Negli Stati Uniti il 60% non crede alla tesi dell'FBI di Antonio Barolini

Negli Stati Uniti il 60% non crede alla tesi dell'FBI Negli Stati Uniti il 60% non crede alla tesi dell'FBI Pensano (secondo un sondaggio Gallup) che l'assassino di Kennedy non agì da solo Uh giornale di' Chicago scrive che Oswald nel '62 attentò al generale razzista Walker e a i l n e l . l i 3 i a e o n o i o (Dal nostro corrispondènte) New York, 6 dicembre. Oggi si è riunita per la seconda volta, sotto la presidenza del giudice della Corte Suprema Earl Warren, la commissione speciale incaricata di indagare sull'assassinio di Kennedy. La commissione si è dedicata a lavori organizzativi: ha nominato il personale tecnico che dovrà essere a sua disposizione e una intera squadra di funzionari sceltissimi incaricati di dar corso a tutte le ricerche e a tutti 1 rilievi che la commissione darà loro ordine di fare. Per il resto, si sa che i lavori si svolgeranno, almeno per ora, in forma pri vata e con la minor pubblicità possibile. La commissione sa rà investita dal Parlamento dei pieni poteri giudiziari per l'inchiesta e pertanto avrà facoltà infinitamente più vaste di quelle dell'F.B.I. Come ha già avvertito il pre siderite Warren, la commissio ne dispone soltanto, per ora, di poche notizie in più di quelle di cui è a conoscenza il pubblico e che sono state fornite dalla stampa. Il rapporto dell'F.B.I. è, per adesso, nelle mani dell'assistente dell'avvocato generale dello Stato, Nicola De Katzenbach (il vice di Robert Kennedy) che lo trasmetterà al presidente, si ritiene, domani. Le parole del giudice Warren: «Per ora stiamo navigando al buio » vengono anche interpretate nel senso che egli certamente tornerà a iniziare la sua inchiesta sul¬ l'assassino, partendo da zero, e con mezzi propri. Questo può essere confermato dal tipo dì poteri eccezionali che la commissione ha già chiesto al Par lamento. L'indagine della commissione andrà per le lunghe anche perché non si potrà oc cupare del Rubinstein, l'uccisore dell'Oswald, prima della celebrazione del processo a suo carico, che avverrà il 3 feb braio. L'opinione pubblica amen- qcsfcselunclpcuLrtnsbLcana, come quella europea, è|perplessa e sostanzialmente di visa tra coloro che considerano sicura l'esistenza di un complotto, coloro che non si sanno pronunciare e. nflne, coloro che la negano. L'Istituto Gallup ha dato oggi i seguenti rilievi statistici su questi sentimenti: l'assassino era un isolato: 2S per cento; vi sono altri responsabili con lui: 59 per cento; incerti, 19 per cento. L'aspetto grave, difficile e anche politico di queste differenze di opinione pubblica riposa soprattutto nel fatto che, per ora, non si può sperare in nessuna risposta definitiva. Non solo, allo stato attuale delle cose, non vi sono elementi pei sperare possibile una piena risposta rassicurante, convalidata da certezza assoluta, nemmeno fra sei mesi, a quando presumibilmente la commissione speciale'trarrà le somme dì tutte le sue ricerche. La tesi della maggioranza favorevole all'esistenza di un complotto, non v'ha dubbio — si osserva — che se potesse essere provata, darebbe il sollievo di stabilire l'esistenza di un gruppo, di un nemico definito e definibile, da perseguire con l'inequivocabile rigore della legge. Invece, da questo punto di vista, l'attuale condizione d'incertezza riflette una situazione di ambiguità. L'Oswald e il Rubystein sarebbero il prodotto di una situazione storica di asocialità, nel paese dove pur la socialità è un culto. E cioè la riprova di un paradosso di più, sul paradosso « America ». In questa luce, si spiegano meglio le continue raccomandazioni di Johnson e delle alte autorità del paese e della stampa, alla serenità, all'abolizione della violenza, dell'astio sita. Perfino Nixon ed Eisenhower hanno sentito la necessità di insistere su questo. E1 indubbio che, di là delle prove di connivenza degli assassini con gruppi organizzati, che dovessero eventualmente emergere, resta il fatto che vi sono ancora zone dell'America immature ed istintive. Segnaliamo infine, per dovere di cronaca, una notizia data dal Chicago Sun Times secondo la quale Lee Oswald avrebbe attentato parecchi mesi fa il gen. Edwin Walker, 11 cam pione dei razzisti del Texas. L'informazione va presa col beneficio del dubbio: essa sembra voler provare che Oswald non è stato l'uomo a cui gli estremisti di destra hanno armato la mano. L'F.B.I. avrebbe una dichiarazione di Marina, la moglie russa dell'Oswald. Questi, in un momento di confidenza, si sarebbe vantato con lei di essere l'ignoto attentatore del generale. L'attentato è avvenuto la sera dell'll aprile scor- |so. Il generale stava compilando, in casa, nel suo studio, la propria dichiarazione delle tasse, quando '.ni* pallottola, entrata dalla finestra, andò a conficcarsi nella parete opposta della stanza. Da allora, tutte le ricerche dell'attentatore sono state vane. Il gen. Walker, venuto a conoscenza di questa nuova presunta asociazione tra l'attentato compiuto contro di lui e quello che è costato la vita del presidente Kennedy, ha fatto il seguente commento: c Prima del 23 novembre scorso non sapevo nemmeno che l'Oswald esistesse. Finora, non mi è riuscito di stabilire nessun legame tra l'attentatore idei Presidente e l'ignoto che, nell'aprile scorso, ha attentato anche alla mia vita ». Antonio Barolini n i , i u o n 9 e a o o e nsi,

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