Fanfani riferisce oggi alla Camera sulle iniziative del nostro governo

Fanfani riferisce oggi alla Camera sulle iniziative del nostro governo I paesi arabi bloccano il petrolio all'Occidente Fanfani riferisce oggi alla Camera sulle iniziative del nostro governo Ferma decisione di appoggiare l'Onu e di invitare con appelli le grandi Potenze perché si accordino per il ritorno della pace - Nenni dice: «Non possiamo dare la sensazione, come danno altri, di una inerzia passiva e di una rinuncia morale» - Polemiche sull'opportunità politica di una aperta condanna dei Paesi arabi - Imbarazzo del pei che accusa l'Italia di parteggiare per Israele (Dal nostro corrispondente) Roma, 6 giugno. Un incontro tra Moro, Nenni e Fanfani ha concluso una giornata vissuta in una totale incertezza per la guerra nel Medio Oriente e per la temuta perdita di prestigio dell'Onu. Come ieri, appelli, sollecitazioni, inviti pressanti, molto spesso così espliciti da superare le tradizionali forme diplomatiche, 3ono partiti da Roma. Appelli, sollecitazioni, inviti a fare qualcosa. Ma nel primo pomeriggio i risultati erano deludenti. Mentre Nasser sembrava voler coinvolgere nel conflitto le grandi potenze con le sue denunce e le sue mosse, mentre aumentava il timore che la sconfitta militare inducesse l'Egitto a passi estremi, le risposte erano così vaghe e in apparenza così distaccate di fronte al dramma nel Medio Oriente da equivalere ad un « silenzio agghiacciante ». Il Medio Oriente è una zona vitale per l'Italia, vi è in gioco un lavoro di oltre un decennio. Le grandi potenze possono facilmente ritrovare domani ciò che oggi può essere perduto, l'Italia no. Inoltre l'Italia non può tranquillamente accettare la prospettiva del declino delle Nazioni Unite. Più che pessimista, addirittura sfiduciato, Nenni si è recato da Saragat col quale è rimasto a colazione. Tre ore di colloquio, interrotto molte volte dalla lettura ansiosa dei dispacci che giungevano sugli avvenimenti. Lentamente si profilava la speranza di un'azione dell'Onu e si rinsaldava nel pomeriggio. Fanfani, ritiratosi in casa per preparare la relazione che farà domani alla Commissione Esteri della Camera, si affidava, nello scrivere, ai primi segni di una possibilità di intervento dell'Onu. Ma più tardi cadevano lei fragili speranze e la situa-; zione appariva molto com-, plessa. La chiusura del Ca-| naie di Suez e la rottura delle relazioni diplomatiche tra II Cairo e Washington! ponevano anche all'Italia problemi immediati e con-: creti. Si rendevano necessarie nuove consultazioni-; Moro decideva di incontrarsi con Nenni e Fanfani per discutere della relazione lmmnudsnvtgddirgdgdnddi domani alla Commissione!Esteri. Si erano capovolte Ile posizioni: Nenni si reca- Iva da Moro lievemente ottimista. Moro era molto prudente, Fanfani scoraggiato. Una telefonata da New York dell'ambasciatore italiano all'Onu, Vinci, diceva: « Non sperate per l'immediato, l'intesa tra russi e americani appare più difficile di quanto i pessimisti prevedessero -». V'era da impostare, sia pure per prudenza estrema, il problema dei nostri approvvigionamenti di petrolio, un problema di misura nel prender posizione nei confronti dei Paesi arabi, mentre v'è l'impegno morale di difendere il diritto alla vita di Israele. Appariva inevitabile rassegnarsi all'attesa degli sviluppi della situazione. Ma in quest'attesa, avvertiva Nenni, qualcosa bisogna pur fare: non si può dare la aensazione. come altri danno, che l'Italia stia in un'inerzia passiva. Alle iniziative diplomatiche deve accompagnarsi qualcosa che eviti una « caduta morale », V'è un problema preciso: le grandi potenze non hanno più interesse a sostenere l'Onu, e si perdono in una gelida partita di strateghi che giocano sull'esistenza altrui. L'Italia non è interessata ad accettare queste prospettive. Bisogna ottenere che si faccia qualcosa che ridia una carica, uno slancio. D'accordo su questa esigenza, Moro, Fanfani e Nenni si sono lascia- ti: domani, se la situazionenon sarà migliorata, ver-ranno Uve. prese nuove inizia¬ Si continua a chiedere la convocazione della Camera. Continuano le polemiche sull'opportunità o no di assumere, in sede ufficiale, un atteggiamento di condanna dei paesi arabi, si polemizza sull'utilità o no di un*, denuncia irreversibile fatta dall'alto della tribuna del governo. Profondo l'imbarazzo comunista. Il pei rivede rapidamente le proprie posizioni iniziali mentre chiede al governo una dichiarazione di « neutralità », affermando che è troppo impegnato in favore di Israele. Una lettera scritta dal sen. Terracini al presidente del Congresso ebraico mondiale rivela come sia difficile la posizione del pei: Terracini diceva nella lettera, pochi giorni prima dello scoppio della guerra, che Israele non deve disarmare, deve difendersi contro il «fanatismo ^.rabo ». Si sa che Terracini aveva, insieme con altri, protestato nei giorni scorsi per la linea ufficiale del partito, che inizialmente si era schierato in favore della guerra degli arabi contro Israele. Questo episodio, che rivela un dramma, toglie ogni valore alle accuse e alle denunce comuniste. II dramma, in queste ore, è per tutti. Michele Tito cenze e permessi ai nilitari in servizio, sui trasferimenti, sul trattenimento nelle caserme di un terzo degli effettivi e sulla sospensione delle crociere di addestramento della squadra navale sono tuttp destituite di ogni fondamento Anche la notizia che gli uf¬ ficiali di complemento richiamati in servizio per corsi di aggiornamento sarebbero trattenuti oltre 1 termini a suo tempo stabiliti, è del tutto falsa. Nessuna di questo misure — conclude il comunicato — trova rispondenza nella realtà. (Ansa)