Dopo 24 ore di gara Gurney e Foyt precedono Scarfiotti e Mike Parkes

Dopo 24 ore di gara Gurney e Foyt precedono Scarfiotti e Mike Parkes con ammirevole coraggio, sen-i za passive rassegnazioni. E' doveroso aggiungere che la Ferrari si è trovata a fronteggiare lo squadrone della Ford con uomini validissimi certamente, ma sotto il peso della perdita di quel Lorenzo Bandini che non solo a Le Mans aveva già vinto, ma che nelle prove preliminari del mese di aprile era riuscito a realizzare le medie più elevate. La Ford, oltre alla vittoria, ha conquistato il nuovo primato delle <24 Ore >, percorrendo 5232.900 chilometri, all'incredibile media di cui si è detto (è la prima volta nella storia di Le Mans che si superano i 5 mila chilometri, e questo traguardo è stato battuto anche dalle Ferrari, seconda e terza arrivate), e il giro più veloce di Hulme e Mario Andretti, a 238,014 orari (precedente di Gurney a 230.103). E questo dice a sufficienza sul progressi tecnici — per altro inevitabili — raggiunti dalle vetture americane del nuovo tipo < Mark IV >, della categoria Sport-prototipi. Riassumiamo le fasi principali della corsa, disputata in un clima assai freddo e ventoso, alla presenza di un pubblico eccezionalmente folto, ancora aumentato nella giornata di domenica: quasi 400 mila spettatori, per un incasso di circa 250 milioni di lire. Dopo il via alle 54 macchine, alle ore 16 locali di sabato (corrispondenti alle 17 italiane), era scattata al comando la Ford di Bucknum-Hawkins, che per oltre un'ora aveva condotto la gara tenendo quasi 230 km di media, pagando però subito lo scotto dell'eccessivo ardore Scomparse dalla scena le Lola, che si credeva potessero giocare il ruolo di guastafeste, nonché l'inconsistente Mirage, Gurney e Foyt si insediavano in testa, alternandosi con im pareggiabile bravura al volante delia Ford « Mark IV >, d' colore rosso-bianco, contrassegnata dal numero 1, Progressivamente, la resistenza delle Ferrari veniva sgretolata dal formidabile ritmo dei due americani, che fino alle 4 del mattino, dopo dodici ore di corsa, era superiore al 220 orari. Comunque, resistevano valorosamente Phil Hill-Spence. con la veloce Chaparral. detta l'automobile alata, per l'incon sueto alettone trasversale, al to sulla coda, che le conferi sce un aspetto vagamente surreale; e, dal canto loro, i piloti delle Ferrari (ScarfiottiParkes, Amon-Vaccarella, Mai resse-Beurlys, Rodriguez-Ba ghetti e Klass-Sutcliffe) lotta vano bene per le posizioni di rincalzo con le altre Ford, quelle di MoLaren-Donohue di Andretti-Bianchi. Nelle prime ore della notte incidente ecgacl Amori, che, restato con unagomma afflosciata lontano dal traguardo, voleva proseguire fino ai hoxes, ma Io sfregamento della ruota di magnesio contro l'asfalto provocala l'incendio della macchina: Amon la portava fuori della sede stradale e rimaneva incolume. Era un brutto colpo per la equipe italiana, aggravato poco dopo dal ritiro di Rodriguez-Baghetti (rottura di un cuscinetto di biella). Ma anche la Ford aveva i suoi guai. Poco prima dell'alba, alla curva ad « S > di Tertre Rouge, entravano in collisione Andretti, Gar'dner e Schlesser, tutti al volante delle vetture americane. Andretti, che in quel momento era al secondo posto, si è accorto improvvisamente che i freni anteriori si stavano bloccando e, dopo aver urtato con il bolide un muretto sul lato destro della pista, ha fatto un « testa-coda >, ha sfiorato un muro sul lato sinistro e si è fermato al centro della carreggiata. McCluskey, che stava sopraggiungendo, per evitare l'im prowiso ostacolo, ha diretto la propria Ford contro lo stesso muretto, prendendolo di striscio. Schlesser, a sua volta, si è accorto in tempo del pericolo e con un « testa-coda > ha evitato lo scontro. Al momento dell'incidente le tre vetture marciavano a 240 chilometri orari. Le macchine uscivano dall'incidente assai danneggiate, nessun danno, per fortuna, ai piloti; al solo Andretti, nel violento urto, si strappava la cintura di sicurezza; il corridore, di origine triestina, riportava abrasioni al ginocchio e alla mano sinistra e qualche contusione. Un esame radiografico escludeva ogni frattura. La veloce marcia dei primi allontanava a poco a poco la minaccia di Scarfiotti-Parkes, insediati stabilmente al secondo posto, ma con quattro-cinque, fino a sei giri di svantaggio. Intanto le fatiche meccaniche mettevano fuori combattimento altre macchine, di grande e di piccola cilindrata. Tra queste, alla 19» ora, la Ferrari di Klass-Sutcliffe, ancora a causa di un abbastanza inspiegabile afflosciamento di un pneumatico, che