Trecento morti e Bruxelles

Trecento morti e Bruxelles zio raccolto, pesante. Si parla a bassa voce. Non si sentono più, come ieri, le sirene. Tutti sono consci di essere in presenza di uno straziante mucchio di cadaveri senza volto, senza nome, schiacciati dalle macerie di un edificio alto cinque piani. Poco prima di mezzogiorno pompieri e soccorritori hanno finalmente potuto penetrare tra le rovine del grande magazzino. In strada, allineate lungo un muro, c'è una fila di barelle vuote. Di tanto in tanto vengono a prenderne una, la riportano fuori dopo qualche minuto, coperta da un lenzuolo: è caricata su una ambulanza che tosto riparte ver so l'obitorio. Sei corpi sono stati trovati quasi immedia tamente. Altri cinque ven gono ricuperati poco dopo mezzogiorno. Poi sono dieci, poi altri sette. La folla è numerosa, guarda in silenzio, come inebetita. Conta le barelle, i sacchi in plastica, in tela entro i quali vengono raccolti i corpi. E' un triste lavoro che si protrae per tutta la giornata, che continua alla luce dei riflettori nella notte, che continuerà domani e dopo per chissà quanto tempo. Le autorità affermano che saranno necessari almeno quindici giorni per sgombrare completamente la zona e poter così contare definitivamente le vittime. Uno dei problemi più difficili da risolvere resta quello dell'identificazione dei resti calcinati: pompieri e poliziotti e volontari cercano fra le macerie, accanto ai corpi, eventuali braccialetti, anelli, qualunque cosa che possa facilitare il riconoscimento. Centinaia di persone premono contro i cancelli dell'obitorio reclamando i resti dei loro cari. Da tutto il mondo, intanto, giungono messaggi di solidarietà e di commosso cordoglio. Anche Papa Paolo VI ha inviato un telegramma al cardinale Suenens. Sono state organizzate sottoscrizioni per soccorrere le famiglie delle vittime e per contribuire a indennizzare coloro che nella tragedia della rue Neuve hanno perso tutti i loro beni. I danni materiali, finora accertati, per il solo magazzino de « L'Innovation », ammontano a 800-900 milioni di franchi, cioè dieci, undici miliare1' di lire coperti da assicurazione. Sandro Doglio Una drammatica immagine della tragedia di Bruxelles: una donna precipita dopo essersi lanciata dall'ultimo piano del grande magazzino in fiamme [Telefoto A.P.) 11 tragico rogo dei wnagazaBini ÉeIa'lMÈWROiration09 Trecento morti e Bruxelles I cadaveri recuperati sono soltanto 12 ; i « dispersi » 281, i feriti una sessantina - Scene strazianti tra le macerie dell'edificio mentre si scava alla ricerca dei morti - Una mamma racconta : « Mia figlia è rimasta prigioniera nell'ascensore. L'ho vista bruciare viva » - Una donna è salva perché uno sconosciuto l'ha gettata dalla finestra nel telone dei pompieri - L'incendio è scoppiato in due punti diversi, al primo e al terzo piano - Non è escluso il sabotaggio Giorni fa un movimento filocinese aveva esaltato lo scoppio di alcuni petardi nella sezione americana dei magazzini: «E' un primo avvertimento. Impiegheremo altri mezzi » - E' il più grave disastro nella storia del Belgio -1 danni materiali ammontano a 10-11 miliardi di lire, coperti da assicurazione (Dal, nostro corrispondente) Bruxelles, 23 maggio. Nella notte, e più ancora stamane e oggi, la tragedia del grande magazzino bruciato ieri nel centro di Bruxelles ha assunto dimensioni di catastrofe: è cominciato il lento, difficile conto degli scomparsi, di coloro — commessi o impiegati de «L'Innovation», clienti, passanti — che non sono tornati a casa e che sono presumibilmente periti nell'incendio. Stamane all'alba — un'alba livida