Genova decade e non partecipa più al progresso dell'economia italiana
Genova decade e non partecipa più al progresso dell'economia italiana Il presidente dell'Associazione industriali ha denunciato la situazione Genova decade e non partecipa più al progresso dell'economia italiana Gli addetti all'industria sono scesi in tre anni da 165 mila a 139 mila - Il porto attende da mesi un nuovo presidente, mentre urgono decisioni essenziali - L'edilizia è in piena crisi: 85 mila vani nuovi nel 1961, appena 37 mila nel 1966 - Il turismo rende pochissimo - Manca un coordinamento delle iniziative, si accentua il distacco della città dal resto del Paese sta fosse un'isola negativa nel mnre della fortissima espansionc turistica ligure. I Unisti si fermano 3 giorni nelle Ioenlità della provincia di Genova tli in quelle del savoncse). Genova c la sola città deila costa ligure a non avere un porlicc.iolo turistico vero e proprio a non avere un alhcrgp sul mare, Tutto male, tulio con segni Inegaiivi ? Sarebbe ingiusto dirl"- tanto più pensando ai fe1 : i 111111111 -1 ri rii i ri e ii 11 MTi i ili ir iiiiTi iiiiii Itncissimi sforzi di amministratori Intelligenti che si battono per rompere il cerchio di una situazione avversa. Sarebbe ingeneroso dimenticare opere come la strada sopraelevata, che ha liberato il centro di Genova dal traffico di attraversamento. Né va taciuto il ruolo di futuro centro nazionale dell'industria nucleare, che i genovesi hanno ottenuto dal governo. E' però vero che il discorso del pre¬ sidente dell'Associazione, industriali, non allarmistico ma responsabilmente crilico, conferma che il disagio è ormai forte e sentito. Il mancalo coordinamento delle iniziative, la frattura fra gruppi e strati sociali, il distacco della città dal resto del Paese e la sua scarsa vitalità politica e culturale, sono fra i motivi ili (ondo, ben più gravi e difficilmente sanabili di quelli tecnici. m. f. IO 3l 10 25 30 17| 2 5 2 1 00] 70 5 5 5 35; 5; 00 25] 50 20 50 tidai Me so de Me ase ri na en na to ra per io di un (Nostro servizio particolare) | Genova, 30 maggio. Questa ritlà segna il pns-\so, sfiorisce, è in ritardo sul-1 le altre città industriali del,nord: lo ripetiamo da anni.le agli inizi queste valutazio-\ni sembravano ingiuste, se inon diffamatorie. Oggi il giu-\disio viene anche dagli cr:o-j nomlstì loculi c dagli tmprenr\ditori. All'assemblea annuale, dell' Associazione industriali il Idiscorso del presidente, Benì-lto Vaccari, è stato una denuncia di sintomi di decadenza. Chi ne dubitasse ancora soppesi queste informazioni statistiche: gli addetti all'industria erano 165.239 nel 1964 ed oggi sono 139.030. La popolazione stessa della città è diminuita, mancando fonti di lavoro ed essendo forte la spinta verso altri centri industriali, con esodo di grandi aziende. Ecco la situazione. PORTO: il 31 dicembre 1966 si concluse la presidenza del dr. Francesco Manzini, prò pria mentre erano in ballo decisioni di importanza ecce zionule. Fu annunciata la no-1 mina di un nuovo presiden-ì le con procedura d'urgenza, vista la situazione: sono pas-, sali S mesi e ancora si' di-\ sul nome dei candidati.' J ] ni! co ra si sciite INDUSTRIE: chiuse le ferriere Bruzzo. partita la t-Bs-i so», deciso il trasferimento'. della «Mira Lonza*, a Ge-\ nova restano alcuni colorifici,j una grossa conceria, pochi sta-) iiiiimeiifi meccanici portuali,] ale» ne industrie alimentari,! per rapprescnlare il settoreì privato con fabbriche di di! «tensioni non artigianali. L'os-\ satura iiirfMsfria/e è ormai af-\ fidata all'Ili (una delle poche\ nore posi/ire viene dalla side- rurgia), 1 ben più che in pas-\ urgente attuare una] sato. ti E nuova politica per il reperì-1 mento di aree industriali:» ha! detto il dott. Vaccari. e tutti gli imprenditori concordano. Ma come trovare queste sospirate aree se non si arriva neppure allo studio del territorio genovese, alla sua conoscenza e a un ordinato piano per il suo uso' EDILIZIA: nel 1961 i genovesi costruirono ben vani, scesi a 37.600 nel 1966. Crisi paurosa, si dirà. Ma non erano eccessh'i, come un segno di follia speculativa, gli 85..'t00 vani del 1961? E come spiegare che si continuino a costruire case di gran pregio, costosissime, mentre mancano quelle popolari e quelle veramente economiche? Dovrebbero essere utilizzati 10 miliardi della Gcscal 'già Ina-Casa) per nuovi quartieri popolari; ne verrebbe sollievo al settore dell'edilizia, che confa anche su alcune opere pubbliche (nuovi bacini idrici). L'edilizia avrebbe gran lavoro se finalmente si trovasse l'accordo sui progetti portuali: richiedono opere per decine di miliardi. TURISMO: t'ir male a Genova, è in ristagno nella provincia genovese, come se que- oni
Persone citate: Bruzzo, Francesco Manzini, Vaccari
Luoghi citati: Genova
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