Gli undici scampati con eccezionale coraggio aspettano la salvezza che forse non verrà

Gli undici scampati con eccezionale coraggio aspettano la salvezza che forse non verrà Ritrovati nella miniera allagata quando tutte le speranze erano perdute Gli undici scampati con eccezionale coraggio aspettano la salvezza che forse non verrà Hanno vissuto per dieci giorni a 62 metri di profondità senza mangiare - Sono in una sacca larga due metri: accanto a loro giacciono i cadaveri di dieci compagni - Uno dei superstiti ha detto ai soccorritori: «Ditecelo subito se dobbiamo morire» I tecnici lavorano con estrema prudenza: si teme che il trapano faccia crollare la galleria - Altri cinque vivi a breve distanza? (Dal nostro corrispondente) Bonn, 4 novembre. c Sospettavamo che i nostri compagni non erano morti: la direzione della miniera non volle darci ascolto ». « Perché non avete insistito? » « Avevamo paura: avrebbero potuto toglierci gli alloggi assegnati dall'impresa ai propri dipendenti >. Queste penose battute sono state colte dai giornalisti in un drammatico dialogo con i lavoratori della miniera di Peine, nella Bassa Sassonia, dove si sono scoperti quasi per caso altri undici minatori sepolti vivi in una sacca larga due metri a 65 m. di profondità. Rudolf Stein, il direttore della miniera invasa dalle acque di un bacino artificiale il 2b ottobre scorso, ha negato le terribili accuse: <Non sapevamo che ci fossero uomini ancora in vita... >. Rinforzi di polizia sono stati inviati nella zona per soffocare manifestazioni e disordini, mentre si la¬ vora giorno e notte per riportare alla luce gli undici operai « dimenticati » sotto terra. Stasera le perforatrici meccaniche hanno cominciato a trivellare anche un'altra zona a fi km. dal pozzo centrale, in prossimità di un cimitero, dove, secondo i minatori ancora sepolti vivi, avrebbero trovato rifugio altri cinque loro compagni. Il ritrovamento degli undici ò dovuto alla tenacia di un coraggioso minatore, Alfred Hiitter, che da alcuni giorni stava insistendo presso la direzione dell'impresa perché si praticassero nuove trivellazioni. «Abbiamo anche sentito dei colpi > andava ripetendo l'Hutter. Alla fine la direzione dell'impresa si risolse a far calare dei microfoni sotto terra: silenzio. «Vi siete sbagliati > fu l'affrettata conclusione dei dirigenti in un colloquio con i minatori. L'Hutter non si arrese e spiegò perché, a suo avviso, era probabile che vi fossero superstiti. Dopo nuove, accese discussioni la direzione si piega alle resistenze. Viene allora ordinata una nuova perforazione del terreno nella direzione indicato dai minatori, ma il moderno trapano, che nei giorni scorsi aveva reso '-possibile il salvataggio di tre uomini, era già stato rimandato alla ditta della Ruhr che l'aveva fornito: un elicottero della «Bundeswehr» viene inviato sull'autostrada per bloccare l'autotreno che trasporta il trapano. Migliaia di persone accorrono alla miniera e, prime fra tutte, le mogli e i parenti dei minatori dati già per morti. I funerali erano stati fissati per stamattina. All'alba di domenica il trapano comincia a lavorare e alle 6,4.r>, quando si è certi che la per/orazione ha raggiunto i sessantadue metri si battono dei colpi ritmici sulle pa¬ reti metalliche: dal basso, dopo qualche istante di silenzio arriva la risposta scandita sullo stesso ritmo. L'Hutter aveva ragione. Viene subito calato un filo telefonico: « Qui Wolters — sono le prime pa role che giungono dal basso — siamo in undici. Ci sono dieci compagni morti. Venite a liberarci >. E' una voce flebile (anche il nome del Wolters