioni scabrose, lunghi e convulsi amplessi. E' una suggestione continua, che preme da tutte le parti, nei modi più insidiosi. Si pensi per un momento agli spettacoli sfacciati — di lusso scandaloso o di vizi — di cui sono piene le strade e i parchi delle città. E certi locali fuori di città. E le spiagge d'estate. E le automobili appartate in ogni stagione. Si potrebbe continuare a lungo...'. In molti giornali la pagina degli spettacoli è di solito un inno al sesso: donne nude, parti anatomiche messe bene in risalto, amplessi realistici, e per contorno letti disfatti, giarrettiere, camere da bagno. Le canzoni sono per lo più sensuali; i balli ripetono, imitano e perfezionano i movimenti che fanno gli animali, specialmente i pennuti, prima di accoppiarsi. Li ballano anche le bambine di sei anni, con atteggiamenti inconsapevoli, e quanto più ancheggiano allusivamente, tanto più le mamme si commuovono. Tutte queste cose sono ormai in mezzo a noi. E i ragazzi, le ragazze, persino l bambini, vedono, assimilano, vogliono la loro parte. Se gli adulti inseguono i piaceri più spicci e immediati con tanta frenesia e pubblicità, essi si dicono, questa è la dimostrazione che la vita consiste unicamente nella ricerca del piacere. E' un tourbillion, suggerisce la Spaak; una lieta e stordente avventura senza capo né coda. E purtroppo a noi adulti conviene stare zitti. Metterci a gridare allo scandalo sarebbe lo stesso che avvolgere la nostra cattiva coscienza nel trasparente cellofané dell'ipocrisia. Nicola Adelfi

Persone citate: Caterina Locaselo, Catherine Spaak, Oriana Fallaci, Spaak

Luoghi citati: Milano, Palermo, Partanna, Roma