Partiti moderni e potere politico

Partiti moderni e potere politico Partiti moderni e potere politico Alla diffusa indifferenza per i problemi della vita pubblica (le deplorazioni generiche, che non propongono soluzioni concrete, sono esse pure indice di indifferenza) fa riscontro l'intensa attività di uno stuolo di studiosi, di pubblicisti, ed anche di gruppi che si riuniscono a brevi scadenze per trattare di ben determinate riforme. Conosco giudici costituzionali, magistrati, funzionari che tengono queste periodiche riunioni, private, per fissare il reciproco modo di vedere, sempre su punti ben precisi, per porre in comune le esperienze. Confluiscono in molte opere gl'interessamenti politici e la rinnovata fortuna tra noi della sociologia. Tra i libri recenti, da segnalare 7 partiti politici e la libertà, di Salvatore Valitutti, deputato liberale del collegio di Benevento, docente alla Università di Roma, e stimatissimo consigliere di Stato. Ad un'analisi delle esigenze da cui nasce il partito (e viene accolta una idea già espressa da Cesare Balbo, di un principio comune alle società nate dal cristianesimo, il riconoscimento della dignità di ogni uomo, e così la possibilità per tutti di partecipare alla formazione della volontà collettiva), segue l'illustrazione dei vari tipi di partiti, quelli burocratizzati, quelli militarizzati, quelli rivoluzionari, affrontando il problema: perché mentre gli scrittori del periodo liberale, cosi Croce, affermavano che l'entrare in un partito non toglie la libertà individuale, l'esperienza dei nostri giorni sembra portare a conclusione opposta. Gli è che il suffragio universale impone ai partiti di avere la più vasta rete possibile di appartenenti, attraverso cui è dato ottenere il voto dei non iscritti, e quando si hanno comunità di moltitudini, queste non possono sottrarsi alla necessità, per sopravvivere, di avere come nucleo organizzatore un corpp di impiegati specializzati. Il partito militarizzato sarebbe quello che si propone uno scopo che sa non poter essere accettato dalla maggioranza, che si propone quindi di lottare anziché di convincere. Mentre la burocrazia è un congegno tecnico e nel partito burocratizzato la maggior parte degli aderenti al partito non sono burocrati, la militarizzazione è un modo di essere; a tutti gli appartenenti si richiede un'assoluta dedizione. E' considerato il partito unico, che di partito non ha che il nome, e che vuole essere congiunzione tra lo Stato ed i cittadini; ed il partito princeps, come concepito da certe correnti della democrazia cristiana, che si autoconcepisce come partito che rappresenta misticamente le esigenze degli elettori e ne interpreta la volontà. Sono considerati i negatori della legittimità dei partiti, così Rosmini, che però in alcuni punti cade in contraddizione rispetto al suo assunto, che i partiti mirino soltanto al vantaggio particolare. Ed altresì la posizione di Croce, che per un lungo periodo della sua vita rivendica la integrità dello Stato contro i partiti, ma, venuto il fascismo, li esalta fin troppo. Il Valitutti è deciso assertore del sistema dei partiti, ma con la ragionevole limitazione che qualsiasi sistema gira vuoto se non c'è negli uomini un'adeguata coscienza etica, una preoccupazione del bene generale. Trova desiderabile che da noi ci si renda conto essere un'anomalia che da oltre venti anni sia lo stesso partito a tenere la direzione del governo, con irrilevanti variazioni. Il libro è un'analisi accura ta, che mostra profonda cultu ra storica e sagace raffronto tra le formazioni diverse nei vari periodi storici che il nome par tito può designare. Su terreno strettamente so ciologico si muove invece il libro Mito, potere e dialogo, di Luigi Bagolini, preside della facoltà di scienze politiche della Università di Bologna, rac colta di saggi precedenti. Una fenomenologia del potere parte madie se si pone la domanda: cos'i il potere? Oc corre abbandonare, almeno se si guarda al mondo contempo raneo, dove il potere si determina continuamente nei modi più diversi, la ricerca delle estense dei generi e delle specie, ' t e limitarsi a considerare i rapporti e le diversità tra le varie forme. Il potere è l'aspetto portico della realtà sociale, sempre variabile nel tempo. Una ricerca empirica (la sociologia empirica non può essere condizionata da valutazioni) non può avere come oggetto il potere, ma le situazioni che ad esso si riconnettono; e si scorge che il potere non può ridursi a pura forza, ma deve tendere a suscitare consensi, rappresentando finalità, vere o false, che siano gradite. E molto spesso c'è contrasto tra i fini che si adducono per giustificare il potere, e quelli che veramente si propongono i detentori del potere. Per l'autore il punto di partenza di ogni ragionamento in materia sociale dev'essere il rapporto comunicativo fra gli uomini. Se affermo che debbo comportarmi in dato modo, perché così vuole il bene comune, altri mi chiederà cosa sia il bene comune, che ciascuno può interpretare diversamente; ma se rispondo — perché con un altro comportamento non sarebbe possibile il dialogo tra me e gli altri —, do una risposta che non può essere contestata se non determinando una frattura tra l'uomo e la sua esigenza più naturale, quella di comunicare. Giuristi, economisti, politici, non possono pensare di costruire nozioni che vivano indipendentemente dal mondo ideologico in cui sorgono; la comunicazione nei contrasti ideologici può aversi con lo sforzo di partecipare alle situazioni ambientali e sociali degli altri; col mettersi su un piano di assoluta uguaglianza con gli altri; e questa uguaglianza trova alla sua volta fondamento nell'affermazione per cui rispetto al mistero siamo tutti veramente eguali Il senso della trascendenza distacca l'idea di uguaglianza da ogni condizionamento ideologico e salva il diritto e la giustizia dall'assurdo. Il discorso sulla responsabilità individuale, secondo Bagolini, va condotto tenendo presente che il tempo in concreto è tempo della coscienza, che si manifesta ed attua nelle forme della conoscenza, della sensazione e della volontà. Il tempo in concreto è la condizione d esplicazione del modo di essere sociale dell'uomo. Si vede allora come il problema della responsabilità è quello di scelte che sono socialmente condizionate. A differenza di quello del Valitutti, questo del Bagolini è libro di non facile lettura per chi non sia cultore della moderna sociologia, ma con un appassionante sforzo di penetrazione addentro nella realtà. - A. C. Jemolo

Persone citate: A. C. Jemolo, Cesare Balbo, Luigi Bagolini, Mito, Rosmini, Salvatore Valitutti, Valitutti

Luoghi citati: Benevento, Bologna