Drammatica cronaca delle «Izvestia» sul suicidio di un intimo amico di Stalin di Enzo Bettiza

Drammatica cronaca delle «Izvestia» sul suicidio di un intimo amico di Stalin Mosca continua a rivelare i crimini del tiranno Drammatica cronaca delle «Izvestia» sul suicidio di un intimo amico di Stalin Orgionikidze (artefice dell'industrializzazione delFUrss) si uccise nel '37 sparandosi al petto - Aveva litigato aspramente con il dittatore, sapeva di essere condannato - "Non gli restava — scrive il giornale — che uscire da questo mondo" - Alla moglie che gli dava la notizia, Stalin rispose beffardo: "Ma guarda che malattia! Uno si mette a riposare, e il cuore gli scoppia" - Il giorno dopo annunciò che l'amico era morto di infarto (Dal nostro corrispondente) Mosca, 21 novembre. La ripresa di rivelazioni molto particolareggiate su alcune delle più importanti vittime di Stalin fa luce, oggi, con rivelazioni del tutto inedite, su uno dei casi più oscuri della storia sovietica nel cupo decennio 1930-40: il suicidio di Orgionikidze. Al XXII congresso, nell'ottobre 1961, gli accusatori sorvolarono i particolari e dissero soltanto che Orgionikidze aveva deciso, per non essere coinvolto nella corresponsabilità dei delitti staliniani, di togliersi la vita. Fino al 1937 Orgionikidze fu uno dei personaggi di punta del nuovo potere sovietico. Georgiano come Stalin, fu suo compagno d'azione rivoluzionaria fin dalla gioventù, e lo aiutò a scalare il potere schierandosi con lui nella lotta spietata contro gli oppositori di sinistra e di destra. Quando però, liquidate le opposizioni, intrapresa la collettivizzazione nella campagna e l'industrializzazione forzata della quale Orgionikidze, ministro dell'Industria pesante, fu uno degli artefici principali, Stalin cominciò a rivolgere il pugnale contro gli stessi amici e parenti che fino allora lo avevano sostenuto, il vecchio compagno di gioventù cadde in una profonda crisi morale. GrigoriJ Konstantinovic Orgionikidze, bolscevico dal 1903, prese parte a tutte le tappe rivoluzionarie e si uccise, con un colpo di rivoltella al cuore, dopo aver portato praticamente in porto l'industrializzazione del Paese. La Piccola enciclopedia sovietica, nell'edizione del 1959, non accenna neppure al suicidio e ci dà solo la data della morte: 18 febbraio 1937. Le Izvestia stasera, in un resoconto drammatico, completano questo vuoto storico. La rivelazione non tocca soltanto la figura preminente del suicida, ma lo sterminio di tutto il gruppo georgiano, di cui Stalin si era circondato Ano ad un certo gradino nella sua sanguinosa scalata alla tirannide. Orgionikidze lanciò il ministero dell'Industria pesante alle 2'.di notte e si uccide alle 17,30 del pomeriggio nello stesso giorno, dopo aver fatto un ultimo tentativo per indurre Stalin alla ragione, spiegandogli che < la sua morbosa sospettosità giovava alle forze più oscure che, così, strappavano al partito gli elementi migliori*. Tutti quegli ultimi suoi giorni erano stati punteggiati da violenti scontri verbali con Stalin. Al furore di Orgionikidze, che ormai comprendeva che il tiranno aveva deciso di liquidare ad uno ad uno quasi tutta la vecchia guardia stalinista, il segretario generale del partito ribatteva con pacato cinismo. In una delle conversazioni Orgionikidze protestò perché la polizia segreta aveva fatto irruzione in casa sua mettendola a soqquadro: Stalin si limitò a osservare: «Be', che c'è tanto da stupire? La polizia è un organo che, se vuole, può perquisire anche la mia stassa casa». L'ultima conversazione, avvenuta per telefono appena Orgionikidze rientrò a casa in quell'ultima alba della sua vita, fu la più concitata. Scrivono le Izvestia: * Fu una conversazione sfrenatamente arrabbiata, con insulti reciproci, con parolacce in russo e in georgiano ». Era riuscito a far perdere la calma a Stalin, comprendendo di aver perduto cosi nello stesso tempo la propria vita. « Tutto ormai era distrutto. Non c'era più amore né fiducia fra i due vecchi amici. Sergb (nome di battaglia di Orgionikidze) non poteva fare il vigliacco, non poteva condividere più le responsabilità. Non gli restava che andarsene da questo mondo ». Quando la moglie di Orgionikidze telefonò a Stalin subito dopo il suicidio, per annunciargli la morte dell'amico, il tiranno restò come sovrappensiero, e poi con simulato stupore commentò impersonalmente: t Ma guarda un •po' che specie di malattia: uno si mette a riposare ed ecco che il cuore gli scoppiai ». In realtà Stalin non rispondeva neppure alla moglie del morto, ma già pensava, con quella frase crudele, al comunicato ufficiale che avrebbe fatto diramare il giorno dopo dagli organi ufficiali: morte naturale per infarto. Dopo pochi minuti fu arrestato e « distrutto », comescrivono le Izvestia, il ministro della Sanità pubblica Kaniinski, intimo di Orgionikidze, per avere nicchiato all'atto della firma del referto medico attestante il decesso naturale. Va ricordato che i giornali, pochi giorni or sono, avevano rivelato con altrettanta .minuzia la fine di un altro eminente rivoluzionario, Kossarev, ex-segretario del Komsomol, che Stalin fece arrestare da Beria in persona. La recrudescenza improvvisa di queste rivelazioni coglie il partito e il Paese in un momento particolarmente delicato della politica sovietica, contrassegnato da numerose contraddizioni: inasprimento con i cinesi, difensori sempre più dichiarati di Stalin, oscillazioni con gli americani, difficoltà economiche all'interno. Ciò che comunque caratterizza di più le nuove rivelazioni, rispetto a quelle assai più vaghe del passato, è la minuzia dei particolari, la precisione del racconto, l'abbondanza di frasi riportate fra virgolette. Come se, più che mai In questo momento, fosse necessario far apparire odioso Stalin e far convergere sulla sua memoria una ondata di nuovo raccapriccio. Enzo Bettiza

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