La Siria attacca dopo la tregua Israele reagisce, sanguinosi scontri di Francesco Rosso

La Siria attacca dopo la tregua Israele reagisce, sanguinosi scontri La Siria attacca dopo la tregua Israele reagisce, sanguinosi scontri A mezzogiorno di ieri (quando l'armistizio era già in atto), radio Damasco proclama: «Continuate a combattere su tutte le linee. Uccidete, sabotate, distruggete con ogni mezzo» - Le artiglierie siriane incominciano a sparare dalle colline sui «kibbuzim» - Le forze d'Israele partono al contrattacco - Si riaccende una battaglia furibonda: remittente araba parla di «invasione» - In mattinata si è combattuto anche nel Sinai: i resti dell'esercito egiziano accerchiati lungo il Canale hanno tentato, senza successo, di aprirsi la via verso il mare (Dai nostro inviato speciale) Te] Aviv, 9 giugno, Questa strana guerra in Medio Oriente che sembra-va conclusa nella notte con l'accettazione dell'Egitto edella Siria di cessare il fuo-co minaccia altri sanguinosi strascichi, che possono mandare all'aria il compromesso faticosamente raggiunto. Stamani,, secondo informazioni israeliane, vi è stato un tentativo delle truppe corazzate egiziane accerchiate nei pressi di Mitla, poco distante da Suez, dove il Canale termina nel Mar Rosso, di aprirsi un varco ed hanno ripreso a combattere. L'offensiva è stata stroncata e pare che sul fronte del Sinai sia tornata la calma. Dove la situazione sta peggiorando di ora in ora è sul fronte siriano. Per tutta la notte ed ancora stamani le artiglierie siriane hanno continuato a bombardare villaggi israeliani di frontiera e verso l'alba aerei siriani hanno bombardato la città di Tiberiade, sul mare di Galilea. A mezzogiorno Radio Damasco Iva trasmesso un proclama lanciato dal comando militare siriano che diceva: «Fedayn palestinesi, continuate a combattere su tutte le linee. Uccidete, seminate rovine, sabotate strade, ponti e {acquedotti, in tutti i modije con ogni mezzo ». II proclama allude forse \alle azioni compiute dagli israeliani per far tacere leìartiglierie nemiche, azioni\cHe si concretizzano in unaavanzata degli israeliani interritorio siriano. Le autori- tà militari di Tel Aviv non dicono fin dove è avvenuta \la penetrazione, se soltanto nelle vicinanze del mare di Galilea, di dove le artiglierie siriane sparavano sui villaggi israeliani, oppure anche oltre. Nella situazione dì assoluta supremazia in cui si trovano, gli israeliani potrebbero avere via libera fino a Damasco. L'irrigidimento siriano nel voler continuare la guerra ad ogni costo potrebbe anche essere un aspetto della crisi politica in cui si dibatte la Siria, che ha un regime comunista,ma lacerato da profonde contraddizioni ideologiche. Mentre il capo dello Stato, El Atassi, è sicuramente filosovietico, l'esercito è frantumato in varie correnti filosovietiche, filonasseriane e filocinesi. Non è ipotesi strampalata che sia la frazione filocinese a non voler cessare le ostilità, proprio per opporsi alla corrente che si appoggia a Mosca ed ha accettato la cessazione del fuoco per consiglio della Russia. Le complicazioni politiche interne dei vari Paesi rendono ancor più drammatica la situazione nel Medio Oriente. Ieri dicevamo che israele non ha mai attaccato la Siria per evitare coni plicazioni con la Russia ed il giudizio rimane valido. Ma l'atteggiamento dell'estrema sinistra siriana di obbedienza cinese, ostinata a continuare la lotta ad oltranza, potrebbe far ridivampare la guerra sul fronte della Galilea rimasto quasi calmo fino a ieri. Non si può escludere che il proclama lanciato da Radio Damasco sia dovuto a questi estremisti. A Damasco deve essere accaduto qualcosa: le rivoluzioni interne ricorrono con frequenza in Siria. Nelle prime ore del pomeriggio non si avevano 7iotizie precise qui a Tel Aviv e si continuava a fare ipotesi, complicate dalle voci non confermate che si accavallavano come quella che un gruppo di ufficiali siriani era riuscito a fuggire in Turchia. Questa atmosfera torbida ed incerta ha guastato la comprensibile esultanza degli israeliani per la fine della guerra annunciata stamani e per la travolgente vittoria del loro esercito. E' sufficiente guardare utia carta geografica per rendersi conto delle dimensioni di questa vittoria. In quattro giorni di ostilità Israele ha conquistato l'intero settore palestinese ad ovest del fiume Giordano e tutta la penisola del Sinai; cioè un territorio vasto almeno cinque volte quello israeliano. Ma ciò che pili conta è la massiccia, quasi totale distruzione del materiale bellico di tre eserciti. Soltanto nel Sinai le truppe egiziane disponevano di ottocento carri armati e sono stati tutti distrutti o catI turati. Le forze corazzate egiziane che ancora resistevamo nelle sacche del Sinai I sud-occidentale, poco lontano dal Canale di Suez, sono \circondate, quindi prigionieire degli israeliani salda\mente attestati sulla spon\da orientale del Canale e {sulle rive del Mar Rosso. I La flotta aerea che era composta di 550à ■ aerei da combattimento, e ■stata quasi annientata al • suolo, cioè senza combat| tere. Uno dei misteri di questa guerra ultra-lampo è il silenzio sulle rampe di missili egiziani: non sono state usate intenzionalmente o le basi di lancio sono state a loro volta annientate dalla I aviazione israeliana f I teorici dell'arte della [guerra avranno ampia maceria di studio quando si {conosceranno i dettagli di {questa travolgente guerra \di quattro giorni vinta dall'esercito di un Paese che ha due