Cresce la tensione al Cairo: «Siamo pronti alla battaglia» di Igor Man

Cresce la tensione al Cairo: «Siamo pronti alla battaglia» Cresce la tensione al Cairo: «Siamo pronti alla battaglia» Una propaganda martellante incita all'odio e alla guerra - La radio proclama: «Dobbiamo cancellare l'onta del 1948 » - Nelle strade grossi manifesti affermano: La nazione araba darà una fiera lezione agli israeliani - Piani di emergenza in tutte le ambasciate per sgomberare i civili stranieri CDaJ itosi ro inviato speciale) Il Cairo, 31 maggio. Di ora in ora la tensione done carichi di donne e di bambini, familiari di diplomatici, funzionari e tecnici delie aumenta al Cairo. Il neo «Coni varie compagnie estere. Tut siglio superiore della resisten za popolare » siede pressocché in permanenza nella sede del comando supremo delle Forze Armate, continui appelli vengono rivolti agli operai e agli impiegati di intensificare l'attività, si invitano I commercianti al dettaglio e all'ingrosso ad adoperarsi perché i prezzi non salgano, I giornali sollecitano i donatori di sangue, manifesti mostrano uno scarpone egiziano che schiaccia lo «Zio Sani), la radio trasmette marce militari e ripete le frasi di Nasser. soprattutto quella che dice: « Dobbiamo cancellare l'onta del 1948». Il traffico nella capitale è diminuito; i cortei di contadini che. montati su camion, gridano « A morte Israele » battendo rudimentali cimball, si incrociano con altri di studenti e intellettuali; fotografie di Nasser spiccano nel negozi e persino sui monumenti disertati dai turisti Gli alberghi sono quasi vuoti, Interi piani vengono chiusi, i locali notturni rimangono deserti, i contratti con le troupes straniere sono disdetti. Gli aerei di linea giungono con poehi passeggeri riparten¬ te le ambasciate hanno predisposto dettagliati piani dì evacuazione per 1 concittadini, che prevedono anche convogli i quali, attraverso la litoranea, raggiungeranno la Libia in caso di chiusura degli aeroporti. I mercantili di un po' tutti i Paesi occidentali che Incrociano nel Mediterraneo sono stati avvertiti di tenersi pronti a dirigersi su Alessandria per facilitare l'eventuale sgombero dei civili. La notizia che si è iniziato il rimpatrio dei familiari dei diplomatici e dei tecnici sovietici che lavorano al Cairo e ad Assuan coincide con un'altra, diffusa dalla agenzia francese, che dieci navi da guerra dell'Urss hanno chiesto alla Turchia l'autorizzazione a passare Io Stretto dei Dardanelli ed una è già entrata nel Mediterraneo. Stanotte poi Imboccherà il Canale di Suez la portaerei americana Intrepid, di 42 mila tonnellate, con a bordo 78 aerei da combattimento e 12 elicotterj Nonostante le fonti americane si siano affrettate a far sapere attraverso canali ufficiosi che l'unità non appartiene alla VI Flotta, ma alla VII e che come tale è diretta nel Pacifico, al Cairo si giura che la portaerei è destinata alle acque del Golfo di Tiran in previsione di una « prova di forza delle potenze marittime » decise a sbloccare Akaba Gli striscioni stesi questa notte attraverso le vie principali della capitale affermano: « Siamo pronti alla battaglia. La nazione araba darà una fiera lezione agli israeliani. Gli arabi combatteranno con tutte le loro armi». Tanta ostentata sicurezza non riesce a mascherare il diffuso timore che si sia prossimi al punto di rottura. « E' questione di giorni, forse di ore », ha detto ieri Hussein ripartendo per Amman. Pur non celando il pessimismo, poiché la situazione sembra ormai senza via d'uscita, gli osservatori diplomatici notano come l'andata a Canossa di Hussein e l'imprevisto patto militare giordano-egiziano, se indubbiamente segnano un altro punto a vantaggio di Nasser, nello stesso tempo « hanno introdotto un elemento di confusione » nello schieramento arabo. A parte i ventennali rapporti del regno hascemita di Amman con l'Inghilterra e con gli Stati Uniti (questi ultimi da soli contribuiscono per circa il cinquanta per cento al pareggio del bilancio della Giordania), è sintomatico come la Sirla abbia ostentatamente ignorato l'accordo del Cairo Non solo, ma Radio Damasco ha parlato oggi di battaglioni giordani in rivolta ed ha accusato re Hussein di dedicarsi allo sci acquatico ad Akaba mentre « le forze israeliane minacciano i confini della Siria ». Nasser, dal canto suo, a quanto se ne sa, sembra essersi convinto che gli Stati Uniti non si muoveranno e che la guerra sarà « un regolamento di conti a due ». Il conflitto viene infatti ritenuto inevitabile: « Il bubbone è ormai così gonfio che deve scoppiare. Le cose debbono aggravarsi per migliorare», rispondono invariabilmente i dirigenti egiziani alle nostre domande. Ma Nasser pensa che la guerra avrà breve du rata: « Dopo — avrebbe detto — avrà luogo una trattativa nella quale, forti del san gue versato e del valore dimostrato, riusciremo ad imporre con l'aiuto dell'Urss e degli amici che contiamo nel mondo una soluzione diplomatica del problema che terrà finalmente conto dei diritti del popolo palestinese. Da questo mo mento comunque noi non ci muoviamo più. Aspettiamo». Igor Man

Persone citate: Nasser