aveva come conseguenza un'avaria alla trasmissione; nonché la Chaparral, fermata da una fuga di olio dalla trasmissione automatica. Così, si facevano luce nel gruppo dei primi le Porsche, tagliate fuori dalla possibilità di vittoria dalla relativamente limitata potenza dei loro motori, di appena 2000 cmc, ma impressionanti per regolarità. Le ultime ore di gara erano piene di «suspence». La Ford di Gurney e Foyt non dava segni di deterioramento, ma ad un certo momento si arrestava a lungo al box per mettere in sesto una porta che sembrava non voler più stare nei suoi cardini (il che avreb be implicato la squalifica). Nell'ambiente della Ferrari, che in mattinata aveva rice vuto una nuova visita del dott. Giovanni Agnelli, presidente della Fiat, non ci si dava per vinti: Scarfiotti e Parkes (il nostro pilota è stato bravis Simo, e fra l'altro ha effettuato tre turni di guida in più dell'inglese) insistevano nell'inseguimento e rosicchiavano oltre due giri all'imprendibile Ford. Ci si chiedeva: ma questo « mostro » americano resisterà? Ha resistito e senza neppure rallentare eccessivamente ' come prudenza avrebbe consigliato, tanto che dalle 10 di mattina alla fine la media generale calava di appena due chilometri orari. Alla fine, festa grossa sul podio appositamente allestito per accogliere i vincitori. Saltavano tappi di bottiglie di champagne; Foyt (trionfatore appena due settimane fa della «500 Miglia > di Indianapolis), Gurney, mister Ford, il direttore sportivo Carrol Shelby, non la finivano più di abbracciarsi. Al box della Ferrari, un meccanico intanto sventolava una bandiera tricolore, quasi ad affermare il diritto dei « poveri » a un po' di considerazione. Se la merita la Ferrari, questa considerazione. Ha perso con tutti gli onori, con grande dignità. Ferruccio Bernabò Davanti a 400 mila spettatori (250 milioni di incasso) Dopo 24 ore di gara Gurney e Foyt precedono Scarfiotti e Mike Parkes I due piloti della Casa di Detroit hanno percorso km 5232,900 (nuovo primato) alla straordinaria media di 218,038 all'ora - La vettura italiana è giunta con un distacco di 52 km, pari a quattro giri - A Mario Andretti il record del giro: 238,014 km orari - L'italo-americano è stato coinvolto con altri due corridori della Ford in uno spettacolare incidente : tutti illesi - Soltanto 16 delle 54 macchine partite sabato hanno terminato la corsa DAL NOSTRO INVIATO Le Mans, lunedi matt. Per la seconda volta consecutiva la Ford ha vinto ieri la «24 Ore > di Le Mans: l'equipaggio formato dal non più giovane campione Dan Gurney e dall'asso di Indianapolis A. J. Foyt ha portato a termine l'estenuante corsa alla media record di 218,038 km orari, che migliora il precedente primato della stessa Ford (McLHren-Amon) di oltre 16 chilometri. E' stata una affermazione che non lascia margini a riserve o dubbi: le macchine americane hanno dominato dalla prima all'ultima ora della corsa, e il vantaggio finale del primo arrivato è stato di circa quattro giri — cioè 52 km — sulla Ferrari di Scarfiotti-Parkes. Nulla da eccepire, dunque. Il colosso di Detroit — oltre due milioni di vetture prò dotte in un anno —, nella più prestigiosa gara automobilistica del mondo, ha avuto ragione dell'artigiana officina di Enzo Ferrari; la potenza dei mezzi ha soffocato, senza umiliarle, le risorse di genialità di un piccolo stabilimento relegato nella pianura emiliana. Forse, è nell'ordine delle cose, forse c'è in tutto questo una logica amara, inevitabile, ma non è il caso di farne un dramma; da quando Henry Ford II (che anche ieri, come l'anno scorso, è venuto a Le Mans con la moglie per godersi questo momento di esaltante soddisfazione) ha deciso di entrare nel campo delle competizioni con l'intento di trarne utilitaristici vantaggi, era facile pensare, che avrebbe raggiunto 1 traguardi prefissati. C'è voluto del tempo, che la tecnica sportiva non si improvvisa, ma la fredda realtà dei bilanci e dell'organizzazione ha inesorabilmente schiacciato valori umani che forse appartengono ad una irripetibile epoca romantica. Dunque, prima la Ford di Gurney-Foyt, seconda la Fer- La Ford di Gurney e Foyt taglia il .traguardo a Le Mans: il direttore di gara abbassa la bandiera a scacchi e si toglie il cappello. Un gesto simpatico e giusto in considerazione della splendida prova della vettura americana (Telefoto) rari di Scarflottl-Fa-kes, terza la Ferrari di Mairesse-Beurlys, quarta la Ford di McLarenDonoìiue. Non è un risultato disonorevole per le macchine italiane, i cui piloti si sono battuti fino all'ultimo minuto

Luoghi citati: Detroit, Indianapolis