Orgosolo bloccata da seicento agenti e carabinieri di notte per catturare i rapitori di un giovane di Giuseppe Fiori

Orgosolo bloccata da seicento agenti e carabinieri di notte per catturare i rapitori di un giovane Orgosolo bloccata da seicento agenti e carabinieri di notte per catturare i rapitori di un giovane Chiuse tutte le vie di uscita, imposto il coprifuoco, controllate strade ed autobus - Perquisite parecchie case - Sei «fermati» per il sequestro del possidente di Bonorva che fu rimesso in libertà dopo il pagamento di 25 milioni di riscatto - Taglie da 2 a 10 milioni per nove pericolosi fuorilegge latitanti (Dal nostro inviato speciale! Nuoro, 19 maggio. Stato d'assedio — stanotte — ad Orgosolo. Seicento fra carabinieri, agenti di P.S. e « bascìii blu» hanno accerchiato il paese, chiudendo tutte le vie di uscita e all'alba è scattata l'operazione per l'arresto di uomini implicati in recenti episodi di banditismo. In paese c'era il coprifuoco: divieto di uscire in strada; proibito allontanarsi dall'abitato (sono partite soltanto le corriere di linea, dopo l'attento controllo di tutti i passeggeri). Orgosolo era spettrale. Solo case basse di pietra grigia senza intonaco, disposte a mezzaluna su un costone ripido. Solo il passo delle squadre militari risuonava nel corso e nelle stradine scoscese. Porte e finestre erano sbarrate. Le forze di polizia ìianno perquisito parecchie case, trattenendo infine sei individui sospetti: Pasquale Filindeu, di 26 anni, Pietro Filindeu, di 37, Basilio Rubami, di 27, Salvatore Corraine, di 20, Gonario Garta, di 37, e il ventottenne Michele Floris. Meno il Garta, che ha un negozio di generi alimentari, si tratta di pastori inattivi. Da ragazzi facevano la vita di ovile e se ne sono stancati. Il Floris ha un passato tempestoso. Colpito da man¬ dato di cattura dopo l'assas-i sinio (estate 1960) dell'agricoltore Pietrina Crosta, si diede alla latitanza. Batté la macchia del Supramonte di Orgosolo fino alla celebrazione del processo. Fu assolto e tornò in paese. Era stato latitante quattro anni. A Orgosolo rimase poco: trovò un lavoro da infermiere a Cernusco sul Naviglio (Milano); quindi fece il pianista. Ma vivere in continente non gli piaceva e tornò in Sardegna: da qualche tempo era disoccupato. Lo si sospetta, insieme con gli altri cinque fermati di stamane, del sequestro di Peppino Pinna, il possidente ventunenne di Bonor- va, rapito il 30 aprile e rilasciato martedì 9 maggio dopo il versamento di 25 milioni. Mentre Orgosolo era cinta d'assedio e i sei individui sospetti cadevano nella rete, una seconda operazione si svolgeva a Bonorva: qui la polizia ha fermato il vaccaro di Orgosolo, Egidio Dorè, di 36 anni, il pastore trentaquattrenne Bachisio Sauna, di Bonorva, e un altro bonorvese, il contadino quarantunenne Paolino Sanna, cugino del possidente rapito. Già erano in carcere, accusati del sequestro di Peppino Pinna, il camionista trentaquattrenne Antonio Melos di Bosa, e il pastore di Orgosolo Antonio Luigi Succu, di 34 anni. Contro questi due, il Procuratore della Repubblica di Sassari ha spiccato sta mane mandato di cattura. Ri mane ora da stabilire il grado di responsabilità degli altri nove c il ruolo che nella complessa organizzazione del sequestro ognuno aveva. La polizia ha agito con estrema decisione. Anche nel caso di Giuseppe Capelli (il commerciante rapito alla periferia di Nuoro giovedì 11 maggio e ancora prigioniero dei fuorilegge a otto giorni dal sequetro) la linea adottata dalle forze dell'ordine è di intervento per la cattura dei responsabili. Fin qui, in episodi simili, il desiderio dei familiari dell'ostaggio (arrivare a un collegamento con i rapitori e alla trattative per il suo rilascio) era secondato: la polizia si asteneva da qualsiasi attività che, insospettendo i banditi, rischiasse di pregiudicare le prese di contatto e tutte le altre operazioni preliminari alla liberazione. Lasciava che i familiari trattassero la cifra del riscatto, e che la corrispondessero; e soltanto a rilascio avvenuto si muoveva per l'identificazione dei colpevoli. Ne discendeva un incentivo alla baldanza dei criminali, sicuri di realizzare il frutto della loro impresa. Perciò la polizia ha cam biato metodo. I familiari di Giuseppe Capelli sono pedina ti; il telefono è sotto controllo; contemporaneamente si svolgono in campagna battute alla ricerca dei fuorilegge che si erano travestiti da c baschi blu » per bloccare, alle porte di Nuoro, il facoltoso commerciante. Questo spiega il difficile avvio delle trattative, rapitori non si fanno vivi. I fratelli dell'ostaggio non rie scono a collegarsi e ora cominciano a temere il peggio Ma dal punto di vista della polizia, il primo risultato da raggiungere è che non sia versata la cifra richiesta per il rilascio (200 milioni!). I rapitori del Capelli e tutti i ban diti inclini a nuove imprese debbono convincersi — argo menta la polizia — che la realizzazione del profitto non più così facile come nel passato. Il prezzo di questa posi zione di forza può essere la vita di un uomo; d'altra patte il prezzo della passività è stato il dilagare dei sequestri di persona. Altro fatto nuovo è la comparsa, oggi a Nuoro, di manifesti affissi in tutti i quar tierì. Contengono le foto di nove latitanti colpiti attuai mente da taglie e brevi dida scalie con i reati attribuiti ad essi. La serie è aperta dal l'orgolese Graziano Mesina « da Giuseppe Campana e Nino Cherchi, di Orune, con 10 mi l'ioni di taglia. Seguono lo spa gnolo Miguel Atienza (compa gno di la'titanza di Mesina) Mario Copiali, di Pattada, Ci riaco Calcisi, di Biffi, e Lui gi Serra, di Orune, con 5 mi liOìii. Infine, con 2 milioni chiudono la lista nera Francesco Serra, di Bottida, e Cristoforo Pira, di Lodine. Del centinaio di latitanti sardi, sono questi i più pericolosi. « Wanted », « ricercato »: è la prima volta nella storia del banditismo sardo che un manifesto da western compare sui muri di una città. Giuseppe Fiori