figurava nella lista dei quaranta scomparsi). Uno dopo l'altro, mentre cominciano le operazioni di salvataggio, i sepolti vivi vogliono parlare al telefono. Chiedono delle mogli e dei figli: le donne si avvicinano ai microfoni per comunicare con i redivivi. Sulle prime non riescono a parlare tre di loro perdono i sensi. Qualcuna pronuncia parole sconnesse in mezzo ai singhiozzi. Herman Lubke, uno dei re divivi, grida al telefono: «Abbiamo fame, fame, fama...! i. Nel buio della miniera il ventenne Adolf Herbst ha smarrito il senno: si è spogliato completamente — informano i suoi compagni — e a più riprese ha tentato di gettarsi nell'acqua fetida che ha invaso la miniera (gli undici t,-it-ono in una sacca d'aria). Giungono informazioni più, particolareggiate: l'aria sembra sufficiente, ma da dieci giorni nessuno mangia. I minatori si sono dissetati con le gocce d'acqua che filtrano dalle pareti del loro rifugio: tutti hanno avuto allucinazioni per via della fame. L'oscurità è insopportabile: «Mandateci un po' di luce» è la prima richiesta dei sopravvissuti. Viene calata una lampada, poi delle pillole sedative per il giovane fuori di senno che continua a delirare, quindi i primi cibi leggeri e le bevande: succo di carote con zucchero d'uva, più tardi un 'eggero brodo di pollo, infine ndumenti e medicine, tè e cioccolata. Arrivano anche sbarre di metallo, puntelli ed attrezzi per rinforzare la galleria che minaccia di crollare da un momento all'altro. Tornano la speranza e le forze, gli undici cominciano a credere alla loro salvezza, vogliono sapere quando li libereranno. I tecnici non vogliono abbandonarsi a promesse: «Non prima di mercoledì » è la prudente risposta. Si insinuano dubbi: « Ci state forse ingan nando? Ditecelo subito se dob biamo morire >. I tecnici « spe rano» di salvare tutti, ma le difficoltà sono grandi. Oltre tutto si temono le infezioni: i dieci cadaveri, coperti alla meglio dai minatori con pie tre e fanghiglia, sono in avanzata decomposizione: potenti sostanze disinfettanti sono state inviate nel cunicolo E' stato poi spiegato che la direzione della miniera non dispone di carte topografiche della zona dove sono rimasti rinchiusi gli undici, e che pertanto si deve procedere con estrema prudenza, quasi d'istinto. Il trapano che sta scavando il cunicolo, dove dovrà poi venir calata la campana di salvataggio, procede alla velocità di tre metri all'ora, ma dai trenta ai sessantadue metri la velocità dovrà venir ridotta: sembra che le punte del trapano a quell'ai tezza incontreranno strati roc ciosi. Si calcola poi il rischio di un crollo nel momento riso lutivo dell'operazione di sai* vataggio. Altre trivellazioni — si dice — sono in corso a sei chilometri dal luogo in cui gli undici sospettano che altri cinque loro compagni siano rimasti rinchiusi a ottanta metri di profondità. I giornali tedeschi attaccano con violenza la direzione della miniera, che ha sempre mostrato fretta nel concludere l'opera di soccorso e che fino a sabato scorso escludeva che sotto terra potessero trovarsi ancora minatori vivi. Otto anni or sono a Gelsenkirchen, un centro della Ruhr, prese fuoco una miniera di carbone: l'incendio scoppiò verso le otto di sera; qualche operaio si salvò. La mattina successiva la miniera era già stata murata per ordine della direzione, ansiosa di concludere le operazion di soccorso. m. c. Continuano, anche di notte alla luce dei riflettori, le operazioni per salvare i minatori ancora sepolti (Tel.)

Persone citate: Adolf Herbst, Alfred Hiitter, Herman Lubke, Hutter, Rudolf Stein

Luoghi citati: Bassa Sassonia, Bonn, Ruhr