Oggi in tribunale a Roma 124 imputati al processo per lo «scandalo delle banane» di Guido Guidi

Oggi in tribunale a Roma 124 imputati al processo per lo «scandalo delle banane» Corrono il rischio di ossero condannali anche a dieci anni Oggi in tribunale a Roma 124 imputati al processo per lo «scandalo delle banane» Nove sono detenuti da oltre cinque mesi - Fra di essi figurano l'ex presidente dell'Azienda monopolio banane e il suo segretario - Sono accusati, tra l'altro, d'aver rivelato notizie segrete sulle aste favorendo gli interessati al commercio dei frutti (Nostro servizio particolare) Roma, 7 novembre. « Le battaglie, quando assumono un aspetto di vita pubblica, si combattono anche in base ad interventi concreti che determinano l'andamento delle ruote che debbono girare. Non ritiriamoci all'ultimo momento: io vi dico che vicino all'azione di ordine politico, amministrativo e legale, sarebbe opportuno iniziarne un'altra. Vi è stato tutto un lavorìo che, anche se non posso dirvi di più, è stato fatto >. Così sostenne nel febbraio scorso l*ex' parlamentare democristiano Edgardo Castelli (già sottosegretario alle Finanze nei sette gabinetti che si sono succeduti fra il 1948 e il 1955) parlando nella sua veste di «alto consulente» al membri del Consiglio direttivo dell'adsociazlone grossisti di banane. Le sue parole erano, dirette ad appoggiare la proposta di un aumentò del contributo associativo, aumento che avrebbe portato al reperimento di 95 milioni. A cosa dovevano servire questi quattrini? Un mese dopo, la mattina del 25 marzo, si svolse a Roma, nel Palazzo degli Esami, l'asta per la concessione della vendita all'ingrosso delle banane. Gli iscritti all'associazione grossisti riportarono un successo quasi completo: ottennero 124 concessioni su 132. Fu un'asta regolare o, come sostiene l'accusa, qualcuno fornì anzi tempo agli interessati le notizie utili per presentarsi alla gara con la certezza assoluta di vincere? E se questa fuga dì notizie è avvenuta, si è trattato soltanto di negligenza, sia pur deplorevole, o a determinarla è stato quel danaro che 1 dirigenti del-l'associazione grossisti Bvevano raccolto aumentando improvvisamente il contributo degli iscritti? A questi interrogativi dovranno" rispondere i giudici del Tribunale presieduto dal consigliere dott. Salvatore Giallcmbardo (il quale si è già occupato, condannando 1 responsabili, dello scandalo dell'Alto Commissariato per la Sanità e di quello dei medicinali Inesistenti) che domani affronteranno 11 processo,|rer •la «scand.alo delle banane'.>vGÌi.nimpulsa sono 124; hove*aT'éssì' sono detenuti da oltre cinque mesi: l'ex presidente della Azienda monopolio banane, avv. Franco Bartoli Avveduti; il suo segretario dott. Alessandro Lenzi; l'ex presidente, gli ex due vice-presidenti, il segretario e i membri del Consiglio direttivo dell'Associazione fra i commercianti di banane: Diego Sartori, di Padova; Antonio Bignami, di Genova; Enzo Rossi, Cherubino Pagnl, di Roma; Giuseppe Panattoni, di La Spezia, Bartolo Sacca, di Messina; Angelo Tonini, di Napoli. Un altro accusato, contro il quale è stato spiccato il mandato di cattura — Giovanni Gherner, di Torino, già tesoriere dell'associazione — è latitantR e nessuno può dire se domani si presenterà a Palazzo di Giustizia per difendersi. Le accuse, per cui gli imputati corrono il rischio at essere condannati anche a dieci anni di reclusione, sono quattro: 1) aver rivelato, o istigato a rivelare, notizie d'ufficio destinate a rimanere segrete: quelle relative, cioè, al canoni fissati dallo Stato per vincere la gara sulla concessione della vendita all'ingrosso delle banane; 2) aver turbato il regolare svolgimento di un'asta; 3) aver falsificato il verbale nel quale si attestava che l'asta avvenuta il 25 marzo 1963 a Roma, era stata regolare; 4) corruzione. L'ex presidente dell'azienda monopolio banane e il suo segretario sono imputati anche di falso in atto pubblico, per avere attestato che le schede segrete per la gara erano state preparate il giorno 24 marzo, mentre — secon do l'accusa — questo era avvenuto il giorno prima. La decisione di indire l'asta fu presa nel giugno 1962, ma per alcuni mesi la gara venne differita perché vi erano sull'argomento due tesi contrastanti. « Da una parte — ha spiegato l'avv. Bertoli Avveduti — si riteneva che la gara fosse inopportuna perché avrebbe consentito la immissione nel settore bananiero di ditte non specializzate; dall'ai tra, invece, si pensava che fosse necessaria per superare di fatto il regime di monopolio che si era creato a favore degli antichi concessionari». L'allora ministro delle Finanze on. Trabucchi intervenne stabili che si procedesse alla gara, dando anche disposizione che i canoni massimi per l'asta fossero fissati in cifre molto alte. Questo avrebbe consentito all'Erario di recuperare circa mezzo miliardo ogni anno. Ed oggi, per il danno che ha subito In seguito all'annullamento della gara, lo Stato si è costituito parte civile Il meccanismo della gara era semplice. Con il bando d; concorso erano stati comuni cati 1 minimi dei canoni per le singole concessioni. Poi l'azienda monopolio banane