Musiche di Haydn e Mahler nel concerto Dixon all'Auditorium

Musiche di Haydn e Mahler nel concerto Dixon all'Auditorium Musiche di Haydn e Mahler nel concerto Dixon all'Auditorium Accanto alla soverchia lunghezza della Settima sinfonia di Mahler conveniva iersera, per non esorbitare dai limiti del tempo prescritti, e non stancare un ben disposto uditorio, la sufficiente brevità d'un Concerto per flauto e orchestra di Joseph Haydn. Quale fra i Concerti in re di quel grande e fecondo? Annunciandone la esecuzione, il flautista Michel Debost trascurò di precisare la notizia, e noi non sapremmo a nostra volta precisamente rispondere, perché molta è l'incertezza bibliografica delle opere di Haydn, e il minuzioso Catalogo tematico del Van Hoboken non ha ancora elencato tutte le composizioni. Lo stesso ricercatore assommava niente meno a duemilacinquecento i pezzi falsamente attribuiti allo Haydn. Il quale, riferiscono 1 biografi, accuratissimo in molte pratiche, compresa quella del vestiario elegantissimo, male custodiva i suoi manoscritti, lasciandoli sparsi e raminghi dopo le prime esecuzioni. Di Concerti haydniani per flauto e orchestra, in re, due sono ricordati dai Grove, di cui uno, dubbiosamente, del 1765 circa, e tre dal Girard: uno, scomparso dalla Biblioteca del Conservatorio di Parigi, uno serbato a vienna, l'altro a Lipsia, dedicati forse a un virtuoso della corte viennese. Solista sicuro, il Debost, mostrò anche bravura ed eleganza. La Settima di Mahler, che dura circa ottanta minuti, e sarebbe per ciò da qualificare, secondo il gergo alla moda, Sinfonia fiume, è evidentemente lunga, ma ciò non costituisce un giudizio di valore, né giustifica la sua consistenza. L'arte di Mahler è oggi riguardata, oltre che con universale e giusta stima della maestria, con ammirazione da studiosi, quale H. F. Redlich, (nel recentissimo quaderno dell' Approdo musicale, la rivista della Rai diretta da Alberto Mantelli), per quel turbolento, ansioso, moderno modo di sentire ed esprimersi, che, mescolato con tradizioni ottocentesche, preluse all'avvento di Schònberg e dei seguaci di lui. Sembra tuttavia strano, ed è già stato qui notato, riscrivendo di Mahler, che più d'un musicologo, strenuo celebratore della concezione meramente astratta e calcolata dell'arte, priva cioè di lirici sentimenti, si compiaccia di scorgere e lodare nelle sinfonie mahleriane simboli filosofici, rappresentazioni realistiche, e passioni e visioni e aspirazioni, che per logica ed estetica coerenza dovrebbe, come pure fa trattando di altri « imputi », rifiutare. La lunghezza, la troppa varietà episodica, ora 1 richiami oggettivi, ora la supposizione di significazioni, ora l'inquietudine di vibranti stati d'animo, s'assommano in un deprimente risultato. E malgrado ciò si intende e percepisce non la fatica, d'un calcolatore di suoni, Che lascia indifferenti o tediati, ma la voce d'un musicista. Concertatore vivace e cor retto, il maestro Dixon fu ap plaudito quanto 11 Debost. a. d. c.

Luoghi citati: Parigi