Sul confine della Cina «rossa»

Sul confine della Cina «rossa» NOVEMILA KM DI FRONTIERA APERTA LA SEPARANO DALL'URSS Sul confine della Cina «rossa» Nell'antico Turkestan, solo una linea tracciata in mezzo al «cuore morto del mondo» divide sovietici e cinesi - Tutti i rapporti sono troncati; sembra che gli scontri armati non si ripetano, ma i cinesi continuano un'accesa guerra propagandistica con la radio e chilometri di manifesti - I russi non sanno nulla di quello che accade oltre quella frontiera: «Conosciamo meglio Marte — dicono all'Istituto astrofisico di Alma Ata — che la nuova Cina» - I migliori esperti dell'Oriente non credono esatte le diagnosi e le previsioni occidentali; ritengono solo che gravi difficoltà economiche minaccino Mao - Soprattutto in Siberia è evidente il contrasto fra i due Stati, comunisti ma nemici: da una parte la rivoluzione tecnologica, un «boom» impetuoso; dall'altra miseria e ardore fanatico (Dal nostro inviato speciale) Alma Ata, maggio. Sull'altipiano, che ha nome Kamenslcij Plato, il vento sa. ili neve e di mele. Siamo in una specola dell'Istituto Astrofisico di Alma Ata. ai margini dell'Asia meridionale sovietica, sulle pendici dei Tien Shan. E' notte fonda; a valle s'estendono i lumi della capitale kazakha, e dal lato opposto, oltre i ghiacciai, è la Cina. « Ecco Martr ». annuncia l'astronomo Vikt.or Teyfel invitandomi a. guardare nel telescopio, attraverso un filtro rosa che serve a vincere la nebbia azzurrognola dell'atmosfera. E' il periodo dell'anno in cui il pianeta si trova alla distanza minima: 90 milioni di chilometri. Vedo un disco rosso e ne distinguo alcune macchie più scure. Teyfel commenta la struttura marziana, l'esito delle, ultime ricerche « spettrali ». Sanno dire molto su Marte. E sulla Cinaf Non molto. E' più facile per gli astronomi descrivere la fisica oggettiva d'un pianeta, che per i sinologhi spiegare le convulsioni psicologiche, dialettiche, metafisiche del mondo maoista. Eppure la Cina, in termini fisici, è a due passi; di qua e di là del confine è la stessa re¬ gione storica dell'Asia, l'antico Turkestan, che sul versante cinese si chiama Sinzian (noi diciamo Sinkiang) e sul lato sovietico ha nomi recenti come Kazakistan, Kirghisistan, Tagikistan, abitato in maggioranza dalle stesse popolazioni turchesche. Il confine è un'interminabile striscia di sabbia o di terra, battuta affinché denunci le orme, vigilata da due eserciti egualmente devoti a bandiere rosse, lungo la quale di notte abbaiano i cani. E' l'angustia maggiore dell'I! rss a cinquant'annì dalla rivoluzione, poiché non segna solo una linea della geografia politica (e i russi «sentono» la geografia politica), ma il salto fra due ideologie, fra la rivoluzione tecnica e. quella astratta da ogni tecnica. Finora ho interrogato a Mosca. Kiev e Novosibirsk gli uomini che misurano l'altra frontiera, quella economicotecnologica che divide la società sovietica dall'America. Adesso l'indagine si rivolge al confronto col mondo pre-industriale, anarr.orivoluzionario, poverissimo e xenofobo. Rispetto all'Ovest, l'Urss appare tuttora frustrata da un divario di civiltà economica, se non di potenza; e invece vista del Texas: contiene riserve rii spalle, dall'Asia, essa è Occidente, riviltà industriale. Da un lato della frontiera è boom moderno, sia pure a grandi linee; dall'altro si alternano il vuoto, la sovrapopolazione e il caos. Sull'aereo m'hanno indicato i fumi gialli e neri della penisola kazakha di Manghishlak, nel Caspio, che fra non molto darà più petrolio i » per cinque miliardi di tonnellate, più dell'intero potenziale americano. Nel Sinkiang il maoismo vuole trasformare gli uomini dall'interno prima che la terra. Da una parte risuona il gong dello sviluppo, dall'altra quello della disperazione. La logica, il linguaggio e i sentimenti umani si scindono lungo questo confine: l'esperienza sovietica è imputata d'opportunismo, l'estremismo cinese è accusato di folle ignoranza. Il dissidio assume forme allucinanti. Achmedgian Mametov, direttore del quotidiano di Alma Ata in lingua uigura, che viaggia molto e può spingersi sul confine, là dove nemmeno i civili sovietici possono avvicinarsi, mi racconta che pochi giorni fa è stato in un posto di frontiera, oltre Panfllov. E che cosa ha visto? « Sul versante cinese, al di là d'un fiumiciattolo di nome Khorgos, ho visto una valle tutta rossa... Era una distesa di teli rossi su tre file, sorretti da pali piantati nel terreno, che occupava un fronte di almeno un chilometro e mezzo. Su quei teli rossi erano dipinte centinaia di citazioni di Mao, in russo e in cinese...». E non c'era nessuno? « Non c'era anima viva », mi dice ilfametov, che ancora non s'è ripreso dallo stupore. (Io credevo che gli uiguri del Kazakhstan, fra i quali vivono 70 mila profughi giunti negli ultimi anni dal Sinkiang, potessero capire i cinesi meglio che i russi). Govorit Pekin, «Parla Pechino»: cos'i cominciano ogni sera, dalle sette all'una, le trasmissioni radio della Cina in lingua