Ogni litro di latte rende al produttore meno di quanto costa di Carlo Rava
Ogni litro di latte rende al produttore meno di quanto costa Ogni litro di latte rende al produttore meno di quanto costa Le grandi aziende perdono 11 lire al litro. 17 le medie e 25 le piccole - Il problema aggravato dalle massicce importazioni -1 produttori italiani non reggono la concorrenza straniera I vari aspetti del problema relativo al prezzo del latte alla produzione sono stati esaminati e discussi ieri, dalla Federazione coltivatori diretti della provincia di Torino, in un convegno tenutosi nel salone della Camera di commercio. Alla presenza di circa 180 coltivatori e produttori di latte, l'on. Stella, presidente della Federazione provinciale, ha posto in evidenza le difficoltà del settore lattiero-caseario e la flessione che ha subito il prezzo del latte in questi ultimi mesi in tutte le regioni dell'Italia settentrionale, è Il prezzo è diminuito da è Il prezzo è diminuito da 63-75 lire al chilo a 57 lire; in certe regioni è sceso fino a meno di 50 lire. Il disagio di questa branca della nostra agricoltura è grave, poiché pone i produttori in serie difficoltà. Il relatore ha riferito che da indagini recentemente effettuate da enti specializzati è risultato che i costi di produzione di un chilo di latte raggiungono 68 lire per le grandi aziende, 74 lire per le medie aziende e 82 lire per le piccole aziende. Nella discussione, seguita alla relazione dell'on. Stella, i produttori hanno lamentato, tra l'altro, la notevole differenza di prezzo tra il prodotto al consumo e quello alla stalla. Il direttore della federazione, dott. Balzardi, ha riferito, tra l'altro, che le difficoltà del settore sono aggravate dalle importazioni di latte (sei milioni di quintali per l'anno 1967), di farine lattee, di burro e di formaggi. Taluni di questi prodotti (farine e burro) vengono in parte trasformati e posti in vendita come produzione nazionale di latte e di burro delle nostre Alpi. Ai produttori è stata segnalata con particolare accento la data del 1° aprile 1968 quale inizio dell'entrata in vigore del regolamento comunitario che disciplinerà il settore lattiero-caseario. I produttori debbono prepararsi, in poco meno di un anno, per mettersi sullo stesso livello dei colleghi degli altri Paesi del Mercato comune. Sarà possibile? Nel corso del convegno si sono manifestati seri dubbi e si vorrebbe che il Governo intervenisse in maniera più vigorosa per tutelare la nostra zootecnia. Era presente alla riunio ne anche il prof. Borino, capo dell'ispettorato provin ciale dell'agricoltura di Torino, il quale ha prospettato agli agricoltori le vie del miglioramento zootecnico e le possibilità del « Piano verde » n. 2, entrato in applicazione in questi giorni, segnalando che molte iniziative sono ri volte essenzialmente alle forme cooperative ed associative I dirigenti della federazione coltivatori hanno infine proposto agli intervenuti che, in occasione del rinnovo dei contratti di vendita del latte (S. Michele, 29 settembre) diano mandato speciale alla organizzazione di stipulare contratti con i raccoglitori con clausole impegnative e vincolanti, in modo che il prezzo sia bene determinato nel corso dell'anno e non possa più essere variato con facilità da parte dei raccoglitori adducendo difficoltà inerenti al mercato se sulla zio accampando prete- qualità del prodotto. Il problema del latte è assai importante perché investe un largo spazio del settore zootecnico (100 milioni di quintali per un valore, alla produzione, di 600 miliardi), per cui il prezzo — chiedono i prò duttori — deve restare possibilmente stabile. Condizione questa determinante per un effettivo e sollecito miglioramento zootecnico, reso pres soché impossibile a causa di incertezze e instabilità. Carlo Rava Convegno della categoria a Torino
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