Le pure acque del Ticino saranno presto inquinate? di Paolo Monelli

Le pure acque del Ticino saranno presto inquinate? Grave minaccia su un tesoro naturale Le pure acque del Ticino saranno presto inquinate? L'anno 1951 un decreto del Presidente della Repubblica approvava un piano regolatore delle acque a Nord-Ovest e a Nord-Est di Milano « per preservare la metropoli lombarda dal pericolo delle alluvioni » (Prima charitas incipit ab ego, dice il proverbio maccheronico). Di tale piano l'opera che appare più minacciosa per l'integrità delle acque del Ticino e per la conservazione del suo patrimonio ittico è lo scolmatore di Nord-Ovest, destinato a far defluire verso questo fiume le piene di numerosi torrenti e del fiume Olona. Il canale, tuttora in costru zione, e diviso in quattro tronchi. Il primo, risalendo da valle a monte, va dal Ticino a Cigliano, e lungo tredici chilometri, ed è già stato portato a termine; e consente gli scarichi nel Ticino delle acque del Naviglio Grande, relativa mente pulite. Ma il manufatto ha suscitato vive proteste da parte dei coltivatori dei terreni a sud del canale; senza che mi perda in particolari tecnici, dirò che le opere per il rivestimento del canale hanno avuto per conseguenza l'assorbimento di grande parte delle acque sorgive della zona, con grave alterazione di un sistema irriguo stabilizzato da secoli, Il secondo tronco, lungo sei chilometri, dovrebbe essere pronto nel tardo autunno di quest'anno; sono previste per questo tratto portate di magra di acque fortemente inquinate, tanto che si era pensato di rivestirne le pareti di una difesa «anticorrodibile». Il terzo tronco, di cinque chilometri, giunge fino al fiume Olona, e dovreb he essere portato a termine alla fine del prossimo anno. Questi due tratti, il secondo ed il terzo (il quarto è ancora allo stato di progetto) sono quelli che più danno da pensare alle popolazioni riviera sche. Come ho già detto, il marzo scorso più di duemila cittadini « liberamente convenuti * al Teatro Civico di Pavia hanno votato un appello tir gente dei comuni di Pavia, di Vigevano, di Bereguardo e di Torre d'Isola nel quale fra l'altro si chiede che ne sia sospesa immediatamente la costruzione. Si è accertato che lo scolmatore, ideato per alleviare le piene, ha assunto sempre più la funzione di scaricatore di acque luride, quelle dell'Olona, che sembra vanti il primato di essere il fiume più immondo d'Italia. Da un'indagine del 1955, la più recente di cui si dispone, appare che questo fiume riceveva in quel tempo liquame di ogni genere traverso 637 bocche di scarico, di cui 229 da abitazioni private (ciò che Dante chiamerebbe « gli uman privati »), 129 da centri abitati (fogne, in lingua povera), 305 da industrie, tessili, chimiche, concerie etc. Oggi il numero degli stabilimenti che sporcano le acque è considerevolmente aumentato. « Liquame » è parola che nasce bene (il liquamen presso i romani antichi era una prelibata salsa di pesce che aveva nei pranzi la stessa importanza che oggi ha il caviale), ma basterebbe a metterci in sospetto il fatto che fa rima con « leta me »; in realtà è un miscuglio delle sostanze più fecciose, grassi e fanghi di fogne, rifiuti organici, schiume letali, per cui questo fiume, del quale un autore del '700 celebrava petrarchescamente le chiare fresche dolci acque, oggi e così descrit to in una memoria redatta dall'ingegner Sergio Baratti: « he aeque dell'Olona si presentano con evidenza in uno stato ine quivocabile di avanzata pollit zione, sia per ciò che concerne l'odore che il colore. L'odore, variabile dal putrido all'aromatico, al sentore di cloro etc. è percepibile spesso a distanza di alcuni chilometri. Il colore presenta fortissime variazioni, si poterono osservare nell'ambito di un'ora rapide successioni di colori, dal nero al rosso al verde etc. ». Il problema del Ticino è locale e nazionale insieme. Oggi questa larga fascia di natura intatta, di rive boscose e di limpide correnti e d'aria pulita, con golene di sabbia nitida e di ciot¬ tnmlmldngpdtgrfzidrcuntelztpoc o o o i e e o e , è i i o i i a n ¬ toli candidi, è il rifugio domenicale per gli abitanti di una metropoli gravata per sci mesi l'anno dallo smog; che io chiamerò fumiginc, visto che anche le nebbie di Milano come quelle di Londra e di Los Angeles sono il prodotto dell'onesta caligine invernale mischiata sempre più ai fumi delle stufe e delle fabbriche, ai gas dei motori, agli aliti tossici della brughiera. Vi ho citato quelle parole della gentildonna che mi fu guida lungo il fiume, che le zanzare l'estate e