La Bibbia e la ragione di Nicola Adelfi

La Bibbia e la ragione La Bibbia e la ragione Che alla vigilia della guerra contro Israele il morale dei soldati arabi fosse altissimo, tutti i corrispondenti lo hanno attestato; anzi, via via che si avvicinava l'inizio delle ostilità, il loro entusiasmo diventava prorompente, sconfinava nel fanatismo. Sotto questo aspetto -— il calore delle emozioni — gli arabi non erano certamente inferiori agli israeliani. E che egiziani, siriani, giordani, iracheni e i loro alleati possedessero forze militari più abbondanti di quelle di Israele, anche questo è un dato certo. Infine, è verosimile che gli Stati Maggiori arabi, anche con l'assistenza di esperti militari europei, avessero approntato piani di guerra adeguati; e del resto avevano avuto a loro disposizione una decina d'anni per perfezionarli fino all'ultima minuzia, tenendo conto tra l'altro delle esperienze compiute durante la campagna del 1956. E allora com'è possibile spiegare una vittoria così folgorante come quella conseguita da Israele? La nostra convinzione è che le forze dello spirito e quelle materiali tanto più diventano maggiori quanto meglio siano coordinate dalla razionalità. Questo vale per tutti: le nazioni, ì gruppi sociali e i singoli individui. Tanto più si diventa forti quanto meglio si riesce a fare tutt'uno dello spirito e della ragione. Le passioni, gli entusiasmi, i fanatismi producono solo disordine e il successivo confronto tra le velleità e la realtà determina in genere delusioni e frustrazioni. Allo stesso modo, una razionalità fredda, disanimata, non è mai in grado di alimentare nei cuori il calore necessario per affrontare pericoli, dolori e sacrifici. E' perciò un insegnamento antico e sempre attuale quello che ci viene dalla guerra nel Sinai. L'uomo è fatto di ragione e di spirito, e l'una e l'altra cosa hanno bisogno di sostenersi a vicenda, di fondersi insieme al fine di dare i frutti migliori. Allora la coscienza si rende fervida, la mente acquista la consapevolezza dei mezzi disponibili e dei fini che si possono raggiungere, e le scelte che si fanno recano il sigillo di una responsabilità calda e illuminata. Questo è per l'appunto il modello di vita e di civiltà che gli israeliani offrono all'umanità. L'Occidente lo ha capito o intuito e parteggia per Israele. In questo suo atteggiamento c'è bensì una componente emotiva, vogliamo dire i ricordi del genocidio hitleriano e di quel che gli ebrei superstiti hanno dovuto patire per costruirsi una piccola patria su un piccolo lembo desertico; c'è bensì la simpatia che sempre il cuore umano dà a chi vuol vivere in pace e viene aggredito da forze supposte superiori: e tuttavia c'è anche l'attrazione che i Paesi occidentali sentono per quel modello di vita e di civiltà offerto da Israele. Si può dire che non esiste moto di progresso sostanziale nella storia della civiltà occidentale, che non abbia come base l'armonia tra spirito e ragione. Nell'antichità il momento più alto e più luminoso creato da quell'armonia fu il secolo detto di Pericle. L'umanità conobbe un altro momento di uguale splendore quando lo spirito umanistico spazzò via l'oscurità medioevale e aprì la strada al Rinascimento. In tempi più vicini a noi, l'Illuminismo francese restò senza effetti pratici fino a quando non riuscì a suscitare un vasto sentimento popolare contro l'assolutismo; e da quell'unione venne poi fuori la rivoluzione francese. Ai giorni nostri la civiltà occidentale è insidiata dal prevalere del razionalismo sui valori dello spirito. E', il nostro, un razionalismo di natura specialmente economicista. Sempre più si è persuasi che la grandezza dei popoli è in rapporto al prodotto lordo nazionale; e ogni singolo individuo tende a vive¬ re principalmente in funzione di un guadagno e di un benessere maggiore. Tuttavia, nel fondo della nostra coscienza, tutti ci sentinmo più o meno scontenti ; e più o meno consapevolmente tutti avvertiamo che la vita non può farsi consistere solo nel benessere materiale. Aspiriamo in definitiva a ritrovare motivi ideali, a ridare libertà alle represse spinte spirituali. Noi pensiamo che sia stato questo l'anelito profondo che ha portato il cuore dell'Occidente a palpitare per Israele. Nel mondo di oggi Israele rappresenta uri virgulto rigoglioso della civiltà occidentale, di quella che essa fu nei suoi momenti più alti e di quello che potrà tornare a essere. Non c'è crisi o problema che l'umanità non potrà risolvere, solo che sappia ricomporre l'accordo tra la ragione e lo spirito. La ragione, lasciata a se stessa, si inaridisce e ci inaridisce. Il cuore, ove non sia assistito dalla ragione, è in grado di sollevare vampate di entusiasmo, ma sono fiamme scomposte, hanno vita breve e poi si lasciano dietro un pugno di sterile cenere. E' questa la lezione che ci viene da un piccolo popolo che vuol farsi sempre più moderno, senza tuttavia distaccarsi dalle sue antiche radici spirituali; per cui è stato giustamente detto che a Israele non è possibile dire se sia la Bibbia a sostenere l'impetuoso progresso scientifico e tecnico, oppure se sia quel progresso a rendere tuttora verdeggianti i messaggi di elevazione spirituale contenuti nella Bibbia. Nicola Adelfi

Luoghi citati: Israele, Sinai