sotto un cielo color piombo, reso ancor più grigio dal fumo che continuava ad alzarsi dalle immense macerie roventi — si dovevano già contare 205 scomparsi. Alle 13 erano 260. Alle 17, l'elenco comprende 281 nomi: 118 membri del personale del grande magazzino e 163 clienti. Sono duecentottantun nomi che non figurano sulla lista già tragica dei dodici morti ricuperati fin da ieri, che non figurano neppure sugli elenchi dei sessanta e più feriti, ricoverati o medicati negli ospedali di Bruxelles. Alcuni di questi nomi forse potranno essere depennati, ma altri dovranno essere aggiunti: a stasera l'incendio del grande magazzino sembra aver provocato 293 morti e una sessantina di feriti. Ed è tuttora una cifra provvisoria. E' la più grande tragedia che il Belgio ricordi, paragonabile soltanto a quella della miniera di Marcinelle. E' la più grande catastrofe che le cronache degli incendi europei di questi ultimi decenni registrino: nel 1938 bruciarono a Marsiglia le « Nouvelles Galeries », 150 morti. Nel 1897, a Parigi, le fiamme distrussero il «Bazar de la Charité», un granile- padiglione per venate di beneficenza? ' 167 'morti:,' In una sala al ventitreesimo piano di un grattacielo situato a poche centinaia di metri dal braciere del grande magazzino, per tutta la notte e lungo tutta la giornata odierna siamo stati testimoni di scene strazianti: in questo salone è stato disposto il servizio per raccogliere gli scampati e per cercare di stabilire il numero degli scomparsi. Con appelli alla radio e alla televisione i parenti o gli amici o i conoscenti dei dipendenti de « L'Innovation » o dei possibili clienti che non sono ancora rientrati a casa, sono stati invitati a segnalare il fatto a questo ufficio. Ci sono quattro o cinque grandi tavoli con degli impiegati e un centralino telefonico di sei linee che suona ininterrottamente. All'inizio della serata gli impiegati e le centraliniste sapevano che cosa rispondere a chi segnalava il mancato ritorno di un suo caro: « Il nome non è nell'elenco dei morti e neppure in quello dei feriti: tornerà senza dubbio presto a casa. Non abbia timori ». Ma con il passare delle ore — e l'incendio che si vede dalle grandi vetrate, laggiù, quasi ai nostri piedi, con lampi azzurri e rossi, lingue di fuoco che salgono verso il cielo, la nera opprimente colonna di fumo — le risposte diventano più incerte. «Forse è andato a dormire da qualche amico ». « Probabilmente darà notizie stamane ». Poi, con l'alba, non si sa più che cosa dire a chi viene a piangere sulla figlia che non è ancora tornata a casa, sulla vecchia madre che era uscita ieri mattina alle undici per fare acquisti in centro, sul funzionario del ministero che era solito andare a pranzare nel ristorante de L'Innovation e che fin dal pomeriggio non ha più dato notizie di sé. La lista si allunga: nomi, cognomi, indirizzi vengono scritti su grandi fogli, subito fotocopiati e inviati alla polizia, all'ospedale Saint-Pierre, all'obitorio, ai vigili del fuoco. Probabilmente sono nomi di gente ormai morta: chissà se i loro corpi verranno mai ritrovati fra le tonnellate di cemento e acciaio del grande magazzino distrutto. Contemporaneamente ven gono al ventitreesimo piano del grattacielo i super cato l'incendio. Una inchiesta è in corso ». Sono state avanzate ipotesi di dolo. Sabato scorso il movimento « Azione per la pace e l'indipendenza dei popoli », comunista di ten denza filo-cinese, ha pubbli cato un « Bollettino specia le » nel quale si commenta va lo scoppio di alcuni pe tardi nella sezione de «L'In povation » in cui e espo sta una rassegna di prodot ti