Bilancio tremendo

Bilancio tremendo Bilancio tremendo A Caserta due piloti morti e uno gravemente ferito Reggio Emilia: uno spettatore ucciso - Sedici coinvolti nella sciagura - Soltanto gli autodromi possono offrire maggiori garanzie di sicurezza per il pubblico Domenica t stata un'altra tragica giornata per lo sport automobilistico. Sono morti sul circuito di Caserta Geki Russo e lo svizzero Fehr Beat; nello stesso spaventoso incidente collettivo si è ferito molto gravemente Giuseppe Perdomi e in modo leggero Franco Foresti. Nella corsa in salita Vezzano-Casina, il pilota Walter Froldì è piombato tra la folla: bilancio di un morto e sedici feriti, oltre allo stesso corridore ricoverato in preoccupanti condizioni all'ospedale; a Spa-Francorchamps, all'inizio del Gran Premio del Belgio, l'inglese Mike Parkes si è fratturato una qamba e un polso: ancora due feriti nella Sila-Montescuro. E' un bilancio tremendo, che non si può però attribuire soltanto alla contemporaneità di eventi imponderabili. A Caserta sono emerse responsabilità gravissime degli organizzatori, tanto che l'autorità giudiziaria ha aperto un'inchiesta formale; sembra accertato che dopo l'incidente multiplo in cui sono rimaste coinvolte le macchine del poveio Geki Russo, di Maglione e dì altri piloti del gruppetto di testa, i commissari di percorso non siano intervenuti per segnalare agli altri che sopraggiungevano sullo curvo fatale di rallentare o fermarsi, e neppure abbiano comunicato alla direzione di corsa l'accaduto. Cosicché, mentre avvenivano tamponamenti a catena e anche Fehr Beat vi perdeva la vita, i corridori superstiti continuavano a girare, aggravando ad ogni passaggio sul punto incriminato la paurosa situazione. E nessuno dei responsabili era neppure sfiorato do' pensiero di fermare la corsa. Con un'organizzazione de qenere, non stupisce che a completare il quadro i sor.orsi agli infortunati siano arrivati con molto ritardo. Sono fatti inconcepibili. Le corse d auto si moltiplicano in modo impressionante (domenica sono state cinque soltanto in Italia), ma si continua con incredibile leggerezza a trascurare l'applicazione di quelle misure di sicurezza che il susseguirsi di eventi drammatici dovrebbe categoricamente suggerire. Non bastano poche balle di paglia e qualche telefono da campo per avere la coscienza a posto; ci vuole abbondanza di personale addestrato, di forze dell'ordine, di vigili del fuoco disseminati lungo la strada della qara; occorrono commissari sportivi e di percorso che sappiano il fatto loro, capaci di prendere iniziative in caso di bisogno; e direttori di corsa decisi, che di fronte a una situazione pericolosa abbiano il coraggio di arrestare immediatamente la gara. Invece assistiamo a episodi che spingono allo sdegno, motivati dall'incapacità, dalla leggerezza, dall'ambizione di un po' di gloriuzza locale giocata sulla pelle altrui. Poi c'è la questione dei percorsi di gara, circuiti o strade in salita che siano. Nel 1955-56 dopo la tragedia di Le Mans, quella dell'ultima Mille Miglia e della serie dì eventi luttuosi che tanta analogia hanno con gli attuali, ci furono criticatissimi interventi da porte dell'autorità tutoria di tutti i paesi (in Svizzera vennero semplicemente soppresse tutte le corse su circuito stradale) per mettere alfine un po di ordine: severissimi collaudi preventivi dei percorsi, autorizzazioni prefettizie concesse con il contagocce, richiami al senso di iesponsabilità degli organizzatori. Risultato: un'immediata rarefazione delle corse (con le immancabili proteste e polemiche), maggiori cautele, meno incidenti. Poi, pian piano, tutto riprese come prima. Tuttavia, anche se destinati ad ammorbidirsi, ben vengano provvedimenti restrittivi, inevitabilmente impopolari in certi ambienti, ma necessari per elementari considerazioni umane. Questo non significa osteggiare un'attività che per qualche aspetto ha i suoi meriti e anche una ragione di esistere; significa casomai il contrario Certo sarebbe desiderabile — come sensatamente diceva ieri il collego Piero Casucci in una trasmissione radiofonica sull'argomento — che le corse automobilistiche si svolgessero unicamente nella sede pia opportuna: i circuiti permanenti, lasciando la strada alla sua funzione naturale; ina che anche, t circuiti venissero continuamente migliorati e aggiornati, perché la macchina da corsa progre disve più rapidamente di essi E infine che la si smettesse di credere ciecamente nel feticcio della velocità pura, che ormai con l'evoluzione dell'automobile anche in senso quantitativo e sociale non ha più rapporto, in altri termini, ristrutturare te piste in modo da far scemar* decisamente le velocità massime e medie delle vetture da corsa. Ve perderà forse quel sottinteso di emo zioni (poco nobili) che oggi si va a gara nell'offrire al pubblico, ma non cesserà la spettacolarità delle corse e, se proprio si vuole che questo sport abbia una funzione di progresso, se ne avrà un vantaggio Soprattutto si potrà parlare concretamente di maggior sicurezza, per i piloti e per il pubblico Ferruccio Bernabò

Persone citate: Fehr Beat, Ferruccio Bernabò, Franco Foresti, Giuseppe Perdomi, Mike Parkes, Piero Casucci, Walter Froldì

Luoghi citati: Belgio, Caserta, Casina, Italia, Maglione, Reggio Emilia