Sette magistrati di Brescia devono restituire quattro milioni allo Stato

Sette magistrati di Brescia devono restituire quattro milioni allo Stato Sette magistrati di Brescia devono restituire quattro milioni allo Stato Un addetto alla segreteria della Procura Generale sottrasse la somma dal '46 al '51 con talsi mandati di pagamento - La Corte dei Conti ha ritenuto responsabili dell'ammanco, con l'impiegato (che s'è ucciso), i sette P. G. che si sono succeduti in quel periodo (Nostro servizio particolare) |nt:em sottratto circa 300 mila Roma, 23 giugno. Sette magistrati che si sono susseguiti durante cinque anni, dal 191,6 al 1951, nell'incarico di procuratore generale della Corte d'Appello di Brescia sono stati condannati dalla Corte dei Conti a restituire allo Stato la somma di quattro milioni insieme con il funzionario dell'amministrazione giudiziaria, Giacomo Medici che si appropriò materialmente del denaro. Taluni dei magistrati ritenuti responsabili dell'ammanco e colui che si è impossessato della somma sono morti: la Corte dei Conti ha stabilito che a pagare saranno i loro eredi. La mattina del 27 luglio 1951 un aiutante di segreteria della Procura generale della Corte d'Appello di Brescia si uccise nel suo ufficio. Nel corso delle indagini che furono compiute per questo suicidio si accertò che Giacomo Medici non era affatto quell'onesto funzionario che tutti credevano. Risultò innanzi tutto che lire da un deposito che gli era stato affidato, ma soprattutto si stabili che era riuscito adorganizzare un sistema per appropriarsi del denaro destinato al compenso straordina rio ilei cancellieri. Egli compilava gli elenchi di questi straordinari, redigeva i moduli di prelevamento e ritirava il denaro per poi consegnarlo a chi ne aveva diritto. Ogni mese egli annotava ed incassava una somma supcriore e, mentre pagat;a a ciascuno quello che spettava, si intascava la differen za in più. I buoni di prelevamento venivano firmati dai capi dell'ufficio, ossia dai Procuratori generali che si sono succeduti dal 191,6 al 1951. La Corte dei Conti ha ritenuto che non soltanto la somma incassata illecitamente da Giovanni Medici dovesse essere restituita allo Stato dai suoi eredi, ma la medesima responsabilità attribuita al suicida debba essere suddivisa fra i sette procuratori generali del¬ lire da un deposito che gli era stato affidato, ma soprattutto si stabili che era riuscito ad\ organizzare un sistema per appropriarsi del denaro destinato al compenso straordina rio ilei cancellieri. Egli compilava gli elenchi di questi straordinari, redigeva i moduli di prelevamento e ritirava il denaro per poi consegnarlo a chi ne aveva diritto. Ogni mese egli annotava ed incassava una somma supcriore e, mentre pagat;a a ciascuno quello che spettava, si intascava la differen za in più. I buoni di prelevamento venivano firmati dai capi dell'ufficio, ossia dai Procuratori generali che si sono succeduti dal 191,6 al 1951. La Corte dei Conti ha ritenuto che non soltanto la somma incassata illecitamente da Giovanni Medici dovesse essere restituita allo Stato dai suoi eredi, ma la medesima responsabilità attribuita al suicida debba essere suddivisa fra i sette procuratori generali del¬ la Corte d'Appello di Brescia che. hanno firmato ogni mese mandati di prelevamento senza esercitare alcun controllo. Nell'udienza dinanzi ai giudici amministrativi la vedova Medici era rappresentata dall'avv. Brusca ed 1 sette Procuratori Generali, o i loro eredi, da un Collegio difensivo composto da sette professionisti. Tra le varie tesi sostenute non è mancata quella dell'assurdità che un Procuratore Generale (assillato da compiti e responsabilità di giustizia molto delicati) dovesse . nche occuparsi a controllare — secondo la legge dì contabilità dello Stato — l'amministrazione e i conti di ufficio. Il Procuratore Generale della Corte dei Conti ha ribadito lo stessa tesi (auspicando la riforma della legislazione vigente) pur confermando la richiesta di responsabilità dei Procuratori Generali, in base all'attuale sistema legislativo. g- g-

Persone citate: Giacomo Medici, Giovanni Medici

Luoghi citati: Brescia, Roma