americani, con queste parole: (( Non è che un primo avvertimento. I nuovi collaboraf0rj della direzione de W'L'Innovatioti" devono sapere t.jje gn anti-imperialiSfì sono decisi a impiegare numerosi altri mezzi per far sentire la loro volontà: mct tere fine all'operazione di propaganda politica orga- nizzata per soddisfare giin teressi del sig. Lemnitzer, nuovo governatore america no del Belgio. Non darewìo tregua agli imperialisti che quando avremo ripulito u Belgio e i magazzini de L'Innovation " di quella bandiera che è diventata il simbolo dell'aggressione e dcl crimine ». Coincidenza o rivelazione di una responsahjiità? Sarebbe mostruo so La polizia non si è fino ra nr-fintinr-iata. L'inchiesti ra pronunciata. L'inchiesta è in corso, il procuratore del re ha già interrogato numerose persone. In rue Neuve e nelle strade adiacenti agli isolati bruciati — dai quali oggi pomeriggio ancora si levavano nuvole di fumo e si sprigionavano di tanto in tanto delle fiammate — c'è un silen- stiti, a raccontare le loro pene, a portare la loro testimonianza, o semplicemente a chiedere un indennizzo per la borsa perduta, per il resto non ritirato causa l'incendio. E' giorno, ormai, le rovine continuano a fumare, i pompieri non sono ancora riusciti a metter piede sulle macerie. Non riusciamo a staccarci da questa sala dove si compongono a poco a poco, come tessere di uno straziante mosaico, gli elementi di una delle più grandi tragedie di questi anni: ogni racconto strappa una lagrima, serra la gola. Chi racconta porta, come tutti noi, i segni di una notte passata in bianco. Qualcuno sviene. Ecco un uomo, vestito con una tuta, ha una borsa in cui è senza dubbio chiusa la sua colazione di lavoro : « Devo andare in fabbrica — dice — ma vorrei che ringraziaste per me lo sconosciuto che ieri ha salvato mia moglie. Era nel magazzino quando è scoppiato l'incendio, è stata paralizzata dal terrore. La folla l'ha spinta accanto a una finestra del terzo piano. Le hanno detto di saltare, ma mia moglie non si è mossa, non aveva il coraggio. Un uomo l'ha allora presa di forza in braccio e l'ha gettata in strada, dove i pompieri avevano teso una rete. E' sana e salva. Dite grazie a quello sconosciuto ». Ecco una ragazza, giovane: è commessa de «L'Innovation» : « Cancellatemi dall'elenco degli scomparsi — dice — anche se non so come faccio a essere viva. Ero salita al terzo piano per portare un documento a una collega. Stavo ridiscendendo quando sonò stata aggredita- dal fumo,- -Sentivo il \cunvpanello d'allarme, la gente urlava. Sono- caduta per le scale, sono rotolata per un'intera rampa. Un uomo mi ha rimessa in piedi. Non si vedeva niente. Ho camminato su della gente che era per terra, svenuta. Poi siamo usciti. Dietro di noi c'erano le fiamme, si sentivano grida disperate. Mi hanno spinta. Credo siamo passati per un tetto, non so, non ricordo. Ma sono viva ». Una vecchia signora en- po c'è stato il fumo. Non ho più visto mia madre e mia figlia che mi aspettavano al tavolo. Le ho cercate a casa, negli ospedali. Non ci sono ». Due vigili urbani accompagnano nel salone una donna che da ieri sera erra nelle strade intorno a «L'Innovation»: hanno voluto ospitarla nella sacrestia di una chiesa, cstilpdclvtle hanno offerto di? aecqm- Ippagnarla a casa. Non halsvoluto. Ha rifiutato persino I tun bicchier d'acqua. Sta.