Le quattro vittime del nazismo circondate da una folla commossa di Gigi Ghirotti
Le quattro vittime del nazismo circondate da una folla commossa (Dal nostro inviato speciale) Belluno, 27 giugno. Il vescovo di Belluno, mons. Gioacchino Muccin, ha pronunciato stamane in duomo un discorso elevato e forte davanti ai feretri del capitano Francesco Gentile, del sottotenente Mario Di Lecce, del sergente Olivo Dordi e dell'alpino Armando Piva, caduti domenica scorsa nell'agguato di Cima Vallona. « Da questo altare — ha detto — faccio appello ai vescovi, al clero, alla popolazione della vicina Austria perché levino alta la voce contro gli assassini ». Il vescovo ha chiesto apertamente che i malfattori siano smascherati, che sia rimossa la vergognosa protezione, il rifugio di cui godono in terri- A Belluno c Hi usti tutti 1 ne ff oasi Le quattro vittime del nazismo circondate da una folla commossa Forte discorso del vescovo in duomo : « Da questo altare faccio appello al clero, alla popolazione della vicina Austria perché levino alta la voce contro gli assassini» - Ma già alcuni giornali di Vienna tentano di mascherare il crimine di Cima Vallona prospettando la tesi di una disgrazia durante un'esercitazione Pronta e sdegnata smentita delle autorità militari torio austriaco i responsabili* e ha danunciato la « abominevole assoluzione ed esaltazione » che di questi misfatti e di questi malfattori è stata fatta a Linz, a conclusione del recente processo contro quindici terroristi, rei confessi di azioni criminose compiute in Italia. « Questa sentenza — ha esclamato il vescovo — ha scoronato la maestà della giustizia, ha offeso l'Italia e le vittime di questi iniqui attentati. I giudici hanno voluto pulire le mani degli assassini, e ne sono rimasti insozzati ». I funerali delle quattro vittime dell'imboscata di Cima Vallona si sono snodati stamattina per le vie di Belluno, partendo dalla caserma Fantuzzi, dove le salme erano state composte, entro bare ricoperte dal tricolore, sul cofano il berretto di ciascuno, e la sciabola per i due ufficiali. A bordo di quattro autocarri militari, le salme hanno attraversato le vie principali della città; tutti i negozi erano chiusi; una folla commossa e silenziosa faceva ala dai marciapiedi. Dietro il gruppo dei familiari (la signora Gentile era in singhiozzi, i genitori e i fratelli del Piva disfatti) avanzava dietro le bare il foltissimo gruppo delle autorità militari e civili, con alla testa il ministro della Difesa. Tremelloni, che aveva al fianco i capi di Stato Maggiore della Difesa e dell'Esercito, i comandanti del Corpo d'Armata, dei reggimenti, dei battaglioni della zona, le alte cariche dell'Amministrazione pubblica, dei Comuni, delle Province di Belluno e di Bolzano, della Regione autonoma, e i parlamentari. II corteo si è sciolto in piazza Marconi, alle porte di Belluno. Le quattro salme hanno proseguito verso i luoghi della sepoltura, per quattro diverse direzioni. Il ministro Tremelloni ha voluto spiegare ad alcuni giornalisti che lo interrogavano perché egli non abbia preso la parola, stamane, davanti ai feretri: « Quel che dovevo dire l'ho già detto in Parlamento. Non c'era nulla ua aggiungere. E inoltre, cercate di capirmi, sono un ministro, debbo contenermi, avrei potuto travalicare ». Anche la giornata d'oggi ha offerto infatti abbondanti occasioni per perdere il controllo delle parole. Mentre Belluno si raccoglieva attonita intorno alle salme dei qbguzilfid quattro assassinati, a Innsbruck il giornale Tiroler Tageszeitung se n'è uscito con una funambolica interpretazione dell'episodio. Secondo il giornale, quegli uomini sarebbero rimasti vittime d'un incidente nel corso di manovre militari ai confini dell'Austria. Sarebbero quindi stati trasportati lassù, a Cima Vallona, già cadaveri, al fine di inscenare il quadro di un'aggressione a tradimento da parte di terroristi. Rare volte, in verità, la storia del giornalismo è stata disorientata da una più miseranda mistificazione, aggravata dal fatto che le prove del contrario erano e sono palesi agli occhi di tutti. Anche da parte austriaca, infatti, è stato possibile seguire lo spostamento degli elicotteri, in coincidenza con le esplosioni delle ore 3, delle ore 7, delle ore 14, a Cima Vallona; e poi il movimento febbrile intorno all'ospedale di San Candido, dove vennero accolti i morenti. Poiché il giornale scrìve che, se ci fosse davvero stato un agguato, le orme si sarebbero scorte sulla neve, è opportuno far rilevare che a Cima Vallona non c'è, in quel punto, un compatto innevamento, ma soltanto chiazze di neve sparse qua e là sulla roccia. Abbiamo voluto chiedere a Belluno prima e a Bolzano poi qualche impressione delle autorità militari su questa interpretazione del giornale di Innsbruck. Ecco le risposte. Il capo di stato maggiore della brigata Cadore, colonnello De Acutis: « E' una vigliaccata, scrivetelo pure, una nuova vigliaccata, che fa il paio con quella di cui sono rimasti vittime quei poveri nostri commilitoni » Dice il colonnello Gallarotti, capo di stato maggiore del IV Corpo d'Armata di stanza a Bolzano: « Non vi era lassù alcun movimento di reparto, nessuna manovra militare. Tale versione dell'incidente che sarebbe occorso a soldati in esercitazione è una grottesca e macabra falsità ». Gigi Ghirotti
Persone citate: Armando Piva, De Acutis, Fantuzzi, Francesco Gentile, Gallarotti, Gioacchino Muccin, Linz, Mario Di Lecce, Olivo Dordi
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