Vivaci attacchi della parte civile al mediatore della «anonima usurai»

Vivaci attacchi della parte civile al mediatore della «anonima usurai» Vivaci attacchi della parte civile al mediatore della «anonima usurai» Al processo di Cuneo « molti amici del Pascale sono rimasti nell'ombra per l'omertà e il silenzio » - Domani la requisitoria del Pubblico Ministero (Dal nostro corrispondente) Cuneo, 26 novembre. Per una richiesta di perizia calligrafica, l'attuale fase dibattimentale del < processo dell'anonima usurai > ha corso il rischio ' di essere annullata. Stamane dovevano essere sentiti come testi la moglie e il fratello — la madre è invece deceduta da un anno — dell'imputato Bernardi, accusato di falso in cambiale. Mentre l'ex-assicuratore aveva ammesso di aver falsificato sugli effetti le firme dei congiunti, la difesa del Pascale sostiene invece che tali firme sono autentiche. Giovanni Bernardi e Maria Tallone in Bernardi, comparsi dinanzi ai giudici, appellandosi alle norme di procedura che consentono loro in qualità di parenti stretti di astenersi dal testimoniare, sì sono rifiutati di rendere la deposizione. Per cui il tribunale decideva di convocare per le. 15 un perito calligrafo, ti prof. Giuseppe Cavallera, di Saluzzo. Alla ripresa dell'udienza il presidente, dott. Baretti, sottoponeva al giudizio dell'esperto alcune firme autenticate del Bernardi e gli effetti che recano, per avallo, le firme di Maria Garnero ved. Bernardi, Maria Tallone in Bernardi e Giovanni Bernardi. Il perito ha accettato di esaminare in Camera di Consiglio le suddette firme per riferire poi al tribunale nel breve termine di mezz'ora. Alle 16 il prof. Cavaliere è rientrato in aula, rispondendo senza esitazione al quesito postogli dai giudici: < Le firme per avallo, a mio parere, non sono state vergate dalla stessa mano dell'impu tato. Per poter tuttavia stabilire se sono state effettivamente tracciate dagli interes sati, si rende necessario un più approfondito esame ». A questo punto il P. M. dott Laratore, dopo aver premesso che le dichiarazioni del perito sconvolgevano le precedenti ri sultanze sul reato dì falso contestato al Bernardi, si è riseivato di procedere contro l'imputato per eventuali altri reati — calunnia ed autocalunnia — non appena esaurito l'attuale procedimento. II difensore del Bernardi, avv. Jemina, ha replicato di non poter accettare la riserva della pubblica accu sa e di ritenere insufficiente la velocissima indagine peritale dianzi espletata, chieden do quindi al tribunale la rimessione degli atti al P. M. e la nomina di un perito. Questo equivaleva al rinvio del processo e alla nullità del dibattimento fin qui svoltosi e ormai esaurito, per cui si è giunti a una formula di compromesso: la difesa Bernardi si è limitata a invocare un supplemento' di perizia nei termini del dibattimento, senza la trasmissione del fascicolo al P. M. Sono cominciate poi le arringhe dei rappresentanti dell'accusa privata: poiché il Bernardi si è pure costituito parte civile contro il Pascale, imputato di calunnia nei suoi confronti, l'avv. Jemina ha chiesto la condanna del mediatore dell'* anonima > a quattro milioni di danni. Anche l'avv. Manneschi, per conto della parte civile Cesare Galletti, ha sollecitato la condanna del Fascale al risarcimento dei danni in separata sede, previa concessione di una provvisionale di due milioni, e ha concluso: < Il Galletti ha fatto il suo dovere: è stato tino dei primi e dei pochi a liberarsi dello stato di soggezione e a denunciare le manovre truffaldine di Pascale e dei suoi amici, rimasti purtroppo nell'ombra per l'omertà e il silenzio di chi avrebbe dovuto e potuto parlare ». L'avv. Collida, nell'interesse della società. Spiga di Orbas sano, ha chiesto che il Pascale sia condannato a restituire le venti cambiali sequestrate nel '62 al mediatore, al quale erano state affidate per lo sconto nel Cuneese, nonché a risarcire i danni previa concessione di un accontò di due milioni e mezzo. L'avv. Giacosa, che rappresenta in giudizio la vittima più innocente, la figlia dodi cenne di Rita Rossi ved. Bailatore (suicida), ha esordito affermando che la vedova onorò sempre la sua firma, falsificata dall'imputato Dall'Ara, pagando di tasca sua o col denaro dei parenti, rovinando cosi il patrimonio familiare: purtroppo non tutto è stato pagato, per cui il patrono ha raccomandato ai giudici di far si che l'infelice bambina non debba saldare le residue obbligazioni e possa ripetere invece dal Dall'Ara ciò che la madre è stata costretta a versargli. L'avv. Giacosa ha quindi chiesto la condanna dell'imputato al risarcimento dei danni. Il processo è stato infine rinviato a giovedì mattina per la requisitoria del P.M. n. m.

Luoghi citati: Cuneo, Saluzzo