\cercando suo manto, con U aquale stava pranzando al|bristorante: sono stati sepWrati dalla folla, non l'ha più \privisto. Si telefona a casa\Sdella donna, la figlia dice\nche mamma e papà non so- sno tornati. Il papà non tor-1 nera mai più. \p« Avete notìzie di mio nipoteì », domanda un'an-1 ziana signora. «Come si .nchiama ì » la interroga con I dolcezza l'impiegata che ha!sottomano le liste dei feriti, \cdei morti e dei sopravvis-1 suti. La vecchia signora esita, sembra balbettare. For- se esita a dire il nome che 'concreta tutta la sua sof- \ferenza. Risponde dopo un | lungo silenzio: «.André Dc-!kuyper, 19 anni». E' un;nome di più per l'intermi-ìnome di più per nabile elenco degli scomparsi. « Ho subito capito che il magazzino era in fiamme e ho cercato di fuggire trascinando una vecchia signora che stava comperando qualcosa accanto a me, — racconta una ragazza —. Ma aveva lasciato cadere la borsa. Si è fermata, ha esitato, è tornata indietro. Non so che cosa sia successo di lei ». E' ormai l'una del pomeriggio: ventiquattro ore fa l'incendio cominciava. L'amministratore delegato de « L'Innovation », Bohl, fa un primo bilancio della tragedia: «Dodici morti sono stati recuperati ieri: sono per lo più persone che si sono uccise gettandosi in strada. Negli ospedali sono ricoverate 31 persone. Altri 30 feriti sono stati medicati e riaccompagnati a casa. I dispersi sono 260, fra i quali il direttore della sede di Bruxelles del nostro magazzino, due vice-direttrici e sei o sette altri dirigenti della società ». Il bilancio delle ore 17 sarà ancora più pesante, come si è detto: 293 fra morti e scomparsi. E si teme che con il passare delle ore l'elenco possa ancora allungarsi. Sulle cause della tragedia il signor Bohl dice: « Il fuoco sembra abbi- avuto /di¬ èndcmnldddpmIPD3sczio contemporaneamente o pquasi m due posti diversi;Lnella sezione abiti per barn-*hini ni -nrimn ■ninnn e ytrl ri Lomi ai piinio piano e nei ri-'Bìstorante self-service al ter- i20 piano. In dieci-dodici mì-\nitri tutto l'edificio era /«'\fiamme. Non sappiamo an-| \cora che cosa abbia provo-1 II gigantesco cumulo di macerie dopo l'incendio nel centro di Bruxelles. Al posto del grande edificio si apre una tragica voragine con le strutture metalliche fuse e contorte (Telefoto « Associated Press ») tra piangendo : « Mia figlia è rimasta prigioniera in un ascensore. C'era tanta altra gente. L'ho detto subito ai pompieri, non mi hanno creduto. L'hanno lasciata bruciare viva in quella gabbia. Non mi hanno dato retta. L'hanno uccisa ». E' da ieri pomeriggio che questa donna grida e piange: hanno dovuto trattenerla più vòlte» perché voleva pre-jcipitarsi nel grande magazzino in fiamme. Un ' uomo che ieri sera ha trovato proprio qui, in questo centro di raccolta, la moglie che credeva morta, non ha ancora lasciato il locale. Si stringe alla sua donna e continua silenziosamente a piangere. Hanno cercato di convincerlo a tornare a casa, ogni pericolo per lui ormai è passato, ma non ha dato ascolto a nessuno. Lui e sua moglie si stringono, si ritro- vano dopo una parentesi più lunga e più angosciosa dell'eternità. All'altro angolo della sala squilla il telefono : « No, purtroppo nessuna notizia. Si faccia coraggio. Forse... ». Testimoni raccontano la tragedia di molte donne i cui abiti di nylon sono stati preda istantanea delle fiamme: le hanno viste con lorcersi a terra, cercando di liberarsi delle calze, de gli indumenti, urlando. E poi sono morte. Quante? Nessuno sa dire : « C'era tanta gente, decine, forse centinaia di persone ». Da parecchie ore una donna piange e singhiozza in un angolo del salone, senza osare accostarsi ai tavoli degli impiegati. Qualcuno l'avvicina. Fra le lagrime, ecco il suo racconto : « Ero al ristorante, mi sono alzata per andare, a pagare il conto. Subito do¬

Persone citate: André, Bohl, Neuve, Paolo Vi, Sandro Doglio