Non servono i dilettanti per il teatro d'avanguardia

Non servono i dilettanti per il teatro d'avanguardia Non servono i dilettanti per il teatro d'avanguardia Cinquantanni or sono i giovani si divertivano con commovente ingenuità a « fare il teatro ». In campagna, d'autunno, pioggerelle, grigio nuvoloso, noia, si pensava ben presto a una recita; La partita a scacchi, Il cantico dei cantici,... In città, i giovani si riunivano per mettere in scena spettacoli di beneficenza : drammi, commedie, farse. Le difficoltà maggiori venivano dalle donne; tempi complicati, non molte madri erano ■ disposte a concedere alle figlie una così grande libertà, andare alle prove, passare pomeriggi interi con dei giovanotti, provare magari una scena d'amore. Il bacio era assolutamente escluso. Recitare voleva dire soprattutto « atteggiarsi », imitare i grandi attori; ci riuscivano quasi sempre abbastanza bene, e rifare Novelli, Zacconi, Ruggcri, era voluttà grande, con scroscio di applausi a scena aperta. I parenti uscivano soddisfatti; qualche signore autorevole si congratulava con il padre del l'attor-giovane : — Ma sa, che son bravi! Le dico, mi pareva di essere al Carignano. lirano piccole fiere di vanità, ma bisogna riconoscere che neanche i più fatui, i più illusi avrebbero pensato di fare dell'arte, di contribuire all'incremento e progresso del teatro, interessando critici e giornali Era un divertimento in famiglia e l'ambizione non andava oltre il rione, nessuno immaginava di essere importante, se non agli occhi della vecchia cameriera e del nonno indulgente. Vi erano anche le « filodrammatiche » stabili, bene organizzate, con un economo per le piccole spese. delle rappresentazioni, e l'assi stenza e il consiglio di qualche vecchio attore che perfezionava il trucco e sottolineava le battute con un vetustissimo birignao. Oi queste compagnie filo drammatiche alcune si facevano molto brave: disinvolte, ben concertate, e qualche dilettante ne usciva attore, e diventava celebre. Di filodrammatici ve n'è molti ancora e si dedicano alla loro onesta e piacevole attività con un'appassionatezza ammirevole Chi ama il teatro non può non sentire un'affettuosa simpatia per questi tenaci attivisti della rappresentazione scenica. Ma da alcuni anni assistiamo a qualcosa di sgradevole; interi gruppi di codesti dilettanti, autentici « dilettanti » per vocazione e destino, per temperamento e linguag gio, hanno deciso di buttarsi alla riforma del teatro, di entra re nel circolo dell'arte del teatro per rinnovarne il gusto, la sensibilità, il tono. Sono giovani ed hanno ragio ne; hanno anzi tanta più ragio ne quanto meno sanno d'arte e di teatro. Essi affermano di cercare espressioni teatrali che ri spondano alle esigenze d'oggi, alla psicologia e fantasia d'oggi; svecchiare, svecchiare, approfondire una nuova drammaturgia un modo di parlare magari incomprensibile, assurdo, gratuito ma essere intelligenti, finalmente intelligenti dopo tanti secoli di idiozia. E così si dichiarano rivelatori e apostoli dell'avanguardia. Sorgono un po' dovun qui i teatrini per cinquanta spettatori, per venti spettatori, dai nomi bizzarri, il teatrino dell'ora tale, quello dei passeri verdi; quell'altro delle luci spente, gli zoppi, i furbi, i tonti, o che so io; inventiamo, si sa, e ci pare d'esser tornati ai felici tempi accademici: gli Intronati, i Rozzi gli Accesi... Santo Cielo, come si fa a distinguere l'arte dalla non arte? E* così difficile individuare queste ineffabili sottigliezze. E allora cerchiamo di essere semplici e spicciativi; si può distinguere agevolmente l'artista di teatro dal dilettante e dall'inesperto dal punto di vista del mestiere II « mestiere », l'artigianato < tutto, o quasi tutto in palcoscenico. E' tutto perché fornisce l'unico strumento capace di convertire la velleità in rappresentazione; perché, riassorbito in una perfetta espressività, è il solo veicolo a raggiungere la poe sia drammatica. I giovani dilet tanti d'avanguardia hanno i loro sacri testi: Beckett, Ionesco. Adamov, Genet, Ghelderode o Shéhadé, Albee o Pinter, e quando ci riescono ce ne danno qualche esempio, ne fanno uno spettacolino. Orbene abbandonare ai giovani, soltanto perché sono giovani, la presentazione del teatro nuovo è un grosso errore E' ridicolo affermare che gli attori arrivati, abili, celebri, col teatro nuovo non ci sanno fare; può essere che non lo amino, ma se qualcuno può affrontare quelle inedite drammaturgie, quelle esasperazioni paradossali, quegli è proprio l'attore fatto, che conosce tutti i segreti del linguaggio scenico. Vi sono cer¬ te battute, certe situazioni nel teatro di avanguardia, v'è un artificio di personaggi astratti, di profezie burlesche, di rapide illuminazioni, v'è un'incertezza di cose dette e di cose supposte, che soltanto chi è avvezzo ai maliziosi inganni della tradizione teatrale sa dipanare e indurre a lucente naturalezza. Or non è molto, assistendo alla rappresentazione di Oh les beattx jours di Beckett, a Venezia, protagonista e unica attrice Madelcine Rcnaud, fummo meravigliati dèlia facilità aggraziata, della disinvoltura e affabilità, diciamo della bonaria connivenza dell'artista con un testo che poteva apparire indecifrabile e che, recitato da lei, diventava via via tutto chiaro, commovente, ironico, amabile: voci e immagini, E riconoscemmo che con la sua acuta intelligenza e l'estro raffinato, la Renaud traeva le note più acute di quel drammetto simbolico proprio da un « mestiere » perfetto che trasfigurava quella testina di donna interrata nel deserto della vita, e delle battute agre, cerebrali e crudeli faceva un giuoco di lievitanti melodie. Abbiamo scritto non contro giovani o il teatro dei giovani, ma anzi perché a introdurre nella società d'oggi una drammaturgia ostica, inedita, e adatta alla giovinezza, ci vogliono interpreti sicuri, che sappiano cavare la polpa dal ruvido guscio delle approssimazioni e rivelare agli scrittori stessi (come spesso avviene) il carattere e la intonazione esatta delle opere loro. Francesco Beruardelli

Persone citate: Albee, Beckett, Genet, Ionesco, Novelli, Pinter, Santo Cielo, Zacconi

Luoghi citati: Venezia