russa. E' una tempesta di parole, che scavalca sulle onde corte i «monti del cielo», i Tien Shan, e il maestoso Pamir. Ancora citazioni di Mao, condanne, maledizioni. Nelle pause, inni: come « L'Oriente è rosso», oppure «E' difficile per una nave tenere 11 mare senza il nocchiero», ti maoismo giudica la sua verità « infinitamente insegnabile»; i sovietici non intendono che cosa si voglia da loro, e reagiscono con sentimenti oscillanti fra meraviglia, indignazione, assuefazione. La ferrovia Druzhba («Amicizia »), che doveva congiungere Mosca e Pechino, s'è arrestata sul confine alla stazione Druzhba. La Cina annulla i patti: mai, mai, mai costruirà gli ultimi S0O chilometri di strada ferrata fra Urunici, capitale del Sinkiang, e la stazione dei russi. La scissione comincia sul Pamir e segue, si può dire, la curvatura terrestre. Solo il confine kazakho è lungo tremila chilometri. Se nel fronte di questa guerra dei nervi comprendiamo la Mongolia Esterna protetta dall'I/ rss. nel deserto che il geografo Dudley Stamp definisce « il cuore morto del mondo», allora il confine dal Pamir a Vladivostok è lungo novemila chilometri E scontri armati? Sul momento, nulla Niente di simile ai fatti degli anni passati, quando interi villaggi fuggivano in massa dalla Cina. Se questa notizia è falsa, allora la verità è un segreto militare custodito con discipli¬ na dalle molte persone che ho interrogato. Non credo che sia ragionevole giurare su qualsiasi notizia in questa parte del mondo, ma è possibile che le convulsioni interne della Cina abbiano imposto di congelare l'ostilità sulla frontiera, traducendola in puri simboli. I sinologhi dell'Asia sovietica ridono su certi bilanci della lotta del «gruppo di Mao » contro Liu Sciao-ci e Teng Hsiao-ping: tante province da una parte, tante dall'altra oppure incerte, al modo in cui si concludono le analisi deK'Economist e dell'Observer. Com'è possibile fare calcoli? Il leader politico e militare del Sinkiang, Wang En-mao, non sarebbe affatto un « moderato ». A sua volta Teng Hsiao-ping, almeno in passato, fu « più antisovietico» di Mao Tsetung. «Noi sappiamo solo — mi dice il direttore di Komunism Tughi — che il '67 è un anno rischioso per Pechino. Dopo il caos delle guardie rosse, vedremo quanto sarà il raccolto dei cereali...». La crisi cinese è giudicata per caute approssimazioni, come crisi d'impotenza economica sulla quale si innesta un'indecifrabile lotta per il potere. «La popolazione della Cina — mi dice il ministro kazakho Ilias Omarov — aumenta ogni anno di 18 milioni, forse 18 milioni e mezzo. Ma non vediamo un aumento della produzione commisurato a questi' ritmi della demografia. Il fatto ci addolora... ». I sovietici parlano molto degli errori cinesi nell' economìa. Tuttavia la Cina è di gran lunga più povera dell'Urss nel rapporto fra popolazione, risorse e spazio. Non può avere in nessun modo un surplus del reddito agrario da volgere all'industria, né le immense possibilità che favorirono l'Urss per superare la fase dell'accumulazione primitiva e procedere nell'industrializzazione a tappe forzate. Lo stesso Kazakhstan, a confronto della Cina (come del Pakistan o dell'India), appartiene al « mondo privilegiato »: ha 12 mtiioni di abitanti, un raccolto superiore a quello ucraino, una produzione elettrica di 1,0 miliardi di kwh V anno, ricchezze minerarie che solo a Kustanai equivalgono alla Lotaringia franco-belga-tedesca, un boom petrolifero esplosivo (da 1, a 20 milioni di tonnellate nel '67), e materie prime rare come il titanio per l'industria dei corriputers elettronici. Non è un altro mondo rispetto alla Cina? Questo non spiega l'estremismo cinese? Omarov, un economista già direttore del Gosplan kazakho, obbietta che le risorse della Cina sono maggiori di quanto s'immagina. « Il Sinkiang ha petrolio intatto e metalli, non solo uranio... A Urumci si può estrarre carbone a cielo aperto... ». Il Kazakhstan, egli dice, è ricco, ma cinquant'anni fa era una steppa di nomadi viventi nelle jurte. «...Noi abbiamo costruito la potenza elettrica di Ust-Kamenogorsk, la siderurgia di Karaganda, la petrolchimica di Guriev, e abbiamo scavato tutti gli elementi del sistema di Mendeleiev in uno spazio di tremila chilometri per duemila... In sette anni abbiamo costruito venti città... ». Così vengono illustrate le ragioni della tecnica, contro una psicosi che nasce fuori della tecnica. E le rivendicazioni territoriali di Mao? Come rispondono i sovietici? L'interlocutore non ha un attimo d'esitazione a replicare con pochissime parole: «Nel 1723 queste pianure subirono l'incursione degli zungari. un'orda di nomadi buddisti. Essi occuparono una parte del Kazakhstan. e fu la peggiore disgrazia della nostra storia dopo Gengis Khan... Su questo precedente si fondano le rivendicazioni dei nostri vicini. Con la stessa logica, i tedeschi potrebbero rivendicare metà dell'Unione Sovietica > Alberto Ronchey Il cantante-attore miliardario Frank Sinatra fotografato accanto alla moglie ventunenne Mia Farrow (Telefoto)