Tra Praga e Pechino di Gianfranco Piazzesi

Tra Praga e Pechino Tra Praga e Pechino L'ingegnere Oidrich Cernlk fu il primo cecoslovacco arrestato dai paracadutisti so vietici che irruppero nel Palazzo del governo alle 3 del mattino del 21 agosto 1968, subito dopo avere atterrato all'aeroporto di Praga Secondo una ricostruzione com piuta nel settembre dello scorso anno dall'Istituto di storia dell'Accademia di scienze cecoslovacca, «i paracadutisti sovietici penetrarono nell'ufficio del presiden te del Consiglio dei ministri. Tutti coloro che si trovavano nell'ufficio furono costretti a mettersi al muro, e Oidrich Cernile fu condotto fuori sotto la miTiaccia delle armi. 1 soldati fracassarono completamente la cabina telefonica e tagliarono le lìnee più importanti. Nel corso di questa, operazione — conclude il documento — alcuni funzionari perdettero il proprio orologio». Cernik era un leader del nuovo corso; lo stesso Dubcek lo aveva voluto a capo del governo.. Insieme con Dubcek, Smrkovsky e Kriegel, Cernjk fu trattenuto in ostaggio dalla polizia sovietica, fu trasportato a Mosca e venne costretto a sottoscrive' re uh compromesso che era in realtà una capitolazione. Cernik potè ritornare nel suo ufficio soltanto dopo aver accettato la presenza delle truppe straniere nel territorio nazionale. In cam bio, egli promise al suo popolo di salvare quanto era possibile della « primavera di Praga». Da una settimana Cernik appare un uomo diverso. Alla vigilia dell'armiversario dell'invasione, fu lui, ancor prima di Husak, ad annunciare che il suo governo avrebbe stroncato ogni eventuale manifestazione « con qualsiasi mezzo». Ieri, con parole ancor più dure di Husak, Cernik ha accusato di atteggiamenti «irresponsabili» proprio Dubcek, di cui era stato il principale collaboratore dal gennaio all'agosto dello scorso anno. Di Cernik sappiamo poco, né importa conoscere i motivi che lo hanno sospinto a rinnegare quei principi a cui aveva mostrato di credere. Ci turba in^jce la sinistra insistenza con' cui i tutori dell'ortodossia comunista reclamano l'abiura di tutti gli eretici, e ci scon volge il successo che cosi spesso conclude certe opere di persuasione. Prima di Cernik, i sovietici si erano serviti di un altro convertito. Husak era stato a suo tempo arrestato e torturato; oggi invece riceve l'Ordine di Lenin per essersi dimostra to il perfetto gendarme del la restaurazione. E lo stesso Dubcek non è immune da certe colpe. La compassione per le sue sofferenze resta, tuttavia dobbiamo ricordare che fu lui, quando era ancora segretario del partito, a sottoscrivere, il 16 ottobre dello scorso anno, un trattato che legalizzava a posteriori la permanenza di reparti russi nel territorio cèco. E Dubcek la settimana scorsa ha firmato quelle leggi eccezio nali in base alle quali più di mille dei suoi concittadini saranno processati. Per ora i più ritengono che !a carriera politica di Dubcek sia conclusa, e qualcuno teme che il profeta del « nuovo corso » possa finire in carcere. Ma ormai tutto è possibile. Anche Dubcek pub fare una « autocritica », legittimando l'invasione del suo Paese. Paul Hoffmann, il corrispondente da Praga del New York Times, ha scritto che l'esercito russo era pronto a intervenire direttamente qualora Husak non avesse mostra'to verso i propri connazionali il pugno di ferro. Questa può essere anche una parziale giustificazione a certi eccessi di zelo, a certe capitolazioni che altrimenti apparirebbero soltanto vergognose; ma non va dimenticato che troppo spesso i dirigenti comunisti preferiscono qualunque umiliazione ai rigori della scomunica. Critiche e dissensi vengono1- espressi soltanto entro limiti precisi; l'autonomia troppo spesso sacrificata al mito dell'unità. A Praga i giovani continuano a uccidersi tra le fiamme nelle piazze cittadine; quelli che fino a ieri furono i loro capi continuano ad abbassare la testa. A ogni nuovo giro di vite dei sovietici, 1 partiti comunisti stranieri contrappongono argomenti e informazioni sempre più reticenti e imbarazzate. Più Breznev agisce, meno i comunisti italiani mormorano. Dai fatti di Praga emergono purtroppo due sole conclusioni. I sovietici sono preoccupati della pressione cinese ai confini orientali. Quando la Pravda arriva al punto di ritenere possibile un conflitto nucleare con la Cina, si spiega anche la decisione con cui Breznev impone l'ordine ai confini occidentali. L'Urss sembra ancora in grado di ottenere tutto ciò che chiede; ed è il popolo cecoslovacco a pagarne le spese. In venti anni di regime comunista, a Praga erano state incarcerate 132 mila persone su una popolazione di quattordici milioni di abitanti. La Cecoslovacchia era l'unico paese industrializzato in cui il reddito medio fòsse diminuito rispetto all'anteguerra. I profeti del « nuovo corso » erano pur se/npre dei comunisti, ma i cechi avevano avuto fiducia nelle loro promesse di libertà e di benessere. Nemmeno i carri armati avevano infranto tutte le illusioni. Finché i leaders tenevano, accettando i compromessi senza però rinunciare ai principi, non tutto era perduto. Si poteva sperare che Breznev, nonostante le inquietudini che gli procurano i cinesi, finisse per rendersi conto dell'errore compiuto. Ma oggi le truppe rimangono mentre i leaders più rispettati incominciano a rinnegare. Gianfranco Piazzesi

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Cina, Mosca, Praga, Urss