Ancora incerto l'incontro tra Johnson e Kossighin di Alberto Ronchey

Ancora incerto l'incontro tra Johnson e Kossighin Ancora incerto l'incontro tra Johnson e Kossighin (Ma il ministro degli Esteri canadese dichiara: «Sarei molto sorpreso se il colloquio non avvenisse») (Dal nostro inviato speciale) New York, 21 giugno. Johnson e Kossighin sono ancora distanti 360 chilometri, l'uno a Washington e l'altro a New York. Johnson ha lasciato a Kossighin l'iniziativa di fissare il luogo e l'agenda dell'incontro, ma nulla è ancora avvenuto. L'incertezza delle ultime ore, e l'assoluto silenzio di Kossighin dopo il discorso di lunedì, vengono attribuiti alle discussioni in corso a Mosca, dove s'è riunito il Comitato centrale del pcus. Tuttavia oggi, dopo i una colazione con Kossii ghin, il ministro canadese | Martin ha detto : « Sarei | molto sorpreso se l'incontro | non avesse luogo ». Alla Assemblea dell'Orni i continua una guerra verbaI le, che finora ha il solo me| rito di sostituire la guerra j militare. I sovietici, con i I loro alleati, conducono a | fondo il tentativo di porre alla testa delle Nazioni U! nite una coalizione fra Paej si comunisti europei e afro| asiatici. Tuttavia è quasi | impossibile che la mozione | sovietica ottenga i due ter| zi dei voti, che sono necesj sari secondo lo statuto anche per approvare una «rac' comandazione». L'apparenza è di una viI gorosa offensiva diplomatii ca, ma la sostanza appare i debole all'opinione americaj na. « Tutte queste parole ì — osserva James Reston I sul New York Times — non potranno restaurare l'equi' I librio di potere che esisteI va prima della guerra ». I : sovietici possono spedire ancora cento o duecento aerei : a Nasser, come simbolo di j continuità della loro politica. Ma non è molto verosimile che vogliano e possano investire nelle armi egiziane miliardi di dollari come prima. « Gli arabi — aggiunge Reston — sono in preda all'ira, umiliati e forse intrattabili, ma nemmeno essi possono vivere solo sulle calde parole. Sono privi dei proventi di Suez, e hanno tagliato se stessi fuori dai mercati petroliferi dell'Europa occidentale, dove i sovietici ora mirano a nuovi affari ». In attesa che la guerra verbale russo-araba si plachi, lo stato d'animo americano appare ispirato a una inflessibile concretezza. Le analisi non abbandonano il tema dell'errore commesso dai sovietici nella stima delle forze militari egiziane, che avevano addestrato essi stessi. « Se la Central Intelligence Agency avesse commesso ttn simile errore — osserva Joseph Alsop sulla Washington Post — ogni giornale in questo paese avrebbe chiesto la testa del direttore della Cia, Richard Helms ». Da simili rilievi partono anche le molte ipotesi sulla discussione in corso a Mosca. La condizione in cui l'Urss oggi si trova è difficile. Vi è qualche timore che l'incertezza di Mosca fra un negoziato globale e un rilancio della guerra fredda non possa risolversi presto in modo chiaro. Oggi lo stesso ministro inglese Brown, dopo aver chiesto a Israele di non fare nulla che possa renderlo vulnerabile all'accusa di espansionismo (non decidere nulla per Gerusalemme) ha domandato a Kossighin: «Potrebbe dirmi, o meglio ancora potrebbe dire all'Assemblea che cosa ha in mente? ». Lo stesso contesto in cui si pone il problema dell'Urss è confuso. Il rappresentante jugoslavo è giunto a pronunciare un discorso quasi « cinese », mentre la vecchia funzione moderatrice dei titoisti sembra essere assunta oggi dal governo romeno. De Gaulle è passato dall'equidistanza alla condanna radicale d'Israele (e a Washington qualcuno ha predetto che il generale pagherà per questa nuova « sorpresa »). Anche tali fenomeni rinviano l'ora delle scelte. Alberto Ronchey