Il concerto Gui all'Auditorium

Il concerto Gui all'Auditorium Il concerto Gui all'Auditorium In programma musiche di Verdi, Brahms e Franck con l'orchestra e il coro della Rai di Milano Si potrebbe credere che ci sio uno stacco, una frattura storica, tra l'enorme produzione di cantate sei e settecentesche, che si prolungo fino alle soglie del secolo scorso (Rossini ne scrisse ancora), e la moderna rifioritura della composizione da concerto per voci e strumenti, che in Italia incontra particolare fortuna nelle forme del così detto « neo-madrigalismo ». In realtà un collegamento storico non manca, e consiste in certe isole di co- ralitA emergenti nel corso dell'Ottocento dalla duplice alta marea, del sinfonismo e del melodramma. Tra queste isole spiccano le grandi composizioni sinfonico- corali di Brahms e i Quattro pezzi sacri di Verdi, ai quali comincia adesso ad arridere una lenta fortuna postuma, forse proprio per l'oscura coscienza del loro valore di antecedente storico d'una delle correnti più vitali nella musica contemporanea. Due saqgi ne presentava ieri sera la prima parte del concerto diretto da Vittorio Gui alla testa dell'Orchestra sinfonica e del coro della Rai di Milano, coro che ha in Giulio Bertola un esperto maestro. Al Te Deum di Verdi fece se guito la Rapsodia op. 53, per contralto e coro maschile, di Brahms (ottima solista Bianca Maria Casoni), opera di cui Vittorio Gui è un autentico specialista, avendone anche tra l'altro fornito la pregevole versione ritmica italiana. Accoppiamento perfetto, dunque, dal punto di vista storico, un po' meno felice nell'economia d'un concerto, almeno nell'ordine seguito Verdi-Brahms, perché la folgorante strapotenza del Te Deum verdiano rende ancor più dense le ombre in cui è avvolta l'introversa Rapsodia di Brahms, tutta chiusa nel suo corruccio, nobile e ferma come un fregio di marmo antico. Poiché veniva in seguito la cordiale Ouverture accademica di Brahms, a mio sommesso ed umilissimo parere i tre pezzi si sarebbero ancor meglio valorizzati rovesciandone l'ordine di esecuzione. Osservazione che si avanza tanto così, per trovare qualcosa da dire a un concerto che in verità non presta il fianco a critiche, chiuso in bellezza da una fervida esecuzione della Sinfonia di Franck: un al tro pilastro di quel secondo Ottocento, il cui gusto artisti co è cosi congeniale all'illustre direttore, fatto segno ieri sera ad autentiche ovazioni dall'imponente pubblico dei suoi vecchi e nuovi amici torinesi. «ti . m.

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