le nebbie di inverno sono la maggior difesa del Ticino; ma bisogna ricordare che le nebbie dei fiumi, specialmente di quelli che hanno un'acqua rapida e chiara, fanno bene alla salute, sono aperitivo, suscitano desideri semplici e corroboranti, stare a tavola a lungo, bere vino e aquavitc, impigrire davanti ad un buon fuoco di legna. Ma il problema è anche nazionale; come hanno ammonito i sindaci rivieraschi in una let tera ai giornali: «La tutela del Ticino dev'essere il banco di prova di un modo nuovo e più •esponsabilc di far programmi ove l'interesse nazionale e comune prevalga su quelli particolari ». Sarebbe colpa imperdonabile della nostra generazione se andasse rovinata per sempre quest'ultima testimonianza de paesaggio arcaico, quando sul le alluvioni scese dalle Alpi a colmare il primitivo golfo adriatico crebbero le foreste e fra esse si aprirono il varco i fiumi spremuti dai ghiacciai e sorsero presso le rive le capanne stabili dei primi abitanti. Ma ho poca speranza che gli appelli dei comuni, delle università, delle camere di commercio, di « Italia Nostra », del Touring Club Italiano valgano a scuotere i nostri neghittosi governanti che fino ad oggi, come per i monumenti ed i centri storici, non si danno alcun pensiero del paesaggio, pensando forse che la difesa degli aspetti naturali sia un superato romanticismo. (Ma assioma presso altri popoli d'Europa e d'America assai più industrializzati e più progrediti, che la natura è condizione essenziale di vita per l'uomo nello stesso modo del le macchine). Per decenni i governanti hanno sempre lasciato correre, hanno permesso o concesso che stabilimenti sorgessero senza regola e senza piani preordi nati, secundo l'arbitrio o l'ignoranza dei singoli, lungo fossi, rogge, canali, torrenti, per smaltire senza spesa le scorie ed i rifiuti, corrompendo così l'aria le acque e il terreno. 11 Mincio, mi dicono, è già quasi del tutto inquinato; la Bormida che era fino a pochi anni fa fiume pescoso ed acqua chiara come il Ticino, è divenuta il Canalgrande di numerose fabbriche, ha perduto gli abitanti delle sue acque, marcisce lungo il suo corso la campagna per due larghe fascie. 11 lago d'Orta può ormai essere proclamato, come si dice delle acque minerali, batteriologicamente puro; infatti così mortali sono quelle acque che non si vi acclimano nemmeno i battèri. In Lombardia le scorie gettate a caso nei fossi hanno bruciato quasi tutte le marcite: appczzamenti di terreno coltivati ad erba e continuamente irrigati. Nei paesi stranieri il problema è stato affrontato da decenni: in essi allo zelo dei legislatori si accompagna l'educazione dei cittadini. In Francia, avendo un piccolo stabilimento industriale versato nella Loira rifiuti non perfettamente depurati, sì che i pesci cominciavano a diradarsi, i giornali di Parigi ne dettero la notizia con grandi titoli in prima pagina, invocando la puni '-ne dei colpevoli. Da noi mancano disposizioni legali che disciplinino gli scarichi degli impianti industriali, che impongano procedimenti di depurazione, di incenerimento, di filtrazione. Le poche leggi che abbiamo sono vecchie e inadeguate, e vengono facilmente eluse come è nostro sistema. s Vede — mi ha detto un pescatore a Bereguardo, — in Italia non abbiamo quelle leg¬ gnerprliddpsg gi severe e minuziose che usano all'estero in questo campo; e anche quelle poche e generiche che abbiamo, il novanta per cento delle aziende non le rispettano, preferiscono pagare la multa, qualche centinaio d, migliaia di lire, piuttosto che impiegare decine o centinaia di milioni negli impianti dì depurazione. Scusi il paragone, fallilo proprio come il proprietario che per evitare In spesa del gabinetto va a fare le sue robe all'aria aperta ». In un rapporto che mi hanno dato leggo che non ci sarà alvezza in questo campo se il governo non si deciderà rapidamente a regolare la materia, con leggi semplici, chiare, di immediata applicazione, con severissime censure contro i contravventori. Proprio quello che è vana illusione sperare dai nostri governanti. Dopo tre anni di studio i ministeri dei Lavori Pubblici e della Sanità hanno preparato uno schema di decreto legge per la tutela delle acque dagli inquinamenti Decreto legge che dovrà essere perfezionato d'accordo con altri quattro o cinque ministeri competenti, traverso complicazioni burocratiche d'ogni genere. Quanti anni dovranno passare prima che -està legge sia approvata senza attenuazioni? ■? Nunda un pressa » (« nulla è urgente »), dicono i còrsi. Paolo Monelli

Persone citate: Sergio Baratti, Torre D'isola