Armatore e capitano processati a Genova per il rogo d'una nave

Armatore e capitano processati a Genova per il rogo d'una nave Armatore e capitano processati a Genova per il rogo d'una nave Il piroscafo si incendiò al largo della Spagna Sono accasati di naufragio doloso e tentata truffa (Dal nostro corrispondente) Genova, 6 novembre. La misteriosa vicenda del « Maria Amata », il vecchio « cargo » che fu divorato dalle fiamme la notte del 19 gennaio 1959, a venti miglia al largo del porto spagnolo di Valencia, ha provocato l'Incriminazione di sei persone per naufragio doloso e tentata truffa in danno delle società che avevano assicurato la nave ed il suo carico. Gli imputati sono il comandante della « Maria Amata », cap. Lorenzo Amoretti, un camoglino di 58 anni; l'armatore Federico Del Re di 41 anni, genovese; il commerciante milanese Gino Vajani; il belga André Jules Falesse, residente a Marsiglia; un ex commissario di bordo, Antonino Lattuada, e lo spedizioniere genovese Pietro Tomanelli. Nella vicenda è coinvolta anche una donna, Silvana Baroni di 37 anni, milanese, in casa della quale fu arrestato il Vajani: la donna è accusata di favoreggiamento. La nave era partita da Genova il 3 gennaio 1959, con rotta per Cartagena. Avrebbe dovuto portare — oltre a carichi di lana, cotone, carbone Vajani aveva spedito al belga André Jules Falesse a Tangeri. Il carico era stato assi- curato per 375 milioni presso le assicuratrici « Rhóne Mediterranée », francese, e « Levante», genovese: la nave era stata assicurata per 50 milioni presso la «Reale Mutua». Si sospettò subito della dolosità del sinistro. Credettero di rilevarlo due tecnici delle assicurazioni, gli ingegneri Fusini e Arnaldi, i quali ritengono che le fiamme siano scoppiate contemporaneamente in quattro punti diversi della nave e che a bordo non si trovasse la merce denunciata «a manifesto» per il fatto che furono ritrovati soltanto 1200 piedini metallici invece dei 4000 che avrebbero dovuto reggere 1 mille biliardini. Attorno a questo primo giudizio tecnico è infuriata una « battaglia degli ingegneri »: ben undici infatti sono i periti chiamati in causa e divisi da opinioni quasi inconciliabili. Tra costoro 1 periti del giudice istruttore — ing. Luigi Bozzo, Ottavio Vacca e Giuseppe Zappa — hanno riferito che «probabilmente» l'incendio fu doloso. Stamane, all'apertura del orocesso davanti alla prima sezione del Tribunale penale, soltanto quattro dei sette imputati hanno risposto all'apnello: il Vajani, ch'è detenuto, la Baroni, il Lattuada ed il cap. Amoretti. Federico Del Re risulta latitante; il Tomanelli si è mantenuto contumace. Il Falesse invece risulta incarcerato a Marsiglia dove l'anno scorso fu processato per l'incendio della « Maria Amata» e fu condannato per il tentativo di truffa in danno della « Rhóne ' "Mediterranée ». Fu In quel processo che il Falesse forni un'arma importante agli accusatori. Egli infatti dichiarò di aver concordato il raggirò col Del Re, tramite il Lattuada ed il Tomanelli. Sei ^ondo gli accordi, già la nave ' a /rebbe dovuto naufragare sugli scogli di Algeciras. Il processo ha avuto un avvio animato perché la difesa si è subito opposta alla costituzione di parte civile delle tre società, di assicurazioni, sostenendo che le imprese non hanno avuto danno alcuno dalla vicenda in quanto le quote di assicurazione non furono pagate. Le tesi difensive sono state controbattute daU'avv. Ugo M. Failla, di parte civile, che ha elencato i motivi di lagnanza delle società assicuratrici le quali, oltre tutto, dovettero sostenere spese non indifferenti per individuare la presunta dolosità del sinistro e sospendere quindi il pagamento dei 426 milioni stabiliti in contratto. Il processo è stato poi aggiornato a venerdì; il calendario dei lavori prevede l'intervento del Pubblico ministero e subito dopo il Tribunale si riunirà in camera di consiglio per decidere sull'ammissione o meno della costituzione delle tre società assicuratrici come parti civili. n. b.

Luoghi citati: Genova, Marsiglia, Tangeri