Karl Plattner, pittore della «nuova realtà»

Karl Plattner, pittore della «nuova realtà» Karl Plattner, pittore della «nuova realtà» Ciò che più stupisce osser-vando i tempere, dipinti ad olio, lei disegni di Karl Plattner ora esposti nella galleria Martano di via Cesare Battisti 3, è apprendere dal catalogo che questo pittore, nato a Malles in Val Venosta da famiglia d'origine tirolese, come dice il suo nome, nel 1919, abbia studiato a Firenze, Milano, Parigi, lavorato dal 1952 al '62 in Brasile, in Francia, a Bolzano e in questi ultimi 5 anni a Milano dove ora vive. E' vero che ormai la cultura artistica è internazionale, ma nella sua opera che è al tempo stesso intrisa di umori aspri e raffinati non ci par di scorgere le componenti che dovrebbero naturalmente derivare da cosi diversi, anzi opposti ambienti d'esperienza, salvo forse una tendenza al fare largo e grandioso che gli può essere stata suggerita dal gusto della pittura murale di cui abbondano gli esempi nel l'America Latina, C'è infatti nel suo comporre un'aspirazione al «monume..- tale » che dà ragione a quanto ha scritto Richard Hicpe a proposito degli affreschi eseguiti dal Plattner nella cap- pella eretta presso il «Ponte Europa» sulla collina che s'al za tra le falde boscose dello Schònberg al termine sud dell'autostrada del Brennero: che cioè questo pittore altoatesino appartiene alla schiera degli artisti i quali « tentano di ritrovare un umanesimo che sembra minacciato dalla distruzione, di ricreare un individuo sociale, l'uomo nella comunità, legato a valori che ève proteggere o conquistare. Questi artisti tendono alla forma impegnata, essi vogliono essere capiti non per adattarsi al mercato e al gusto, ma per poter trasmettere un loro messaggio»; e questo tentativo non si può attuare con il quadro considerato «solo un ornamento della parete ». Che là pittura di Karl Plattner escluda qualsiasi esercizio formalistico e non si arresti mai al puro problema di ricerca stilistica, ma s'impegni tutta su un fondo contenutistico carico di pesi morali, è chiaro alla prima occhiata. Anche per questa sua serietà persino opprimente, che nulla concede al gioco lieve dello spirito in cui primeggia l'arte francese e che la luce, della fantasia, egli stato giustamente definito un « depositario della tradizione della pittura nordica»; diciamo meglio: della pittura tedesca, dell'arte gotica in genere. Ne ha le ingenuità pesanti e gli impacci simbo listici, in parte aggravati da una rusticità artigiana e contadina, di uomo cresciuto fra monti e (è stato scritto) «fra gli animali che da gio ane ha vigilato». Ciò che rende questo magnifico dise gnatore incapace di attutire con elegante leggerezza di tocco la complicazione pedan te del suo contorno. Ma appunto questo suo non ndulgere mai alla minima frivolezza di immaginazione e di segno, questa sua tensione continua ad esprimere un interno ardore di sentimenti e di idee tradotto con calcolata contenutezza da un colore lucente, quasi pietrificato questo suo costante ridurre a simbolo ogni gesto, ogni atteggiamento, ogni figura, que sto suo sforzo di portare la pittura su un piano di significati umani che trascendono il consueto dibattito linguistico in cui si immiserisce la ricerca di tanta pittura con temporanea, fanno dì Karl Plattner un artista degno di un'attenta considerazione. Lo collocano fra i coraggiosi esponenti di quolla «nuova figurazione » (noi diremmo più volentieri «nuova realtà») che proprio ieri l'ultima edizione del Premio Marzotto — con una divertente palinodia se si pensa alla storia di que sto vistoso premio; ma ad ogni modo meglio tardi che mai, anche se esso giunge ap pena adesso a persuadersi di verità che altri ner trent'anni hanno predicato al deserto sommersi di disprezzo quali poveri cretini... — ha scoperto come un'ancora di salvezza per la pericolante barca del l'arte d'oggi. mar. ber, —L brtistm

Persone citate: Karl Plattner, Plattner, Richard Hicpe

Luoghi citati: America Latina, Bolzano, Brasile, Firenze, Francia, Milano, Parigi