Il Trofeo Matteotti ha confermato: nelle volate Basso non ha rivali

Il Trofeo Matteotti ha confermato: nelle volate Basso non ha rivali Il Trofeo Matteotti ha confermato: nelle volate Basso non ha rivali Sarà il nostro «numero uno» ai mondiali - Anche gli azzurri Adorni, Dancelli, Sgarbozza e Taccone hanno suscitato, con il redivivo Motta, ottima impressione - Qualche riserva sugli accorgimenti tattici di Zandegù dal nostro inviato Pescara, lunedi matt. Per il Trofeo Matteotti — una corsa bella, combattuta, divertente — conclusione allo sprint. Marino Basso, la « ruota magica » del nostro ciclismo, ha imposto la sua chiara superiorità. Ed il nostro « sprinter » numero une, la nostra grande speranza per il campionato del mondo, come è sceso di sella non ha avuto un attimo di perplessità. Per lui, si trattava del tredicesimo successo della stagione, ed il suo carattere, ad ogni vittoria, si esalta. Basso, con il respiro appena turbato dall'affanno della fatica, ha dichiarato: «Ufi sento in condizioni splendenti, vado a Zolder con il morale alle stelle. Nella corsa per il tìtolo, se appena le cose filano per il verso giusto, ho ottanta probabilità su cento di spuntarla. In vita mìa, mai ho avuto un simile rendimento, il commissario tecnico può contare ad occhi chiusi su di me». Una fiducia immensa, e bisogna convenire che il ragazzo veneto ha ragione, il Trofeo Matteotti, che serviva di selezione per la corsa iridata, se non altro ha rappresentato una utile conferma proprio per Basso, il quale, al giorno d'oggi, ha ben pochi riva¬ li che, in Italia o all'estero, siano in grado di competere con lui in caso di arrivo In volata. Se vi era bisogno di una riprova, la riprova è venuta e, ad essere onesti, questo Trofeo Matteotti, avvolto alla vigilia in un'atmosfera di perplessità, avvelenato dalle polemiche per l'esclusione di Gimondi, ha sottolineato che parecchi dei nostri atleti attraversano un discreto momento. La spedizione in Belgio, insomma, nasce sotto buoni auspici; è soltanto necessario, anzi addirittura indispensabile, che il commissario tecnico Ricci parli in modo chiaro ed inequivocabile, agli atleti prescelti, cosi da evitare ogni pericolosa lotta interna. Basso ha davvero le sue brave carte da giocare, sarebbe deprecabile se ogni sogno di trionfo andasse in fumo, per le solite, eterne beghe di famiglia. E se è giusto che Ricci non si limiti a puntare su Basso, è altrettanto giusto e logico che l'intera squadra, almeno In partenza, debba ruotare su di lui, cercando, nei limiti del possibile, di aiutarlo a risparmiare energie in vista dell'attimo risolutivo. Non parliamo a caso; ieri è accaduto un episodio di importanza relativa, al'quale però ci pare onesto prestare attenzione. Si era circa a metà gara, era finita una fuga che. durata un centinaio di chilometri, aveva proiettato alla ribalta una pattuglia di sette uomini, tra cui Dancelli e il sorprendente Motta, dal rendimento superiore ad ogni più rosea aspettativa. Ripresi 1 sette, dopo qualche schermaglia, scappava un drappello di una decina di corridori, che, tra gli altri. comprendeva Basso, Zandegù, Bitossi e Guerra. Lavoravano tutti d'amore e d'accordo cosi che il loro vantaggio saliva presto ad,un minuto. Lavoravano tutti, ad eccezione di Zandegù che quasi si divertiva a restare nascosto nella scia di Basso. La rivalità tra 1 due è storia vecchia, ha avuto momenti accesi, ma, al termine della Tre Valli Varesine di domenica scorsa, sembrava cosa chiusa; Zandegù era persino andato da Basso a fargli i suoi complimenti. Ebbene, ieri, la storia è ricominciata. Basso invitava più volte Zandegù a collaborare alla fuga, Zandegù nemmeno si degnava di rispondere. Cosi, per dieci, per quindici chilometri. Poi, siccome il ciclista della Salvaranl si rifiutava sempre di dare il cambio, anche Basso rallentava 11 ritmo ed i due si lasciavano riacciuffare dal gruppo. Cosa di non eccessivo conto — ripetiamo — fin che capita in un Trofeo Matteotti. Ma sarebbe cosa grave se un episodio del genere si dovesse ripetere ai « mondiali ». Ricci è avvisato per tempo. Torniamo ancora per un attimo alla corsa di ieri. Dal drappello rimasto al comando, dopo che Basso e Zandegù erano stati ripresi, scappava Bitossi, che, prima da solo e poi in compagnia di Guerra, faceva da battistrada per una ventina di chilometri. -Quindi — chiusa pure quest'azione — tentava il colpo Balmamion che rimaneva in testa per due giri. Infine scattavano Dancelli, Morellini, Cucchietti e Dalla Bona L'inseguimento ai quattro era sostenuto, in particolare, da Adorni, da Sgarbozza, da Taccone e dalle loro rispettive squadre, in maniera cosi violenta che il plotone tornava compatto al giro finale. Vo latona a ranghi fitti. Con il perentorio « rusch>» di Basso a decidere la partita. Tripudio di applausi per il trionfatore. Note positive per Dancelli, per Adorni, per Motta, per Sgarbozza, per Taccone. E qualche perplessità, invece, per il comportamento di Zandegù, un comportamento francamente irritante ed utile a nessuno. Gigi Boccacini Ordine d'arrivo: 1) Basso che compie i km. 246,500 in 5 ore 49'49" (media 42,275) 2) Sgarbozza; 3) Durante; 4) Tumellero; 5) Zandegù; 6) Grassi; 7) Gualazzini; 8) Donghi; 9) Bitossi; 10) Armani; 11) Paolini; 12) Motta; 13) Quintarelli; 14) Gattafoni; 15) Pifferi; 16) Taccone; 17) Polidori; 18) Dancelli; 19) Moser; 20) De Prà. Segue il gruppo, tutto classificato con il tempo del vincitore.

Luoghi citati: Belgio, Italia, Pescara