acsrSnIsgnvcqmtsdtq1dcalDfecaesssLtrrcnoq aveva fissato segretamente 1 canoni massimi. Sarebbe risultato vincitore, il concorrente che avesse offerto allo Stato il maggiore canone annuo, contenuto fra il minimo Indicato nel bando e il massimo indicato nella scheda segreta. Secondo il regolamento, non sarebbero state ritenute valide le offerte inferiori o corrispondenti al minimo e quelle superiori al canone massimo. Non appena conclusa l'asta, tra la sorpresa generale si constatò che dominatori assoluti della gara erano stati quasi tutti gli ex concessionari ai quali erano tornate 124 delle 132 concessioni, e che ben 5? di costoro avevano offerto un canone perfettamente identico a quello, segreto fissato dall'azienda monopolio banane. D'altra parte, invece, le offerte di altri 29 concorrenti si erano allontanate di poco dai canoni minimi e questo era avvenuto per le concessioni dove non vi erano richieste di estranei all'associazione grossisti banane. « E' uno schifo. Dovevamo venire con i mitra», urlarono subito gli esclusi, coiti dal sospetto di essere stati beffati. La voce che l'asta fosse stata truccata o, comunque, non avesse avuto uno svolgimento regolare, fece subito il giro d'Italia. Il sen. Giuseppe Maria Sibille, ad esempio, si precipitò ad avvertire per telefono il ministro delle Finanze on. Trabucchi, che in quei giorni era in Germania, di quanto si diceva in proposito a Torino. II presidente dei commercianti ortofrutticoli, dott. Osvaldo Catalano, si affrettò ad inviare un telegramma di violenta protesta al presidente del Consiglio on. Fanfani. Venne subito sospesa la aggiudicazione delle concessioni u 1111 f 1111 < 11111m1111 ! 111 m 111114 r 111 r i ■ r 1111111111 1111111111111 ■ i j 1111111111 < 1111 i 111 ■ 1131m11111 i 111:111 11(alle quali sono legati interessi per diverse centinaia di milióni, perché il commercio delle banane in Italia è regolato da un regime di monopolio dal 1935), e fu disposta un'inchiesta, affidata alla Guardia di Finanza. A conclusione dell'indagine, il procuratore della Repubblica di Roma incriminò 124 persone: tutti i concorrenti risultati vincitori che erano iscritti all'associazione fra i commercianti di banane, i dirigenti di questa associazione e il loro «alto consulente», l'ex deputato de Edgardo Castelli, il presidente della Azienda monopolio banane avvocato Franco Bartoli Avveduti, e il suo segretario dottor Lenzi. Tre elementi appaiono fondamentali per l'accusa: 1) il presidente dell'Azienda monopolio banane, avv. Bartoli Avveduti (ex-vice presidente della Fiera di Verona e già segretario particolare dell'on. Trabucchi al ministero delie Finanze) fissò i canoni massimi della gara e li dettò al suo segretario dott. Lenzi. Le schede vennero poi chiuse in cassaforte. Se queste notizìe importantissime sono finite anzitempo ai concorrenti, la responsabilità della fuga non potrebbe che essere attribuita all'avv. Bartoli Avveduti e al suo segretario, gli unici in grado di conoscere tutti i canoni massimi fissati per l'asta. 2) Il segretario dell'associazione fra I Commercianti di banane, rag. Enzo Rossi compilò le schede con le offerte dei concorrenti iscritti alla associazione e in 47 casi indicò canoni identici, persino nei decimali, a quelli fissati dall'avv. Bartoli Avveduti. II ragioniere — che dopo la incriminazione è stato colto da un infarto — si è giustificato sostenendo di avere fatto queste indicazioni dopo un lungo stu¬ dssdspetnddl'brvl's9sganqqcimvzs*dndceinrsrffvnsqdsd—sral 111 m i e 1111 ri 1111 ■ 11111 ] i r 11111 i 111 ■ 111111111111111 ni dio dei dati statistici e di essere stato aiutato molto dalla sorte. L'accusa, però, non ha dato molto credito 'a queste sue facoltà divinatorie e suppone invece più probabile che egli abbia appreso dalla fonte dovuta, cioè l'Azienza monopolio banane, quali offerte dovesse segnare sulle schede degli associati concorrenti. 3) Il consiglio direttivo dell'associazione si riunì nel febbraio 1963 e, su proposta del rag. Rossi e del tesoriere Giovanni Gherner, venne stabilito l'aumento dei contributo dei soci per trovare un fondo di 95 milioni. In quella riunione si parlò della necessità di ungere le ruote e soprattutto si accennò alla opportunità che nessuno del soci chiedesse per quale scopo venivano stanziati questi nuovi fondi. Qualcuno ha poi spiegato che il danaro doveva essere impiegato per le spese relative a certi ricorsi che l'associazione aveva presentato al Consiglio di Stato; * Non è improbabile che i giudici approfondiscano l'indagine su questo episodio chiedendo dei chiarimenti a qualche altro parlamentare. E' un episodio importante: l'accusa, infatti, ritiene che il danaro raccolto fra gli iscritti aU'associazione sia servito a corrompere chi era in grado di fornire notizie sulle offerte da fare nell'asta. Ma l'avv. Franco Bartoli Avveduti replica che il sospetto non può riguardarlo perché le sue condizioni economiche e quelle della moglie sono tal: da metterlo al sicuro da qualsiasi insinuazione. «Ho venduto nei primi mesi del 1963 — si difende — una proprietà sul lago di Garda che mi ha reso 250 milioni e posseggo ancora altri terreni per un valore di gran lunga superiore ». Guido Guidi