Uccise il contadino che protestava per i danni provocati dalle capre

Uccise il contadino che protestava per i danni provocati dalle capre In Assise il delitto di San Sebastiano Po Uccise il contadino che protestava per i danni provocati dalle capre Il pastore omicida: « Suo padre mi aveva picchiato; puntai il fucile per intimorirlo» - La parte civile: «Sparò a freddo, senza litigare» Il bracciante Alessandro Vinardi, 41 anni, nato in Svizzera ma residente a Mattai, è comparso ieri- davanti alla Corte d'Asdise (preB. Moscone, p. m. Bonu, cane. Santostefano) per rispondere di omicidio. La mattina del 7 gennaio, sulle colline di Saronsella, una frazione di San Sebastiano Po, durante una discussione causata dal gregge di capre che conduceva al pascolo, il Vinardi sparò un colpo con un fucile da caccia e uccise il giovane Giuseppe Viano, di 2-1 anni. L'assassino è un uomo che ha fatto molti mestieri, senza successo. La sua vita è movimentata e non priva di precedenti penali. Pare che sia portato al litigio e alla violenza. Cosi e>i spiega come, pur essendo un buon barbiere, sia finito bracciante agricolo in una frazione di San Sebastiano, alle dipendenze di un padrone che abita a Torino. Vinardi è difeso dagli avvocati on. Spagnoli e Forchino; il padre della vittima, Antonio Viano, si è costituito parte civile con il patrocinio dell'aw. Fusi. Il processo si è aperto con l'in- terrogatorio dell'imputato, che ha cosi narrato i' fatale episodio : « Io stavo, con il gregge, nei pressi d.^lla casa dei Viano. Ad un certo momento il padre, Antonio, mi venne incontro e mi diede due pugni perché, secondo lui, le bestie avevano invaso la sua vigna. Ci avvinghiammo e rotolammo insieme lungo un ripido pendio. Fu allora che intervenne suo figlio Giuseppe, che mi gridò: " Adesso te le dò anch'io ". Imbracciai il fucile, solo per intimorirlo. Non so nemmeno come sia partito il colpo ». L'avv. Fusi interviene facendo notare che il Vinardi aveva reso dichiarazioni assai diverse al pretore di ChivaBSO. Nei primi interrogatori, aveva ammesso di aver intimato a Giuseppe Viano di fermarsi, di aver imbracciato il fucile poiché l'altro continuava a dirigersi verso di lui, di aver sparato e di essersi reso conto che il giovane era stato colpito. Quando sale alla pedana dei testimoni il padre della vittima, il presidente lo invita a controllare i suoi sentimenti : < Lei ha perso un figlio, ma quest'uomo rischia di finire la vita in carcere ». « Per me — replica Giovanni Viano — sarebbe ancora poco, come punizione per quanto ha fatto ». Il padre della vittima smentisce la versione del Vinardi. «Non è vero che lo picchiai, né prima né dopo lo sparo. Mi avvicinai per dirgli di andarsene con le sue capre, che mi danneggiavano la vigna e l'orto. Ma Vinardi, in tono arrogante, mi rispose che non c'erano danni. Intervenne mio figlio e d'un tratto, mentre si stava parlando, senza nem¬ meno litigare, Vinardi sparò. Non mi resi conto che mio figlio era stato e lpito e fu allora che, per disarmare lo sparatore, mi gettai su di lui. Rotolammo per qualche metro avvinghiati ed io persi l'accetta che tenevo appesa alla cintura dei pantaloni. Vinardi se ne impadronì, dopo aver abbandonato il fucile. Fui costretto a lasciarlo ed egli si allontanò ». I carabinieri lo trovarono un paio d'ore dopo, seduto su un sasso, a poche centinaia di metri dal luogo del delitto. Alcuni testimoni hanno confermato il racconto di Giovanni Viano. Due, in particolare, avrebbero assistito a parte della tragica scena dal balcone di una casa. L'avv. Fusi ha sostenuto la tesi dell'omicidio volontario, con l'esclusione di qualsiasi attenuante. Stamani il p. m. prò nuncerà la sua requisitoria.

Luoghi citati: Svizzera, Torino