Il pessimismo ascetico di Piero Martinetti di Remo Cantoni

Il pessimismo ascetico di Piero Martinetti DOMANI L'UNIVERSITÀ' DI TORINO CELEBRA IL FILOSOFO Il pessimismo ascetico di Piero Martinetti Nel ventesimo anniversario della morte di -Piero Martinetti l'Università di ' Torino dedicherà domani, . al filosofo piemontese, una « Giornata martinettlana » Per rievocare il ■ suo pensiero e il suo Insegnamento. Il filosofo Piero Martinetti, che fu certo una figura dominante nella cultura italiana del novecento, scomparve nel 1043. ^'cl ventesimo anniversario della sua morte è giusto che si ricordi quest'uomo singolarissimo. ■Mente geniale e colta, Pierri Martinetti fu anche uomo di carattere saldo e pugnace. Era nato a Pont Canavese il 21 agosto 1871 e si laureò in filosofia a Torino nel .1893. Quando il governo fascista impose ai professori l'obbligo del giuramento di fedeltà al regime, Martinetti fu tra i pochissimi a opporre un rifiuto e si dimise per protesta dall'insegnamento universitario : lasciando un esempio, allora piuttosto raro, di coerenza intellettuale e fermezza morale. A Milano aveva tenuto cattedra dal 1906 al 1931. Rotti i ponti con l'ambiente accademico, visse solitario e schivo in una modesta casa di campagna in quel di Castellamonte. Trascorse gli ultimi anni della sua vita raccolto nelle sue ricerche e nella meditazione, in mezzo ai libri che aveva con pazienza c amore raccolto fin dagli anni giovanili. Sull'ingresso della sua casa di campagna si leggeva la strana scritta Martinetti agricoltore. Quelle parole sapevano di ironia e polemica. Ma significavano anche un nuovo corso di vita, una fedeltà alla terra nel mondo deludente degli uomini. Non feci a tempo a conoscerlo di persona. Quando cominciai a frequentare l'Università di Lettere e Filosofia di Milano, Martinetti aveva lasciato l'insegnamento da appena due anni. Ma intorno all'uomo era già sorto il mito. Di lui si raccontavano episodi e aneddoti nei quali riusciva difficile separare la verità dalla fantasia che l'avvolgeva e idealizzava. Anche i miti però hanno una loro ragion d'essere e un loro significato. Martinetti avversario della tirannide e difensore della libertà, Martinetti fiero repubblicano, Martinetti razionalista intransigente, Martinetti rinnovatore del Cristianesimo primitivo, l'uomo in polemica con tutto e con tutti, lo studioso che si alzava all'alba e faceva lezione a un'ora quasi antelucana, il pacifista e il vegetariano per motivi religiosi, erano tutte cose vere, ma quelle immagini stimolavano nei marrinettiani le tendenze all'apologia. E non mancarono in quegli anni gli apologeti pronti a trasformare l'uomo in un santo. Il culto martinettiano raccoglieva i suoi adepti in una compagnia molto varia e bizzarra, proveniente dagli ambienti più diversi. Il collegium o il coenobittm martinettiano comprendeva signore entusiaste e qualche volta innamorate, uomini sinceramente assetati di riforme morali e religiose, impiegati e commercianti che si recavano al lavoro dopo aver ascoltato le sue lezioni, gente dotta e gente incolta ma desiderosa di avvicinarsi comunque a un messaggio di elevazione spirituale. Martinetti fu un. punto d'incontro per molti spiriti inquieti e stravaganti. Né egli si adoperò per vagliare o selezionare i suoi discepoli e i suoi devoti. Non era certo un santo. Era anzi un uomo pieno di contrasti, ascetico e sensuale, tollerante e intollerante, candido e cinico, geniale e bizzarro. Amava più di ogni altra cosa la filoso Ha, era un impareggiabile mae stro e credeva nei valori asso 'luti della religione, della ricerca razionale e della libertà. Natura costituzionalmente ere tica e dissidente, si trovò a com battere in Italia una disperata lotta che lo impegnava su vari fronti: il fascismo vittorioso, sul fronte politico; lo storicismo idealistico, che dominava il campo filosofico; il cattolicesimo, divenuto religione di Stato Ognuna di queste lotte era già di per sé difficile e rischiosa Martinetti diede battaglia da solo, armato solo del suo sapere e della sua coscienza morale, rifiutando le utili alleanze e i validi compromessi, disprezzando le ragioni dell'economia e della politica, la struttura reale e prò saica della società e della storia. Facendo leva sulle sole energie della ragione, e della vita interiore, rimase, alla fine, isolato L'idealista e libertario Martinetti non potè allearsi con l'idealista e liberale Croce. I due filosofi sembravano convergere sotto il comune segno dell'avversione alla dittatura, ma profonde divergenze ideologiche e radicali contrasti psicologici tennero l'uno e l'altro rinserrati nel mondo delle proprie idee e delle proprie passioni, ognuno refrattario all'altro. Fecero finta di ignorarsi, in realtà si detestavano, Martinetti moralista e misti co, >ipr,egiatore della storia, alie no dalla politica e dalla monda nasmrnlrsnsestct nità non poteva riuscir gradito a Croce filosofo della storia, assertore' di una filosofia tutta mondana e terrestre. A'Iartinetti era affascinato da richiami religiosi e ultramondani. L'esistenza umana era per lui una. disperata tensione per raggiungere ideali sublimi e trascendenti-, Croce incarnava in sé un laicismo integrale; nel quale non c'è posto per vocazioni mistiche e trascendenti. L'hegeliano e ottimistico Croce non poteva intendersi con l'antihegeliano Martinetti, imbevuto di pessimismo shopenhaucriano. Per Croce la storia era il regno della libertà e' del progresso; per Martinetti la storia era il luogo della violenza, dell'intolleranza, dell'errore. Le ombre persistenti di un platonismo ascetico e tragico ricoprivano il pensiero martinettiano rendendolo inconciliabile con ogni storicismo euforico. Nessuno può mettere in. dubbio il Cristianesimo di Martinetti e la sua buona fede religiosa Ma è anche vero che la sua fu una. religiosità solitaria e aristocratica, una religione filosofica poco aperta ai valori corali e sociali dell'esperienza religiosa. Questo spiega la sua polemica cosi aspra con il Cattolicesimo e con tutte le religioni positive. Fedele ' a se stesso, non amava nella tradizione cattolica c in tutte le religioni i dogmi e le istituzioni, il fasto e i riti, gli aspetti burocratici e statutari. Il Cristianesimo di Martinetti era una religiosità interiore e silenziosa, scevra di ogni elemento magico o taumaturgico, mitico o rituale. La lotta di Martinetti contro la superstizione c il fanatismo, l'intolleranza e il dogmatismo, tanto nella vita politica come nella vita religiosa, costituisce l'aspetto più vivo e generoso del suo pensiero. Ma la condanna moralistica del mondo, la negazione ascetica della storia, la sua sfiducia nella democrazia limitarono la fecondità della sua opera. L'unica vera realtà è l'attività silenziosa dello spirito che si libera dal mondo, ha .afferma to Martinetti. Fu un grande filosofo, ma non vide, o non volle vedere, nel suo pessimismo ascetico, che esiste anche l'attività degli, uomini che operano con fiducia nel mondo, animati dalla speranza di modificarlo e migliorarlo. Remo Cantoni

Luoghi citati: Castellamonte, Italia, Martinetti, Milano, Pont Canavese, Torino