Processo a un poliiiotto in un drammatico «giallo»
Processo a un poliiiotto in un drammatico «giallo» omicidio. Ma quando si trova in fondo al pozzo, gli balena un certo nesso ed è salvo. Lasciati certi risvolti convenzionali come la moglie disposta a riconciliarsi col marito ma non a credergli, come la vedova sgranocchiatrice di uomini, l'infermiera sacrificata, la vecchietta svampita e altri, il film ha una condotta serrata e avvincente, e anche finisce bene ossia non trionfalmente, ma sulla nota della stanchezza. Ancor meno « estivo » è il cast. * * (Ideal) — Due innamorati per la nostra Marilù Tolo nel francese La primula rosa, diretto da Bernard Borderie, dialogato da Cecil Saint-Laurent e interpretato, insieme con Marilù, da Jean Marais e Sidney Chaplin. I due rissosi amici sono al seguito di Napoleone che corre vittorioso l'Italia cacciandone gli austriaci; con altri cinque soldati perdono contatto col reggimento e capitano nel castello della bella Carlotta, che sola vi è rimasta ad attendere di pie' fermo il nemico. Ai due donnaioli non par vero; ma pesa su loro l'accusa di diserzione, accusa che quella birichina di Carlotta fomenta con le sue trovate, dapprima rinchiudendoli tramortiti nel castello poi lasciando che siano consegnati al comando austriaco che ne ordina la fucilazione. Ma — oh volubilità femminile! — è poi la stessa Carlotta che li libera mettendoli in condizione di far saltare un deposito di munizioni e di salvaguardare il reggi mento da un agguato nemico. Spiegazione di tutto è la simpatia ch'essa divide equamen te tra i due capitani, entrambi innamorati di lei. Reggendosi sulle grucce del * cappa e spada », il film m tschera il difetto di ritmo e di invenzione lasciando che gli attori facciano quello che vogliono, ed essi, più o meno spiritosamente, ne approfittano. 1. p. SUZZO SCHERMO Processo a un poliiiotto in un drammatico «giallo» «La primula rosa»: farsesco cappa e spada lAstor) — Consigliabile, nella magra stagionale, questo Agente iK2 chiede aiuto, che, nonostante il titolo di serie, non è da confondere coi soliti film degli agenti cifrati, avendo un'impostazione seria e un'accorta fattura. Diretto dall'americano Buzz Kulik sulla falsariga di un romanzo di W. Masterson, ci immette nella desolazione psichica di un sergente di polizia accusato, benché innocente, di omicidio colposo e fatto segno all'esecrazione pubblica. Motivo certamente non nuovo, ma che copione e regìa hanno avuto il merito di seguire attentamente (attraverso la mesta maschera del compostissimo David Janssen), senza farsi deviare dalla girandola dei fatti, che pur sono tanti e in perfetta regola con la « suspense ». Il sergente sa di avere ucciso per legittima difesa, ricorda benissimo di aver visto luccicare la pistola nelle mani dell'uomo ch'egli stava per arrestare come sospetto. Il guaio è che quell'uomo era un dottore, anzi un filantropo stimatissimo; e, quel ch'è peggio la pistola con cui avrebbe minacciato il poliziotto, non è stata mai trovata. Il pubblico inferocisce con tro il sergente zelante, nevrotico, visionario; e si istituisce un processo che può segnare la fine della carriera di lui Nei pochi giorni che lo separano dalla sentenza, l'innocente, nutrendosi solo di latte, indaga sulla figura dell'ucciso, e comincia a trovare che non era quella coppa d'oro che si diceva. La direzione per cui muove è giusta: « demitizzando » la vittima, la verità salterà fuori. Ciò non toglie che le sue mosse, prese una per una, siano sbagliate, e che tutti gl'indizi da lui scovati a carico del dottore, si ritorcano contro di lui. Non basta nemmeno che si tenti di ucciderlo, dal momento che non può provarlo e che quasi simultaneagli viene appioppata Imeni [una seconda imputazione di
Persone citate: Bernard Borderie, Buzz Kulik, David Janssen, Jean Marais, Marilù, Marilù Tolo, Masterson, Sidney Chaplin
Luoghi citati: Italia
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