milioni e mezzo di abitanti, contro la coalizione sia pure non saldissima di quasi tutto il mondo arabo. Nasser può tentare di giustificare la sua disfatta col mezzuccio di telefonare a re Hussein in piena notte e servirsi poi della conversazione per far credere che Stati Uniti e Inghilterra hanno aiutato Israele, ma come già nel 1956 i suoi aerei sono stati distrutti al suolo e questa volta non può accampare il pretesto della sorpresa, perché già il 22 maggio proclamava il blocco del golfo di Akabu e concentrava nel Sinai le razzate sue divisioni co-proclamando duegiorni dopo che era pronto alla guerra santa contro Israele. Il meno che potesse at- \lc fosse preparato all'even-,tualità della guerra. La ve-,[tenderai è che anche lsruc- |ie \ ,, ,.. -'miaatille "c' r\rità è che Nusser nella sua-\megaiomania aveva [a cér- \tezza di distruggere Israe-con la forza davvero for-suo armumcn-\to e non teneva conto dele'.gcnio militare degli israe-.[Halli. Per dicci anni, dopo[la sconfitta di Suez, Nas- ser ha dissanguato l'Egitto spendendo negli armamenti quel denaro che avrebbe potuto impiegare più utilmente nel combattere la miseria secolare degli egiziani. Egli acquistava cannoni, carri armati, aviogetti da combattimento coi quali credeva di poter dominare tutto il mondo arabo ed inserirsi da « grande » nelle competizioni internazionali. Non gli importava che i suoi poveri fellah avessero sempre meno fave, riso e montone da mettere in pentola, il suo sogno faraonico di proporsi come reincarnazione di Maometto gli faceva dimenticare la miseria in cui vive il suo popolo. I suoi progetti sono stati frantumati dalle truppe israeliane che hanno conquistato il Sinai di corsa, la guerra che egli ha preparato e voluto lo ha travolto riducendo a brandelli il suo prestigio. Che cosa stia accadendo ^ fronte sirian0 rimane un mistero. Se non vi è stato un colpo di Stato a Dama sco non si capisce perché il governo siriano, come affermano le fonti di informazione israeliane, abbia ripreso le ostilità cannoneggiando sedici villaggi di frontiera e bombardando Tiberiade dall'aria. Mentre sto scrivendo, il cielo di Tel Aviv è lacerato dal fragore degli aviogetti che volano verso destinazioni a noi ignote. Radio Gerusalemme ha comunicato che forze israeliane si sono mosse per far tacere le postazioni di artiglieria siriane che continuavano a sparare e avrebbero occupato le alture delle montagne siriane che dominano il lago di Tiberiade da una parte e Damasco dall'altra. Evidentemente gli israeliani vogliono garantire la sicurezza delle acque del lago e avere un confine omogeneo lungo l'intero corso del Giordano. Si attendono di ora in ora notizie sullo sviluppo delle azioni in corso e su quanto accade a Damasco. Entro stasera, comunque, la situazione dovrebbe essere sufficientemente decantata 1per avere un orientamento \più preciso, sugli aweni- menti e sui progetti israeliani per le trattative di pace. Intanto bisognerà vedere chi saranno gli interlocutori di Israele, se i suoi \ex avversari o le grandi \potenze che hanno imposto 'la cessazione del fuoco. E' però certo che Israele que- ìsta volta non si accontenìterà di un armistizio rag'.giunto con molti compro- 'messi e vorrà garanzie di \una pace stabile, 'ì Israele non può tollerare, \ad esempio, che i terroristi fedayn di Mohammed Shukeiri CU capo dell'organizzazione per la liberazione della Palestina) che hanno la loro sede a Damasco, continuino a sabotare le strade e a uccidere i contadini israeliani come hanno fatto finora, approfittando, dell'assurda frontiera tracciata cori l'armistizio del 19f,9. Da qui la necessità per Israele di garantirsi un confine più sicuro con la vicina e turbolenta repubblica. Le discussioni per i nuovi confini israeliani non saranno facili e il successo dipenderà anche dall'abilità diplomatica e dalla compattezza interna degli israeliani. Non è un mistero che oggi vi sono in Israele due correnti di opinione contrastanti. Da una parte vi è la vecchia classe dirigente più disposta al colloquio e possibilista; dall'altra vi è la classe dei giovani, di co loro che sono nati in Israele e hanno una coscienza nazionale più salda, ed è la classe dei giovani militari che hanno organizzato Ve sercito israeliano e lo hanno condotto alla strepitosa vittoria nella guerra dei quattro giorni. Esponente di questa classe è il generale Moshe Dayan il quale, bisogna dirlo, non è la sola mente militare di Israele. Il piano tattico che ha consentito a Israele di stravincere è stato elaborato da altri generali tra cui il capo di Stato maggiore, generale Rabin, mentre Moshe Dayan non aveva responsabilità di governo e nemmeno militari. Il generale Rabin è considerato il vero cervello militare di Israele, ha solo quarantadue anni ma in fatto di arte della guerra moderna supera per genialità il pur famoso teorico Clausewitz. Dipenderà se saranno questi giovani generali, definiti genericamente « falchi », o la vecchia classe dirigente degli Eshkoi e degli Abba Eban, definiti « colombe », a prevalere nelle trattative di pace. Finora hanno avuto successo i generali. Mentre concludo questo messaggio, le operazioni sul fronte siriano continuano e non si sa con quali esiti. Le autorità israeliane sono molto caute nelle affermazioni. Ieri ci hanno tenuti a bada con l'episodio della telefonata fra Nasser e re Hussein, e non ci hanno detto che loro truppe erano già attestate sul Canale di Suez. Oggi potrebbero prepararci qualche altra sorpresa. Francesco Rosso